Secoli XV - XVI.

Attivo nel Veneto fra la fine del Quattrocento e il terzo decennio del Cinquecento, mancano di lui notizie biografiche.

Medaglista e forse autore di placchette dai motivi allegorici, anche i "pezzi" attribuitigli superano appena la decina, ma sufficienti a dirci il non comune linguaggio pittorico del modellato aperto, senza indulgenze al virtuosismo; il tratto estremamente sintetico. Forse per questo è stato da taluno accusato di crudo realismo e di scarsa fantasia, di certa legnosa esecuzione.

Fra le medaglie si distinguono quelle di Nicolò Michiel e di sua mòglie Dea Morosini (c. 1500). Altre sono dedicate ad Alberto Papafava di Padova (eseguita dopo il 1487 e custodita a Brera), a Gerolamo Savorgnan (Civici musei bresciani, collocabile poco oltre il 1514), a Pietro Balenzano, a Nicolò Vonica, trevigiano, ora allo Staatliche Museum di Berlino, a Simone Michiel, veronese, ad Alvise Gallio e a Nicolò Tempe, pure trevigiani; a Roberto Morosini (British Museum, Londra).

Secondo recenti studi, Antonio da Brescia ha aperto nuove possibilità interpretative. Il Chiarini, autore della Voce in "Dizionario biografico degli italiani", secondo Camillo Boselli ha redatto il più puntuale studio su Antonio, anche se non interamente condivisibile resta l'interpretazione della esigua produzione nota: undici pezzi.

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