1640 - post 1680. 

Architetto e quadratista, morto assai oltre il 1680. Di famiglia abitante probabilmente nel rione di S. Agata, svolse la sua attività in Vicenza (1661-1665) chiamatovi dal Carpioni. Qui fu aiutante del Ghisolfi e del Gattucci nel comporre quadrature pittoriche, risentendo sia pure indirettamente dell’influenza del grande Poussin. In particolare a Vicenza, l’Arighini eseguì telamoni mitologici e le architetture dello sfondo della scena della terza sala del palazzo Giustiniani-Baggio (1656); in collaborazione col Carpioni le quadrature della chiesa dei SS. Felice e Fortunato e la scenografia teatrale della villa Macchiavello-Carlasco di Nove di Bassano (1666).

Sempre come architetto e quadratista operò anche fuori d’Italia, a Celle e a Brunswick dove, con ogni probabilità, alla corte del duca Giorgio Guglielmo e della principessa ugonotta Anna, conobbe il filosofo Leibnitz. Nel 1670 l’Arighini fu soprintendente alla fabbrica del duca e nel 1676 edificò il più antico teatro stabile della Germania. 

Per incarico del duca e a spese sue egli poté compiere verso il 1680 un viaggio di aggiornamento sulle nuove tecniche teatrali in Germania, Francia e Italia.

BIBLIOGRAFIA

L. COZZANDO, “Vago e curioso ristretto”, 1694.

F. NICOLI CRISTIANI, “Vita e opere di L. Gambara”, 1807.

S. FENAROLI, “Dizionario degli artisti bresciani”, 1887.

G. C. PIOVANELLI, Giuseppe Arrighini architetto e quadrista del ‘600, “Giornale di Brescia”, 23 ottobre 1971. (Attribuisce al Fenaroli la data del 1640 quale anno di nascita dell’A.).

C. BOSELLI, Gli artisti bresciani nei primi sei volumi del Dizionario biografico… (cfr.), “Memorie storiche della Diocesi di Brescia”, 1965.

“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.

R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

 

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