Azzano Mella, 1948. 

A lato della professione, iniziando a metà degli anni Settanta ha intrapreso l’attività creativa che lo ha impegnato sempre più, tanto da giungere a essere lavoro esclusivo. E i risultati paiono essere notevoli, perché numerose si sono susseguite le partecipazioni a concorsi e rassegne collettive, fra cui si trascelgono quelli nei quali Ballerini ha riscosso riconoscimenti: nel 1986 si è affermato all’estemporanea di Castelleone, il successivo anno ulteriore successo al Premio Calvenzano e all’estemporanea di Berzo San Fermo e, ancora, a quella di Trezzo d’Adda.

Nel 1988 al Premio “Gaudenzio Ferrari” di Santhià una sua opera è compensata dal premio acquisto; altri premi consegue nel 1989 a Martinsicuro, nel 1990 a Città dei Mille (Bergamo) e a Città di Campagnola. Ulteriori premi acquisto gli sono assegnati nel 1991 e 1992, con la medaglia del Presidente della Repubblica, ad Osio Sotto.

Già nel 1989 aveva allestito la sua prima mostra personale esponendo nella Galleria “La Nassa” di Lecco alla quale altre ne sono seguite.

Consensi gli sono pervenuti anche da autorevoli notisti d’arte: Mario Monteverdi, Mario Pistorno, Luciano Bertacchini, il nostro Luciano Spiazzi, e poi Remo Brindisi artista affermato internazionalmente.

Ben è stato osservato che la pittura di Ballerini non è propriamente informale: i suoi paesaggi, intuibili anche se sommariamente delineati, si collocano nell’alveo della pittura “per impressione” dove l’intuizione conta ben più della comprensione razionale e la densa materia posta sulla tela sembra aiutare le ampie scale cromatiche a costruire vastità spaziali e lunghi campi culminanti in colli dolcemente sinuosi. Nei suoi verdi, chiari o marcati, nei suoi grigi e sommessi gialli e ocra con i quali il pittore esterna l’impossibilità a fermarsi a meditare la composizione, il colore sembra essere colato sulla tela senza ripensamenti, ma appunto per questo l’esito è di notevole suggestione e ai sensi dell’osservatore par giungere il profumo dell’erba umida, il rigoglioso fiorire dei campi, il baluginare di lontani orizzonti… e la realtà scompare per lasciar affiorare l’onirico.

BIBLIOGRAFIA

AA. VV., “Gian Paolo Ballerini”, Bergamo, Stampa Ed., 1993.

AA. VV., “L’arte lombarda in Valcamonica alle soglie del terzo millennio”, Pisogne, Galleria “La Tavolozza”, 2000.

 

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