Brescia, 16 maggio 1940.

Brescia

Orafo, pittore, al fine scultore.

Fin da ragazzo, quando ancora frequenta le classi elementari, palesa spiccata attitudine al traforo e una paziente capacità di "lavorare fino".

A soli dodici anni entra nel laboratorio di un orafo di Valenza trapiantato a Brescia; vi collabora per qualche tempo realizzando incisioni su fucili, anelli, spille. Tanto rapido è il suo apprendere che, tornato in patria l'Anelotti, il giovanissimo Baresi è in grado di affrontare l'attività in proprio.

Per affinare le innate doti frequenta tuttavia corsi di incastonatura delle pietre preziose a Valenza e a Gallarate; segue altresì i corsi serali della A. A. B. sotto la guida di Domenico Lusetti. Ha così modo di inserirsi nel campo dell'arte bresciana accostandosi a Rodini, ad Aride Corbellini, Francesco Medici (v.) con il quale ancor oggi continua un rapporto di amicizia e di collaborazione.

Nel susseguirsi delle varie sedi del suo laboratorio, dapprima in via Gramsci, in contrada del Cavalletto poi, fino allo spazioso negozio di via Solferino, Lorenzo Baresi ha modo di educare all'arte orafa numerosi giovani. Soddisfa al tempo stesso "il desiderio di regalarsi un diploma di scuola regolare" e nel 1970 consegue l'attestato di Maestro d'arte presso !'Istituto "G. Savoldo", dove in seguito insegna incisione. Al 1964 risale la partecipazione a mostre collettive nell'ambito dell'alto artigianato: rassegne che avvicinano i più noti orefici della nostra regione. Fra le tante val almeno citare l'Esposizione ordinata nel palazzetto dell'E.I.B. nel 1970 e contrassegnata da aurea medaglia; le successive presenze a Bologna (1974) unico esponente lombardo designato da apposita commisione; al "Centro P. R. Lorenz" di via Montenapoleone a Milano (1975); a Roma, con monili segnalati da un articolo di G. Satta nel "Messaggero" (1976); a Sirmione per !'''Omaggio a Catullo" (1978); la più vicina mostra ordinata nel nostro teatro Grande (1978).

Se l'oreficeria è prevalente attività di Baresi, le sue creazioni, anche le più piccole, racchiudono quasi sempre motivi plastici: sbalzati o scolpiti, sono parte essenziale di suppellettili quali posacenere, tabacchiere, portagioie, teiere, vassoi, coppe e calici ... Esemplare in questo senso la Coppa degli sposi recante nello stelo la vicenda di Adamo ed Eva cacciati dal paradiso terrestre. Gli stessi aurei o argentei monili, per le raffigurazioni che racchiudono, possono dirsi sculture in miniatura alle quali l'autore dà pure un titolo: Saluto al sole, creato per secondare iniziativa a favore dei miodistrofici; Gabbiano ricordo di breve soggiorno in Sardegna, animali leggendari quali Cavallo marino o Mamma pellicano che nutre di sé i suoi nati.

Accanto agli sbalzi raffiguranti Madonne, episodi biblici o della vita di Gesù stanno le piùgrandi sculture a tutto tondo scolpite nel legno, fuse nel bronzo: Maternità. Salvataggio, alcuni Crocifissi sono indicativi di come Lorenzo Baresi affronta tronchi d'ulivo per estrarne stilizzate figure, recanti nel composto atteggiamento, nello sguardo arcaica espressività, silente drammaticità.

Alcune di queste sculture sono in collezioni private, bresciane e di fuori, un Crocifisso adorna la cappella funeraria della famiglia Sala nel cimitero di S. Francesco di Paola; un'aureo calice istoriato è presso il santuario rezzatese, altro in argento al Centro salesiano di Bologna.

Anche se la "Botteghina", insegna veramente rinascimentale che contraddistingue l'elegante negozio aperto in via Solferino, prende prevalente parte del suo tempo, Lorenzo Baresi non esita a sottrarre momenti alla famiglia, al riposo pur di perseguire l'ideale d'arte riflesso nella finezza, nel gusto della nota sua produzione orafa.

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