Brescia, 18 aprile 1780 - 25 gennaio 1859. 

Pittore incisore di notevole abilità, buon architetto, appassionato archeologo, intenditore e restauratore di dipinti. Fu socio dell’Ateneo (1810) e suo censore (1816 - 1844) e della Accademia di Brera (1828). Studiò con Sante Cattaneo, passando poi a Bologna e nel 1806 a Roma. Dipinse pale d’altare, come l’angelo custode del Duomo bresciano; quadri storici e mitologici come Niobe, alla Pinacoteca Tosio - Martinengo, o come Ferimento di Baiardo, del 1828, presso l’Ateneo. Si cimentò nell’affrescare lunette nel salone dell’Ateneo, sale nel palazzo Martinengo e nel ritratto: fissando lineamenti di Canova, ora proprietà dell’Ateneo, di esponenti della famiglia Balucanti, (1812) di proprietà dei co: Fenaroli; Cesare Arici, (1822) presso l’Ateneo, dei co: Tosio (1 843). Riuscì ancor meglio nel paesaggio: Lago d’Iseo, Tempio di Sibilla, Pozzuoli alla Pinacoteca Tosio - Martinengo; Campagne romane dei co: Calini, dipinti vivi e ricchi di atmosfera, delicatissimi di colore.

Molti suoi disegni sono raccolti in “Ricordi di viaggio” (quattro album presso la Pinacoteca Tosio - Martinengo) di notevole valore, tanto da avvicinarlo a Ingres. Fu inoltre consulente del co: Paolo Tosio per le sue ricche collezioni. Come dilettante di architettura contribuì a risolvere i problemi di ornamento della cupola del Cagnola nel Duomo nuovo (1820) e con l’arch. Vita preparò i disegni del Mercato del grano (1820 - 1823); progettò la monumentale scalinata della parrocchiale di Gussago.

Come archeologo fece parte della Commissione istituita il 16 gennaio 1823 per l’esecuzione degli scavi romani. Gli fu affidato il compito di delineare la situazione archeologica della città e poco dopo ebbe la sovrintendenza e la direzione dei lavori, per proseguire i quali rinunciò al premio dovutogli per la planimetria della Brescia romana. Dei lavori e delle scoperte, per raccogliere le quali promosse il Museo romano, diede relazioni annuali, raccolte nel 1926 in “Memorie archeologiche bresciane”. Nel 1823 aveva pubblicato “Intorno ad alcuni edifici di Brescia antica”. Dalla visione dell’antichità bresciana e di altre città, trasse ispirazione per belle incisioni. L’Arici gli dedicò il “Canto della Brescia romana”. Tenne dotte letture in seno all’Ateneo e può vantare non poche pubblicazioni.

Fra le più vicine iniziative artistiche includenti la figura e l’opera di Basiletti non si può ignorare la mostra “Luigi Basiletti a Roma e Napoli. Ricordi di viaggio di un pittore romantico”, che mediante le opere appartenenti ai Musei civici ha consentito a Maurizio Modini di ripercorrere un significativo ma poco noto periodo dell’artista, coniugandolo a puntuale regesto biografico, al catalogo delle numerose opere, riprodotte, e a pagine di numerosi taccuini proponenti studi di lavori compiuti da noti autori del passato. Inaugurata nel marzo 1999, la rassegna è stata accolta nella sede dell’Associazione Artisti Bresciani.

Nonostante l’attività calcografica non abbia impegnato Basiletti assiduamente, non sono poche le incisioni prodotte, appartenenti oggi per lo più alle collezioni civiche, dedicate prevalentemente a Brescia romana. Ne resta testimonianza anche in R. LONATI, “Dizionario degli Incisori bresciani”, edito nel 1994.

BIBLIOGRAFIA

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