Brescia (?) c. 1420 - c. 1482. 

I documenti parlano di lui dal 1447 come uno dei partigiani di Francesco Sforza.

Nel 1452 minia un Offiziolo per i frati ospitalieri di S. Antonio di Cremona, nel 1462 decora la sala del castello ducale di Pavia e dipinge la pala dei SS. Crisante e Daria in S. Agostino di Cremona, ora perduta. Come perduti sono i vicini affreschi. Nel 1467 dipingeva l’ancona dell’altare maggiore del duomo di Cremona. Nel 1469 continuò le decorazioni delle sale del castello di Pavia con scene di vita quotidiana e di corte; nel 1471 - 72 la cappella votiva di S. Maria fuori Vigevano; nel 1473 la cappella ducale nel castello di Milano, ottenendo nel 1474 la cittadinanza milanese. Nello stesso anno, con Vincenzo Foppa e Zanetto decora la cappella del castello di Pavia e la cappella di S. Maria di Caravaggio; nel 1476 lavora in S. Giacomo di Pavia e nel 1477 nel collegio Castigliano pure a Pavia.

Molte altre opere, tra cui tre serie di tarocchi, gli furono attribuite dalla critica e tutte lo indicarono come un tipico rappresentante della tradizione tardogotica lombarda, per cui può essere considerato, secondo il Mazzini, come il continuatore di Michelino di Besozzo quanto meno fino al 1460. In seguito, sull’esempio di Foppa, cercò di intonare il suo stile alle novità rinascimentali.

BIBLIOGRAFIA

R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani” Giorgio Zanolli Editore 1984.

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