Ghedi, 23 maggio 1888 - Forlì, 15 dicembre 1953.

Nato da Francesco e Domenica Poffa, modesti contadini, nella prima giovinezza aiuta la famiglia pascolando gli animali domestici. Fin dall'età di otto anni, spinto dalla innata passione, incide, scolpisce, modella: creando così figure del piccolo mondo in cui vive, oppure fantocci o burattini. Con il trascorrere degli anni maggiormente si evidenzia la sua inclinazione all'arte, tanto che lo stesso genitore è indotto a sottoporre alcuni lavori di Bernardino allo scultore bresciano Emilio Righetti (v.) che lo accoglie nel proprio laboratorio negli anni 1905 - 1912.L'apprendistato dà buoni frutti se il giovane, oltre che scolpire nel legno una Beata Vergine del Rosario per la chiesa di S. Varano a Forlì, nel 1912 si aggiudica il premio triennale di incoraggiamento sul Legato Bronzino. Le 1500 lire annue gli consentono di frequentare l'Accademia di B. A. fiorentina, allievo di Augusto Rivaluta. Ma già dal 1913 ha per maestro Domenico Trentacoste con il quale studia fino al 1915, anno in cui si licenzia a pieni voti. Ancora durante i vari corsi accademici merita in premio viaggi a Venezia e Padova. Allo scoppio della prima guerra mondiale è militare nell'XI Reggimento di stanza a Forlì. Ed a Forlì, dopo il congedo, vivrà il resto della vita. Nella città romagnola intraprende l'attività creativa nel 1919: lo stesso anno partecipa al concorso per l'erezione del monumento ai Caduti di Civitavecchia, meritando il quarto posto. Nel 1921 concorre alla Pietà per il bresciano cimitero Vantiniano, monumento affidato però ad Ermenegildo Luppi .

Accanto agli studi preparatori per concorsi si susseguono varie altre opere: il ritratto del pittore Marchini, quelli del prof. Sante Solieri, di Vallicelli, del Massari, dell'ono Comandini e, ancora, il sacello dell'aviatore Luigi Ridolfi nel cimitero forlivese, il medaglione con il ritratto di Dante, posto sull'esterno del campanile di S. Mercuriale: opera rimossa durante lavori di restauro dopo il secondo conflitto mondiale.

nel 1921, un nudo femmnile a grandezza naturale: Piccola Nave, esposto alle "Riunuite", suscita scalpore. È uno degli episodi attestanti l'indipendenza di giudizio, la Personale visione dell'artista, anche in seguito protagonista di accese discussioni.

Nel 1923, dalla municipalità di Forlì ottiene di adattare a studio parte delle mura della 5-consacrata chiesa di S. Salvatore e già lo stesso anno si afferma al concorso per il il monumento ai Caduti di Rimini: la contrarietà suscitata da alcune figure della grande composizione ne ritarda però da definitiva collocazione, avvenuta soltanto nel 1926, presente il re.

Frattanto Boifava aveva compiuto il monumento ai Caduti della natia Ghedi (1925), seguito da quello in S. Arcangelo di Romagna. Scandite negli anni numerose altre note opere: nel 1929 scolpisce nel legno la statua di S. Rosa da Lima collocata nella parrocchiale di Predappio; per il Foro italico di Roma esegue il grande Pilibolus, ma di questa figura di giovane atleta, come altre di altri autori pur destinate a esaltare il regime, si ignora la definitiva destinazione.

Per l'ospedale di Premilcuore, nel 1930 realizza nel marmo rosa di Gandoglia una grande targa ad onore di Domenico e Lorenzo Ricci; il successivo anno concorre a completare il monumento ai Caduti di Forlì, ideato dall'arch. Bazzani, con i quattro bassorilievi de L'assalto, La difesa, Il sacrificio, La pace vittoriosa. Per Marebello di Rimini compone l'erma monumentale dedicata a Sandro Italico Mussolini. È ormai gravoso seguire l'attività creati va di Bernardino Boifava: si rilevano così alcune opere segnalate dal catologo della Mostra postuma ordinata in Forlì nel maggio 1983: inaugurato nel 1923 il ritratto del prof. Babacci collocato nell'Ospedale civile riminese, del 1925 sono il busto di padre Cesare Maioli, i ritratti di alcuni esponenti della famiglia Ravaioli posti nel cimitero di Forlì, del 1926 quelli di componenti la famiglia Mazzotti e del 1928 il ritratto del tenore Angelo Masini; del 1930 la tomba Montanari a Castrocaro, del 1934 il ritratto di Alberto Albertucci ad Urbania; del1936l'erma e il busto per l'aviatore Diano Pasini a Collinello, seguiti dalla croce in rame sbalzato voluta dalla famiglia Franciaresi.

Del 1941 le maschere dei piloti Nino e Ido Zanetti, di Ivo Olivetti per l'allora Collegio aeronautico di Forlì; nel 1948 compie il ritratto di don Luigi Ghinelli, nell'Istituto dei fanciulli poveri di Gatteo, seguito da quello del successore, don Luigi Guanella. A questi lavori che possono rappresentare indice al progredire creativo di Boifava, altri ancora se ne accostano di non facile collocazione temporale: sono i ritratti del tenore Siboni e della soprano Tadolini Savorani, il medaglione in argento voluto per la sede del sanatorio di Vecchiazzano, le varie Maternità episodi suggeriti dalla storia sacra, dalla mitologia, oppure dalla fantasia, e trofei, e ritratti ancora, medaglie sia in bronzo che in marmo o in legno. Opere varie custodite ancor oggi dai familiari dello scultore.

Artista dalla riconosciuta e profonda umanità "era sempre pronto a sacrificarsi per perfezionare la propria opera ... non c'era fretta in lui, ma una paziente attesa del più bello, del più vero, del più artistico. Sempre orgoglioso degli elogi, ma anche intelligentemente portato a perfezionarsi e a dimenticare completamente se stesso, l'orario interminabile di lavoro, la fatica fisica".

Le sue opere, concepite nel solco della grande tradizione figurativa, accanto alla delicata modellazione di alcune composizioni, di alcuni ritratti, di certe figure femminili evidenziano plastica e vigorosa stilizzazione propria della contemporaneità: adornano edifici pubblici e privati della intera Romagna. Nel cimitero di Forlì, città che lo ha accolto ventenne, che nel 198310 ha ricordato e onorato quale figlio illustre, dedicando gli una vasta mostra, riposano le spoglie mortali di Bernardino Boifava.

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