Sondrio, 21 marzo 1925.
Dalla natia Valtellina, ancora in giovane età, con la famiglia si trasferisce a Ravenna dove trascorre la giovinezza. Della terra di Romagna tuttavia ben poco affiora nella sua opera, che assume più evidente consistenza con il trasferimento a Brescia. Ed a Brescia inizia le partecipazioni a mostre sul fare degli anni Sessanta.
Amante della quiete, se ne vive un poco appartato nella villetta “alle pendici delle Prealpi che degradano verso la Bassa”, ma la sua attività deve essere intensa se suoi lavori sono stati accolti da gallerie, oltre che bresciane, di Cortina, Padova, Cremona, Venezia, Rovigo, Verona, Milano… e non soltanto una volta. La validità delle sue opere è attestata da testimo-nianze di noti critici.
La sua pittura appare quasi frutto di una “decantazione” dei toni. Fatta di eleganza formale, nelle esili figure emblematiche “fa vivere quei volti più per la loro sottile capacità di evocazione che non per la loro fisionomicità o per la riferibilità storica”. E nella stessa misura si esprime il paesaggista, capace di creare visione cariche di sogno di magie preziose come tele orientali.
E dall’olio, tecnica da prima usata, Ciferri è passato agli smalti, alla serigrafia, alla porcellana quasi che avverta l’esigenza di trovare nel modo d’esprimersi il più appropriato mezzo che gli consenta di rendere appieno l’eleganza attinta in recenti anni anche dal Crivelli, dedicando al grande pittore alcune figure femminile in cui la staticità dei volti e dell’atteggiamento, su fondi uniformi, contribuisce ad accrescere la sensazione di lontananza, di memoria affiorante come in un sogno magico.
Dalla metà degli anni Ottanta, l’artista ha disertato le esposizioni bresciane. Ma l’assenza non è determinata dall’abbandono dei colori, bensì da un impegno maggiore determinato dalle richieste di galleristi e mercanti di qua e di là delle Alpi. Fino alla proposta di grandi armatori che lo impegnano per dare lustro con le sue “strie” alle sale di ricevimento di prestigiose navi da crociera solcanti tutti i mari.
Risale al 1996, ad esempio, il prestigioso approccio per la composizione di 20 opere delle dimensioni di cm 75x130 destinate alla nave Destiny, la più grande della flotta da diporto.
Sono opere componenti una geografia mitologica dell’Italia secondo una fusione polifonica dei diversi timbri regionali.
Un complesso decorativo che solo nel 1998 il pittore può presentare a Castenedolo, prima della definitiva collocazione. Alcuni titoli dicono di: La chiesa del Redentore alla Giudecca, La cada delle fate, La casa nel bosco incantato, Liguria dimenticata… e tutte le tavole recano il fare ben noto dell’autore, che sa fondere realtà e idealità, confermandosi fedele a se stesso pur nel mutare degli impegni, rendendo le composizioni inconfondibili, riflettenti la sensibilità di un uomo che fa dell’in-nocenza e della freschezza spirituale una filosofia forte, conseguente, rigorosa.
Gli stessi stilemi contraddistinguono altre opere pubbliche realizzate nel frattempo, fra le quali una “Annunciazione” prodotta per l’Istituto Artigianelli, trasferita poi nella chiesa di S. Maria Bambina, la “Natività” presente nella chiesetta di S. Maria delle Grazie in via Bazzini, ancora la “Diana” commissionata nel 1996 dalla Federcaccia bresciana. Nel 2000, il ritorno alla Ciferri Art Gallery ha dispiegato al nostro sguardo “un diorama di volti incantati e fiabeschi, di paesaggi catturati al sogno e cristallizzati in forme non deflettibili, veri di un vero arcano, vero e non già di un fotografico vero”.
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