Carcina, 3 settembre 1944.

Appartato, silenzioso operatore, Mano Gilberti è pittore autodidatta.  Le prime apparizioni in mostre bresciane, nei primi anni Settanta, ne hanno dapprima additato la «morbida ingenuità» delle opere, fin che l'attenzione s'è riversata sul dato poetico singolare. Infatti, usando la tecnica cara agli iugoslavi, Gllberti dipinge su vetro, ottenendo particolari effetti di brillantezza e politezza nel toni, per un «racconto» che attinge alla cronaca quotidiana.Ma al di là della struttura formale dei dipinti, con quegli omini goffi, dallo stupefatto sguardo, che può far pensare alla pittura naif, ben più drammatici, brucianti sono i temi aspiratori: scioperi, angoli e attimi di vita d'una desolata periferia, esponenti anonimi d'una negletta umanità in attesa di riscatto; od anche feste campagnole, «storie da ridere», animate da una non celata aggressività, da latente moto di rivolta.  Chiaro dunque il motivo umano e sociale che regge una visione personale della realtà fatta colore. Oltre l'apparente «scena», fremiti e denunzia, anche se la rappresentazione pervasa di ironia e bonarietà attenua la durezza della testimonianza offerta. Giunto alla sua prima mostra personale nel 1977, Mario Gilberti altre ne ha allestite: a Brescia e Bologna.
 
BIBLIOGRAFIA
L. SALVETTI, «Studio G.7», Bovezzo, 7-20 maggio 1977. «Galleria Cattanco», Brescia, 18-30 marzo 1978.
L. SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 25 marzo 1978.
G. VALZELLI, «Galleria La Pialla», Bologna, ottobre 1978.
AA.VV., «Brescia'80», Brescia, I -I I maggio 1980, Catalogo.
 

 

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