Brescia, 1806 - Milano, 1857

Figlio dell'insigne archeologo ed epigrafista Giovanni, fu a Milano allievo del Comolli, indi del ravennate Gaetano Monti, noto anche nel Bresciano per aver eseguito varie opere celebrative o funerarie.

Stefano Fenaroli ("Dizionario degli artisti bresciani") definisce Giovanni Antonio Labus assiduo lavoratore del marmo, come provano parecchie opere fra le quali assai lodata la grande statue di padre Benvenuto Cavalieri, posta negli atri di palazzo Brera a Milano, accanto al Napoleone di Antonio Canova. Al Canova ha dedicato un bassorilievo custodito dalla Galleria d'arte moderna.

Di lui restano ancora il busto del vescovo di Brescia Gabrio Maria Nava collocato nel coro della chiesa dei SS. Faustino e Giovita, un Efebo con cornucopia ad adornare la nota fontana di piazza delle Erbe. Statue funerarie compose per il cimitero Vantiniano (tombe Monti e Valotti). Qui è pure una delle ultime fatiche dello scultore nostro:

La Religione assisa sull'arca di Noy, colma di simbolismo ma priva d'ogni palpito.

(1853)             ,

Accanto alle opere realizzate per committenti del capoluogo lombardo, dove il Labus visse e morì, van ricordate l'attività di docente svolta nella Scuola di disegno e di plastica del'Istituto sordomuti milanese; le due statue per il Duomo, eseguite fra il 1855 e il 1857.

Nei "Commentari dell'Ateneo di Brescia" sono ricordate opere giovanili quando, poco più che quindicenne, nelle annuali mostre presentò dapprima una testa di Redentore (1818), Psiche fanciulla (1823); poi un busto in plastica e una medaglia sono ricordati nel 1826, la stessa pagina significando il merito acquisito dal giovane in seno all'Accademia milanese d'un premio privilegiato.

 

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