Brescia, 25 maggio 1936
Poesia e pittura: binomio che felicemente si identifica nella. Rapuzzi, altresì collaboratrice di riviste letterarie, di cultura e d'arte. Rivolgendo la nostra attenzione all'attività sua pittorica ricordiamo che, sia pur brevemente, ha affinato le naturali doti seguendo i consigli dei nostri Tita Mozzoni e Gabriel Gatti. Come nella poesia, così nei colori rivela una visione di ampio respiro che del Cristo, ripetutamente fissato nelle tele «a tratti rapidi e a forti tinte, sempre con la fronte fasciata di spine e lo strazio in volto fa quasi simbolo di ogni sofferenza umana». Con la figura del Redentore Angela Rapuzzi sembra inseguire «il nulla e l'infinito, frammenti di luce, attimi d'etemo». Arte, pertanto, rivolta all'uomo, anche se la sua produzione annovera paesaggi, nature morte, ritratti. Una sola partecipazione a mostra collettiva, al Premio indetto dall'Enal alla «Galleria della Loggetta» nel 1972, e l'inattesa assegnazione del primo posto con Fiori di sole, composizione di fantasia allineata a fianco di un paesaggio dolomitico, una scena mitologica, una Deposizione eseguita a china. Negli anni Sessanta Angela Rapuzzi ha svolto anche attività scenografica, operando nel Teatro Sociale all'allestimento di operette come la «Vedova allegra» o nel Teatro Grande per compagnie guidate da famosi attori.
Un profilo critico della giovanissima artista, sia per l'attività sua poetica, sia per quella pittorica è in «La Strada» del settembre 1968.