Pozzolengo, 1948.

Dal 1969 ha intrapreso la partecipazione a mostre collettive regionali in varie località, fra le quali si citano: Desenzano (1970, 73, 74), Valeggio sul Mincio (1972), Tezze sul Brenta, Mantova, Manerba, Ghedi, Legnago, S. Felice del Benaco (1973), Brescia (1973, 74, 75), Rivoltella (1973, 75), Angolo Terme (1974), Villanuova sul Clisi (1974, 75).  Mantova (1975), ecc.Mostre personali ha allestito a Castiglione delle Stiviere («Galleria Sagittario», 1972) ed a Desenzano («Galleria La cornice», 1975).  Nello stesso 1975 ha frequentato il corso estivo internazionale di tecnica dell'incisione a Urbino (Sezione xilografia). Secondo M. Ricordi, che lo ha presentato in catalogo, Girolamo Rossi è partito da un «paesaggismo di maniera, alla Cavallari per intenderci, ed è venuto accostandosi ad un diverso modo di intendere la realtà, raccontata attraverso il tono grande, come occhio di bimbo, che caratterizzava uno sguardo estatico, in parte stupefatto, di fronte alle simmetrie della natura.  E questo aspetto, per quanto siano spariti i tondi, per quanto la struttura narrativa, prima rac colta, si sia dilatata fino ad occupare tutta la superficie della tela, questo aspetto è rimasto nel Rossi recente, almeno al limite della struttura narrativa. t rimasto cioè il gran taglio orizzontale che divide l'opera, alzando al limite estremo il filo dell'orizzonte, è rimasto il modo di concepire gli spazi del paesaggio, come spazi autonomi, emblematici di una situazione e, al tempo stesso, come unità narrativa auto-sufficiente». Il colore intenso e cupo, ricompone, narra un mondo che, sia pure lontanamente, rammemora l'esempio di Ennio Morlotti, avvicinando le composizioni paesaggistiche ad una sorta di neo-naturalismo con «la gestualità e la carica emozionale dell'informel». Ne sortono visioni che hanno la particolarità compositiva di intagli cromaticamente preziosi, anche se armonizzati su tonalità smorzate.
 

 

Pin It