Castelbelforte (Mantova), 1921

Anche se brevissimamente, desideriamo dire di questo artista, mantovano d'origine e operoso a Milano: perché la sua presenza a Brescia negli anni Cinquanta riteniamo abbia favorevolmente inciso il clima artistico locale e continui a farlo ancor oggi con i frequenti ritorni in città, dove conserva amicizie e rapporti di lavoro.

Dopo aver studiato all'Accademia Cignaroli di Verona e al Liceo artistico di Milano, nella nostra città ebbe modo di compiere significativi passi della sua carriera, con la indimenticata mostra personale alla «Galleria Alberti» nel dicembre 1957.La critica d'allora si compiacque di dirlo «giovane pittore bresciano» oppure «concittadino d'elezione», autore d'una pittura sofferta, calata nel cuore dell'attualità, pulsante di problemi e di fermenti nuovi, stillante un succo aspro e amaro ma non desolato... Una ricerca in rapida evoluzione.

Da allora, intenso il cammino di Vicentini, soprattutto a partire dagli anni Settanta quando le sue opere, giunte alla «scultura ambiente» divennero quasi «una guida agli angoli più riposti della vecchia città, senza sospetto di folklore; guida dolorosa, benché in essa non si colga il senso di tragica violenza o di fonda repressa rivolta».Storia di miseria e di repressione, con un suo pathos, una sua umiltà cronachistica, densa di malinconia e di stupore, come ha osservato Elvira Cassa Salvi.

Una storia capace tuttavia di turbarci più che un monito, quando l'abbiamo accostata durante le presenze bresciane di Vicentini: alla «Galleria dell'Incisione» e in seno alla ampia rassegna dedicata a «La coscienza del reale», nel 1974; alla Associazione artistica di via Gramsci, infine, nel 1979.

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