17 giugno 1729-1779 (1787).

Nato da agiata famiglia, fece in patria gli studi letterari e delle scienze sotto i padri Gesuiti delle Grazie.Attratto dall'arte, fu dapprima allievo di Antonio Paglia, quindi, nel 1746, passò a Bologna dove si trattenne per circa due anni, allievo di Giuseppe Marchesi, detto Sansone; dal 1749 è a Verona, con il Cignaroli, e nella città scaligera ristette fino al 1754.

Tornato a Padenghe sul Garda, vi lavorò fino alla morte.Autore di quadri sacri e profani, nonché di alcuni ritratti, al suo tempo fu assai apprezzato, tanto da essere eletto onoran'amente all'Accademia Clementina di Roma (1762), a quella veronese (1769) e a quella parmense (1772).

La sua pittura risente soprattutto della scuola del Cignaroli «senza le impennate coloristiche ed il tanto di commossa adesione sentimentale a quel mondo tra divozionale e arcadico che del Cignaroli sono la salvezza».

La più antica biografia e unica contemporanea all'artista è contenuta nel Manoscritto queriniano K.V.10, pubblicato da Camillo Boselli unicamente ad un esteso elenco di opere.

Opere fra le quali si possono ricordare la Immacolata Concezione (1781) della parrocchiale di Casalmoro Asolano, mentre Madonna e due Santi e S. Defendente gli sono soltanto attribuiti; Immacolata Concezione (1758) nella parrocchiale di Coccaglio; a Fasano, parrocchiale, i SS.Faustino e Giovita; a Golto, parrocchiale, S. Mauro risana gli infermi; a Montirone, varie decorazioni; a Mamico Bergamasco, S. Carlo Borromeo e G.B. Barbarigo nella parrocchiale; il S. Rocco e la Maddalena nella parrocchiale di Nave; ancora una Immacolata Concezione, S. Tomaso, S. Antonio da Padova nella chiesa di Portese; a Padenghe, in S. Maria della Neve, un S. Carlo firmato e datato 1787; infine un S. Luigi nella parrocchiale di Puegnago e una S. Famiglia in quella di Preseglie.

Il Fenaroli afferma che «molte case private di Brescia, Verona, di Bergamo e di Salò posseggono suoi quadretti» che però abbisognerebbero di esauriente identificazione.

Da Gaetano Panazza si trae invece la data 1756 quale anno del suo «ritomo per riposo nella sua villa di Padenghe».

Si ignora la data di morte dello Zadel: solo si sa che ancora viveva nel 1779; il S. Carlo su ricordato darebbe la morte a dopo il 1787.

BIBLIOGRAFIA

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