AMORUSO RAFFAELE. Mestre, 23 marzo 1944.

Da famiglia originaria bresciana, nasce nella cittadina lagunare, ma fin dai primi mesi di  vita è in Valcamonica, dalla quale più si distacca.

Qui frequenta e completa gli studi tecnici, qui germoglia la sua passione artistica. Pittore, oltre che scultore, in questa nota ci si riferisce in particolare all'attività plastica svolta con autonoma ricerca sorretta da lunga e appassionata applicazione. Inizia scolpendo la pietra simona (la stessa delle incisioni rupestri); alcune opere di questo inizio sono in collezioni private di Darfo, Pisogne, Bienno, Bergamo, Milano. Presso il santuario del donatore di sangue a Valdobbiene è il simbolo dell'AVIS, sua prima scultura in pietra.

Affronta quindi l'intaglio del legno che diviene il materiale prediletto e al quale affida personaggi ed eventi della Valle in cui vive. Nascono così Le comari, Il taglialegna, Il palo della cuccagna e poi gli animali che popolano le case e i boschi camuni. A queste composizioni di popolaresco sapore si accostano varie opere sacre. Deposizioni, Madonne: fra i più noti esiti quelli collocati per adornare via Torcolo a Pisogne, nella sede dell'AVIS a Darfo.

Nonostante siano rare le partecipazioni a concorsi d'arte, Amoruso si afferma a Bienno (1976), il successivo anno a Breno, dove Indiziata merita il primo posto, compensata da riconoscimento consegnato al giovane autore dal prof. Ettore Calvelli (v.) noto medaglista da anni presente in Valle Camonica.

Fra le varie opero realizzate il monumento all'Emigrante camuno, inaugurato in Darfo il 30 dicembre 1984.

In caIcestruzzo, l'opera si presenta come una pergamena aperta sulla quale si innesta la bronzea figura d'un emigrante: lo sguardo tristemente rivolto alla natia terra che è costretto a lasciare. Le date poste alla base: 1890 - 1984 ricordano l'inizio della emigrazione in valle, e che ancor oggi questa dolorosa piaga non è rimarginata. Scultore figurativo, dal poco che si è veduto, Amoruso si colloca nel solco di una arcaica cIassicità, un primitivismo posto in evidenza dalla staticità delle figure, pur nella immediatezza della rappresentazione, il tratto a volte spigoloso, morbido ed elaborato a volte, come nel Cristo deposto, dalla insistita resa anatomica e dalla solenne calma.

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