Ome, 8 marzo 1951.

Autodidatta, ancora durante la frequenza dei corsi medi ha intrapreso l'attività creativa mediante l'inconsueta tecnica del "mosaico in carta", dando così vita a composizioni varie: dalla raffigurazione di volatili, di animali domestici a quelle maggiormente impegnative con figure di Santi, fino a complessi episodi sacri, alcuni dei quali ancor oggi custodisce.

Smessa questa attività nel 1970, dopo quasi un decennio (frattanto il servizio militare, l'avvio professionale, il matrimonio) si è riaccostato all'arte affrontando l'intaglio del legno: cimbro, noce, frassino, pino, adattando le varie essenze ai motivi realizzati, sia in bassorilievo che a tutto tondo.

Sono così nati esemplari della flora locale, momenti di vita del contado, allegorie e nudi femminili, Madonnine e Crocifissi, vari volti di Cristo nei quali meglio ci sembra esprimersi una vena popolare, ingenua a volte, spesso arcaica, la ruvida espressività dolente ravvivata dalla fede che Barbi vive intensamente.

La professione svolta presso una fabbrica odolese ha avvicinato il giovane scultore ad altri artefici operosi in quella località di valle, con alcuni di essi (Zanaglio, Zambelli, Baga ecc.) ha alfine partecipato al "Concorso di pittura e scultura" svoltosi a Ponte Caffaro neI1984: unica presenza in pubblico che di lui si conosca.

Figurativo nella tradizione, Giuseppe Barbi ha pure realizzato "trofei" offerti in occasione di manifestazioni locali.

Una sua opera è stata riprodotta nel 'Giornale di Brescia" del 7 dicembre 1985.

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