Secolo XVI.
Forse fratello di Francesco (v.) manerbiese, lascia opere di scalpello: egli stesso si definisce "picapietre".
Stefano Fenaroli, nel "Dizionario", cita in particolare il lavoro dell'architrave e del cornicione di palazzo Loggia "eseguito a settentrione della fabbrica stessa in unione a Giacomo Fostinelli e Arone da Fine", alle cui rispettive voci si rinvia.
La collaborazione alla Loggia risulta da documenti del 1551 , del 1554 mentre nel 1560 e 1565 il Barbieri figura a fianco di altri intagliatori: Santo di Carzago, Horatio di Barbari e Lanfranco Fassoni (v.).
Durante la ristrutturazione del presbiterio di S. Maria dei Miracoli, nel 1576, il Barbieri conviene di far "tutto l'intaglio et friso che va nella cornise et architravo da essere messo allo incontro l'altro che è nella chiesa della Madonna predetta".
Per lo stesso santuario sembra aver realizzato anche il candeliere intagliato sul pilastro a destra dell'altare maggiore.
Valentino Volta, nel contributo offerto a "Manerbio nel XVI secolo", definisce attraverso documenti gli impegni assunti da Vincenzo Barbieri e cita i collaboratori via via presenti al suo fianco dall'anno 1551 e per più d'un ventennio.
Contributo determinante alla conoscenza di questo "mastro" ha dato C. Boselli nel 1965, recensendo il "Dizionario biografico degli italiani".