Secolo XVIII

Omonimo, e qualcuno dice, nipote del precedente, fu anch’egli pittore ed incisore di scuola veneziana. Imitò Antonio Canal, accostandosi anche a Jacopo di Paolo Marieschi. Dal 1749 al 1776 soggiornò a Tolosa, dove incise gli ex libris di Richard e di Depias e «un’ottica fra le più curiose» della quale diede pubblica dimostrazione nel 1776, ma che oggi si ritiene perduta. Dal 1775 al 1790 le sue opere provenienti dall’abitazione dell’ab. Sapte, del presidente Puget e del pittore LP. Lucas, furono esposte all’Accademia. Nel 1779 furono esposti al Salon di Lilla cinque quadri con architetture sue e con figure dipinte da L. J. Watteau, detto il “Watteau di Lilla”. Dipinse prevalentemente fabbriche, interni di chiese, porti, vedute di Venezia, Milano, Genova, La Valletta, Marsiglia, L’Aja, Londra.

Un suo figlio, avuto da Francoise Lacombe (con due altre figlie), fu anch’egli pittore ed espose all’Accademia di Tolosa nel 1768 “Tre teste” disegnate, nel 1774 “Ritratto del padre” e un Paesaggio a pastello; nel 1770 ricevette dall’Accademia una medaglia d’argento per l’anatomia.

Morì intorno al 1810 in Francia.

BIBLIOGRAFIA

“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.

R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli editore, 1984.

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