Secolo XV. 

Figlio di Giovanni e fratello di Benedetto e Bonifacio, ebbe dimora a Brescia dal 1430, e l’anno successivo ottenne la cittadinanza bresciana, su sua domanda, che gli fu concessa in quanto “pittore eccellente e molto utile e necessario”.

Altri documenti lo ricordano presente in Brescia nel 1436 e nel 1438, anno in cui partecipò alla difesa della città dall’assedio del Piccinino ed ottenne perciò di entrare a far parte della nobiltà cittadina. Nel 1439 dipinse per decreto municipale l’effige di Francesco Sforza a cavallo, da deporre sulla porta della città dalla quale sarebbe entrato in condottiero. Di lui però non rimane alcuna opera firmata. 

Era suo l’affresco raffigurante una visione di S. Domenico ad un giovane della famiglia Longhena e firmato nel 1481, esistente nel chiostro di San Domenico, poi perduto. Discusse sono altre attribuzioni, come quella d’una Madonna con bambino nel duomo di Bressanone, le teorie angeliche e S. Francesco in S. Giorgio, le decorazioni della chiesa del Carmine, gli affreschi della chiesa della SS. Trinità a S. Gallo e una Natività in S. Maria delle Grazie. In esse il Panazza ravvisa un paesaggio dalle forme proprie del gotico fiorito a forme rinascimentali, anche se un po’ pesanti e vuote che il pittore rivestì di ricchi, fluenti panneggi nei quali permangono le cadenze del primo Quattrocento.

BIBLIOGRAFIA

R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore 1984.

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