Ome, 1927.

Ha frequentato i corsi della scuola d’arte Moretto ed ha svolto per anni l’attività di arredatore, non tralasciando di dare alimento alla passione per la pittura.
Di lui non conosciamo esiti di mostre personali o di concorsi e premi. Si sono soltanto vedute opere in locali pubblici ed abitazioni private del paese suo natale. Opere di paesaggio, nature morte, so-prattutto fiori che lo dicono pittore figurativo nella tradizione più nobile: nella espressione artistica capace di esternare intimi moti. Nitido l’impianto, sia che ritragga uno scorcio di paese, un brano di lago coronato da ulivi, un mazzo di fiori campestri; la pennellata succosa e sintetica, cromatica-mente ricca ed armoniosa; finezza compositiva che maggiormente ci sembra preziosa allorquando Bono raccoglie in vasi i variegati toni di petali e corolle. Allora il motivo predominante, pur stagliato plasticamente sul fondo, con questo armonizza in una scansione varia di luci tepide e sommesse; un silenzio avvolgente che ben può equivalere a un attimo di ristoro dell’animo inquieto e mai pago dell’autore.
Si era appresa notizia della lunga malattia che ha carpito all’artista la possibilità di applicarsi alla tanto amata pittura. Non quella della scomparsa, che l’opuscolo “Un omaggio a Luciano Spiazzi, un ricorso di Giovanni Bono” edito in occasione di una mostra allestita nel Santuario della Madonna dell’Avello - Cerezzata di Ome dal 4 al 13 settembre 1992 lascerebbe intendere avvenuta anterior-mente alla manifestazione commemorativa.
 
BIBLIOGRAFIA
Sta in: Arte bresciana oggi”, Sardini Ed. Bornato.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
 
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