Affrontata la pittura nei tardi anni Settanta del secolo appena trascorso, in ciò sostenuto da Gio-vanni Botticini, fratello di Vittorio e titolare d’un negozio di colori, al tempo stesso ha frequentato la scuola di Eugenio Busi dal quale ha derivato il gusto della pennellata sciolta, rorida.
Ma suo è il modo di porsi di fronte ai diversi motivi da tradurre sulla tela, sia la visione ampia del Maniva, innevato, sia uno scorcio di valle di Sarezzo colta nel primo tepore primaverile.
Il vagare del Bonometti, ansioso di cogliere il paesaggio, lo porta pure sul Garda e in altre località provinciali: ed ecco cieli tersi irraggiare tocchi plastici ricreanti rustici collinari dalle plastiche mura monocromatiche luminose e contornanti il germogliare degli alberi. Coniugati da toni scuri e chiari i verdi del bosco macchiato da penetranti raggi del sole.
Maggiormente carezzevole il tocco componente mazzi di fiori raccolti in vasi maiolicati dei quali è resa intera la fragranza.
Gian Carlo Bonometti ha intrapreso assai tardi a frequentare le sale di esposizione: lo ha fatto in-serendosi nel gruppo degli amici che han dato vita all’Associazione Artisti “Martino Dolci”, con essi esponendo in varie collettive.
V’è chi ha veduto nei suoi dipinti scelte di una certa raffinatezza, ogni colore ogni pennellata medi-tati, frutto di passione sincera per la tradizione figurativa.
 
BIBLIOGRAFIA
AA. VV., “L’arte lombarda in Valcamonica alle soglie del terzo millennio”, Pisogne, Galleria “La Tavolozza”, 2000.
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