Dello, 18 settembre 1948

Egregio colorista, Mario Bonometti è interprete di un vedutismo espressivo derivante da costante ricerca condotta nel solco del mondo che lo vede appassionato alla scoperta di campi e racchiusi scorci paesistici, siano essi collinari, montani o prossimi alla città. E il dialogo intrapreso con la na-tura diviene fraseggio poetico affidato all’elaborato rapporto tra cromatismo e forme. Così che la realtà trasposta sulla tela reca palpiti lirici, un’espressione pittorica personale.
La montagna in particolare sembra attrarre il pittore, così che ricorrono vedute del Maniva, quando la superstite neve si discioglie al primaverile tepore, oppure l’addensarsi di rustici casolari gravati da coltre nevosa, la prospettiva resa da cielo rasserenato.
Cariche di toni azzurrognoli, le torbiere iseane ove plastici rustici fatti ombrosi da maestose albera-ture si stagliano sul declinante profilo delle colline più lontane: paesaggi recanti un sereno e sensi-bile dialogo del pittore con la natura. Alla quale Bonometti sottrae frutti e fiori che accostati a va-sellame e attrezzi rurali ricreano angoli di ambienti modesti, ma evocanti ricordo d’una quotidianità vissuta umilmente ma intensamente.
 
BIBLIOGRAFIA
AA. VV., “L’arte lombarda in Valcamonica alle soglie del terzo millennio”, Pisogne, Galleria “La Tavolozza”, 2000.
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