S. Vigilio V.T., 1941

«Nel mondo tormentato del progresso, ho trovato questo giovane pittore nnamorato della natura».Queste parole di Giovanni De Bosio, poste in apertura del catalogo d'una lontana mostra personale di Rossini, rispecchiano l'impianto formale del dipinti realizzati dal pittore fin sul fare degli anni Settanta: dipinti figurativi nel solco della classica tradizione.
Dedicatosi alla pittura dal 1965, maestro d'arte, al tempo della citata esposizione già aveva all'attivo numerose partecipazioni a collettive in città e provincia, a Milano, Roma, Bologna, Firenze, Arco («Premio G. Segantini»), Parigi, e riscosso ambiti riconoscimenti.
L'affermazione tuttavia non deve aver appagato intimamente Rossini se i successivi anni segnano periodo di riflessione, che vede il pittore «ripercorrere a ritroso il tempo di ricerca di linguaggi primitivi cercando di fonderli, di immedesimarli con il balbettio sapiente e raffinatissimo della pittura astratta a cui si richiama, il monologo intimo e ancora preminente». A questa revisione deve aver contribuito non poco lo studio della Storia dell'arte.
Quando si ripresenta al pubblico bresciano nel 1976, oltre al sapiente colore di cui ha uno spiccato senso, Rossini rivela una rinnovata, autentica sincerità d'espressione: è subentrata la «fantasia allusiva al momenti magici e irripetibili dell'infanzia», come nei maestri dell'astrazione fantastica. Sono paesaggi sognati e fatti arabesco entro la cui trama si intrecciano «vele sull'azzurro, pesci guizzanti, trilli d'usignolo andato a posarsi su di un pinnacolo». Pittore poeta: gli stessi titoli del dipinti di quel periodo dicono il mondo evocato, Da un gioco orientale, La grande mappa, C'è l'acqua, Il tappeto di Ali Babà, Dedicato a un.fiore..., e già in alcuni di questi motivi v'è il cromatico accenno a un «ricamo geometrico» fattosi maggiormente evidente nelle successive composizioni quali Un gioco curioso, che sembra racchiudere il primario desiderio dell'autore: giungere a vedere il mondo, quello che ci circonda, come lo vedono i bambini. Nascono infatti preziosissimi «paesaggi di fiaba, dove città leggendarie si librano in cima a colline alte come torri... non c'è angolo del dipinto che non sia ricamato di fiori, di pianticelle, di barchette, di case non vincolate alla legge della prospettiva ma secondo una legge di libertà fantastica che fa coesistere e mescola le realtà più diverse in una sola dimensione». Non l'ingenuità Náif, però, tradotta in segno goffo, ruvido, ma purità entro un tratto prezioso, a riflettere sentimenti delicati e lievi capaci di suggerire toni e ritmi pienamente adeguati alla fiaba che al pittore piace narrare.
 
BIBLIOGRAFIA
«I Concorso Autunno a Brescia», Enal Brescia, 17 ottobre 1965.  G.V., 90 pittori per l'Enal, «Giornale di Brescia», 18 ottobre 1965. «Giornale di Brescia», 8 settembre 1967, Il Premio Monticelli. «Galleria d'Arte S. Marco», Brescia, 24 aprile - 6 maggio 1970.
G. STELLA, «Piccola galleria U.C.A.I.», Brescia, 13-25 novembre 1976.
L. SPIAZZI, Arie in città, «Bresciaoggi», 20 novembre 1976.
G. STELLA, «Piccola galleria U.C.A.I.», Brescia, 18-30 novembre 1978.
L. SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 25 novembre 1978.
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«Galleria Cattaneo», Brescia, aprime-maggio 1979, Collettiva.
L. SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 5 maggio 1979.
AA.VV., «Piccola galleria U.C.A.I.», Brescia, 29 marzo 1980, Perché l'uomo viva.  AA.VV., «Brescia '80», Brescia, 1-11 maggio 1980, Catalogo.
«Galleria La comice», Desenzano, 21 giugno 1980. (Collettiva).
 

 

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