(BEPPE) Brescia, 10 marzo 1923.

Pittura composta da motivi lineari, quella di Matteo Sangalli, sollecitata da «contrade dal muri rugosi tra le cui crepe, enormi rughe, affiorano le angolosità di vecchie e nude pietre» come ha osservato Achille Rizzi presentando il pittore alla «Galleria del Carro», nel maggio 1974.
E fra quelle mura antiche e campagnole, pure i suoi personaggi: contadini intenti all'opra, vecchi all'osteria seduti davanti a lucidi tavoli di noce; e fra quelle scene rustiche la gentilezza di «rustici» fiori.
Un mondo di luce «anche là dove l'ombra, non mai invadente, mette tra cosa e cosa le trame d'un po' di morbida pigrizia», come morbida, effusa è la stesura che il pittore fa del colori legati alla tradizionefigurativa locale.
Autodidatta, Sangalli ha intrapreso a dipingere negli anni Cinquanta, partecipando quindi a manifestazioni in città e provincia, fra le quali si possono citare le ricorrenti collettive in Chiesanuova, dove il pittore abita, nel Centro culturale di S. Faustino di Brescia, a Monticelli Brusati, Molinetto...
Con la sola mostra personale allestita nel 1974, unica presenza in località lontana da Brescia è quella a Premio viareggino, nel 1976.
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