Chiari, 17 febbraio 1758 - 23 luglio 1848.

Figlio di Giovan Battista (v.) è pittore da meglio conoscere, nonostante numerosi siano gli studiosi a lui interessati, alcuni dei quali lo dicono nato il 12 maggio 1760.
Avviato all'arte dal padre, seguì dapprima gli insegnamenti del trevigliese Fabrizio Galleani, trasferendosi poi a Roma (1775) per interessamento di Stefano Morcelli, suo conterraneo; e nella capitale fu discepolo di Pompeo Batoni.
Qui egli affinò particolarmente le naturali doti, volgendole a forme neoclassiche di raffinata stesura.
Dopo breve periodo trascorso a Bergamo, nel 1787 fa ritorno alla cittadina natale, intraprendendo fervorosa attività svolta nel Bresciano e suscita ammirazione nel Morcelli, che scrive «Lettere e carmi dedicati a Giuseppe Teosa».  Prevalentemente autore di affreschi, a tempera e a encausto, numerose le realizzazioni che si possono ricordare: del 1793 è la decorazione a sfondo mitologico nella casa Cuni (ora Rovetta); le scene di vita romana in palazzo Nigroboni di Verolanuova; le mitologie in alcune sale del bresciani palazzi Martinengo Cesaresco, Panciera di Zoppola, Calini o in villa Rusmina a Chiari.  Scomparso ormai, è ricordato con particolare calore il cielo di affreschi eseguiti nel 1810 nel Teatro Grande, dove Teosa aveva decorato «il parapetto del palchi con trofei e la volta con emblemi guerreschi e simboli napolconici fra cui prevaleva l'aquila che stringeva il fulmine negli artigli, ment;e nel clipeo centrale aveva raffigurato l'apoteosi di Napoleone personificato in Marte ed incoronato d'ulivo da Minerva».
Per chiese numerose affrontò il tema sacro: nella parrocchiale clarense (1797) realizzò S. Agata in gloria @ Discesa dello Spirito Santo; in quella di Cologne (1814) Assunta e Cristo in gloria accanto ad altre varie decorazioni; a Caravaggio (1827) nella chiesa dedicata alla Beata Vergine compì l'Assunta, Appari ione della Vergine a fànciulle e fanciulli fra le sue migliori opere; ad Adro (1842) Salomé con la testa mozzata del Battista; a Provezze (1846) Vergine Assunta e medaglie varie; ad Iseo Ultima Cena, Ascensione di Cristo, pure assai elogiata ma incendiatasi nel 1891.
Altri numerosi ancora sono gli interventi decorativi da almeno citare: nelle parrocchiali di Provaglio, Castenedolo, Gussago, così come è da ricordare il giovanile S. Luigi Gonzaga nella Pinacoteca clarense, accanto a Beata Vergine del Rosario.
Nella chiesa dedicata al SS.  Filippo e Giacomo v'era un S. Michele; una Via Crucis resta nella chiesa di S. Maria Maggiore di Chiari.
Minor rilievo nella vasta produzione hanno invece alcuni dipinti citati in studi e repertori ed ubicati a Pelalepre, Darfo (1790), Pademo, Gorzone, Calino... Teosa fu anche ritrattista: rimangono così le immagini del Morcelli e dell'arciprete Imbriani, ove l'autore «sembra superare gli schemi ancora settecenteschi e quel qualche cosa di convenzionale che hanno molti ritratti neoclassici».
Parecchi disegni custodisce la Pinacoteca di Chiari.
Alla mostra dedicata alla pittura bresciana dell'Ottocento, Teosa figurava con Cerere, Madonna, Offerta ad una divinità, Ritratto di S. Morcelli.
 
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