Secolo XIV.

Nel dire di questo pittore è necessario porre in evidenza che la sua figura ed alcuni aspetti della sua opera si compenetrano a quelli di altri artisti quali Prandino (v.) e, soprattutto, Giacomo Coltrino (v.).
Appartiene alla schiera degli artefici che nel primi decenni del Quattrocento sono stati alle dipendenze di Pandolfo Malatesta e forse operosi in Broletto, oltre che in Castello; o comunque in edifici adattati a nuovi usi, nel rirtnovarsi della città.
Secondo recenti studi sono artisti di modesta levatura e possono rientrare nell'ambito gentilesco.  Ed in passato vi furono momenti in cui Prandino e Testorino furono preferiti al sommo Gentile da Fabriano.
Fra i primi studiosi che fanno cenno a Bartolino Testorino sono Elia Capriolo, L. Alberti («Descrizione d'Italia», 1537), il Rossi che afferma «questa sovversione da Cremona si vedeva dipinta dal nostro Testorino nella parete posta a mezzo giomo della chiesa vecchia di S. Faustino».  Ma facendo cenno alle pitture in Brescia «et in particolare nella chiesa sotterranea di S. Faustino Maggiore, quella che parecchi anni or sono fu distrutta con notabile detrimento delle nostre più belle ed antiche memorie» ignora il Testorino ed attribuisce le opere a Giacomo Coltrino.  Ancora il Cozzando («Vago e curioso ristretto, 1694) ridona al Testorino «le nobilissime historie della trasportazione e trinfo» del SS.  Faustino e Giovita.
t il Lanzi che da primo ha confuso i due pittori e i dubbi si trascinano ancora.  Ciò non di meno, il Testorino figura nelle polizze d'Estimo del 1388, 1416, risultando abitante in Il S. Johannis, del 1421 ov'è detto operoso con altri agli stemmi visconti in Castello e a Porta Bruciata.  Altri pagamenti riceve nel 1426.  Stante la nebulosità che ancora l'avvolge unicamente a Coltrino Giacomo e Ottavio Prandino, si rinvia alle rispettive voci la cui bibliografia è valida anche per Testorino.

 

Pin It