Brescia, 12 maggio 1921.

Compiuti gli studi magistrali, si è diplomato maestro d'arte all'Istituto «P.  Toschi» di Parma.  Per due anni ha frequentato l'Accademia di Brera, in Milano, sotto la guida di Carlo Carrà e Achille Funi (1950 circa).
Docente in scuole medie statali, al Liceo artistico «V.  Foppa», dopo il 246
collocamento a riposo ha intensificato l'attività in seno alla A.A.B. di cui dirige la Scuola serale ed i corsi di specializzazione nelle varie tecniche.
Presente a manifestazlónl artistiche fin dalla fondazione dell'Associazione di via Grarnsci (1945) ha quindi esteso la partecipazione a Premi in numerose località bresciane e città fra le quali si ricordano: Iseo (1947), Suzzara, Siena, Reggio Emilia (1949), Francavilla a Mare, Genova, Rovato, Gallarate (anche in successive edizioni), nonché le edizioni genovese, milanese e romana delle Olimpiadi culturali (1950); Gorizia (111 Mostra giovanile d'arte figurativa, 1951), quindi Monza, Melzo, Temi, Clusone (1951), Gardone R iviera (1953), ßovegno (1954), Valdagno (1956), Breno (1959), Monticelli Brusati (1965), Lumezzane (1973).
In Brescia, oltre alle Mostre sociali della A.A.ß. con il Premio sulla caccia del 1964, lo si ricorda aderente a collettive della Galleria Vittoria e dell'U.C.A.I. Mostre personali ha allestito a Rovereto (1949), Gorizia, Udine e Trieste (1952), Brescia (1958 e 1963).
Da più di un decennio ha si può dire esaurito la sua partecipazione a mostre.  Il soggiomo parigino, testimoniato dalle opere esposte in alcune personali del primi anni Cinquanta, si riflette a lungo nella pittura di Primo Tinelli.
Se alcuni dipinti ripropongono la Senna, la bianca chiesa del Sacrè Coeur, Notre Dame, i ponti ed i barconi, i lampioni a gas avvolti da atmosfere grevi che rendono cupi i prevalenti verdi, gli azzurri, le terre, l'impianto geometrizzante delle anonime case dagli spioventi tetti parigini sarà tradotto anche nello schema compositivo di contrade nostrane scorte nella silente luce vespertina. «Allora - osserva Renzo Bresciani - gli archi rampanti della cattedrale di Parigi valgono quanto i fasci di rotale e le fauci nere delle ferriere Tassara di Breno o il gioco dei verdi e del gesso avorio nell'esemplare paesaggio delle calchere di S. Eufemia, o il più vivo e nitido inciso-come sa fare Tinelli con il suo gusto di acquafortista - quadro dedicato alla vecchia officina del gas di Brescia».  Accanto alle visioni urbane nascono sulle rive dell'Iseo prediletto composizioni dal più chiari colori, azzurri e verdi, mentre resta la riassuntiva, essenziale campitura a ricreare i colli, le stradette dal fondo di terra, le masse degli ulivi... Le, nature morte «ingigantite» dedicate a frutti, a oggetti e attrezzi casalinghi, campeggianti sulla superficie della tela, segnano il successivo ricercare di Tinelli che, accanto ai dipinti a olio, a tempera, a tecnica mista, dà vita a opere calcografiche: acqueforti, litografie influenti anche sulla resa cromatica del dipinti.
E con il rinnovarsi delle tematiche, annoveranti da ultimo i soli muri, gli «intemi-estemi» si affermano i grigi, i tenui verdi.
Prevale il disagio esistenziale, s'avverte pienamente la partecipazione dell'autore a fermenti o ad eventi ben esemplificati da opere quali R@forma carceraria e Albero in città?
Autore di scenografie per il Piccolo Teatro città di Brescia negli anni 1950-1954 circa, Tinelli ha pure collaborato a varie pubblicazioni della Scuola editrice.  Nel 1946 si è aggiudicato il premio sul Legato Brozzoni; sue opere sono alla Pinacoteca bresciana.
 
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