Monplano, 6 marzo 1888 - 19 agosto 1969.

Da Giovanni e Virginla Bonometti, nasce Vittorio Trainini in frazione Mompiano.E l'ambiente in cui cresce lo conduce naturalmente alla pittura, assimilando al tempo stesso, dell'umile gente dell'antico borgo, l'operosità, la spontaneità caratterizzanti l'intera sua esistenza.

A soli quattordici anni è apprendista falegname, frequenta al tempo stesso la Scuola Moretto e quindi aiuta lo zio Giuseppe, noto decoratore. (v.)

Ma il carattere indipendente lo induce a studiare le opere dei Maestri antichi, che interpreta con spirito di autodidatta.I

S'avvicina a Gaetano Cresseri, Ronchi, Bertolotti, così come successivamente, durante i suoi viaggi di lavoro, sarà vicino ad Angelo Zanelli, Felice Carena, Bargellini, Spadini.

L'esordio avviene a vent'anni, con un lavoro presso i Fatebenefratelli, giudicato dall'Autore stesso assai modesto.Vien quindi l'affermazione, quando è chiamato a decorare la sala rappresentante Brescia nel padiglione lombardo della Esposizione nazionale in Roma (i 91 1).

E la significativa tappa d'una attività molteplice e inesausta, rallentata soltanto dallo scoppio della prima guerra mondiale.Riesce appena ad ultimare le decorazioni nella Camera di Commerio di Mantova.

Gli anni Venti racchiudono un periodo di assestamento nell'esistenza del pittore, che cambia più volte abitazione, si sposa con Ines Meschini (1926), dopo due anni di insegnamento alla scuola d'arte «Beato Angelico» di Milano.

Altre discipline l'attraggono: la scultura, l'architettura.

Della prima, non copiosa di frutti, resta riflesso nella produzione pittorica assai plastica; della seconda sono numerosi studi e realizzazioni, quali le chiese di Concesio, Soprazzocco, del Cappuccini, a fronte del Vantiniano.

Ma sempre più si evidenze l'affreschista ed è cosa improba seguisse passo passo la frenetica attività.Più di cento chiese nel Bresciano, dove Trainini è intervenuto con dipinti modesti o estesi, sono ricordate dal Prof.Schinetti: fra tante val almeno citare quelle dedicate al Sacro Cuore di via Milano, Cristo Re, S. Francesco di Paola; il Santuario delle Ancelle Adoratrici di via Moretto; ancora S. Filippo, oltre ponte Mella, quella del collegio delle suore Orsoline, di S. Maria della Vittoria, le parrocchiali di S. Giulla al Villaggio Prealpino, della Badia.

Nella provincia nostra val ricordare gli interventi nelle chiese di Gussago, Lograto, Ghedi, Montichiari, Carpenedolo, Offiaga, Borgo S. Giacomo, Orzinuovi, Nave, Odolo, Preseglie, Barghe, Sabblo Chiese, Nozza, Anfo, Lumezzane, Ponte Caffaro...

Un itinerario del quale si possono cogliere alcune tappe: come il trittico nella Cappella dell'Ospedale militare (1928); gli affreschi del Duomo di Tortona (1929); le decorazioni di Bagnolo Mella (1932) ultimate in occasione del venticinquennale della SS.Croce.

Del 1934 si possono ricordare gli interventi in S. Francesco di Paola; seguiti a quelli nella raccolta chiesa delle Adoratrici e di poco precedenti il Giudizio i niversale.Dopo un concorso internazionale è chiamato a decorare il Santuario del S. Cuore in Lugano; la seconda guerra mondiale gli impedisce di affrontare l'opera, compiuta soltanto al tomar della pace; ed ecco l'artista chiamato in Vaticano (1952) per dipingere la Cappella della Guardia Palatina, proseguire poi per Napoli, dove affresca l'Eremo Camaldolese, per tornare a Lumezzane (1956) la cui opera fa dire di un «nuovo capitolo nella storia dell'arte decorativa bresciana».

Il pittore è ormai settantenne ma non esita ad accogliere l'invito di salire i ponti nella nuova chiesa del Villaggio Prealpino, dove compie l'ultimo suo lavoro.

Quando il fatale declino fisico si accentua a causa di doloroso malanno, impedendogli di ancora operare, Vittorio Trainini nello studio, dove aveva

trascorso lunghe ore in letture o in meditazione, raccoglie innumerevoli fogli su cui traccia «rapidi e sagaci tocchi di penna a ricreare grupp' d' figure, da immagini di guglie e rocce, confermando così il principio che la Natura dona i modelli più veri, più suggestivi e solenni a chi sa indagarla con occhio attento e con animo sgombro da preconcetti».

Accademico virtuoso d'onore del Pantheon, socio effettivo dell'Ateneo civico di Brescia, Croce di S. Silvestro, mai Vittorio Trainini ha riposto lo spontaneo gesto cordiale, l'amichevole accento dell'antico borghigiano.Ed al suo ricordo è stato dedicato anche un Premio di pittura.

Velocissimo esecutore, nella scia dei «quadratisti» bresciani ha ricreato fughe prospettiche;pronto a posare l'attenzione su unica figura resa con plastica evidenza entro nicchie; pronto altresì a comporre movimentate scene in cui i protagonisti spesso sceglieva fra i modelli offerti dalle località in cui si recava per dipingere: ortolani, contadini, ragazzi.

Se a volte il sontuoso colore riconduce adopera di artisti veneti, prediletti, i toni monocromi fanno invece riferimento alla valida tradizione locale capace di attingere motivo d'arte eletta dagli umori più genuini del popolo.L'opera di affreschista ha per lungo tempo velato l'autore di quadri e l'illustratore di pregiate edizioni.E pure, queste neglette attività progredirono si può dire parallelamente a quella che più lo fece conoscere.

Carlo Carrà, ad esempio, fin dal 1935 segnalava lavori esposti a Milano, Emilio Pasini altri accolti nelle sindacali bresciane.

Nella pittura ad olio s'accentua la scioltezza del tratto; e s'avverte una intima spiritualità nella attenuata resa plastica, nel ratteso movimento, nella più sofflisa stesura cromatica.

 

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