Brescia, 1755–1829. 

Figlio di Francesco e di Lucia Silvia.

Incisore della scuola di Giuseppe Longhi, non ebbe maestri di grande valore, mentre la povertà e la numerosa famiglia lo spinsero ad un lavoro che si può dire commerciale. Incise infatti innumerevoli Madonne, Santi e soggetti sacri popolari con altri motivi di ripiego.

Egli stesso si lamentava di non essersi potuto dedicare a lavori più accurati. Dovette anche rifiutare un invito in Inghilterra. Fra i volumi illustrati sono da segnalare “Vite e ritratti di illustri italiani”, “Il Pantheon bresciano”, editi da Nicolò Bettoni; le “Memorie intorno alle pubbliche fabbriche…” di Baldassarre Zamboni, che raccolgono le sue migliori incisioni per nitidezza e bellezza. Illustrò anche le “Dame bresciane per sapere e per costumi e per virtù eccellenti”, dell’abate Rodella (1789) rimasto inedito.

La scarsa fortuna che lo ha accompagnato in vita ne ha lungamente oscurato pure la memoria postuma. Solo nel 1982 con la mostra dedicata agli “Incisori veneti del Settecento” ordinata nella Pinacoteca Tosio Martinengo, Bruno Passamani lo ha riabilitato, definendolo “il più completo incisore bresciano del XVIII secolo, noto finora per la sua produzione successiva alla svolta stilistica compiuta in ossequio ai nuovi indirizzi neoclassici di cui fu buon interprete”.

Notizie maggiormente estese sono in R. LONATI, “Dizionario degli Incisori bresciani”, edito nel 1994.

BIBLIOGRAFIA

S. FENAROLI, “Dizionario degli artisti bresciani”, 1887.

“Commentari dell’Ateneo”, Brescia, 1929, p. 196.

“Storia di Brescia”, Vol. III.

A. M. COMANDUCCI, “Dizionario dei pittori… italiani”, IV Ediz. (1971).

“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.

R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

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