Barco di Orzinuovi, 31 gennaio 1926 - Brescia, 23 settembre 2003. 

Nato da una famiglia di contadini fittavoli, vive la fanciullezza nelle ristrettezze comuni a molte famiglie della Bassa bresciana, vivacizzata tuttavia dalla libertà di correre nei campi, temperata nelle sere delle fredde stagioni dalla riunione nelle stalle dei parenti e dei vicini. La passione per il disegno si manifesta ben presto e si estrinseca con “murali” stesi su pareti di cascine, di rustici e di chiese. Ultimata la scuola elementare è d’aiuto alla famiglia lavorando la terra, e nei momenti liberi “scarabocchia” fino al giorno del servizio militare; durante il periodo di leva, un ufficiale gli regala colori e pennelli. Di ritorno a casa, sotto la guida di Emilio Pasini apprende il primo sistematico indirizzo pittorico, ma dopo alcuni anni si allontana dal maestro a causa di incomprensioni. La seconda guerra mondiale, la morte d’un fratello lo portano nel Sud d’Italia (1947) e l’attrattiva di quel paesaggio e della vita di quelle terre lo induce a tornare. In Puglia vive lavorando nei campi, in cambio dei pasti e del giaciglio.

Nel 1949 è a Milano, vive nella desolata periferia metropolitana, esponendo per la prima volta nel circolo ACLI di Baggio, dove è ospite di un amico per il quale lavora. Vive poi la vita dei cantieri edili, duramente. Vende la prima tela in piazza Duomo a Milano, ed a Milano dedica la sua prima consistente produzione, avvicinandosi a Motton e al gardesano Bendinelli con i quali divide per qualche tempo la greve esistenza. Frequenta le lezioni serali dell’Accademia Cimabue, indi Brera: ha per insegnanti i proff. Salvadori, Franchi, Carpi e conosce D. Cantatore e Carlo Carrà. Alle soglie degli anni Sessanta un suo quadro appare alla Biennale milanese.

La morte del padre lo induce a far ritorno a casa (1957) e di questo anno è la sua prima mostra personale a Brescia. Per qualche tempo vive a Lograto, dove la famiglia si è trasferita, con studio in un vecchia chiesa sconsacrata. Nel 1960 inizia il soggiorno a Brescia dove apre studio in Rua Sovera (e dell’ambiente circostante coglie il popolaresco vivere, il lavoro delle lavandaie) quindi in via Trieste, vicino a S. Maria Calchera.

I suoi viaggi in Bulgaria, Grecia, Ecuador, Venezuela, sono noti ai bresciani: a ogni ritorno segue una mostra dedicata a questi paesi visitati per coglierne gli aspetti meno noti, ma forse più vivi, e più consoni all’animo: visi di contadini, case misere dai calcinati muri, vita sui campi. Un mondo portato dentro fin dall’infanzia e cercato in ogni luogo percorso. Ad ogni viaggio corrispondono anche scritti pubblicati in quotidiani bresciani e illustrati con disegni.

La lunga serie delle esposizioni, i consensi critici riscossi sono ricordati nella documentazione sotto riportata, e che nei decenni successivi si è ulteriormente arricchita, tanto da rendere difficoltoso seguire il ritmo delle mostre prodotte dal pittore.

Vale a condensarle tutte la grande rassegna dedicatagli da Orzinuovi nel settembre 2005, con la collaterale accolta a Palazzo Martinengo in città, alle quali prossimamente altra ne seguirà nel salone Vanvitelliano di Palazzo Loggia a cura di Giovanna Capretti.

L’insieme delle manifestazioni ha portato alla scoperta di straordinari dipinti, di vari inediti dedicati alle nevicate, rappresentanti l’ultima produzione.

La pittura di Bergomi, nel recenti decenni, ai noti soggetti ha coniugato anche l’osservazione “dell’acqua come tumulto” rappresentata nella mostra tenuta a Città Antiquaria dal 30 febbraio al 29 marzo 1999. È alfine palese l’ampia cultura iconografica che eleva l’autore a un classico del secondo Novecento italiano.

Ora più che mai l’itinerario creativo annoverante figure andine, contadini e lavandaie della Bassa, le loro cascine e i loro fienili, si presenta con eccezionale nitore compositivo oltre che cromatico, coniugante chiara immaginazione di fronte alla umile realtà.

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