Bagolino, Il marzo 1946.

Ultimo di tre fratelli: Graziano, Vito scomparso nel 1979, Lino Scalvini appartiene a una famiglia che nella madre ha avuto l'iniziatrice d'una scuola artistica svolta nella piccola «bottega» ormai nota e apprezzata non soltanto nel Bresciano.
Al fine affinarsi, si trasferiscono a Ortisei negli anni Cinquanta, rimanendovi quasi un decennio e, secondo le personali attitudini, frequentando varie discipline: Graziano e Vito scultura; Lino anche pittura nella Scuola d'arte diretta da Mureda e sotto la guida di Moroder (scultore) e Vallazza pittore.
Ancora presso un pittore gardenese per tre anni fa pratica, finché nel 1960 circa ritorna a Bagolino; per trasferirsi nel successivo anno in città.
Nel frattempo si diploma maestro d'arte all'Istituto di Castelmassa, frequenta i corsi di pittura all'Accademia di Venezia sotto la guida del prof.  Bacci, ottenendo l'abilitazione all'insegnamento esplicato presso l'Istituto d'arte Caravaggio, in Brescia.
Incisore, pittore, restauratore oltre che scultore', nelle opere di cavalletto esprime il profondo amore verso la terra che lo ha veduto nascere: se a volte lo sguardo del pittore giunge al più ampi spazi, fino al dregradare di prati punteggiati da piccole case, sia nel fiorire primaverile, sia nel soffice candore invernale, è alle antiche case del paese, alle anguste contrade, agli ombrosi volti che Lino Scalvini dedica attenzione.  A riocomporre calcinate pareti, solidi muri con scandite spatolate: e riverberi di sole che guidano l'occhio verso il punto più lontano del paesaggio ritratto, un lieve spiraglio di luce ad indicarci la via...
Né mancano nel fogli incisi le curve sagome di uomini, figure ripetute quasi a eternare il ricorrente e corale faticoso operare del montanari: a volte resi larve, lo sguardo affisso a quanto condiziona l'esistenza.
A Lino Scalvini si deve la copertina dell'ultimo opuscolo di poesie del noto Innocente Foglio e stampato da Vannini: un angolo consueto di Bagolino, patria di noti artigiani, nobili artefici.
Poche le presenze di Lino Scalvini in mostre collettive, per lo più allestite con amici cari; ricorrenza pressoché annuale, dal 1970, hanno invece le personali tenute nel paese di origine.
 
BIBLIOGRAFIA
«Avvenire», 5luglio 1969, Il Cristo dei magnifici tre.
«Il Giorno», 4 gennaio 1970, Museo di tre scultori a Bagolino. «Avvenire», 5 novembre 1971, Un Crocefisso in carcere.
«Bresciaoggi», 15 agosto 1974, Mostra di L. Scalvini a Bagolino.
S. GIANANI, Pendolari del legno, «Bresciaoggi», 2 luglio 1975.
F.PELIZZARI, La pala del Celesti ora è in cassaforte, «Il Giorno», 15 novembre 1977. «Giornale di Brescia», 3 agosto 1978, A Bagolino personale di L. Scalvini.
«La Voce del popolo», 3 settembre 1978, Tremosine: affreschi in S. Marco. «Il Giorno», 26 ottobre 1978, Si risvegliano affreschi del XVI secolo. «Il Giorno», 25 aprile 1980, Da Bagolino canta il poeta.
«Giomale di Brescia», 28 aprile 1980, Il poeta L Foglio.
A.BARRETTA, La poesia di L Foglio, «La Voce del popolo», 9 maggio 1980.
D.TAMAGNINI, Il crepuscolo del poeta, «Giomale di Brescia», 9 ma@o 1980.

 

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