Brescia, 16 maggio 1914

Giovanissimo, costretto da necessità contingenti, esplica l'attività di imbianchino; per soddisfare la innata passione alla pittura frequenta lo studio di Emilio Pasini fin verso gli anni Trenta, al tempo stesso allievo di Giuseppe, Tita Mozzoni e di Pilera alla Scuola Moretto.

Dal 1935 al 1945 circa, soldato di leva e richiamato, vaga in numerose località lontane da Brescia, costretto ad abbandonare l'apprendistato artistico.  Può tuttavia dipingere realizzando ritratti di superiori e dei loro famigliari in varie città: Voghera, Verona, Venezia...

Di ritorno a casa intraprende i corsi all'Accademia di Brera, sotto Carr-à e Funi affinando la tecnica dell'affresco, che lo farà sovente consulente di noti restauratori.

Abilitato all'insegnamento, è stato docente in vari Istituti frai i quali il Liceo artistico «V.  Foppa», scuole medie e, da ultimo, presso il Liceo scientifico cittadino, raggiungendo i limiti della pensione nel 1977.

Assai ridotta l'attività espositiva, svolta soltanto negli anni Quaranta in occasione di collettive del gruppo Artisti indipendenti operosi in seno alla Galleria La Loggetta.

Come affreschista, da ricordare una Deposi ione realizzata intorno al 1950 nella cappella del cimitero di Corna di Darfo.

Al tema della morte di Gesù ha dedicato anche dipinti a olio di notevoli dimensioni.

Prevalentemente ritrattista, nell'impianto rammemora il maestro Pasini, sia per i fondi scuri, dai quali emergono i personaggi colti con evidente plasticità, sia per resa psicologica.  Al toni fondi sono via via subentrati colori più chiari e quinte, composte da drappeggi, oltre le quali lo spazio si estende in cieli percorsi da nubi.

I volti della Madre, della Nonna (1930 circa), i vari Autoritratti sono indicativi di una evoluzione che s'affida tuttavia al prediletti colori del maestri veneti: come testimonia anche la vasta tela raffigurante Leda col cigno.

Nelle nature morte fatte di suppellettili, di fiori, di strumenti musicali, nel paesaggio sono ravvisabili più marcati elementi del naturalismo lombardo: sia per i verdi, sia per i motivi compositivi che lo hanno attratto (località vicine a Brescia, campagne e boschi).  Il pittore predilige la composizione in cui è assente la coronante striscia di cielo in grado di accentuare l'effetto prospettico.  Di atmosfera tuttavia il dipinto si intride per le trasparenze, per i riverberi resi con velature di cui Cesare Tosca fa buon uso.

V'è da ricordare che il pittore è anche appassionato fotografo, vicino a sodalizi del ramo.

BIBLIOGRAFIA

E.PASINI, La mostra degli Indipendenti in Duomo Vecchio, «L'Italia», novembre 1946.

L.FAVERO, La mostra degli Indipendenti nelle sale del Mercato, «Il Popolo», 19 aprile 1947.

«L'Araldo delle arti», dicembre 1947, Gli artisti Indipendenti di Bres(,ia. «Giomale di Brescia», 15 maggio 1949, Alla Galleria dell'Enal.

E.PASINI, La mostra degli Indipendenti a piazza Loggia, «Il Popolo», 22 maggio 1949.

 

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