Brescia, 1927.
Autodidatta, fin da giovane si applica al disegno e alla pittura; con il trascorrere degli anni si orienta nella ricerca di una tecnica personale creando alfine un supporto al colori che attraverso «cottura» acquistano l'aspetto e la consistenza della ceramica, con effetti cromatici di particolare brillantezza..Paesaggista, insegue vastità prospettiche accentrando l'attenzione su pochi elementi compositivi. Ne sorte una sensazione di silenziosa tranquillità fatta di arabescata trama di cespugli, spogli alberi, pietrose mura di casolari. Le nature morte sono in prevalenza composte da mazzi di fiori policromi che ben si addicono ai colori e tecnica usati. Pittura «ingenua», con echi dal floreale: ha il più apprezzato pregio nella attualità cromatica, nella costruzione fantasiosa, nella cesellata e smaltata fusione di forme e colori. Groppelli ha esposto in mostre collettive della A.A.B. e del Gruppo Moretto, anche in provincia; affrontando il pubblico con personali alla A.A.ß. (1 972) a Isorella (1973), Castiglione delle Stiviere e Brescia (1974), Ghedi (1975), Brescia ancora (1977).
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, «Galleria Il Diamante», Ghedi, 29 marzo-1 I aprile 1975.
A. MAZZA, «Galleria Arengo», Brescia, 19-31 marzo 1977.
Esine, I gennaio 1817 - Arzago d'Adda, 7 giugno 1900
Frequenta l'Accademia di Bergamo sotto la guida del Diotti e di Enrico Scuri; si fa notare
per l'impegno tanto da essere giudicato «giovane di moltissimo merito». Si specializza nella pittura a fresco, ma numerose sono anche le opere di cavalletto che al tempo stesso realizza. Sorretto da grande capacità di disegno, acquisisce sapienza compositiva che completa attraverso colori vivaci, sia nelle piccole tele, sia nelle pale d'altare, sia nelle decorazioni musive. «Raramente ricorreva alla luce e alle ombre per ottenere effetti plastici che raggiungeva con la vivacità e lo splendore dei toni, avvicinandosi ai maestri del Rinascimento». Fra i dipinti sacri sparsi, molti sono in parrocchiali, santuari e cappelle della Lombardia: da Milano a Rovato, da Bergamo a Brescia, Lodi, Cividate Camuno. Uomo colto, aveva raccolto cospicua biblioteca che oggi è parte della raccolta Curaziale di Esine.Presente alla Esposizione nazionale del 186 1, è fino ad oggi poco conosciuto, secondo alcuni perché pittore secondario, secondo altri perché non pienamente capito e quindi in attesa di più approfondita analisi. Fra le sue creazioni val tuttavia citare quelle nella parrocchiale di Esine; la Visitazione della parrocchiale di Sacca, la Morte di S. Giuseppe nella chiesa dedicata all'Assunta di Pisogne. Ben noto il suo Autoritratto di collezione bergamasca. A una rivalutazione dell'opera di Antonio Guadagnini hanno ultimamente contribuito lo studio dedicatogli da Oberto Ameraldi, la donazione fatta, dallo stesso Ameraldi e della sorella Margherita, di numerosi dipinti al Comune di Esine, nonché la istituzione di un premio di pittura inteso a ricordare i due maggiori pittori esinesi, Guadagnini, appunto, e G.B. Nodari.
BIBLIOGRAFIA
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cenni bibliografici. L. SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 5 gennaio 1980.
A.M. COMANDUCCI, «Dizionario dei pittori... italiani», tutte le edizioni.
Autodidatta, ha ìntrapreso la partecipazione a esposizioni nel mezzo degli anni Sessanta, ma è dopo il 1970 che la sua attività pittorica maggiormente si evidenze con presenze in collettive a Brescia (1970, 71, 73), e nella provincia; a Vicenza (1971, 72), Ferrara e Latina (1973), Viareggio (1972, 73), Parigi (1973). Allestisce altresì personali a Vicenza («Galleria Bacchiglione», 1970), Iseo (Azienda di Soggiorno, 1970), Milano («Galleria La Cripta», «Ippodromo del galoppo di S. Siro», 1971), Ferrara (Lido delle Nazioni, 1973), Brescia («Galleria U.C.A.I.») nel 1974. Ed è attraverso questa apparizione che si è avuto modo di conoscere l'attività d' Guaineri, di rilevare la sua predilezione per i cavalli, ritratti prevalentemente col segno grafico.Segno condotto nella scia impressionistica, ma con tratto costruttivo, incisivo ed elegante ad un tempo. Tratto usato anche per ritrarre figure e paesaggio.Notevoli alcune sue «vibranti e concise notazioni colte con rapido fervore e precisione e che costituiscono una serie di bozzetti, saporosi nella loro immediatezza e pur profondì nell'insieme» (M. Sirtori Bolis). In più vicini anni Luciano Spiazzi ben ha delineato il modo di operare di Guaineri, il quale «prende carta normale di pacchi, con acqua la rende sfatta, soffíce, e poi comincia il lavoro a macchie; la penna a inchiostro dà l'avvio e l'artista, soffiando nel liquido, agitando il foglio con destrezza e rapidità, insegue effetti e scopi, pur lasciando alla materia in sé una possibilità creatrice come un linguaggio sempre aperto alle forme». Ne scaturiscono figurazioni e panorami sfrangiati; luci e ombre non mai rotte da' contrasti, ma tramate da tenui cadenze che donano uniformità ad ogni elemento compositivo.
BIBLIOGRAFIA
AA.VV., «Azienda di Soggiorno», Iseo, 16-30 settembre 1970.
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Brescia, 6 aprile 1950.
Brescia e Forte dei Marmi.
Anche Guai Tati. AI secolo Gualtiero Truzzi.
Allievo di Domenico Lusetti (v.) si é diplomato al Liceo artistico bresciano, affrontando poi i corsi di scultura all'Accademia di Brera, in Milano, sotto la guida di Luciano Minguzzi e Alik Cavaliere.
A soli vent'anni intraprende la partecipazione a mostre collettive. Fra le significative presenze di sue opere in pubblico si ricordano quelle alla "Galleria Tavolazza"(Bre-scia, 1970), alla" A.A.B." (Brescia, 1971), a Sirmione e Collio (1972), alla "Galleria Fleming" di Roma (1973), all'''Art Gallery Les Lions" di Parigi (1974), al "Quadrifoglio" di San Remo (1974), alla "Galleria Mazzini" (Brescia, 1975), allo "Studio Ghelfi" di Verona (1975), ancora a Brescia, alla "Galleria Labus" (1978 e 1981). Anche se assimilabile ai "figurativi", Guai viene plasmando un confronto con l'universo che ci attornia e opprime. AI di là della visione che potrebbe apparire ancorata alla classica tradizione, la sua ricerca si fa critica nei riguardi dell'avanzare tecnologico, palesemente incalzante; ne sono emblematici riferimenti i diversi ogget-ti, dagli occhiali agli auricolari, ai veli ecc. in evidente stridore con la staticità delle figure, spesso in gruppo e dagli atteggiamenti quasi di rito, assorte in una atmosfera silente che, da alcuni, è stata definita metafisica. Una contenutezza formale animata tuttavia da latente vitalità.
La acquisita perizia tecnica nel trattare le figure stilizzate, filiformi e preziose al pari di una giada; la riflessione ad esse demandata dal giovane Guai già provano una capacità di analisi e di espressione che la maturità dell'autore porterà a più copiosi e inconfondibili esiti.
Secolo XVIII.
Nativo di Virle, è definito marmoraio.
Negli anni 1754 - 1755 con un certo Vincenzo Zaina è operoso nella chiesa di S. Lorenzo in Brescia.
Di lui tuttavia non si conoscono opere
Brescia, 31 marzo 1932
Ha frequentato i corsi della A.A.B. con il prof. Di Prata, affrontando altresì la tecnica grafica e incisoria con i proff. Angelini, Corsini ed Eugenio Levi e la pittura accanto a Rivadossi, Arbosti, Gallizioli, Piardi e Lorandi. Impiegato della Ideal Standard, ha partecipato, vincendo, ad alcune edizioni del premio A. Canevari indetto dalla Ditta e, dal 1976, concorre a vari premi provinciali sovente evidenziandosi, come a Molinetto (1976), Ghedi (1977), Mantova (1980). Personali ha allestito a Molinetto (1 978, 79) e Castenedolo (1 980). La padronanza tecnica acquisita gli consente di realizzare una pittura condotta nella tradizione figurativa, in questa produzione, palesando doti di bozzettista rapido e riassuntivo, dalle ampie macchie cromatiche. Ma la visione che più ci attrae è racchiusa in dipinti che surrealisticamente affrontano temi attuali: come nel Ciclo vitale esposto nella mostra «Brescia '80» del maggio 1980.Qui la scansione degli elementi espressivi si afferma in virtù della chiara, essenziale raffigurazione sorretta da raffinata esecuzione. In questo alternarsi di «temi» e di «stili», quasi a riflettere il tumultuare agitante i giorni nostri, Guameri dovrà giungere a risultati unitari che l'attuale ricerca ampiamente lascia trasparire.
BIBLIOGRAFIA
AA.VV., «Brescia'80», Brescia,1-11 maggio 1980, Catalogo.
Brescia, 23 ottobre 1911. Vive e opera a Brescia.
Anche Gino.
Scultore e incisore, per questa disciplina è inserito nel "Dizionario dei pittori bresciani", edito da G. Zanolli nel 1980, al quale si rinvia per la documentazione bibliografica.
Ha affinato le naturali doti con la frequenza di artisti della nota Scuola Moretto negli anni 1927-1928; con Virgilio Vecchia approfondendo lo studio della figura e "otte-nendo ottimi risultati e conseguendo premi al merito".
Ancor giovane, sul far degli anni Trenta, intraprende la partecipazione a mostre sindacali movendo l'attenzione di Pietro Feroldi e meritando un premio sul Legato Bettoni Cazzago (1934).
Potrebbe significare il primo passo verso l'affermazione artistica, ma il servizio di leva prima, la guerra d'Africa poi e il secondo conflitto mondiale spengono sul nascere ogni aspettativa. Lungamente prigioniero in Africa e in India, alcuni suoi lavori figurano ugualmente in mostre collettive locali. È di quegli anni (1942) l'affet-tuoso e penetrante articolo che Enrico Ragni dedica all'amico lontano, all'artefice valente e sfortunato.
Conforto agli anni trascorsi nei campi di prigionia sono alcuni gessetti fortunosamen-te ricuperati e che gli consentono di ritrarre i "toni accesi di un paesaggio incontami-nato e maestoso, dove la lussureggiante vegetazione domina e dove i minuscoli personaggi, donne al pozzo, contadini intenti al lavoro dei campi, pastori son colti negli atteggiamenti pacati, solenni, quasi rituali".
Anche la creta Guarnieri ha modo di adoperare: nascono così la figura di papa Pacelli destinata alla delegazione apostolica di Bangalone, i profili di S. Giovanni evangelista, di altri Santi posti in vari luoghi solitari di devozione.
Il ritorno a casa, alfine: l'attonito ritrovarsi nella città ferita, le speranze scosse dalla tragica realtà d'un lungo dopoguerra e le preoccupazioni per la famiglia ma anche il sollievo d'un lavoro presso la Direzione Musei per la quale si fa archeologo e protagonista di ritrova menti che illustra in edizioni specializzate, l'allestimento d'un confortevole studio dove, con il restauro d'opere antiche, può meditare sue composi-zioni; i ritrovati amici: Virgilio Vecchia, B.G. Simoni, G.B. Cattaneo, Vico Cominel-li, Mario Pescatori, Roggero, Ragni, Lancini ...
Nel 1949 altro ambito riconoscimento, con la affermazione al Premio Zuccarelli. Accomunano la creazione plastica a quella grafica la precisa esecuzione, la contenu-tezza compositiva ed espressiva. "Il perenne fluire della vita appare nobilitato: d'ogni azione umana, d'ogni palpito della natura son colti gli aspetti meno consueti, i reconditi significati ma più veri".
E nei ritratti (di bimbi, di giovinetti in particolare) plasmati con evidente partecipa-zione, "risalta soprattutto la linea limpida, classicheggiante più che la volontà di proporre movenze plastiche", come Luciano Spiazzi ha recentemente osservato. Lasciato con il pensionamento lo studio di via dei Musei, Ignazio Guarnieri si è trasferito in locali di proprietà Longhena, nel vecchio rione devoto a S. Faustino. Le poche adesioni a mostre sottolineano la natura schiva dell'uomo.
Val tuttavia ricordare la presenza di sue opere plastiche in seno alla Associazione artistica di via Gramsci (1946-1947), in Episcopio (1949), nel Gruppo degli Artisti del Bruttanome (1952), alla "Galleria della Loggetta" (1959), e all'UCAI di via Pace (1978-1980).
Mostre personali ha allestito alla Logetta (1954), introdotta dal compianto prof. Camillo Boselli, e alla Piccola Gelleria UCAI (1978), prefatore Luciano Spiazzi. Socio effettivo dell' Ateneo civico, Ignazio Guarnieri può vantare opere in collezioni pubbliche e private, fra le quali possiamo citare la Galleria d'Arte moderna di Brescia, la quadreria di Virgilio Vecchia, in Poncarale, mentre bassorilievi ornano le tombe Lancini e Longhena al Vantiniano.
Poco nota al vasto pubblico, l'opera scultorica di Ignazio Guarnieri é apprezzata dai colleghi: mi è caro ricordare le espressioni di alta considerazione formulate da Virgilio Vecchia in occasione di una mia visita alla sua collezione, nell'antica casa di Poncarale.
Si è formato artisticamente nella cerchia della Scuola Moretto negli anni 1927-1928, proseguendo poi gli studi di figura con Virgilio Vecchia, ottenendo «ottimi risultati e conseguendo premi al merito»: sono gli anni dal 1929 al '34.Arriva appena a partecipare ad alcune mostre sindacali, muovendo l'attenzione di noti critici, ad affermarsi nel corcorso per il Legato Cazzago (1934) quando il servizio di leva prima, la guerra poi lo trascinano via, lontano e per lungo tempo prigioniero in Africa e in India. Di quegli anni restano numerosi disegni colorati a pastello e a bianco e nero: disegni realizzati grazie alla compiacenza di qualche compagno di prigionia che seppe trovare in qualche modo i preziosi «gessetti».Sono toni accesi di un paesaggio incontaminato e maestoso dove la lussureggiante vegetazione domina e dove i minuscoli personaggi, donne al pozzo, contadini intenti all'opra nei campi, pastori rivelano atteggiamenti pacati, solenni, quasi rituali. Sempre per la collaborazione di compagni, Guamieri può comporre anche opere plastiche: il forno di cottura è ricavato entro una grossa buca. Eppure riesce a cuocere le sculture fatte con la terra e di notevoli dimensioni: il ritratto di Papa Pacelli, ordinato dalla delegazione apostolica di Bangalore, un S. Giovanni Evangelista, altre statuette di Santi...
Della attività svolta in quelle lontane terre giungono rade notizie alla famiglia, agli amici: Enrico Ragni gli dedica una nota che testimonia l'affetto e la stima nutrita dal pittore per l'amico meno fortunato.Il ritorno a casa, alfine, l'attonito ritrovarsi nella città cara (le speranze tuttavia velate da realtà triste) il rinnovarsi di preoccupazioni per il lavoro, ma anche il confortevole studio di via Musei, con vera carta da disegno, il bulino, il torchio; e i ritrovati amici: Virgilio Vecchia, Simoni, Cattaneo, Cominelli, Mario Pescatori, Roggero, Ermete Lancini per il quale comporrà il bassorilievo della tomba. Il 1949 rappresenta tappa significativa nel cammino artistico di Guarnieri per la affermazione ottenuta con la vincita del premio Zuccarelli.Se nelle sue sculture si ravvisa la meticolosità esecutiva dell'incisore, nell'opera grafica si impone la robustezza del plastico. Accomuna le due forme espressive la secchezza del comporre: nulla v'è di troppo, ma nulla manca. Nelle figure, nei volti, nel paesaggio vive moto reso con finezza di tratto, classica contenutezza. Il perenne fluire della vita ci appare nobilitato; d'ogni azione umana, d'ogni palpito della natura son colti gli aspetti meno consueti, forse, i reconditi significati, ma più veri e più profondi.
A provare la natura schiva dell'artista stanno le sue poche apparizioni in mostre, tuttavia ogni sua «uscita» è stata notata e favorevolmente commentata. V'è da ricordare che presso la Direzione Musei presso la quale ha lavorato, Guamieri ha seguito importanti lavori di natura archeologica, specie nel Teatro romano, e ne ha fatto relazione in note pubblicazioni specializzate. t socio dell'Ateneo cittadino.
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L. SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 31 maggio 1980
Secolo XII.
Ricordato nel 1171 quale pittore per avere preso a pigione una casa delle monache di S. Giulia in contrada S. Daniele e forse da identificare con il «modesto artigiano del colore» che ha realizzato dipinto recentemente scoperto in S. Salvatore. Dipinto che protrarrebbe l'attività del Guarto ai primi decenni del 1200.
BIBLIOGRAFIA
«Storia di Brescia», Vol. I.
Iseo, 15 dicembre 1935. Vive e opera a Iseo.
Noto soprattutto per la lunga attività alpinistica che lo ha portato a scalare cime della natia Valle e fuori d'Italia, Erminio Guerini da poco tempo si è rivelato scultore. Mentre queste pagine vanno componendosi tipograficamente é annunciata una sua mostra personale nella sala dell' Azienda Autonoma di soggiorno iseana, dove allinea una quindicina di opere in legno.
Qui possiamo soltanto registrare l'avvio dell'attività espositiva d'un artefice che da poco più di un anno, e solo per proprio diletto, affida al legno le proprie riflessioni; della materia prescelta "rispettando tal une contorciture naturali, quasi cercando di non profanare forme che la natura ha creato". Un modo, forse, di rendere tangibil-mente e divulgare le affascinanti esperienze per decenni vissute in cospetto di maestose rocce.