Dizionario dei Pittori Bresciani
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HAUNER CARLO

Brescia, 1927.

Figlio di noto musicista, allievo di Emilio Pasini negli anni dell'ultima guerra, Carlo Hauner esordisce giovanissimo in personale, riscuotendo particolare successo di vendite e di critica.  Sull'onda di favorevole prova, nel 1944 allestisce un'altra mostra alla «Galleria Vittoria», nella scomparsa sala della omonima piazza, chiudendo i battenti con diversi giorni di anticipo sul previsto, avendo venduto ogni opera esposta. Ritratto della madre del 1946 suscita particolare attenzione; la maturità espressiva ormai raggiunta gli consente di ben figurare anche accanto a Dova, Migneco, Pierca e Ragni in successiva esposizione.  P- l'anno 1948, anno in cui gli sono aperte le porte della Biennale di Venezia, è l'anno della presenza alla «Galleria Cairola» di Milano dove l'introduce Raffaele De Grada e lo recensiscono con favore Ugo Nebbia e Garibaldo Marussi. Motivi di lavoro e affetti familiari lo sospingono per qualche tempo in America, dove sue opere figurano al Museo de Arte di S. Paolo del Brasile.  Quindi, improvviso, lungo silenzio: il pittore sembra avere dimenticato tavolozza e pennelli, anche se l'attività di ceramista e l'industrial design non gli impediscono di prendere parte al «Premio Brescia».Giunge il 1961 e Gino Benedetti lo accompagna in catalogo per la mostra alla «Galleria Alberti».  E parla di un riabbraccio con la pittura di un personaggio inquieto e una personalità ansiosa di nuove esperienze, carica di contrasti.  Successivamente con Pierca e Ragni è a Milano («C4alleria Vismara», 1965) per confermare accesa sensibilità attenta agli avvenimenti vissuti dalla umanità.  E così si ripresenta a Brescia nel 1967, ultima sua mostra di cui abbiamo nota. Dalla impostazione tradizionale, dall'impasto rorido e succoso a ricreare fantastiche figure giacenti di fronte a scenari riverberanti viola tonalità e terre balenanti di serotini chiaron' è giunto a «intarsi» in cui il rosa tenue ricrea carnagioni femminili fra ruvidità di pareti gessose e di scuri e sinuosi mobili, fino al sensitivo getto di colore a rendere la drammaticità dei fatti di cronaca.  Un cammino percorso attraverso il picassismo, l'astrattismo, la pop art: episodi tuttavia, che valgono a caratterizzare una ricerca che, pazientemente, pungentemente elaborata, testimonia una lucidità di visione e capacità di interpretazione e di sintesi scaturite da un animo ansioso di rappresentare la vita.
 
BIBLIOGRAFIA
E. PASINI, La mostra d'arte giovanile nel Ridotto del Grande, «L'Italia», 2 giugno 1943. «Galleria Vittoria», Brescia, 13-28 maggio 1944 (c.fr.) «L'Italia», 24 maggio 1944.
«Galleria Zanardelli», Brescia, 20 dicembre 1944 - 7 gennaio 1945.
«Galleria Vittoria», Brescia, 24 aprile 1946.  Collettiva.
0. DI PRATA, Troppe opere e poche idee ecc. «Brescia-lunedì», 21 ottobre 1946.
AEQUUS Pittori e scultori a convegno in via Gramsci, «Giomale di Brescia», 24 ottobre 1946. «Mostra úìennale internazionale di Venezia», Venezia, 1948.  Catalogo.
«Brescia notte», 26 novembre 1948.  Cordialità alla mostra d'autunno.
F. Dipinti notevoli alla mostra d'arte (foglio anon. e s.d.) i 948.
R. DE GRADA, «Galleria Cairola», Milano, 9-22 aprile 1949.
R. DE GRADA, «L'Unità», I 5 aprile 1949.
G. MARUSSI, Rubrica d'arte, «La Fiera letteraria», Roma, 17 aprile 1949.
U.N. (ebbia), Mostre, «Tempo», Milano, 22 aprile 1949. «Omnibus», a IV, n. 17, 23 aprile 1949.
M.M. Rubrica d'arte, «Brescia-lunedì», a IV, n. 15, aprile 1949. «La Revue moderne», Paris, aprile 1949.
«Fanfulla», S. Paolo del Brasile, I luglio 1949, Esposizioni.
«Diario de Note», S. Paolo, 26 luglio 1949, Inauguracao de mostra de tres.
«Gazzetta», S. Paolo, 2 8 luglio 1949, Esposi coes de semana.
L. HAAR, «Museum de arte», S. Paolo del Brasile, gennaio 1952.  Catalogo per mostra personale. «Incom illustrata», 24 maggio 1952.
«Diario de S. Paolo», 26 giugno 1952.
«Giomale di Brescia», 22 settembre 1952, A un milanese e a quattro bresciani...
VA., Seguendo la cometa del neon alla mostra del Premio Brescia, «Giornale di Brescia», 5 ottobre 1952.
G. BENEDETTI, «GalleiiaAlberti», Brescia, 13-25 maggio 1961. «L'Italia», 20 maggio 196 1, Mostre.
G. VALZELLI, I profeti e la turba..., «Bruttanome», Vol. 1, (1 962), pp. 8 5.86. 89. «Storia di Brescia», Vol.  IV.
«Galleria Vismara», Milano, 28 maggio- I 0 giugno 196 5. Collettiva.  M. LEPORE, Le Mostre, «Corriere d'informazione», 8-9 giugno 1965. «L'Italia», 13 giugno 1965, Arte.
«Centro internazionale d'arte», Brescia, I I -23 marzo 1967.
E.C.S. (alvi), Mostre d'arte, «Giornale di Brescia», 19 marzo 1967.
R.LONATI, Artisti di casa nostra, «Biesse», a. X, n. 98, gennaio 1970.
 

HORATIO DI BARBARI

 Secolo XVI.

Secondo Valentino Volta, Horatio di Barbari, lapicida, il 25 ottobre 1565 con Vincenzo Barbieri (v.) si impegna a "far un finestrone del palazzo" (Loggia): essendo defunto l'altro lapicida, Lanfranco Fassoni, ai due superstiti è proposto un pagamento di 1900 plt. e raccomandata la scelta di buon materiale, oltre che l'accurata esecuzione.

Il documento è proposto in "Manerbio nel XVI secolo", p. 145.

INGANNI ANGELO

Brescia, 24 novembre 1807 - 2 dicembre 1880.

Figlio di modesto decoratore, fratello di Francesco, noto pittore animalista, aiuta fin da giovane i familiari, apprendendo così i primi rudimenti dell'arte e formandosi buona cultura tanto da poter affrontare anche l'insegnamento.  Nel corso della vita potrà ancor più ampliare la sua visione con viaggi a Venezia, Parigi, in altre città d'arte, conoscendo altresì noti artisti e letterati.Lungamente militare a Milano, dove vivrà fino a pochi anni dalla morte, pur con soggiorni bresciani e in Gussago, si fa apprezzare dai suoi superiori per le qualità pittoriche.  Un ritratto a Radetzky gli consente tale libertà da poter frequentare Brera, dove dal 1834 è allievo del Migliara e di Pelagio Pelagi.Condiscepolo di Renica e di Domenico Induno, durante esposizioni accademiche è elogiato da Cesare Cantù: La parata delle truppe austriache nell'accampamento di Medole a Castiglione, eseguita su commissione del generale austriaco, è custodita a Vienna. Già sono palesi le precipue doti della sua pittura fatta di gradevolissima quiete d'aria, la varietà e le belle movenze delle macchiette, la esattezza prospettica.  Così, le sue vedute bresciane, milanesi, veneziane... acquisiscono valore anche per la preziosa veste documentaria.  Fra i numerosi motivi paesaggistici già annotati da altre pubblicazioni val almeno citare Giardino di villa Richiedei a Gussago (1 850), Portici dei Figini, esposto a Torino nel 1853, quindi a Parigi donato a Napoleone 111 che lo destinò al Louvre, Gli Zuavi sugli spalti di porta S. Giovanni (1 86 1) ora alla nostra Pinacoteca, Piazza vecchia sotto la neve (1 879) donata a re Umberto I e poi acquisita alla Pinacoteca Tosio Martinengo. Ma altri dipinti ancora dovrebbero essere citati: vedute bresciane e milanesi, per non dire degli interni del Duomo di Milano, ripetutamente eseguiti.
Un Autoritratto giovanile, ora agli Uffizi, apre la serie dei dipinti eseguiti a noti esponenti della vita artistica e politica: B. Facchi al caminetto (1 856), G. Facchi, (1 857) LuigiBasilettiePaoloRichìedei(1857),Padre Maurizio Malvestiti (1859),Re Vittorio Emanuele II (1 860), Camillo Brozzoni (post. 1864) sono soltanto i più apprezzati; ma non pochi sono i personaggi riconoscibili anche in vedute dove le figurine che  animano la scena sono conoscenti del pittore. Ed il ritratto gli dette fama, tanto da essere considerato fra i maggiori autori di figure «ambientate» così di moda nella prima metà dell'Ottocento.
Verso la metà del secolo s'avverte il prevalere del motivo di genere: con contadini, spazzacamini, personaggi più aderenti alla comune realtà, Si inseriscono così i suoi ben noti effetti di luce provocati da candele, tizzoni ardenti, notturni contrasti ricchi di riverberi e di trasparenze.  Così come noti sono i suoi motivi militari. Se con la seconda moglie, Amanzia Guerillot (v) non aveva esitato a decorare specchi, ventagli, porta gioie, paraventi o fermaporte con il gusto romantico dell'epoca, Angelo Inganni con dignità si cimentò anche nella pittura sacra, sia a olio sia ad affresco.  Decorazioni ha eseguito in casa Bellotti, ora Guaineri, a Brescia (1 847-18 50), in una osteria (1 867) ed il dipinto è ora in collezione milanese; sue sono le lunette sugli ingressi della chiesa di S. Marco a Milano (1 845 -1846), della parrocchiale di Gussago (1 8 50) dove è pure una tela con la Deposizione, (1 8 54).  Ancora a Milano dipinse nella chiesa di S. Carlo (1 847) e poi in quella di Ronco.
A Brescia resta una pala d'altare in S. Maria in Silva. Presente a numerose Esposizioni di Brera, Angelo Inganni oltre che alla Pinacoteca Tosio Martinengo, lascia opere al Museo Revoltella di Trieste, in collezioni private di Brescia, Milano e altre località lombarde.
 
 
BIBLIOGRAFIA:
Sta in:
G. PANAZZA e AA.VV., «A.  Inganni», Chiesa di S. I-orenzo, Gussago, 25 aprile - 2 giugno 1975.
Stampa Linotipografia Squassina, Brescia, 19 7 5.
Si veda inoltre:
C. CAN I u, «Le glorie delle ß.A. esposte nel palazzo di Brera», a. 1834, 1835, 1837.
F. VILLANI, Veduta di Milano con neve cadente, «Album della Esposizione di B.A.», 1845, pp.
121, 125.
MONGERI, «L'arte in Milano», 1872, pp. 89, 309.
«Il Cittadino di Brescia», 29 agosto 1879, Esposizione d'arte a palazzo Bargnani.
«La Sentinella bresciana», 8, 9, 10, 12, settembre 1879, La esposizione artistica di palazzo Bargnani.
P. GUERRINI, La piove di Gussago, «Brixia sacra», Vol. 11, (191 1(.
THIEME BECKER, voi.  XVIII, (1925).
«La Santinella bresciana», 22 febbraio 1925, Mostra delpittore A. Inganni.
«Il Popolo di Brescia», 24 febbraio 1925, Mostra di A. Inganni.
NINOVIC. (ari), Un ottocentista, A. Inganni, «Il Popolo di Brescia», I marzo 1925.
GI.VI., Un pittore bresciano dell'Ottocento, «La Provincia di Brescia», 7 marzo 1925.
E. SOMARE, La mostra della pittura bresciana dell'Ottocento, «Brescia», a. VI, aprile 1934, p. 9.
G. NICODEMI, La pittura bresciana dell'Ottocento, «Emporium», Vol. 80,(1934).
R.M., A. Inganni pittore prospettico e la veduta della contrada nuova in Monza, riv. «Monza», giugno 1934, pp. 28, 30.
«Enciclopedia italiana», Ed.  Treccani, 1938, Appendice 1, p. 728.
L. VECCHI, «Brescia», monografia ill. per gli anni 1941-1942.
P. D'ANCONA, «La pittura dell'Ottocento», Milano, 1954.
V. LONATI, Arte di ieri e arte di oggi, «Commentari dell'Ateneo», Brescia, 1954.
C. BOSELLI, Mostra dell'Inganni, «La Patria» 28 novembre 1955.
G. NICODEMI, «Pittori dell'Ottocento bresciano», 1956.  Prefazione al catalogo della mostra di
F. Filippini, C. Bertolotti, L. Lombardi, F. Rovetta, A. Zuccari.
G. VALZELLI, A. Inganni dal vero, «Giornale di Brescia», 14 aprile 1956.
G. PANAZZA, «I civici musei e la Pinacoteca di Brescia», 1958.
0. DI PRATA, Profilo critico.... «Brescia e Provincia», monografia per gli a. 1958-59, p. 77.
G. PANAZZA, «La Pinacoteca Tosio Martinengo», Ed.  Alfieri e Lacroix, Milano, 1959.
«Giornale di Brescia», 21 febbraio 1968, L'autoritratto del pittore A. Inganni in una tela scovata a porta Portese.
«Giomale di Brescia», 3 agosto 1974, Gussago renderà omaggio a Inganni.
D.T. (amagnini), Il 24 aprile aperta a Gussago l'antologica di A. Inganni, «Giornale di Brescia», 6
aprile 1975.
G. PANAZZA, A. Ingannipittoredellospazio, «Giornaledi Brescia», 7 maggio 1975.
L. ANELLI, La mostra dedicata adA.  Inganni, «La Voce del popolo», 16 maggio 1975.
F. DE SANTI, Per A. Inganni giusta rivalutazione, «Bresciaoggi», 24 maggio 1975.
«Storia della pittura italiana dell'Ottocento», Ed.  Bramante, 1975.
«Giornale di Brescia», 24 settembre 1977, Invito alfolclore.
«Giomale di Brescia», 25 novembre 1980, Scoperto un rilevante gruppo di disegni di A. Inganni.  Si vedano ancora: Galetti e Camesasca e il Dizionario di A.M. Comanducci.

 

INGANNI FRANCESCO

 Brescia, 1793 - Lago di Corno, febbraio 1873

Con il padre, esercitò la decorazione, dandosi poi al dipinto a olio e rivelandosi valente pittore animalista, tanto da riuscire ad influenzare anche il più famoso fratello Angelo.  Predilesse i volatili; in occasione di mostra milanese oltre che alle piccole tele di pennuti fu apprezzato il grande dipinto dal titolo: L'uscita dall'arca di Noè dopo il diluvio universale, acquistato a caro prezzo da appassionato straniero.In Brescia è ricordata una sua opera presente alla Esposizione Bresciana del 1878: Nidiata di pulcini, quando il pittore già era morto da alcuni anni.
 
BIBLIOGRAFIA
Può essere utile consultare quella relativa ad Angelo Inganni.
Si veda più specificatamente:
P. DA PONTE, «Esposizione della pittura bresciana», Brescia, 1878.
S. FENAROLI, «Dizionario degli artisti bresciani», 1887.
A. GNAGA, «Guida di Brescia artistica», 1903.
THIEME BECKER, vol.  XVIII, (1 92 5).
«Storia di Brescia», Vol.  IV.
A.M. COMANDUCCI, «Dizionario dei pittori... italiani», tutte le edizioni.
 

INGANNI GUERILLOT AMANZIA

v. GUERRILLOT AMANZIA.

INGEGNOLI VITTORIO

Gargnano, 9 settembre 1859 - Milano, 24 luglio 1926

Intrapresi dapprima gli studi classici, frequentò poi la scuola serale dell'Accademia di Brera, senza tuttavia completarne i corsi.  Si può pertanto considerare un autodidatta, che si applicò alla pittura durante i momenti liberi dall'impegno impostogli dalla azienda di sua proprietà.  La sua produzione è stata limitata quindi, e decimata anche da un incendio: le restanti opere sono di proprietà degli eredi. Esordi nel 1879 con l'opera La sacrestia della chiesa di S. Angelo, premiata accanto a dipinti di Segantini e Bazzaro. Non si conoscono altre sue presenze a mostre, mentre nota è la sua passione per tutte le manifestazioni artistiche e letterarie tanto che anche i suoi figli esercitarono la pittura.
 
BIBLIOGRAFIA
A.M. COMANDUCCI, «Dizionario dei pittori... italiani», tutte le edizioni
 

INVERARDI MARIO

Brescia, 15 ottobre 1945

Prevalente autore di ceselli, anche se non poche sono le sue opere scultoriche e pittoriche, proposte anche in mostre.

Ancor giovane si accosta all'incisione del metallo e, mentre si dedica all'artigianato orafo, frequenta i corsi di disegno presso noti artefici: Domenico Lusetti (v.), Gianni Piva, Aride Corbellini, Antonio Lorandi, il maestro Lorenzo Baresi (v.), aprendo alfine proprio laboratorio.

AI 1973 risale la sua prima mostra personale, ordinata presso la "Galleria Bistro", di piazza della Loggia, dove ritorna anche il successivo anno.

Altre sue presenze singole ricordiamo alla "Galleria S. Gaspare" (1982), nella saletta del Torchio presso l'Associazione artisti bresciani, in via Gramsci, nel 1984, dove fra l'altro ha proposto i ritratti di Eligio Agriconi e del poeta Romele.

Varie anche le adesioni a mostre collettive locali.

Dalla "bottega", prossima alla torre della Pallata, escono composizioni incise nell'oro, nell'argento: sottilissimi fogli ai quali sono affidati paesaggi e figure resi con tratteggio delicato, lo stile impressionistico. E la foga di cavalli liberi nella corsa o notazioni quali Il riposo, Il vicolo; per chiudere con il busto bronzeo di Edoardo De Filippo da Mario Inverardi donato alla città di Brescia tramite il presidente dell'Amministrazione provinciale, prof. Bruno Boni (1983).

Accanto alle opere concepite con intento figurativo o descrittivo si assommano i monili, i difficili e raffinati incastri di gioielli e di pietre preziose, i più modesti frutti di un esemplare artigianato orafo di cui l'lnverardi è ormai uno dei pochissimi rappresentanti in città.

Val alfine segnalare alcuni dei lavori destinati a spazi pubblici, come il ritratto del calciatore Mario Rigamonti, perito a Superga, esposto nel complesso sportivo di S. Polo; i lineamenti di padre Marcolini proposti entro il verde d'un giardino del villaggio "La Famiglia" a San Zeno.

E' un artista complesso, multiforme, costantemente alla ricerca di nuove espressioni, nuovi materiali, nuovi colori.
Attraverso i suoi lavori cerca l'Uomo e ne fa il Protagonista, attraverso i dipinti, le sculture, i pannelli, i gioielli che sono allo stesso tempo preziosi e raffinate sculture.
Un artista costantemente alla ricerca di risposte: nelle nuove tecniche dei dipinti, che sembrano uscire dalla tela quasi a sfidare la legge di gravità, nel tratto attento delle sculture che sanno cogliere l'anima di chi rappresentano, nell'incontro delle pietre preziose con materiali poveri, densi di significati e lievi, ad adornare il corpo di una donna.
Quarant'anni di carriera, con la testardaggine e la passione, con volontà di cercare risposte, a fare da traino.
Iuta, spago, pietre, colori, creta, bronzo, oro, metallo, nelle mani di Inverardi sono strumenti per trasformare un concetto, un'idea in materia, una materia che a sua volta diventa pensiero e riflessione in chi la guarda.
La prima mostra personale risale al 1973 e da lì una vita artistica fatta di armonia, purezza di linee, equilibrio, significati, ricerca.
Non si può rimanere indifferenti dinanzi ai lavori di Mario Inverardi, un artista a tutto tondo, perchè in quei lavori ognuno di noi può trovare un'emozione, un senso, un ricordo.
Ogni opera è un pezzo unico.

 

INVERNICI ENRICO

Brescia, 5 luglio 1877 - 25 aprile 1955.

Apprezzato antiquario e notissimo oste, Enrico Invemici ha notevoli doti pittoriche.  Ancoroggi inVia S.Eustacchio resta la sua antica casa,dove riunìra le cose antiche e dipinti. Prima di soffermarsi sulla sua pittura val ricordare il personaggio che animò l'antica trattoria «Alla Pace», di via Mazzini, condotta negli anni Trenta «al cospetto dei quattro maestosi tigli e della artistica fontana di piazza del Vescovado». Qui si riunivano illustri avventori quali Arturo Benedetti Michelangeli, l'ori.  Ariosto, Ettore Petrolini, Angelo Dall'Oca Bianca e, ancora, N.F. Vicari, Pietro Bulloni, Leonzio Foresti, Pietro Feroldi, l'ing.  Dabbeni, Gaetano Cresseri, Vincenzo Lonati, Amaldo,Gnaga, Canossi...Ma val soggiungere che a Nico Invemici e alla sua casa non disdegnò di accostarsi Gabriele D'Annunzio, mentre memorabili furono le dispute sull'arte antica e moderna sostenute con Carlo Belli e lo scultore Arturo Martini: dispute che tuttavia, «placati gli animi, non intaccavano il rispetto reciproco, come si addice a chi possiede elevatezza d'animo». Pittore autodidatta, sue opere figurarono in occasione della Mostra postuma dei Soci, allestita dalla A.A.B. nel 1970. Figurativa, ricca di impasto e di colore nella eco impressionista, la sua pittura è ancor oggi da riscoprire.  Come da riscoprire il suo «spirito aperto agli entusiasmi migliori, anche al di là delle predilette arti ... e di questo entusiasmo la sua parola vibrava continua» com'ebbe a dire Vincenzo Lonati, l'indomani della morte del pittore.
 
BIBLIOGRAFIA
«La Sentinella bresciana», 26 aprile 1904.
R. PUTELLI, «Illustrazione Camuna e sebina», 1929.
E. PASINI, Nel mondo dell'arte, «La Provincia di Brescia», 19 gennaio 1948.
V. LONATI, Necrologio, «Giornale di Brescia», 27 aprile 1955.
A.A.B., «Mostra postuma dei Soci: nel XXV di fondazione», Brescia, ottobre 1970.  Catalogo.  Si vedano i quotidiani nel periodo della mostra.
S. MINELLI, La trattoria Alla Pace di Enrico Invernici, «Giomale di Brescia», 16 febbraio 197 1.
R. LONATI, «Mezzo secolo di testimonianze sulla pittura bresciana del Novecento», Tip.  S. Eustacchio, Brescia, 1979.
 

INVERNICI REDENTO

1870 - 1926.

Antonio Fappani ("Enciclopedia bresciana") lo dice giovanissimo allievo della rinomata bottega artigiana di Felice Luscia in Brescia: città dove ha esplicato lavori di intaglio nel legno, realizzando importanti arredi in case signorili.

Dell'attività dell'lnvernici non sono tuttavia specificatamente indicate opere.

IPPOLITO (DA) BRESCIA

v. CLEMENTE DA BRESCIA..

  1. ITALIANI FAUSTINO
  2. ITALIANI GIOVANNI ANTONIO
  3. JACOBINI ARICHUS
  4. JACOBINO DA MILANO

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