Dizionario dei Pittori Bresciani
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LANCINI GIO.BATTISTA

Secoli XVI - XVII.

Intagliatore nato nel 1551.

B. Zamboni scrive che nel 1603, su disegno di G. B. Lantana, architetto del Duomo Nuovo, il Lancini compose il modello della sacra fabbrica ricevendone compenso di lire planet. 605.

E nel Duomo risulta operoso anche nel 1614, anno in cui una polizza, resa nota da Stefano Fenaroli, lo dice presente anche ad Adro, località sua d'origine dove sposò Prospera Formagine ed ebbe il figlio Lanciano (Archivio di Stato, atti in data 18 febbraio 1579,24 gennaio 1579 e 26 gennaio 1583).

LANDI ANGELO

Salò, 17 giugno 1879 - 16 dicembre 1944.

Spirito irrequieto, contravvenendo ai desideri dei genitori, che lo volevano studente a Cà Foscari e poi diplomatico, Angelo Landi si trasferisce giovanissimo a M'Iano e, per diventare pittore, affronta umili lavori, decorando telai di letti in ferro e suppellettili varie.
Frequenta al tempo stesso l'Accademia di Brera, e in seno ad essa, a soli ventitre anni, si evidenze con un quadro, Affanni, ritratto della donna amata.  Trasferitosi a Venezia frequenta Sezanne e Dal Zotto, meditando nel contempo anche la pittura di Tranquillo Cremona, imitandone il fare nelle figure. Prime armi, dipinto a ventisei anni, è acquistato da re Vittorio Emanuele 111 e gli vale la nomina ad accademico di Brera. Dal 1905 inizia la attività di ritrattista che lo pone ben presto a gareggiare con il Selvatico e Amisani in Milano. Anziché arrestarsi su una «maniera» che gli dà numerose commissioni, con notevole fama, egli seguita la sua ricerca; dal romanticismo si accosta al realismo, sfruttando anche il pastello in grado di raggiungere delicatezza di accostamento, lucentezza e   plasticità. La prima guerra mondiale interrompe la già ben avviata scalata al successo: ma la sua professione è sfruttata dal Comando supremo dell'esercito che lo incarica di documentare fatti guerreschi.A conflitto concluso è incaricato di esporre quanto eseguito in America latina, ed a quel viaggio altro ne segue, in Africa, fin che il pittore può stabilirsi a Roma, dove apre studio in una «torre dalle antiche mura in Corso Italia».Riprende la fervida attività ed è difficile seguire tutte le mostre personali e collettive.  Venezia accoglie il pittore nostro nel 1912: vi espone Corredo; Brera ripetutamente lo invita.  Notevole l'affermazione personale riscossa a Ferrara (1928), dove è ammirato il Ritratto della moglie.
Ma le sue più numerose opere sono frutto di commissione, così val ricordare i ritratti eseguiti per il violoncellista Mainardi (Castello sforzesco); per la co: Cornaggia Medici, per il principe Giovanelli, per gli industriali Folonari, Wiihrer, Marzotto, per il prof.  Duse, per il dottor Rini...Sue composizioni varie sono: Battaglia della Sernaglia (Roma, Quirinale); Al Rubicone, (Permanente, Milano); Il cavallerizzoferito, (Pinerolo, Museo della cavallerizza); Il violinista, (Madrid, Museo d'arte moderna); Giordano Bruno, (Milano, Circolo galileiano); opere di paesaggio e figure nella Pinacoteca bresciana. Fra i numerosi impegni, Angelo Landi non trascurava di ricordare il suo lago: vi dedica così dipinti, lo ritrae in disegni pubblicati in periodici benacensi e alla terra natia fa ritorno anche per decorare numerosi edifici pubblici e privati. Nel 1936 si reca a Parigi e torna dopo aver realizzato le opere che il Comune di Salò esporrà per onorare il pittore, l'indomani della morte. Fra  le decorazioni e opere gardesane val citare almeno la Via crucis del Duomo di Salò, le composizionì in villa Bianchi a Maderno, in villa Simonini e nel municipio a Salò, nella parrocchiale di Padenghe, nel Palace Savoy Hotel e in villa Polenghi a Gardone... i noti S. Francesco e S. Chiara nel Vittoriale. Accanto a questi lavori, a quelli eseguiti in Milano, Olgiate Olona, Genova, sta il «ciclopico» dipinto nel Santuario di Pompei nel quale, su una superificie di centinaia di metri è raffigurato Il sogno, o visione, di S. Domenico, la Beata Vergine del Rosario che si eleva nella gloria del cielo e deifedeli. Affidata al pittore dopo concorso nazionale, l'opera nasce da ansie, da assiduo studio cui segue frenetica applicazione sugli alti ponteggi, tanto che Angelo Landi si ammala, facendo temere, oltre che per la stessa sua vita, per il compimento dell'impegno assunto.  Terminato il lavoro, torna al suo lago, dove poco dopo si spegne.
 
BIBLIOGRAFIA
Sta in: R. LONATI, Artisti di casa nostra, A. Landi, «Biesse», a. Xlll, n. 138-139, settembre, ottobre 1973.
B. PASSAMANI e AA.VV., «Angelo Landi», Magalini editrice, Brescia, 1980.  Catalogo alla mostra tenuta nell'estate 1980 a Salò.

 

LANDRIANI ADRIANO

Brescia, 23 maggio 1925.

Operatore estetico, pittore e grafico, com'egli stesso si definisce, negli anni Sessanta ha intrapreso la partecipazione a manifestazioni artistiche anche a carattere ' internazionale.  A Londra (1967); Bruxelles, Madrid (1971); New-York (1974); Monaco (1976); Lugano e ancora Monaco (1977); Berlino, Parigi, Bogotà (1979); Malta (1980).  E sue opere grafiche già figurano in Gallerie d'arte a Madrid, Roma, Gallarate, Mosca, Stoccolma, Parigi, Sassoferrato, Filottrano, New-York. Personali ha allestito in varie città quali: Genova (1973); Trento, Torino, Bologna (1 974); Brescia (1974, 6, 1978), ecc. La sua presenza a Brescia risale tuttavia all'ultimo scorcio del 1972 allorquando la Associazione artisti bresciani accolse sue opere in singola rassegna. Da quelle opere scaturiva evidente l'impegno di Landriani «impegno forinale e spirituale, immerso in uno sperimentalismo linguistico di ardua comprensione ma anche e soprattutto un fare i conti con la propria situazione interiore e quella del proprio tempo, della società in cui vive e vuole essere vivo».Detto questo val cercare di descrivere le opere, sempre cromaticarnente preziose, tenui a volte come i fondi di antiche icone; a volte accese da colori solari; composite e accurate come un intarsio.  Piani sui quali si alternano via via i più diversi segni ed emblemi. Usando materiali poveri, dal piombo al legno, ai chiodi; dal ferro alla carta al cartone, Landriani cerca di fissare (rasentando il bassorilievo) vision' suggerite dalla accorata osservazione del mondo.  Visioni dolorose, tragiche; lacerazioni aperte da impietosa lama.  E quelle ferite emergono sulla superficie pittoricamente accattivante e preziosamente composta, a richiamare la sofferenza umana, la morte. Se l'abilità, la fantasia dell'autore può a volte indurre a considerare queste opere frutto di un diversivo, la natura di chi le concepisce non permette d' dubitare che quanto realizzato riflette «l'incubo della fantasia che, a contatto del mondo, si fa tesa metamorfosi delle forme, realtà incombente e allusiva: una dimensione kafkiana della realtà».Landriani ha inoltre realizzato cartelle serigrafiche per conto della Editrice Arte nuova oggi.
 
BIBLIOGRAFIA
«Il Messaggero», 19 febbraio 19 7 1, Premio S. Valentino.  L.S. (piazzi), Arte, «La Voce del popolo», 21 marzo 197 1. «Les Arts en Europe», Bruxelles, 197 1.
E. FEZZI, «Landriani-Briola», Arti grafiche F.lli Binda, Soncino, s.d., (1 972-1973).
G. STELLA, Arte, «La Voce del popolo», 19 gennaio 1973.
l.M. BALESTRIERI, Genova arte, «Narciso», ottobre 1973.
G. PACHER, Le Mostre, «Alto Adige», gennaio 19 74.
A. MINUCCI, Un artista e la natura,«La Stampa», 29 marzo 1974.
A. MISTRANGELO, A. Landriani, «La Vernice», 3 aprile 1974.
AA.VV., «Piccola galleria U.C.A.I.», Brescia, 26 ottobre - 7 novembre 1974.
G. CHIECO, A. Landriani, «Le Arti», ottobre 1974.
L. SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi». 2 novembre 1974.
G. STELLA, A. Landriani, «A.  Studio», a. III, n. I 1, novembre 1974.
L. SERRAVALLI, Gallerie d'arte, «Tempi e cronache», Trento, n. 2, 1974.
L. CAVALLARI, A. Landriani, «Il Giornale d'Italia», s.d. (i 974).
L. SPIAZZI, Artisti bresciani in Duomo vecchio, «Bresciaoggi», 3 gennaio 1976.
A. FERNANDO, Ambiente e uomo di A. Landriani, «Narciso», febbraio 1976.
AA.VV., «Piccola galleria U.C.A.I.», Brescia, 26 marzo - 10 apiile 1976.
L. SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 3 aprile 1976.
E. FEZZI, A. Landriani, «Cartella serigrafica».  Ed.  Arte nuova oggi, 1977.
L.S. (piazzi), Cartella serigrafica, «Bresciaoggi», 9 aprile 1977. «Il Resto del Carlino», 12 giugno 1977, Premiati cento artisti.
«Bresciaoggi», 6 agosto 1977, Landriani al KunstlerVuseum. (di Monaco).
A.M. (icacchi), Complesse tecniche di L. e Pezzoli, «La Provincia», Pavia, s.d. (1977) (c.f.r.) E. DE SANTI, in «Bresciaoggi» e E. FEZZI, in «Arte nuova oggi».
G. CHIECO, «Landriani-Pezzoli», Serie artistica Bugatti, Ancona, s.d. (1977). (Usato quale catalogo per mostra «Piccola galleria U.C.A.I.», Brescia, aprile 1978).
E. FEZZI, «Antic haus», Monaco, ottobre-novembre 1978, Catalogo.
L. SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 17 marzo 1979.
G. S., I premiali a Berlino, «Il Secolo d'Italia», 6 settembre 1979.
AA.VV., Perché l'uotno viva, «Piccola galleria U.C.A.I.», Brescia, 29 marzo 1980, Catalogo.  E. FEZZI, La Mostra nazionale di Grafica, (a Cremona), «La Provincia», 15 maggio 1980. «La Provincia di Corno», 7 luglio 1980, Rassegna a Villa Olmo.
 

LANFRANCHI LUIGI

Secolo XX.

Segnaliamo il nominativo di questo scultore, di cui non siano in grado di dare elementi biografici e artistici, perché conosciamo soltanto la firma incisa nella statua raffigurante la Vittoria alata collocata sulla sommità del monumento ai Caduti di Paderno Franciacorta.

L'opera, in pietra carsica, è stata realizzata nel 1922 - 23; finanziata dal comm. Roberto Ferrari e dalla comunità di Paderno, è giunta a mezzo ferrovia fino a Ospitaletto.

La piramide che regge la grande figura è stata costruita dalla impresa locale dei Fenaroli.

A quanto si è appreso, nulla rimane della documentazione relativa al monumento, mentre negli atti municipali v'è traccia di un progetto di fontana che avrebbe dovuto occupare lo spazio di fronte al Castello, poi destinato ad accogliere il ricordo dei Caduti padernesi di tutte le guerre.

LANFRANCHI PAOLO GENTILE

 Palazzolo, 5 settembre 1883

Vive ancor oggi a Palazzolo.Da Giovanni, fondatore della palazzolese ditta Lanfranchi, nasce Paolo Gentile, che dal padre eredita la direzione dell'azienda.Solo in età matura incomincia a dipingere,, da autodidatta, copiando capolavori di maestri antichi, Caravaggio soprattutto.Inoltrandosi nell'età ed avendo -maggiori possibilità di applicarsi alla pittura, vaga nella sua Palazzolo fissandone gli aspetti più noti e caratteristici.  Rustici, scene di vita popolare, monumenti rivivono così in tele dai chiari colori, così come lindo è il segno che regge la composizione.
Con Aldo Zagni ha curato belle edizioni tipografiche dimostrando con la molteplicità degli interessi d'esser ben vivo anche nell'età avanzata e operoso ben al di là del limiti dilettantistici.  A testo già composto si apprende la scomparsa di P.G. Lanfranchi, avvenuta il 7 gennaio 1983.
 
BIBLIOFRAFIA
A. ZAGNI, Lanfranchi espone a Palazzolo «La Voce del popolo», 23 ottobre 1965. «Arte bresciana oggi», Sardini Ed.  Bornato.

LAVEZZO GIORGIO

Brescia, 19 dicembre 1954.

Autodidatta, non si conosce di lui attività espositiva, salvo la partecipazione a collettiva in seno alla A.A.B. nel maggio 1980. Figurativo, del paesaggio riesce a tratteggiare, con tocco mosso e riassuntivo, impressioni di silenti atmosfere e luci tendenti a sommesse rifrazioni.  Egli stesso afferma di aver intrapreso a dipingere nel 1978 e solo per passione.
 
BIBLIOGRAFIA
AA.VV., «Brescia'80», Brescia, I -I I maggio 1980.  Catalogo.
 

LAZZARI ACHILLE

Sabbio Chiese, 10 febbraio 1939.

Ha frequentato gli studi artistici presso l'Accademia Carrara di Bergamo. Ancora durante la frequenza accademica, negli anni Settanta, ha allestito mostre personali a Brescia, Salò, Virle; consuetudinaria ormai, l'annuale rassegna nella saletta d'un bar di Idro, durante l'estate. Ha presenziato altresì ad alcune esposizioni collettive provinciali.  Pittore figurativo, dedica ai molteplici aspetti della sua terra, dell'Eridio paziente opera illustrativa, per coglieme angoli solitari, nascosti, scorci caratteristici, distese di prati e i fiori di quei prati resi con tratto accurato e costruttivo.  L'impasto rorido sembra prediligere i vecchi muri di paese, le strade che ancora salgono a romite oasi di meditazione e di pace, dove la limpida atmosfera rende chiari i contorni degli edifici, tepidi di sole le mura e la vegetazione.
Un che di ingenuo sta nella resa compositiva, negli atteggiamenti delle figure: siano esse intese come ritratto, siano invece inserite nel paesaggio per animame stradine o spiagge.
 

LEALI BRUNO

 Calvagese della Riviera, 1936.

Dapprima autodidatta, inoltrandosi nella attività pittorica ha sentito il bisogno di attingere da chi per esperienza poteva guidarlo: ha pertanto frequentato lo studio di Alberto Bizzai affinando così le naturali doti.Dagli anni Sessanta partecipa a collettive e concorsi provinciali, spingendosi fino a Bergamo e Mantova, dove merita argenteo riconoscimento.  Giustamente definito il «Bergomi giovane», le sue opere si richiamano a quelle del pittore orceano per la espressione fonnale e tonale. Figurativo, dunque, il suo interesse è volto principalmente alla natura della quale coglie i mutabili aspetti: nella temperata e nella candida stagione.  Il colore frangiato dalla spatola consuma i profili dei cascinali e degli alberi intessendo così le masse sul più uniforme e lontano degradare dei monti, lo sfumare dell'orizzonte.  Né vanno dimenticati i motivi che Leali dedica agli aspetti caratteristici della cittadina in cui vive o le lontane piazze italiane alle quali ha prestato attento, appassionato lavoro.
 
BIBLIOGRAFIA
Sta in: «Arte bresciana oggi», Sardini ed., Bornato.
 

LECHI ALFREDO

Brescia, 6 novembre 1934.

Della antica e nobile famiglia bresciana, laureato in medicina a Padova nel 1958, con specializzazione, libera docenza e cattedra in clinica universitaria parmense, Alfredo Lechi come pittore è invece autodidatta. Ha intrapreso a dipingere a 15-16 anni, e fin da quel tempo è rifuggito dal figurativo, per temi astratti, geometrizzanti con i quali ha affrontato le prime partecipazioni a collettive locali, giungendo al costruttivismo e non disdegnando anche esperienze di arte cinetica. La ricerca condotta suggerisce l'uso di tecniche varie, e diversi materiali; l'olio, lo smalto, lo smalto su superfici di ottone, di vetro, di rame nell'intento di raggiungere inediti effetti: sia che affronti studi di scomposizione degli elementi, sia che coniughi il «settore ritmico in giusto equilibrio con quello rappresentativo», com'ebbe a dire Mario Rizzoli in occasione di una delle prime mostre, alla «Galleria Alberti», ove erano presenti anche opere di Fausto e Gigi Fasser. (v.). Anche se frutto di costante applicazione, i lavori di Lechi assai raramente compaiono in esposizioni.  Si ricordano alcune lontane partecipazioni a premi provinciali; la personale alla «Galleria S. Michele» (1969), la collettiva parmense nella «Galleria Arti visive» (1974). Particolarmente significativa questa mostra, che annoverava artisti fra i maggiormente rappresentativi delle rispettive tendenze: maestri già allora riconosciuti quali Bruno Munari, Ballocco, Carboni ai quali si accostavano, fra gli altri, Alviani, Campus, Carmi, Forlivesi.
Con essi, Lechi si segnalava per i suoi calibrati rapporti. Personalità «critica, analitica, tormentata» è stata definita quella del pittore nostro, che nella evidente politezza delle composizioni e delle cromie pone la problematico emergente dei giorni nostri,. dell'uomo solo; solo a risolvere mille implicazioni, a percorrere un catnmino fatto di esperienze che non arricchiscono ma lasciano il vuoto entro l'animo.  Un protagonista della solitudine che, dalla lotta per l'esistenza, è reso muto e cieco, intento com'è solo a specchiarsi nel proprio simile nella vana ricerca di un volto amico.
 
BIBLIOGRAFIA
M. RIZZOLI, «Galleria Alberti», Brescia, 12-24 gennaio 1957.
0. DI PRATA, A. Lechi, «L'ora serena», aprile 1957.
G.C. ARTONI, «Galleria S. Michele», Brescia, 19-30 aprile 1969.  G.S. (tella), Cronache d'arte, «La Voce del popolo», 26 aprile 1969.  E.C.S. (alvi), Mostre d'arte, «Giornale di Brescia», 26 aprile 1969. «Le Arti», n. 5, maggio 1969, p. 18.  Ill.
«Galleria di Arti visive», Parma, 21 settembre - 10 ottobre 1974. G.C., Le mostre d'arte, «Gazzetta di Parma», 5 ottobre 1974.

 

LECHI o LECCHI GIACOMO

Secolo XVIII.

Milanese, nel 1732 in collaborazione con G.B. Sassi e Antonio Cucchi opera nella cappella dedicata alla Immacolata, nella chiesa bresciana di S. Francesco, eseguendo le quadrature a fianco di Eugenio Ricci.  Altro suo intervento documentato è negli ambienti di piano terra, del mezzanini e, in parte, nella galleria, di villa Lechi a Montirone, accanto ad Alvise Riccardo e prima dell'intervento di Carlo Carloni.  Dello stesso Carloni (v) il Lecchi è stato collaboratore nel Duomo di Monza.
 
BIBLIOGRAFIA
G. LECHI, «Cenni storici e descrittivi sul palazzo dei co: Lechi in Montirone», Brescia, 1959. «Storia di Brescia», Vol. 111.
P.V. BEGNI REDONA, «Gli affreschi di Carlo Innocenzo Carioni nella villa Lechi in Montirone», Ed.  Banca S. Paolo, Brescia, Stampa la Scuola editrice, Brescia, 1980.
 
  1. LECHI TEODORO
  2. LEIDI PIERO
  3. LENGHI FABIO
  4. LEONI FRANCESCO

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