Capriano del Colle, I febbraio 1938.
Entrato a quindici anni in nota «Bottega» di restauro, ha avuto modo di acquisire la tecnica pittorica del passato, affinando la preparazione attraverso letture d'arte: ha così potuto intraprendere in proprio sia il restauro di opere da cavalletto che di più estesa superficie. Nel frattempo ha coltivato la pittura (olio e pastello) affrontando paesaggio e ritratto.Dal 1958 partecipa a concorsi provinciali, ma solo nel 1974 ha allestito la prima personale nella bresciana «Galleria del Carro». Lo presentava Achille Rizzi. Nel 1979, sempre nella stessa galleria, ha nuovamente esposto in personale rilevando poi il vasto locale per fame studio.Pittore nella tradizione figurativa, si avvale di solido impianto a cui il colore (assai 156
raramente coprente) si congiunge al tratto disegnato tratteggiando silenti atmosfere di scorci monumentali e popolari di Brescia; il degradare di piani erbosi della natia Capriano, colti in prevalenza nei toni autunnali quando il trascolorante cielo intride di rosa le ormai rade foglie di esili tronchi, di contro al profilo dei colli. Nei ritratti tornano le luci sommesse a ricomporre visi di bimbi; non mancano tuttavia lineamenti di anziani contadini nell'attimo di ristoro dalle quotidiane fatiche. Opere di Lonardini, oltre che in abitazioni della provincia, sono in raccolte dell'Arabia Saudita
Mademo sul Garda, 21 luglio 1928.
Anche se dall'inizio degli anni Sessanta ha preferito lumeggiare aspetti di Brescia e del suoi Artisti attraverso pagine di opuscoli, giornali e riviste, fino a questo «Dizionario dei pittori bresciani», Riccardo Lonati fin da bambino ha intensamente disegnato e dipinto.Tuttavia le sue apparizioni in mostre collettive sociali risalgono soltanto al 1959 e si esauriscono nel 1964. In quei pochi anni alcune sue opere hanno mosso l'attenzione di noti critici e l'autore ha avuto il privilegio di altre vederne accolte in collezioni private, nella sede del Collegio dei Geometri di Brescia e, un grande pannello, nella sala conciliare del Comune di Toscolano-Mademo. Assorbito dalla professione, dall'attività pubblicistica ha solo saltuariamente ripreso la matita e gli inchiostri per illustrare articoli vari redatti per il «Giomale di Brescia», «Biesse», «Il notiziario del Geometra», ecc. La sua pittura è stata definita «espressionistica, con intenti fra il religioso e la critica, o piuttosto, l'inchiesta sociale».
BIBLIOGRAFIA
E.C.S. (alvi), «Giomale di Brescia», 25 settembre 1959; 26 gennaio 1961; 25 marzo 1962; 22 novembre 1963.
L. FAVERO, «La Voce del popolo», 3 ottobre 1959; 28 gennaio 196 I; 31 marzo 1962.
F.C. (alzavacca), «L'Italia», 25 settembre 1959; 26 gennaio 196 1.
COMUNE DI TOSCOLANO MADERNO, «Inaugurazione sala conciliare e gonfalone», Discorso ufficiale del prof. B. Boni, 26 aprile 1969. Stampa Giovanelli, Toscolano, 1969.
q.m. GIACOMO. Secolo XVI.
Indicato da S. Fenaroli, nel «Dizionario degli artisti bresciani», come presente nell'Estimo del 1568 della quadra quinta di S. Faustino. Non si conoscono opere.
q.m. MARCO. Secolo XVI
Indicato da S. Fenaroli, nel «Dizionario degli artisti bresciani», come nato nel 1513 e riferimento a polizza d'Estimo n. 21 I del 1568 della quadra quarta di S. Faustino. Di lui non si conoscono opere.
Brescia, 24 novembre 1907. Vive e opera a Nuvolera.
A lungo si potrebbe dire di Emilio Lorandi che, nato in via Elia Capriolo, frequentati i corsi della Scuola Moretto (ricorda i Maestri Zenucchini e Pagani) ancor giovane è entrato come lavorante in una fabbrica di mobili di Gavardo, dove ha potuto affinare la tecnica dell'intaglio realizzando motivi floreali su lettiere, mobili echeggianti vari stili.
Con il trascorrere degli anni ha svolto l'attività anche a Brescia e Milano, ma durante gli anni del fascismo, lavorando in proprio, visse modellando bassorilievi proposti all'acquisto in numerose località della nostra provincia, soprattutto di insegnanti elementari desiderosi di adornare le aule con "icone non di serie".
Il quotidiano girovagare lo rese personaggio assai noto per la simpatia vivace e perché offriva i suoi lavori a prezzo fisso, trenta lire cadauno.
AI compiersi della seconda guerra mondiale ha intrapreso la modellazione di maschere: i suoi Gioppini avevano "vagamente la fisionomia dei suoi amici che, lontano dall'aversene a male, sorridevano divertiti".
Ma a renderlo popolare non solo a Nuvolera, dove si era ormai stabilito, è stata l'immagine del Cristo scolpita nel tronco di un castagno sulla vicina collina, nel 1945. Sciogliendo alfine il voto allora formulato, nel 1967 ha realizzato, sempre incidendo grosso tronco, la figura della Madonna riproponendosi - come ci informa il "Giornale di Brescia" del 14 luglio 1967 - di trasformare la Valletta di Nuvolera nella valle dell'Eden, animando tutto il castagneto vicino alla sorgente del Fontanone e delle Sette Corne di spiriti celesti.
Chi da Brescia percorre la strada che reca al Garda, nei pressi del noto ristorante "La Scajola", avrà sicuramente notato il grande volto di Papa Giovanni XXIII scolpito in un tronco d'albero; prossimamente, accanto dovrebbe comparire anche la figura del Papa bresciano Paolo VI.
Queste grandi, insolite sculture hanno avuto il privilegio di essere riprodotte in pagine di vari quotidiani e di interessare registi cinematografici. La passione per l'intaglio ha condotto Emilio Lorandi a dar vita a fiorente azienda: pur diretta oggi dai figli Virgilio e Santino, ancora si avvale del suo esperto, appassionato contributo.
Brescia, 7 maggio 1910 - 27 aprile 1977.
Scultore, scrittore e pittore, per quest'ultima disciplina è inserito nel "Dizionario dei pittori bresciani", G. Zanolli editore, Brescia, 1980, al quale si rinvia per completezza documentaria.
Pur avendo frequentato la Scuola d'arte del Castello Sforzesco di Milano, sotto la guida del prof. Pelini, si è sempre dichiarato autodidatta.
Le sue presenze in esposizioni bresciane e di vicine località solitamente annoveravano opere plastiche e pittoriche. Così, nel 1938, in occasione della Mostra del sindacato provinciale di B.A. presentava un Ritratto della moglie, un Ritratto mentre nella successiva edizione del 1940 esponeva un Legno per il quale Pietro Feroldi così si è espresso: Ugualmente disposto verso la scultura e la pittura, Francesco Lorandi non passa mai inosservato. Il suo Fremiti estivi, che ha figurato bene alla mostra bergamasca, è ricco di invenzioni e di tono, ma bisogna approfondire. Delle due sculture in legno, che con leggero cromatismo tentano di superare le inerzie della materia, pare preferibile Mammina che da un punto naturale tende a sollevarsi in una peregrina stilizzazione arcaica. Stilizzazione riscontrabile anche nelle opere collocate accanto a quelle di Domenico Lusetti (v.) nella chiesa di S. Maria di Comella dove, nel 1947, il Lorandi compose le tre lunette in rilievo per la porta principale e le due laterali. Accanto all'attività di "bottega", nella quale si sono educati aJl'intaglio e alla scultura non pochi allievi, ancora sono ricordate le presenze in mostre collettive bresciane, fino agli inizi degli anni Cinquanta, e la consulenza offerta ai corsi di disegno della Associazione artisti bresciani.
Notorietà particolare è stata data all'autore dalla esecuzione del Cristo scolpito nella piazza di Bornato, una delle più note e forse ultima fra le opere di Francesco Lorandi. Per la nota documentaria si rinvia al nostro "Dizionario dei pittori bresciani", edito da G. Zanolli nel 1980 (VoI. II, p. 158).
Pittore, scultore e scrittore. Ha frequentato la scuola del Castello Sforzesco di Milano, sotto la guida dello scultore Pelini, ma si è sempre considerato autodidatta. Anche se ha raggiunto notorietà con alcune opere plastiche, fra le quali il Cristo, la piazza di Bomato, qui lo si ricorda prevalentemente per le opere pittoriche. Pittore figurativo, con accenti neorealisti, sia nel paesaggio, sia nella figura inter tati con colorì caldi e puri, sfiorando il primitivismo, a masse ben equilibrate, C( possono testimoniare le opere vedute presso la Vedova, soprattutto La vendcm del 1972 circa, in cui la compostezza formale del panorama equivale alla pacata 1 che tutto sfiora. Né mancano nella produzione di Lorandi esempi di una ricerca maggiormente avanzata, come nella Caduta del meteorite (1 949) con la quale si frange il colore in a(-,,ustamenti inforrnali. Ma quest'ultimo, può essere considerato un aspetto minoritarlo nella prevalente produzione tesa a raffigurare la vita dei campi, le amate colline. Se nei dipinti di cavalletto emerge la padronanza della tempera, tecnica prediletta, le necessità contingenti lo hanno portato ad operare anche nel campo del restauro e dell'affresco condotto nei canoni tradizionali. A Brescia tenne bottega ed educò all'arte non pochi allievi, anche nella scuola serale della A.A.B., dove negli ultimi anni di vita ha insegnato plastica e disegno. Alcune pubblicazioni rinvenute lo dicono particolarmente presente a mostre negli anni Trenta e Quaranta, unicamente ai più noti artisti locali.
BIBLIOGRAFIA
BIBLIOGRAFIA
«IV Mostra del sindacato prov. B.A.», Brescia, febbraio-marzo 1938, Catalogo. «Mostra d'arte», Brescia, I I -2 5 gennaio 1940, Catalogo.
«Il Popolo di Brescia», 17 gennaio 1940, Alla mostra delguf.
D. BONARDI, La sindacale a Brescia, «La Sera», Milano, 29 aprile 1940. (Si veda il Catal-,gu, della V Mostra sindacale).
P. FEROLDI, Orientamenti e indicazioni della V sindacale, «Il Popolo di Brescia», I maggio 1940.
«Il Popolo di Brescia», IO maggio 1940, Alla sindacale d'arte.
«Il Popolo di Brescia», 12 novembre 1940, Ill.
O.L. PASSARELLA, Artisti nostri, F. Lorandi, «Il Popolo di Brescia», 17 ottobre 194 1. E. PASINI, Nel mondo dell'arte, «La Provincia di Brescia», 19 gennaio 1948.
«Giomale di Brescia», 29 aprile 1977, £ morto lo scultore del Cristo di Bornato. «Giornale di Brescia», 28 aprile 1979, Il Cristo di Bornato a ricordo di Lorandi.
Brescia, 23 luglio 1933.
Figlio di Francesco (v.), dal padre ha avuto in dono l'amore all'arte, che lo ha portato a frequentare il Liceo artistico di Milano, l'università e i corsi di specializzazione in restauro. A questa attività si dedica ormai prevalentemente, sia per quel che riguarda opere plastiche in legno, sia per le pittoriche. Ha altresì acquisito approfondita esperienza che gli consente di esplicare consulenza atta alla autenticazione di opere artistiche. Come pittore, dal figurativo è poi passato all'Astrattismo cromaticamente prezioso, e questi esiti ha esposto in alcune mostre collettive milanesi, come ci comunica un suo familiare che custodisce altresì suoi dipinti, che indicano Franco Lorandi artefice da meglio conoscere.
Brescia, 1815-1887.
Lo si conosce soltanto per quel che ne riporta la raccolta «Il Volto storico di Brescia», che fra l'altro lo cita quale autore di acquarelli dedicati all'intemo del Teatro Grande. (Voi. IV, p. 258).
Vibo Valencia. (Ca). 18 novembre 1937. Vive e opera a Brescia. Stabilitosi a Brescia verso il 1960, ha intrapreso attiva partecipazione a esposizioni e concorsi in città e Provincia: fra i tanti si ricordano le edizioni varie del «Moretto», i Premi ßovegno, Mompiano, il «R. Bezzi» di Molinetto. Una partecipazione annovera anche al «Premio El Cavalèt» di Cremona. Personali ha invece allestito a Molinetto, Salò, Vallio, Cremona, Brescia (Gallerie «Il Quadrifoglio», «Cavallerizza Bettoni», «A.A.B.»), Iseo, Suzzara. Figurativa, la pittura di Loschiavo affronta vari motivi; dal paesaggio campagnolo e urbano alla figura, alla natura morta. Aspetti di vita campestre, sia nelle giornate del lavoro, con gli interpreti di quella dura fatica, o cascinali ove, fra muri antichi e le distese di alti alberi, compaiono domestici animali intenti al tiro di pesanti carri, immobili alla cavezza... I cavalli appaiono tema prediletto a Loschiavo, che li ritrae in libertà, durante corse sfrenate oppure guidati da esperti fantini in gara o nella caccia. «Pittura di genere» è stata definita quella di Loschiavo, ove l'amore alla terra natia si rivela «una libertà interiore di indole induttiva e intelligente». Il pittore ha curato con disegni originali la grafica di «Fotocronache bresciane» nella edizione 1979. La completa documentazione sulla sua attività è depositata presso l'archivio per l'Arte italiana del Novecento, in Firenze.
BIBLIOGRAFIA
P. DI VENANZO. «Soc. Cavallerizza A. Bettoni», Brescia, 15 dicembre 1979.
S. PAGIARO - A'BARBI, «Galleria Cavallino bianco», Suzzarra, 13-25 aprile 1980.
L. SPIAZZI, «Gal'leria A.A.B.», Brescia, 20 dicembre 1980.