Leno, 1940.
Ha frequentato la scuola della Associazione artisti bresciani, la «Bottega» di Franco Bertulli e, ancora, gli studi di Piero Galanti e Adolfo Mutti. Sul finire degli anni Sessanta ha intrapreso assidua partecipazione a mostre collettive e concorsi provinciali e interprovinciali. Nel contempo si è cimentato in mostre personali a Bergamo, Mantova, Bologna e in località minori, fra le quali Iseo, Rovereto, Riva, Monte Campione, Boario.
Testimonianze della sua presenza 'n città si hanno dal 1973, allorquando Achille Rizzi lo ha presentato nel catalogo per la mostra allestita nella «Galleria S. Gaspare». Ed a Brescia Losio ha esposto altre volte e in varie gallerie. Figurativo «romantico», come è stato definito, predilige il paesaggio, che insegue in tutta la provincia nostra e del quale coglie casolari, ruscelli scavalcati da antichi e arcati ponticelli o precipitanti fra massi e cespugli; campagne innevate, brani di una Brescia che scompare... ma anche i frutti e i fiori della terra natia, sapidi di umori e di colore. La tavolozza accesa pur nel delicati accostamenti elaborati con tocco postimpressionista.
BIBLIOGRAFIA
A. Rizzi, «Galleria S. Gaspare», Brescia, 26 maggio - 7 giugno 1973.
C. VILLANOVA, «Galleria del Carro», Brescia, 6-18 aprile 1974.
A. MORUCCI, «Galleria Arengo», Brescia, Il -23 gennaio 1975.
«Galleria La comice», Desenzano, I I -23 ottobre 1975. AA.VV., «Galleria A.A.ß.», Brescia, 14-26 febbraio 1976.
A. MORUCCI, «Galleria S. Gaspare», Brescia, 5-17 marzo 1977.
N. CONSOLI, «Galleria Arengo», Brescia, 21 gennaio - 2 febbraio 1978.
AA.VV., «Galleria Spazi nuovi», Samico, 20 maggio - 2 giugno 1979. L. SPIAZZI, «Galleria A.A.B.», Brescia, 1-1 3 dicembre 1979.
AA.VV., «Galleria A. Inganni», Brescia, 29 novembre - I I dicembre 1980.
Venezia (?), e. 1480 - Loreto, 1556.
Grande pittore veneto, «solitario, votato in perpetuo al geloso intimismo del suo linguaggio»; un irrequieto dal destino nomade che lo spinge a peregrinare nelle città di provincia, da Treviso alle Marche, da Bergamo a Loreto, il Lotto è ritenuto da numerosi scrittori d'arte del passato autore in grado di influenzare anche alcuni pittori bresciani del Cinquecento: con la pala bergamasca di S. Bartolomeo, che parrebbe spiegare non pochi elementi del Sonno di Elia del Moretto o, dello stesso, i Profeti di casa Brognoli, che tengono conto dei profeti lotteschi di Trescore. Più vicini studi sostengono invece che «non è giusto ritenere che il Lotto tutto abbia dato e nulla ricevuto dal suoi contemporanei bresciani». Sta di fatto che non pochi particolari cromatici e compositivi in opere di Lorenzo Lotto, quali ad esempio le bergamasche: Martirio di S. Stefano e Nozze di S. Caterina o la veneziana Elemosina di S. Antonio, sembrano riverberare, o esser riverberati, in dipinti di Romanino e Moretto.
Sangiano Comense, 17 settembre 1896 - Gardone R. 2 gennaio 1963
Non bresciano, si è trasferito giovanissimo nella nostra Provincia, tanto da poter frequentare la Scuola Moretto ed esservi premiato, negli anni del primo conflitto mondiale. Presente negli anni Venti alle mostre dell'Arte in famiglia, già nel 1915 aveva partecipato alla Permanente milanese, come pure presente sarà alle sindacali provinciali e interprovinciali. La nota Galleria Campana lo accoglie nel 1934. Dopo il secondo conflitto, è fra gli animatori della «Fraglia artistica» del Benaco e, in città, aderisce alle manifestazioni del Gruppo artisti indipendenti, esponendo con loro in varie occasioni. Numerose le sue opere dedicate ai colori del Garda, alla natura della terra natia, fra le quali sono ricordate Aratura in montagna e Campagna piemontese (propr. Bravi), nota altresì la serie dedicata al Vittoriale di Gabriele D'Annunzio. Anche la figura gli era facile, ha così effigiato non pochi eminenti e umili personaggi di Gardone R. e della zona. Si è cimentato anche in opere sacre: sua è la pala d'altare in S. Eufemia a Milano, come le decorazioni di una cappella dedicata ai Caduti in S. Trinità (accanto ad Agriconi) e in S. Calimero, sempre nel capoluogo lombardo. Noto in tutta la Riviera, si è fatto apprezzare anche per le elette doti umane.
BIBLIOGRAFIA
«La Sentinella bresciana», 22 luglio 1914, Alla Scuola Moretto.
«La Sentinella bresciana», 18 gennaio 1915, Distribuzione dei premi agli alunni della Scuola Moretto.
«La Sentinella bresciana», 14 maggio 1916, Esposizione d'arte moderna.
T. BIANCHI, La mostra lotteria nel Ridotto del teatro Grande, «La Provincia di Brescia», 26 novembre 1916.
«Mostra d'arte in Famiglia», Brescia, giugno 1919, Catalogo.
«La Sentinella bresciana», 15 e 30 gennaio 192 1, Tra quadri e artisti.
G. BAGNI, La II mostra degli Amatori dell'arte, «La Provincia di Brescia», 22 settembre 192 1. «La Provincia di Brescia», 6 maggio 1924, Artisti bresciani alla regionale di Cremona. (Si veda «La Sentinella», 7 maggio.
«Laboremus», N.S., ottobre 1925, Ed. Artigianelli, Milano, 1925.
N.F. VICARI, A. Lozzia, uno spirito che si cerca, «Il Popolo di Brescia», 6 marzo 1926.
N.F.V. (icari), L'esito del concorso della Bottega d'arte; «Il Popolo di Brescia», 22 maggio 1927. «Il Popolo di Brescia», 24 aprile 1928, Prima mostra triennale d'arte bresciana.
«I Mostra triennale d'arte», Brescia, maggio 1928.
N.F.V. (icari), Altre opere alla Triennale d'arte, «Il Popolo di Brescia», 31 maggio 1928.
N.F. VICARI, La prima Triennale d'arte bresciana, «Brescia», a. 1, n. 1, novembre 1928.
E. P., A. Lozzia alla Galleria Campana, foglio non identif., 27 gennaio 1934.
«Il Mostra del sindacato prov. B.A.», Brescia, 1934. Catalogo.
P. FEROLDI, Esame dei valori alla sindacale d'arte, «Il Popolo di Brescia», 23 dicembre 1934.
P. FEROLDI, Seconda sindacaleprovinciale, «Arengo», a. Vlll, n. 1, gennaio 1935.
P. FEROLDI, Precisazioni.... «Il Popolo di Brescia», 2 dicembre 1936.
«Vi Motrì @indacato prov. H I\ ». Br@cia. m,,ì£!Pin 11)4' «Giomale di Brescia, 4 maggio 1946, Fraglia artistica. E.P. (asini), Vernice agli Indipendenti, «Il Popolo», 2 dicembre 1947. «L'Araldo delle arti», dicembre 1947, Gli artisti indipendenti di Brescia. G. VALZELLI, I Profeti e la turba.... «Bruttanome», Vol. I (1 962). «Giomale di Brescia», 4 gennaio 1963, Necrologio. «Storia di Brescia», Voi. IV, p. 970.
A.M. COMANDUCCI, «Dizionario dei pittori... italiani», Ed. IV, (1 972).
Toscolano, 1955.
Giovane dai molteplici interessi: scenografia, affresco, restauro, grafica nelle sue varie forme, Omalla Lucchi oltre ad aver conseguito la maturità artistica nel Liceo «V. Foppa» di Brescia, dove insegna, ha compiuto gli studi all'Accademia di B.A. di Venezia, sotto la guida di E. Bacci. Nell'ambito accademico veneziano, più che a Brescia, ha intrapreso l'attività espositiva, fin dal 1973, presenziando da ultimo alle collettive ordinate dalla Fondazione Bevilacqua La Masa negli anni 1977, 78, 79.Una sua opera: Tra sogno e realtà, fa parte della collezione nel Museo d'arte moderna di Cà Pesaro della città lagunare. Presente altresì a rassegne in Ljubljana e Maribor (1979), sue mostre personali sono state allestite nelle veneziane Gallerie «Nuovo spazio» (1978) e «Bevilacqua La Masa» (1 9 79).
Prevalentemente grafiche, le opere della Lucchi sono rivolte soprattuto alla figura femminile, nella quale, attraverso i molteplici atteggiamenti, l'autrice si prefigge di tradurre i negativi motivi di una corrotta e crudele società: aspetti per lo più mimetizzati dietro apparenze, che non riescono tuttavia a occultare la perversa essenza. Visi di fanciulle, corpi ignudi e composti ritratti, a volte sfiorati dal gusto Lyberti, si alternano entro i piccoli e grandi fogli; figure plasmate con nitido disegno accurato e costruttivo, dove lo sfumato, recante la scansione di ombra e luce, si estenua nel candore del foglio. Né mancano tenui colori pastellati, «sanguigni» tratti delle acquetinte, i contrasti tramati dell'acquaforte a riproporre i medesimi personaggi dalla sensualità temperata dall'eleganza compositiva. Opere tutte alle quali, con la testimonianza amara, tragica, ci pare tuttavia affidata una tenue ma fidente attesa.
Secolo XVI.
Ricordato nel «Dizionario degli artisti bresciani» di S. Fenaroli, che indica l'Estimo del 1525 della quadra prima di S. Alessandro. Di Luchini non si conoscono opere. Padre di Vincenzo (v.).
Secolo XVI.
Da S. Fenaroli («Dizionario degli artisti bresciani») è detto «figlio di Alessandro, pittore, nato nel 1525», con rinvio altresì alla polizza d'Estimo n. 10, del 1568 della quadra seconda di S. Alessandro. Di Vincenzo non si conoscono opere.
Secoli XVII - XVIII.
Originario di Condino, piccola località del Trentino, è apprezzato autore delle sculture nel coro e nelle bancate del presbiterio nella parrocchiale di Tremosine: lavoro risalente al 1704.
Per uniformità di stile e accuratezza esecutiva possono essergli attribuiti anche l'armadio e altre bancate esistenti nella sacrestia della medesima chiesa.
Brescia, 18 8 SI - I settembre 1919.
«Abbiamo riservato, fra i pittori, per ultimo Mario Lucini. Non ultimo per ordine di merito, ma perché diverso. Egli infatti non segue... nessuno, neppure se stesso. Infatti, nella incontentabilità che è propria di chi è innamorato dell'arte ed ha eletto per la sua anima questo solo e grande amore, ricerca gli atteggiamenti più vari. Sono sette le opere esposte da questo velocissimo creatore: ha delle teste di donna nelle quali con del mezzi semplicissimi - il sistema francese dei deux-rayons-raggiunge effetti sorprendenti di morbidezza e di fusione: ma quanto diverse fra loro queste teste. Vi è in qualcuna una spiritualità che altrove è giovinezza sorridente e sana. Triste ritorno e la Corsa inutile rientrano in quel genere di arte della satira politica che è diffícilissimo, dovendo sempre essere animata da un pensiero profondo e da uno spirito critico acuto. Suggestiva Tessera vibrante di un realismo crudo, cupa, preziosa ed eloquente». Si è voluto integralmenteriportare il giudizio espresso dalla «Provincia di Brescia» nel lontano 7 gennaio 1919 perché ci sembra sintetizzi esemplarmente la figura e l'opera dello sfortunato pittore, troppo presto dimenticato. Anche se per brevi anni, appartenne al gruppo dei pittori nostri assai noti: da Cesare Bertolotti a Soldini, da Emilio Pasini a G.B. Barbieri, Alessandro Sala, Gaetano Cresseri; con i più vicini Firino, Giuseppe e Tita Mozzoni, Agriconi, Vemi... E come s'è veduto, fra tutti sapeva farsi notare per originalità. A Bologna si affermò alla Mostra dell'umorismo. Soleva frequentare lo studio fotografico Allegri, di via S. Faustino, intorno agli anni Venti cenacolo di artisti, e incontrarvi Angelo Canossi, Demetrio Ondel, Claudio Botta, Arturo Marpicati; e proprio con Botta e Marpicati «ragionava di cose d'arte, a lungo, con fresca passione, con eccitazione giovanile, colmo l'animo di progetti e di speranze». Guardando al cammino in seguito percorso dal nostro Claudio Botta, considerando la benevolenza che l'insigne Marpicati ebbe per Mario Lucini v'è da pensare che anche il pittore, oltre alle prove già date, altre ne avrebbe offerte, e ben più significative se la morte non lo avesse acerbamente rapito. Ed il rimpianto resta di non conoscere il frutto del suo ingegno, di non poterlo adeguatamente ricordare.
BIBLIOGRAFIA
«La Provincia di Brescia», 7 gennaio 1919. La mostra degli artisti bresciani nel Ridotto del teatro Grande.
«Mostra d'arte - Arte in famiglia», Brescia, giugno 1919, Catalogo.
«La Sentinella bresciana», 27 luglio 1919 Vittoria delpittore Li4cini a Bologna.
A. MARPICATI, M. Lucini «La Sentinella bresciana», 2 settembre 1919 (Si veda s.f. 4 settembre). «Il Cittadino di Brescia», 2 settembre 1919 M. Lucini è morto. (Si veda s.f. 4 settembre).
«La Provincia di Brescia», 15 gennaio 192 1, Mostra d'arte.
«La Sentinella bresciana», 30 gennaio 192 1, Fra quadri e artisti.
L. VECCHI, «Brescia», monografia per gli a. 1941-1942, p. 80.
M. RINELLA, in «Claudio Botta artista bresciano», s.d. (1 959).
A. MARPICATI, in «Claudio Botta artista bresciano», s.d. (1 959).
E.C.S. (alvi), Mostre d'arte, G. Mozzoni, «Gironale di Brescia», 12 novembre 1967.
R. LONATI, Biograjìe di artisti bresciani, U Fi-ancio.@i, «Commentari dell'Ateneo», Brescia, 1979,
p. 287, Passim.
R. LONATI, M. Lucini dimenticato pittore e cartellonista, «Giornale di Brescia», 23 ottobre 198 1.
Nota: Si sa che Arturo Marpicati e l'avv. Pavoni hanno tenuto l'elogio funebre in Vantiniano, ma se ne ignorano i testi.
Secolo XV.
Impossibile riferire soltanto quanto offre il Fenaroli, e cioè che il cav. Giovanni Morelli, di Bergamo, vide un bel dipinto a Genova marcato del nome Ludovicus brixiensis 1462. La medesima notizia riporta la «Storia di Brescia».
BIBLIOGRAFIA
S. FENAROLI, «Dizionario degli artisti bresciani», 1887. «Storia di Brescia», Voi. 11.
Secolo XVI.
Detto anche Ludovico da Brescia, Ludovico de' Nozzi; anche de Noxis.
Stefano Fenaroli ("Dizionario degli artisti bresciani") ponendolo sotto la voce:
Brescia (da) Ludovico, lo dice intagliatore e intarsiatore.
Operoso a Bologna da dove, nel 1507, è bandito perché partigiano dei Bentivoglio, nel 153110 si ritrova a Ferrara dove esegue una porta, oggi perduta, con le figure dei SS. Gregorio e Manuele; nel 1534, in collaborazione con Luchino Francia (v.) opera alla cattedra episcopale del Duomo.
L'analisi delle opere sue note lo indica seguace del Lendinara. In atto riprodotto parzialmente dal Fenaroli e al quale si rinvia, Ludovico da Nozza risulta essere figlio di Bartolomeo da Nozza.