Dizionario dei Pittori Bresciani
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MAMELI FRANCO

Cagliari.

Allievo del Maccioni, dal dopoguerra si è trasferito a Lumezzane e la sua presenza a mostre bresciane risale al tempo della prima vita della'A.A.B., intenta a consolidare le proprie strutture. Da necessità contingenti costretto ad attendere ad altra occupazione, Franco Mameli si è riproposto al pubblico negli anni Settanta, partecipando a concorsi provinciali
ed allestendo personali in Gallerie locali. Se le opere dedicate alla terra natia attingevano a personaggi e luoghi fatti dalla effusa luce «simbolo» di secolari condizioni di umiltà e di silenzi, i più vicini dipinti suggeriti dalla terra adottiva riflettono la concretezza delle nostre valli.  Ed anche il tratto pittorico s'è fatto più corposo, costruttivo; le sommesse o effuse atmosfere hanno lasciato spazio a netti contrasti, anche se la fatica dell'uomo ancor oggi alimenta il racconto di Mameli.  E come nel raffigurare la dura fatica vissuta nelle fabbriche valtrumpline il colore s'accende e si fa greve, così il raccolto paesaggio si fa compatto, concreto, come nella vallata che la quotidiana opera gli offre allo sguardo.Da qualche tempo s'è allontanato da Brescia.
 
BIBLIOGRAFIA
AEQUUS, Nel mezzo e moderati gli artisti del Gruppo B., «Giornale di Brescia», 8 maggio 1947.
F. SARDINI, «Galleria S. Gaspare», Brescia, 10-22 giugno 1972.
A. MAZZA, «Galleria S. Gaspare»@ Brescia, 18-30 gennaio 1974. «Arte bresciana oggi», Sardini Ed.  Bornato
 

MANCABELLI GIULIO

 Brescia, 18 giugno 1949.

Giovanissimo ancora, fin dai primi anni Settanta è presente a concorsi e collettive provinciali in Brescia (1 973, 74, 80), Bovegno (1 975), Ghedi, Molinetto...Fuori città aderisce a esposizioni in Milano (1 975), Bologna, Cremona. Pur non discostandosi dalla figurazione, la sua pittura, dalle scansioni cubisteggianti, è frutto di attenta osservazione dei problemi attuali, trasposti nel paesaggi dove affiora anelito di purezza. Questa ansia di lindi sentimenti lo porta a dar alle sue tele, pur sorrette da concreto  impegno, atmosfere di sogno, fiabesche attestanti anche attraverso i nitid'p'ani conipositivi il desiderio pungente dell'animo. Non evasione dunque, ma intento di tessere contributo chiarificatore ed edificante.  Ai prevalenti gialli brillanti delle visioni ricreanti campagne aperte, scenari affacc'ati sull'orizzonte lontano, Mancabelli sembra voler affidare dunque un sentimento fatto racconto «proiettato da specchi irreali - come ha osservato E. Marciano - per una estrosa libertà di immaginazione, per uno spettacolo della vita come amaro gioco».
 
BIBLIOGRAFIA
Sta in:AA.VV., «Brescia'80», Brescia, I -1 I maggio 1980, Catalogo.
Si veda inoltre: E. MARCIANÒ, G. Mancabelli, «Panorama d'arte», Magalini Ed.  Brescia, 1977.
 

MANCIULLI DUDI

Brescia.
Moglie del compianto pittore Aldo Coccoli (v.), si è formata nell'ambito della Associazione artistica di via Gramsci ed ha affrontato per la prima volta il pubblico con una personale nel 196 1, dopo sue presenze in collettive cittadine, prevalentemente in seno alla A.A.ß.
Fin dal suo primo apparire la pittrice offriva una visione di cose umili e sommesse, un mondo pervaso da sottile poesia intimista. Ma dopo quella prima mostra, pur assai favorevolmente accolta, un lungo silenzio, rotto dalla apparizione al Premio S. Agata del 1973.  E l'opera presentata, «tutta finestre dentro la geografia a macchie d'un vecchio muro», meritò il primo premio.
L'Autrice dimostrò in quegli anni di essersi maggiormente avvicinata alla realtà; quella realtà trasposta con sempre maggiore attenzione nelle successive opere, tanto da sfiorare «un realismo tutto familiare e malinconico, con una vena lievemente populista», non immemore di Corrente.  Ne emerge un insieme di figure «domestiche» fatte eguali dalla monotona esistenza vissuta entro desolanti quartieri di periferia. Ma nei colori, dai grigi ai bruni smorzati, dagli azzurri e dai rossi fatti figure consuete, v'è testimonianza di una intima consapevolezza, di sincera e autentica umanità.  Quella umanità che vivifica anche le pie donne della Crocifissione esposta nel 1979 e racchiudente i più profondi sentimenti di una pittrice che, alla severa compostezza, alla vigoria espressiva affida verità appartenenti all'uomo, sempre.
 
 
BIBLIOGRAFIA
«Il Mostra d'arte della A.A.B.», Brescia, 12-27 ottobre 1946.
AEQUUS, Pittori e scultori in via Gramsci, «Giornale di Brescia», 24 ottobre 1946.  AEQUUS, Gli artisti del gruppo B, «Giornale di Brescia», 8 maggio 1947.
0. DI PRATA, La collettiva all'A.A.B., «Il Popolo», I I maggio 1947. «Galleria A.A.B.», Brescia, 25 aprile-5 maggio 196 1.
«Giornale di Brescia», 2 giugno 1973, A unapittrice ilpremio S. Agata.  L. SPIAZZI, «Galleria A.A.B.», Brescia, 30 marzo-1 I aprile 1974.  E.C.S.(alvi), Mostre d'arte, «Giornale di Brescia», I I aprile 1974.  G. STELLA, Arte, «La Voce del popolo», 16 settembre 1977.
AA.VV., «Piccola galleria U.C.A.I.», Brescia, 16-28 febbraio 1980.  L. SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 23 febbraio 1980.
E.C.S. (alvi), Mostre d'arte, «Giornale di Brescia», 27 febbraio 1980.
AA.VV., Perché l'uomo viva, «Piccola galleria U.C.A.I.», Brescia, 29 marzo 1980, Catalogo.  AA.VV., «Brescia'80», Brescian I -1 I maggio 1980, Catalogo.
 

MANDRUZZATO FRANCESCO

Brescia, 1902.

Notissimo chirurgo traumatologo, fin dalla sua prima apparizione in veste di pittore propose una produzione dignitosa, non priva di raffinatezze. In quegli anni, 1960 circa, oltre che il disegnatore testimoniato da alcune calcografle dedicate ad aspetti pittoreschi dell'isola di Ponza, si è affermato l'abile creatore di ceramiche dal gusto barocco e dalla notevole grazia espressiva. Raggiunti gli anni della quiescenza, Mandruzzato si è dedicato con esclusiva applicazione alla pittura, affrontando varie tematiche: dai «racconti fantastici» al paesaggio urbano (Venezia, Brescia, Milano) del quale coglie architetture antiche; alla na-
tura morta. Ma dove il pittore sembra meglio esprimersi è nella evocazione di un mondo nordico, o meglio, alle sue «macabre storie» in cui nude figure riunite in gran numero danno vita a fantastiche e macabre scene. I quattro cavalieri dell'Apocalisse, Diavolo nella cattedrale, Sortilegio, sono titoli di dipinti che, esposti nel 1974, possono dare indicazione dei temi prediletti con esiti elogiati anche da Dino Buzzati.
 
BIBLIOGRAFIA
«Galleria del Corso», Brescia, 28 maggio-6 giugno 1960.
«Giornale di Brescia»@ 5 giugno 1960, F. Mandruzzato alla Galleria del Corso.  D. BUZZATI, F. Mandruzzato, «Corriere della sera», 19 dicembre 1969. «Galleria A.A.B.», Brescia, 21 gennaio-3 febbraio 1973.
D. BUZZATI, «Galleria A.A.B.», Brescia, 26 ottobre-7 novembre 1974.
L. SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 2 novembre 1974.
L. SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 4 dicembre 1976.
L. SPIAZZI, Brescianità e giovani, «Bresciaoggi», 25 novembre 1978.
 

MANENTI ANTONIO E FAUSTINO

Secolo XIX.

Recentemente definiti pittori dal fare classicheggiante privo di apprezzabili qualità, si formarono alla scuola di Sante Cattaneo. Pur essendo fratelli, il Fenaroli dedica assai maggiore spazio per le notizie relative ad Antonio, considerato uno dei più affezionato discepoli del Cattaneo.  Colto, per avere frequentato studi di scienze e letteratura, apprese assai lungamente anche i fondamentali elementi del disegno, dipingendo tuttavia nei momenti liberi da gravosi impegni.  Di sua mano, soggiunge il Fenaroli, sono alcuni quadretti di invenzione storico-mitologica, allusivi alle calamità rivoluzionarie della Francia.  Ben poco l'autoredel «Dizionario» dice di Faustino Manenti, dipintore di «vari ntratti a olio e a miniatura e alcune copie di quadri classici».
 
 
BIBLIOGRAFIA
S. FENAROLI, «Dizionario degli artisti bresciani», 188 7.
L. VECCHI, «Brescia», monografia illustrata, a. 1941-1942.
«Storia di Brescia», Vol. 111.
 

MANENTI GIANNI

Brescia, 12 marzo 1927.

Dotato di innate qualità di disegnatore, pur avendo avvicinato sul finire degli anni Quaranta il prof.  Di Prata, Gianni Manenti può considerarsi autodidatta; la sua pittura frutto di riflessione, di attenzione al mondo attuale. Una ricerca fatta di ripetuti studi, più che di produzione estesa. Come assai rare sono le apparizioni in mostre collettive effettuate in ambito regionale (a Milano), più che cittadino. Fattosi conoscere con una mostra personale all'U.C.A.I. di via Pace, si è ripetuto pochi anni dopo in altra galleria bresciana, di via Marsala, ma di questa apparizione non si possiede riscontro. Se nella personale alla «Piccola Galleria», dove espose motivi vari: dai cavalli alle nature morte, dal paesaggio a episodi della vita di Gesù, il disegno sosteneva il colore, tanto che Cristo alla colonna, I tre cavalli, Lottatori lasciavano presagire una senibilità capace di più fecondi frutti, con notevole efficacia espressiva, la ricerca di Manenti si è via via riversata su proposte di riflessione sulle problematiche attuali che al colore danno maggiore significazione. Nascono così composizioni in cui l'uomo è partecipe d'eventi che lo condizionano, l'opprimono, l'annientano.  Un racconto emblematico, dunque, di tutti i condizionamenti contro i quali il pittore propone, con veemenza, volontà capace di rivalsa.  Ne è forse spiraglio a speranza l'aprirsi del verde lontano, oltre le realistiche figure, ne è forse l'avviarsi a risalita il lieve spiraglio di luce, il baluginare che delineano sagome umane nel fondo d'un baratro...
Un mondo forse purificato da immane rogo, pari all'ardore del pittore intento ad una ricerca che estenua e che induce a prolungati silenzi.
 
BIBLIOGRAFIA
«Piccola galleria U.C.A.I.», Brescia, 4-16 gennaio 1964.
JO COLLARCHO, Galleria d'arte, «Biesse», a. IV, n. 3 3, gennaio 1964.
M. MOSTRILLO, «Accademia Modigliani», 19 gennaio- I febbraio 1975.
G.B.M., «Galleria Sagittario», Brescia, 17 dicembre-5 gennaio 1978.

MANENTI GIORGIO

Castrezzato, 18 aprile 1936.

Iniziati gli studi al Liceo artistico di Brera, in Milano, si è diplomato all'Istituto d'arte di Modena, perfezionandosi poi all'Accademia orobica. In arte, per qualche tempo ha adottato lo pseudonimo: Giorman's. Se il suo nome ci è noto soltanto per una lontana partecipazione al «Premio di pittura città di Palazzolo» (I-15 novembre 1959), l'attività artistica lo ha sospinto lontano da Brescia: a Roma, Korbach, Amsberg, Versmold tanto che sue opere figurano in collezioni a Milano, Stresa, Bergamo, Mademo sul Garda, Gardone R., Lovere, Venezia, Firenze, Arezzo, Colonia, Dortmund, oltre che nella nostra città.
Per dar vita alle sue figure «trasfigurate e idealizzate dalla purezza della linea e dalla limpidezza del colore», come ha osservato Luigi Valerio, il pittore si serve dell'affresco, che gli consente di ricercare «la sintesi, l'essenziale, il concettuale; ed è per questo che le sue immagini hanno una purezza platonica, senza rumorosi colori che turbano la serenità delle forme organizzate con sapienza sintattica». Nasce la chiara allusione, o la proposta, di un «futuribile neoumanesimo, da cui le macchine vengono dimensionate come mezzi e non come protagoniste, e nel quale modo di vivere tornino i cavalli, i muscoli, lo sforzo comunicativo tra l'uomo e la natura». Così si è espresso Ugo Moretti nell'illustrare la pittura di Manenti.  E soggiunge che il pittore è «forse un uomo illuminato», ma certamente un artista felice.  Illuminato perché ha saputo sceverare dalle esperienze - che per lui sono state testimonianze della vita degli uomini - quelle che più si approssimano agli ideali dell'umanità». La sua proposta, «questo eccezionale revival» che riconduce la sua pittura alle più nobili origini (tecnica e contenutistica) fa apparire Manenti quasi un «rivoluzionario» fra i pittori italiani.  E ancora Ugo Moretti avverte che, comunque, l'opera di Manenti non va osservata come «una morbosità nostalgica, ma da considerare come una prospettiva» (Roma, 1978). Prospettiva offertaci con «apparenti perfezione e bellezza» animate tuttavia da fermenti comuni a quanti della contemporaneltà avvertono con insofferenza i condizionamenti, i pesi incombenti, i pericoli mimetizzati del conclamato progresso: adoperandosi per il riscatto dell'uomo ai veri valori. Ulteriori cenni biografici e riferimenti all'opera di Giorgio Manenti reca il «Catalogo universale dell'Arte modema».
 

 

MANERBIO (DA) ANDREA

 v. ANDREA DA MANERBIO.

MANFREDINI GIUSEPPE

Secoli XVIII-XIX. Cremonese, morto a Brescia nel 1815.

In città svolse notevole attività adornando vari palazzi con motivi mitologici o creando prospettive di antichi fabbricati di notevole efficacia.  Fra le sue opere più note sono citate le decorazioni delle sale di palazzo Martinengo Cesaresco di via Trieste, quelle in palazzo Maggi Gardella e, ancor più, in palazzo Averoldi in cui si ravvisano accesa fantasia e sìngolarità di invenzione anticipatrice. Trattandosi di pittore cremonese si indicano soltanto «Guida di Brescia», 1826, di P. Brognoli e la recente «Storia di Brescia», al fine di attingere ulteriori notizie.

MANGIAVINI.

v. MAGNANINI 0 MANGIAVINI.

  1. MANTEGAZZA G.
  2. MANTEGNA ANDREA
  3. MANTELLI DOMENICO
  4. MANZIANA CARLO

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