Ha frequentato per tre anni la Const Fack Accademie di Stoccol ma. Giovanissima, fin dal 1961 partecipa a mostre collettive, fra le quali si rammenta quella ordinata dalla ormai scomparsa da tempo «Galleria del Corso» e dedicata alle pittrici: con Clara Marengoni, Anna Coccoli ed altre donne agli esordi dell'arte. La fervorosa attività ha condotto Clara Marengoni ad aderire a numerosi concorsi e premi: a Brescia (1 964, 65, 67, 68, 70 e 7 1); Parigi (1 965); Bergamo (1 968); Milano (1966); Taranto (1968); Viareggio (1968); Grosseto (1968); Piacenza (1966); Legnano (1 968); Suzzara (1 968, 69). In località della provincia nostra ha aderito alla mostra «Testimonianze di grafica e pittura contemporanee», (Desenzano, 1971), ai Premi: D'Annunzio (Gardone R., 1964, 65); Pilzone (1965), Treccani degli Alfieri (Montichiari, 1965, 7, 9); ed altri minori. Intensa attività, dunque, dapprima svolta in direzioni diverse ed apparentemente in contrasto: da un lato la «evocazione di interni popolari svedesi, ma circoscritta a piccoli angoli, a particolari singoli goduti con un senso gioioso e decorativo», dall'altra la partecipazione ai moti sociali con l'interesse al mondo della fabbrica. Le più recenti opere sembrano aver congiunta le predilezioni allora espresse, dando alle tematiche una più ampia significazione. Nelle donne, nei fiori, nelle colombe v'è un intento demistificante: a volte chiaro, velato a volte, e al fondo del quale v'è tuttavia una inespressa speranza di riscatto. L'episodio s'è fatto emblema. Tecnica accurata, sicuro disegno, ma soprattutto chiarezza di intenti reggono le tele di Clara Marengoni, che degli azzurri, dei rossi accesi o effusi fa motivo di preziosi accostamenti.
BIBLIOGRAFIA
«Galleria del Corso», Brescia, 24 febbraio-4 marzo 196 1, Collettiva.
«Galleria del Corso», Brescia, 6-15 marzo 196 1, Collettiva.
G. VALZELLI, Nella mostra della caccia.... «Il Cittadino», I I ottobre 1964.
«Galleria A.A.B.», Brescia, 14-26 novembre 1964.
R. APICELLA, Mostre, «L'Eco di Brescia», 27 novembre 1964.
«Giornale di Brescia», I agosto 1965, C. Marengoni a Lumezzane.
«Giornale di Brescia», 27 ottobre 1965, A C. Marengoni il Premio Gussago. (Si veda s.f. dell'1 novembre).
«Galleria A.A.ß.», Brescia, 23 aprile-5 maggio 1966.
G. GUERINI, Alpremio Gardone V. T, «Giomale di Brescia», I I ottobre 1967. «Galleria A.A.B.», Brescia, 17-29 febbraio 1968.
E.C.S.(alvi), Mostre d'arte, «Giornale di Brescia», 25 febbraio 1968.
«Galleria S. Michele», Brescia, 7-19 novembre 1970.
B. MARINI, «Galleria S. Michele», Brescia, 25 novembre-5 dicembre 1972. «Galleria S. Michele», Brescia, 30 novembre- I 2 dicembre 1974.
Brescia, 8 settembre 1922.
Maestro d'arte, in pittura si considera autodidatta. Appartenente alla famiglia per numerosi anni conduttrice della nota vetreria artistica, oggi vetrineria, nell'ambito della azienda ha realizzato numerosi cartoni tradotti poi in vetrate di numerose chiese di città e di fuori. La passione per la pittura lo ha indotto a farsi amico di noti pittori, ad essere fra i soci fondatori della Associazione di via Gramsci, nel 1945. Ma soltanto negli anni 1955-1960 ha intrapreso assiduamente la pittura di cavalletto. Disegnatore sicuro, le sue composizioni, soprattutto in bianco e nero, assumono talvolta essenzialità incisoria. Nei colori Marengoni alterna invece levità di toni e accesi colori, quasi fauves. Domina nella sua produzione il paesaggio montano, presso il Gaver, dove soggiorna spesso e, dove si è fatto ampiamente apprezzare. Non mancano tuttavia studi di figura, di animali tradotti con sicuro, costruttivo segno. La innata modestia lo ha indotto ad affrontare le prime prove con lo pseudonimo di Franqois Brixiè (v.) alla «Galleria S. Michele» di Brescia nel 1968, successivamente a Gardone Riviera, meritando l'allestimento di altra personale alla «Galleria S. Marco», in città, nel 1970. L'attività svolta nell'azienda lo ha lungamente assorbito, impedendogli assidua presenza in mostre. Fra le vetrate a lui dovute si ricordano le significative realizzate per la chiesetta al villaggio Violino e per S. Antonio di via Chiusure, auspice padre Giulio ßevilacqua.
BIBLIOGRAFIA
V. Due vetrate, due stili nella chiesa del Violino, «Giornale di Brescia», 25 febbraio 1956.
A. MASETTI ZANNINI, «Storia di Urago Mella», Pavoniana Ed., Brescia, 1964. Con numerose
ili. di Marengoni.
«Centro culturale S. Michele», Brescia, 25 maggio-7 giugno 1968.
L. SPIAZZI, Arte, «La Voce del popolo», 3 giugno 1968.
T. GATTI, «Galleria A.A.B.», Brescia, ottobre 1970, Mostra post ma dei Soci, Catalogo.
Nota:Si vedano altre notizie alla Voce: Brixiè Fran@ois.
Corteno Golgi, 9 maggio 1944.
Prevalentemente paesaggista, G.F. Margini dà alle sue composizioni dedicate alla natura atmosfere a volte fiabesche, a volte tumultuose, quasi surreali. Ciò soprattutto per la scelta dei motivi solitari in cui antichi casolari si ergono al limite di strapiombanti pareti entro cui scendono ruscelli dalle agitate acque. Accurata la resa delle componenti i primi piani, sia erba d'un prato, sia roccia, le folte chiome degli alberi giocate su toni accesi di verdi; così le bianche nubi correnti la striscia di cielo donante lontananza al panorama tutto. Socio fondatore del Centro «La Pallata», di corso Garibaldi, G.F. Margini ha preso parte a concorsi provinciali, in alcuni dei quali si è evidenziato, ed ha ordinato varie personali.
BIBLIOGRAFIA
«Panorama d'arte'77», Magalini Ed., Brescia, 1977.
Brescia, 1815-25 luglio 1855.
Il Fenaroli lo definisce «pittore di genere decorativo». Appresi i primi elementi di pittura dal padre, pure omatista, fu poi allievo di pubblica scuola con il Rottini e, privatamente, del Masperi. Ben presto apprezzato, espose in occasione di rassegne ordinate presso l'Ateneo: dipinti a olio del genere prospettivo, interni delle chiese bresciane di S. Maria dei Miracoli, S. Agata, S. Giuseppe, S. Faustino nonché di monumentali edifici. Più che le doti d'artista, in lui furono apprezzate le doti dell'animo.
Morì a soli quarant'anni.
BIBLIOGRAFIA
S. FENAROLI, «Dizionario degli artisti brescianì», 1887. THIEME BECKER, Vol. XXIV, (1 930).
A.M. COMANDUCCI, «Dizionario dei pittori... italiani», Ed. IV, (1 972).
Personalmente non si conoscono attività e opere di Angela Marini. Ce ne rammarichiamo, traendo dal «Comanducci» le notizie succintamente riportate. Frequentato il Liceo artistico monzese, ha intrapreso l'insegnamento del disegno. Come pittrice ha intrapreso negli anni Sessanta la partecipazione a collettive e a premi quali: 1, 11, 111 Mostra d'arte sacra di Piacenza (1966, 7, 8), Contea di Bormìo (1967), S. Margherita L. (1968), allestendo al tempo stesso personali presso l'A.A. di soggiorno iseana (1961), a Bergamo (Galleria La Garitta-1963), a Ponte di Legno (1965), all'Accademia milanese (1966) e alla Galleria Casabella di S. Margherita L., negli anni 1968 e 1969.
BIBLIOGRAFIA
Sta in: A.M. COMANDUCCI, «Dizionario dei pittori... italiani», Ed. IV, (1 9 72).
Carpenedolo, 7 febbraio 1922.
Personalmente non conosciamo l'attività e l'opera di Bruno Marini. Ce ne rammarichiamo, traendo dal «Comanducci» le notizie succintamente riportate. Frequentati i corsi dell'Istituto d'arte di Milano, Bruno Marini ha intrapreso partecipazione a manifestazioni quali: Premio Morazzone (1969, 1970), Il edizione del milanese S. Ambroeus e il genovese premio «Invemo'70». Figurativo, sembra prediligere il paesaggio di campagna interrotto da mura di miseri casolari antichi.
Desenzano, 16 marzo 1952.
Autodidatta, ha allestito personali ed ha partecipato a concorsi in varie località della provincia ed a Mantova. Figurativo tradizionale, predilige il paesaggio in cui si evidenza «un senso innato del colore, un gusto sicuro sul piano compositivo», come osserva Ignazio Mormino, che ci descrive Antonio Mario giovane chiuso, nella sua intimità personale, dalla fragilità sentimentale e dalla evidente timidezza; equivalente a una sensibilità che privilegia l'operare silenzioso, incapace di gesti plateali. Ma appunto per questo Antonio Mario palesa moti riflessivi e giovevoli ad un pittore che all'attività creativa dedica impegno per realizzarsi.
BIBLIOGRAFIA
Sta in: «Panorama d'arte '77», Magalini Ed., Brescia, 1977.
(Baldovino). Botticino, 21 aprile 19 I 0-Brescia, 6 aprile 1975.
Plasmare anime, questo l'ideale in vita di Marino Marioli. Ideale perseguito tormentosamente, che lo indusse ad affrontare incomprensioni, esperienze le più diverse e viaggi e lontani soggiorni. Frequentato il cittadino Liceo Arnaldo, si laurea brillantemente in Lettere presso l'Ateneo padovano. Ancor giovane studente, la passione per il teatro, alimentata dalla guida di Anton Giulio Bragaglia: è quindi protagonista di rappresentazioni goliardiche, animatore di dibattiti culturali dalla inconfondibile impronta negli anni sperimentali della televisione. Compiutosi il secondo conflitto mondiale, che lo ha visto per quattro anni in Ungheria quale direttore dell'Istituto di cultura a Kassa e internato per un anno, per non aver aderito alla repubblica di Salò, al rientro in Italia, oltre all'insegnamento svolto nelle aule del Liceo Calini, dell'Istituto magistrale «V. Gambara», del Castelli allestisce numerosi spettacoli, fra i quali amava ricordare «Il mio cuore sugli altipiani» di William Sarojan, rappresentato nel 1947 entro lo scenario di palazzo Martinengo e la «Regina di Francia», «Lungo pranzo di Natale», «Stilita», dando poi vita al centro ricreativo OM, postosi in evidenza per la scuola di arti figurative e per aver favorito l'appro'do in città di noti esponenti della cultura, da Guido Piovene a Ungaretti. Anche il giornalismo l'attrae al rientro dalla prigionia: sia pure saltuariamente collabora a giornali; celato dietro vari pseudonimi anima la rivista «Arbiter». «Erano i tempi in cui, qua e là, negli squallidi condomini della speculazione qualcuno, volonteroso, isolato, cercava di dargli calore, il senso dell'antiprigione», Marino Marioli non nega il suo raffinato gusto per dare un tocco di signorilità e di vita agli appartamenti di amici, di conoscenti; tralasciando questa attività non appena spuntano «architetti faccio-tutto-lo» (son parole di Bruno Marini) così come fu gesto di ribellione alla incomprensione il volontario «esilio» a Ischia, dove il professar Marioli si afferma pittore. Non improvvisazione tuttavia, perché se l'amore per il teatro aveva toccato la vetta con l'allestimento memorabile di «Adelchi» interpretato da Vittorio Gassman e rappresentato fra i resti suggestivi del Foro romano, la sensibilità nel campo delle arti figurative Marioli aveva palesato ordinando la mostra commemorativa di Angelo Inganni (aprile-maggio 1955) e quella dedicata a «P'ttori dell'Ottocento bresciano» (1 956), nel salone Vanvitelliano di palazzo Loggia. Ma anche sul far degli anni Cinquanta, in occasione del «Premio Brescia», che infuocò il clima artistico nostro, era emerso: solo che il riconoscimento gli era derivato da tema ritenuto minore, quello della sezione grafica-pubblicitaria. Pittore dunque, espose in mostra personale alla Associazione artisti bresciani nel marzo 1968, rivelandosi attento conoscitore delle correnti innovatrici, plastico e colorista singolare, dal sicuro tratto. Forse un che di pudore o di timidezza lo indusse a celarsi dietro il nome «Baldovino», e con tale nome a presentarsi in catalogo. Se di Marioli subito fu noto il «personaggìo» snobistico e insieme ribelle, precorritore dei tempi, di mode, di scoperte, se quelle succintamente ricordate sono le tappe emergenti d'una attività fervida, a volte coraggiosa, il frutto d'una tensione mai tradita dalla esteriore placidità del gesto, quasi insofferenza, aveva bisogno di tempo per maturare, perché rivolto ai giovani. Un frutto racchiudente vibrazioni d'un cuore sensibile e ansioso di purità.
BIBLIOGRAFIA
V.A., Seguendo la cometa del neon..., «Giornale di Brescia», 5 ottobre 1952.
VA., Palchetto degli artisti, i moderni alla A.A.B., «Giomale di Brescia», 17 dicembre 1953.
«Premio Brescia 1953», Catalogo.
«Bruttanome», Vol. 1, (1 962), Cinque domande per un dibattito.
G. VALZELLI, I Profeti e la turba ruttanome», Vol. 1, (1 962).
B. MARINI, «Gallerja, marzo 1968.
MAR.(ini), M. Marìia, «Giornale di Brescia», 16 marzo 1968.
A. MOKZUCCI, Gali79, marzo 1968.
FUR., E morto M. rioli, «Giornal aprile 1975.
«Bresciaoggi», 8 aprile 1975, L'impr(M. Marioli.
S. MINELLI, M. Marioli, una espressione culturale del nostro tempo, «Biesse», a. XV, n. 157, aprile 1975.
«Almanacco popolare bresciano», a. 1978, p. 71, M. Marioli.
L. SPIAZZI, Anni Cinquanta-Sessanta, che rimane di tantofurore@ «Bresciaoggi», 27 gennaio 1979.
V. FAGGI, Dandin e Ifigenia, «Giornale di Brescia», 6 maggio 1979.
R. LONATI, M. Marioli-ßaldovino, «La Voce del popolo», 21 settembre 1979.
Secolo XVI
Nipote di Pietro Marone (v.), frate dell'ordine dei Gesuiti, lascia opere a Brescia, dove dipinse pareti nella chiesa del Corpus Domini o S. Cristo e alcuni ambulacri ad @ssa annessi; a Verona, nella chiesa di S. Bartolomeo ed a Bologna, nel chiostro dei gesuati. Sono vaste composizioni in cui si evidenziano influenze manieristiche, soprattutto dovute a Giulio Romano. Omamentazioni che tolgono plasticità alle figure, anche a causa del colore tenuamente composto. Tale estenuata pittura, si rinvigorisce in alcune zone voltate o in altre raffigurazione in cui più libera è la resa luministica. Benedetto Marone dipingeva ancora nel 1571.
BIBLIOGRAFIA
S. FENAROLI, «Dizionario degli artisti bresciani», 18 8 7. THIEME-BECKER, Vol. XXIV (1 930).
«Storia di Brescia», Voi. 111.