Dizionario dei Pittori Bresciani
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MARONE GIOVANNI

o Marone (da) Giovanni.  Secolo XV.

L'unica opera certa di questo pittore è una Madonna con bambino e angeli, affrescata per una casa di Iseo, firmata e datata 1482, ora alla Pinacoteca Tosio Martinengo.  Una maggiore luce potrebbe derivare da attribuzioni certe degli affreschi in S. Maria della Rota a Marone in cui alcuni elementi formali si ricollegano alla tavola della Pinacoteca.  Oppure della Madonna che allatta il bambino, in una cappella di S. Salvatore o la Deposizione con una Santa (1 48 5), pure della Pinacoteca. t altresì certo che alcuni dipinti, di ignoto autore del gotico internazionale o di ascendenza squarcionesca-mantegnesca, operoso in Brescia e provincia nella seconda metà del Quattrocento, una volta attribuiti sicuramente potrebbero apportare luce rivelatrice anche su Giovanni da Marone, il cui nome si sussurra per aver operato a Artignago, S. Vigilio, Lovernato di Ospitaletto, Vello (questi ultimi già attribuitigli) fino a far coincidere il Marone con il ben noto «Maestro di Nave». (v.).
 
BIBLIOGRAFIA
F. MACCARINELLI, «Le glorie di Brescia», 1747, Ediz.  C. Boselli, 1959.
G. ROSA, «Relazione della Commissione provinciale per la conservazione ecc.», a. 1872; 1875.
P. DA PONTE, «Esposizione della pittura bresciana», 1878.
S. FENAROLI, «Dizionario degli artisti bresciani», 1887.
G. TROTTI, «Il santuario della Madonna di Montisola», Brescia, 1924.
G. NICODEMI, «La Pinacoteca Tosio Martinengo», 1927.
P. GUERRINI, La pieve di Sale Marasino, «Memorie storiche della Diocesi di Brescia», 1932.
L. VECCHI, «Brescia», monografia ill. a. 1941-1942.
M.L. FERRARI, «P.  Da Cemmo», Milano, 1956.
N. BONFADINI, «Lago d'Iseo», 1935.
G. PANAZZA, «La Pinacoteca Tosio Martinengo», Ed.  Alfieri e Lacroix, Milano, 1959.
«Storia di Brescia», Vol. 11.
G. CHESI, «Le Provincie di Brescia e Bergamo».

MARONE PIETRO

Presumibilmente nato a Venezia nel 1548; morto a Riva di Solto (Bg) nel 1625. Di Andrea Marone, forse originario dell'Iseo, trasferitosi a Venezia, Pietro Marone è allievo di Paolo Veronese e dalla scuola veneziana attinge per raggiungere una evidente posizione artistica.
Pittore dalla «concezione gioiosa, il colore illimpidito e gli accostamenti delle tinte semplici e naturali, posti al servizio di una tecnica progredita». Nel ritorno a Brescia, verso il 1580, subisce la suggestione del Moretto, senza tuttavia sacrificare l'inventiva o rinunziare ai primi apprendimenti; confluendo verso l'età matura, in un manierismo «torbido, mosso sul tipo d'un Cossali, ma meno truculento e volgare». Poco o nulla si sa delle opere realizzate da Pietro Marone fino al 1580: fatta eccezione per il Martirio di S. Caterina, nella chiesa di S. Rocco a Vicenza, attribuitagli da U. Baroncelli e da altri Autori poi confermata. S'apre quindi uno spiraglio con il Martirio dei SS.  Gervasio e Protasio nella parrocchiale di Cologne, databile a prima del 1588 e a cui seguono la morettesca Strage degli innocenti nella chiesa del Carmine in città e il palmesco Martirio di S. Lorenzo a Paiosco.
Ma altri lavori sono già stati illustrati in varie occasioni: da quelli nati dalla collaborazione con Tommaso Bona (v.) a quelli nella sala del Consiglio di palazzo Loggia, sulla facciata di casa Caprioli in via delle Grazie (1 59 1); e poi in chiese cittadine: S. Carlo, i Miracoli, S. Agata, S. Lorenzo, S. Maria della Pace; quindi in provincia: Polpenazze, Salò, Bassano, Lonato, Ghedi, criticamente analizzate in recenti studi.
BIBLIOGRAFIA
0. ROSSI, «Elogi storici di bresciani illustri», 1620.
F. PAGLIA, «Il Giardino della píttura», Ed.  C. Boscili, 1958, 1967.
L. COZZANDO, «Vago, curioso ristretto ... », 1694.
G.A. AVEROLDI, «Le scelte pitture di Brescia», 1700.
F. MACCARINELLI, «Le glorie di Brescia», 1747, Ed.  C. Boselli, 1959.
G.B. CARBONI, «Notizie storiche di pittori, scultori», 1776, Ed.  C. Boselli, 1957.
B. ZAMBONI, «Memorie intorno alle fabbriche più insegni di Brescia», 1778.
L. LANZI, «Storia pittorica dell'Italia», Bassano, 1795-1808, Ed. 1823.
F. NICOLI CRISTIANI, «Vita e opere di L. Gambara», 1807.
P. ZANI, «Enciclopedia metodica critico ragionata di B.A.», 1813-1824.
P. BROGNOLI, «Guida di Brescia», 1826.
«Relazione della Commissione provinciale ecc.», 1875. (Per Polpenazze).
S. FENAROLI, «Dizionario degli artisti bresciani», 1887.
THIEME-BECKER, Voi.  XIV, (1 92 1).
E. FACCHINI, «Lonato nella geografia e nella storia», Lonato, 1928.
P. GUERRINI, La parrocchia di Cologne, «Memorie storiche della Diocesi di Brescia»,
1931.
A.M. MUCCHI, «Il Duomo di Saìò», 1932.
0. FOFFA, «Vicende del palazzo e della piazza della Loggia», 1936.
L. VECCHI, «Brescia», monografia ill., a. 1941, 1942.
PANAZZA-BOSELLI, «Pittura in Brescia dal Duecento all'Ottocento», 1946.
U. BARONCELLI, Due tele cinquecentesche in S. Rocco a Vicenza, «Commentari dell'Ateneo», Brescia, 1946-1947.
C. BOSELLI, Documenti inediti di storia d'arte bresciana, «Commentari dell'Ateneo», Brescia, 1946-1947.
P. GUERRINI, Alla scoperta di un santuario, «Giornale di Brescia», 9 febbraio 1950. (Si veda s. f. del 21 settembre 1950).
U.(ghi), Un atto di amoreper la chiesa di S. Carlo, «Giornale di Brescia», 21 settembre 1950.
G. PANAZZA, «La Pinacoteca Tosio Martinengo», Ed.  Alfieri e Lacroix, Milano, 1959.
C. BOSELLI, Spoliazioni napoleoniche, «Commentari dell'Ateneo», Brescia, 1960.
P.F. MURACHELLI, II supplemento a Pittura nel Sei-Settecento, «Commentari dell'Ateneo», 1960.
G. ZOR-ZI, G.A. Fasolo pittore lombardo vicentino emulo del Veronese, «Arte lombarda», 1961.
B. REALI, Un'opera del Marone s(-(>pet-ta a Bassano Bresciano, «Giornale di Brescia», 18 marzo
1961. (Riprod. in «La Voce del popolo». 25 mar7o 196 1).
E. ARSLAN, Postille a un articolo su G.A. Fasolo, «Arte lombarda», 1962.
D BONDIOLI, «Guida minima del Duomo di Salò», marzo 1962.
«Storia di Brescia» Voll.  Il e 111.
G. PANAZZA, Le manifestazioni artistiche della sponda bresciana..., «Il lago di Garda», Ateneo di Salò, 1969, p. 236.
A. PIAZZI, «Lonato-la basilica di S. Giovanni Evangelista», Brescia, 1980.
A. VENTURI, «Storia della pittura italiana», IX, parte Vll, p. 356.
«L'Eco di Brescia», s.d., Affreschi di P. Marone in Via Grazie.
 

MARPICATI IROS

Ghedi, 5 aprile 1935.

Frequentati gli studi presso l'Accademia Carrara di Bergamo, ha conseguito l'abilitazione all'insegnamento presso il Liceo artistico di Brera. Ancor giovane intraprende partecipazione a esposizioni in campo nazionale, fra le quali si citano: Maggio di Bari (1959), S. Fedele (Milano, 1959, 1962), Suzzara (1960), Apollinaire (Milano, 1961), Esso (Roma, 1961), S. Ilario d'Enza (1960), Giorgione (Venezia, 1965)... nonché significative collettive in Brescia: presso le Galleria Alberti (1958, 1960), Picelli (1962). Mostre personali ha allestito a Milano (Galleria Spotorno, 19 54), Pater (1 960); Brescia, (Galleria A.A.B., 1964 e 1966). Fin dal suo primo apparire s'è manifestato pittore di non comune talento; uomo sensibile, quasi in lui viva una vena segreta di elegia e di abbandono, nelle opere riesce invece «impetuoso» interprete di grandi eventi contemporanei.  E del nostro tempo ha fatte sue le inquietudini, il disagio provocato dalla invadenza tecnologica. Dell'uno e dell'altro tema s'è veduto l'esito nella sua prima mostra bresciana in cui il dramma umano del Vajont si accostava alle opere rivelanti l'aberrante rapporto uomo macchina.
«Realistica e insieme surreale» è stata definita la sua pittura, lungo la via indicata da Matta, Romagnoni, Bertini, Caretti. Sorreggono il suo operare la padronanza del disegno (Vajont), la capacità di sintesi e la forza plastica «acuta incisività del giuoco di luce e ombra» che accentuano il sincero senso d'angoscia e di disperazione.  Quel senso di desolata solitudine che, al di là dell'apparente tranquillità, si scopre nelle parole di Iros Marpicati, indotto dalla sofferenza a lunghi silenzi. Una sensibilità tesa e per questo in grado di rendere fragile la mano che ne raccoglie le vibrazioni, le «grida» dolorosamente partecipi della umana vicenda.
 
BIBLIOGRAFIA
«La Zàgara», Milano, gennaio 19 5 8.
E.C.S.(alvi), Pittura bresciana oggi, «Giornale di Brescia», 3 giugno 1958.
«Premio di pittura Palazzolo», 1-1 5 novembre 1959.
E.C.S.(alvi), Pittura italiana oggi, «Giornale di Brescia», 7 giugno 1960.
E.C.S.(alvi), Mostre d'arte, «Giornale di Brescia», 21 marzo 1963.
M. DE MICHELI, «Galleria A.A.ß.», Brescia, 16-28 maggio 1964.
E.C.S.(alvi), Mostre d'arte, «Giornale di Brescia», 25 maggio 1964.
G. TONNA, Il generoso i.mpegno di Marpicati, «L'Eco di Brescia», 29 maggio 1964.
«La Voce del popolo», 25 dicembre 1964, Invito alla grqfica.
V. Arte, grafica, «Giornale di Brescia», 10 aprile 19155.
«Galleria A.A.B.», Brescia, 29 gennaio-10 febbraio 1966.
G.V.(alzelli), Marpicati ha concluso il ciclo sul Vaiont, «Giornale di Brescia», 29 gennaio 1966.
E.M. Premiati i vincitori (a Palazzolo), «Giornale di Brescia» 17 maggio 197 1.
«Giomale di Brescia», 6 giugno 197 1, Marpicati e Gallizioli premiati a Soragna.  E.C.S.(alvi), Notiziario, «Giomale di Brescia», 14 settembre 197 1.
AA.VV., Disegno perché, «Galleria A.A.B.», Brescia, 28 aprile-10 maggio 1973. «Arte bresciana oggi», Sardini Ed., Bornato.
A. M. COMANDUCCI, «Dizionario dei pittori... italiani», Ed.  IV, (1 9 72).

 

MARTINAZZI ANNA

Brescia, 1945.

Dal «Dizionario» di A.M. Comanducci, recante anche la nota bibliografica, apprendiamo che Anna Martinazzi ha soggiornato per motivi di studio lungamente a Parigi, dove nel 1967 e 1971 ha esposto alla Galleria Duncan.
 
BIBLIOGRAFIA
Sta in: A.M. COMANDUCCI, «Dizionario dei pittori... italiani», Ed.  IV, (1 9 72).
 

MARTINAZZOLI MARTINO

Secolo XVI.

Nativo di Anfo, ben poco si può dire di questo pittore definito «modesto», del quale tuttavia resta un'opera certa nella pala Madonna in trono con bambino, ordinatagli nel 1527 per la chiesa della Disciplina di Salò ed oggi nella sacrestia del duomo benacense: dipinto dalle reminiscenze veronesi.  Gaetano Panazza ricorda poi un altro dipinto del 1521 per la chiesa di Muslone, ma perduto. Potrebbero riconoscersi del Martinazzoli anche opere in Sabbio Chiese (con D. Brevi) e in Sabbio Superiore una Assunzione della Vergine. Paolo Guerrini gli attribuì una Deposizione custodito nella chiesa di Anfo.
BIBLIOGRAFIA
G. ROSA, «Relazione della Commissione prov. per la conservazione ecc.», 1875.  A.M. MUCCHI, «Il Duomo di Salò», 1932.
P. GUERRINI, «Cronache bresciane inedite», 1933, Vol.  V.
A.M. MUCCHI, Spicilegio di notizie, «Memorie dell'Ateneo di Salò», Salò, 1936.
P. GUERRINI, Anfo, «La Voce cattolica», 15 maggio 1945.
U. VAGLIA, «Dizionario degli artisti e artigiani valsabbini», 1948.
C. BOSELLI, Schede bresciane, «Arte lombarda», 1958.
«Storia di Brescia», Vol. 11.
G. PANAZZA, Le man@festazioni artistiche della sponda bresciana.... «Il lago di Garda», Ateneo di Salò, 1969, p. 232.
L. PELIZZARI, «Sabbio Chiese attraverso i secoli», Brescia, 1972.

MARTINENGO ALIGI

Brescia, 9 giugno 1913-26 gennaio 1963

Frequentato il Liceo classico, si è impiegato presso l'amministrazione provinciale.  Autodidatta, fin da giovane ha dipinto, ma solo al termine del secondo conflitto mondiale ha avvicinato il gruppo operoso in corso G. Mameli: Cavellini, Corbellini, i Ghelfi, Di Prata, Botticini, intraprendendo ad esporre sue opere in occasione di collettive in città e provincia (Premi Brescia, Bovegno e Gavardo, mostre sociali della A.A.B.) a Melfi, allestendo altresì personali in gallerie bresciane. Definito astrattista a volte, nei suoi dipinti a volte è stata avvertita invece ascendenza nella produzione futurista di P. Conti. Le poche opere vedute ed appartenenti alla ultima produzione, Città sommersa, Polla d'acqua ed altra consonante (1961), Nudità remote, proprietà della Vedova, potrebbero definirsi tecnicamente materiche. Realizzate su compensato o comunque su supporto rigido, attraverso processo che mai Martinengo ha voluto far conoscere, le composizioni hanno leggero sbalzo, dove il colore si depone sfumato, dando l'effetto paragonabile a quello ottenuto a mezzo di materiale acrilico spruzzato. Uniformemente colorate, le opere presentano singolare politezza di esecuzione, quasi fossero eseguite su carta pergamena le cui gibbosità danno rilievo al motivo campeggiante su uniforme fondo.  Nudità remote, in particolare, dalla levigata superficie, appare quasi rilievo «aerofotogrammetrico» d'un borgo, dove i vuoti e i pieni si compenetrano nel tenue alternarsi geometrizzante di luce e ombra. Ansia di libertà, Cantiere sono ricordate fra le migliori realizzazioni esposte nel 19 5 3; ricche di interesse per l'elegante ritmo compositivo. Questa ricerca, condotta sia pure nel solco tracciato da autori notissimi ma inconsueta per la Brescia degli anni Cinquanta-Sessanta, ha suscitato sovente discussioni e polemiche fra gli amici e colleghi di Martinengo, non raramente riverberate anche in pagine di stampa.  Il disegnatore dal tratto sicuro si ritrova in alcuni pastelli, carboncini e inchiostri colorati,a volte rivolti a esiti figurativi. Nonno di Aligi e pittore, val ricordare Gianbattista Martinengo (Secolo XIX) del quale si è veduto un ritratto della moglie, Signora Maddalena Martinengo, «morta nel 1884 nel generare Cesare Martinengo», com'è scritto nel verso del dipinto. Un Autoritratto, invece, mi si dice sia stato, tramite il prof.  Camilio Boselli, affidato a Istituto culturale cittadino.
BIBLIOGRAFIA
N. ALBERTI, Artisti bresciani all'Arte e cultura, «La Verità», 28 ottobre 1945. «Il Mostra d'arte della A.A.B.», Brescia, 12-27 ottobre 1946, Catalogo.
L. FAVERO, La mostra degli artisti bresciani, «Il Popolo», 18 ottobre 1946.
0. DI PRATA, Troppe opere epoche idee.... «Brescia-lunedì», 21 ottobre 1946.
AEQUUS, Pittori e scultori a convegno, «Giornale di Brescia», 24 ottobre 1946.
«Galleria la Loggetta», Brescia, 25 aprile-3 maggio 1953.
L. FAVERO, A. Martinengo alla Loggetta, «L'Italia», 30 aprile 1953.
G.V., Palchetto degli artisti, «Giornale di Brescia», s.d. (aprile-maggio 1953).
G.A.C., Un,falso astrattista, «La Voce economica», 2 maggio 1953. (Si veda s.f. risposta di A.M.). «Bollettino storico dell'arte contemporanea della Biennale di Venezia», n. 15, 1953. (Per mostra alla Loggetta).
«Premio Gavardo 1953», Gavardo, 30 agosto- I 3 settembre 1953, Catalogo. «Giornale di Brescia», 2 settembre 1953, Gazzetta di Gavardo.
G. VALZELLI, Miracolo a Gavardo, «Giornale di Brescia», 17 settembre 1953.
G. VALZELLI, Dall'Ottocento all , astrattismo, «Giornale di Brescia», 2 ottobre 1953. VA., Martinengo al Garden, «Giomale di Brescia», 20 novembre 1953.
«L'Italia», 21 novembre 1953, A. Martinengo al Garden bar.
VA., I moderni alla A.A.B., «Giornale di Brescia», 17 dicembre 1953. «Premio Brescia 1953», Brescia, 1953, Catalogo.
«Prima mostra nazionale di pittura contemporanea», Roma-Valdagno, settembre 1953, Catalogo. «Notiziario d'arte», a. V, n. 1, gennaio 1954, p. 16. «Giornale di Brescia», 6 agosto 1954, Sinaugura ilpremio ßovegno.
A. CIBALDI, Alla mostra di Bovegno, «Giornale di Brescia», 16 agosto 1954.
DOMINICUS, Premio Magno di Bovegno, «La Patria», 19 agosto 1954.
G. MARTELLONI, Sulpremio Magno, «L'Italia», 21 agosto 1954. (Si veda risposta del prof.  C. Boselli).
A. MAZZA, Settembre gavardese, «L'Italia» o «La Voce del popolo», 18 settembre 1954.
G. SCIORTINO, Il VPremio Me@fì, «La Fiera letteraria», 3 ottobre 1954.
 

MARTINENGO GIUSEPPE

 Secolo XIX.

Conte, morto poco più che sessantenne, nel 1869 (si danno le date 1808-1869), frequentò la scuola fiorentina all'epoca del Bezzuoli, affinando le doti che lo portarono, più che a creare, a imitare gli antichi maestri. Fu apprezzato insegnante nella scuola comunale, da dove numerosi allievi presero la via per le Accademie artistiche di Milano, Firenze, Roma.  Una sua opera, Venere allo specchio, tratta da Tiziano, è presso la Pinacoteca Tosio Martinengo.
 
BIBLIOGRAFIA
CAIMI, «Delle arti del disegno», 1862.
S. FENAROLI, «Dizionario degli artisti bresciani», 1887.  THIEME-BECKER, Vol.  XXIV, (1930).
«La Pallade», 1, (1 839-1840), p. 136.
G. PANAZZA, «La Pinacoteca Tosio Martinengo», Ed.  Alfieri e Lacroix, Milano, 1959.  A.M. COMANDUCCI, «Dizionario dei pittori... italiani», Ed.  IV, (1 972).
 
 

MARTINENGO MARIA

Secolo XVI

Nella «Storia di Brescia» è detto: Il Gombosi accenna anche all'esistenza di una pittrice scolara del Moretto, Maria Martinengo, che doveva essere una dilettante di famiglia illustre. Di questa dilettante pittrice già il Brognoli dà nota, così ripresa da Stefano Fenaroli: Nell'anno scorso (1 825) mi è stata cosa grata il trovare una tela segnata Maria Martinengopinxit.  Alex.  Bonvicinus direxit. Osservato che nessun'altra notizia v'era di questa pittrice e premesso che nessun'altra opera si conosceva, il testo prosegue descrivendo lungamente il dipinto: una Natività che, nelle sembianze di S. Anna, parrebbe racchiudere l'autoritratto della pittrice.
 
BIBLIOGRAFIA
P. BROGNOLI, «Guida di Brescia», 1826.
S. FENAROLI, «Dizionario degli artisti bresciani», 1887.
G. GOMBOSI, «Moretto da Brescia», Basilea, 1943.
«Storia di Brescia», Vol. 11.
 

MARTINI GINETTO

 Brescia 1927 - 2011

Ginetto Martini, autentico talento nell’arte figurativa e musicale
he, in apparenza, contrasta con il suo carattere burbero da bohémien cresciuto nelle borgate popolari e povere della città, la strada dell'arte. SNel ricco panorama dei personaggi che operano nel mondo dell'arte Bresciano un ruolo di primo piano spetta sicuramente a Ginetto Martino. Artista autentico nel senso lato della parola il Nostro, oggi ottuagenario, essendo nato a Brescia nel 1927 il 7 luglio, ha speso una vita dedicata all'arte pittorica e musicale. Ginetto sin da giovanissimo, erano gli anni dell'immediato dopo guerra, intraprese con intenso amore, spinto da una grande passione e dalla necessita di sbarcar lunario, sostenuto da uno spiccato amore per il "bello" e una innata sensibilità d'animo, che, in apparenza, contrasta con il suo carattere di boemienne cresciuto nelle borgate popolari e povere della città, la strada dell'arte. Studio prima canto con la maestra Casiraghi, voce baritonale che sviluppò con buon profitto, per oltre un quarantennio è stato valente corista del coro del Teatro Grande, protagonista apprezzato e molto richiesto nei circoli musicali più noti della città e in altre località italiane. Non c'è stata manifestazione concertistica in circoli musicali cittadini che non fossero allietati dall'imperiosa voce baritonale di Ginetto, era pure sempre presente in qualunque locale, dove c'era un maestro al pianoforte, e negli anni passati ce n'erano diversi e frequentati da una buona clientela.
Inziò alla vecchia osteria Marussi, aperta fino alla fine degli anni '50, all'ombra della Pallata, punto d'incontro di artisti e cultori d'arte. Qui ebbe l'occasione di incontrare alcuni grandi artisti, primo fra tutti Emilio Pasini il quale, appezzandone la sua sensibilità artistica, lo volle alla sua scuola di pittura dove ben presto rivelò talento e grande maestria, tanto che poi continuerà per tutta una vita la "professione ".
Lo studio del Maestro Emilio Pasini fu fucina di numerosi artisti che nella storia dell'arte iscriveranno il loro nome a caratteri maiuscolo, basti citare Giacomo Bergomi, Dino Decca, Franco Bertulli, Gabriel Gatti, Alberto Bizai,  Gabriele Saleri e tanti altri. Per Ginetto Martini la pittura è stata un modo di vivere al pari del canto. 
Pittore figurativo tradizionale ha trovato  l'ispirazione nelle opere dei grandi autori bresciani dell'ottocento da Cesare Bertolotti, Francesco Filippini, Arturo Verni, Vittorio Trainini dei quali ne era grande ammiratore. 
Rimarrà fedele al figurativo per tutta la vita, la sua produzione è stata ingente. I suoi quadri; le bellissime vedute primaverile e la nevicate dei nostri Ronchi, i casolari della campagna della Bassa, gli incantevoli angoli lacustri del Benaso, del Sebino o dell'Iridio, le bellissime nature morta, gli innumerevoli i ritratti e tant'altro, della sua notevole produzione, fanno bella mostra nelle case di moltissimi concittadini. La maggior parte delle sue opere sono frutto del lavoro "plan air" infatti Ginetto prediligeva dipingerà ritraendo il soggetto al naturale più che crearlo in studio. 
Nel pieno della sua maturità ha arricchito la sua esperienza viaggiando, cavalletto appresso, vacanze di lavoro, diceva, accompagnato sempre della sua Irene, fedele amica e compagna, ha soggiornato e lavorato in molte località del centro e del sud Italia, all'estero è stato in Olanda e in Algeria.
Ha sempre goduto di un buon mercato, non gli sono mai mancati gli acquirenti, questo non ha però cambiato il personaggio che è rimasto, pur con la massima serietà, coerente con la sua vita di "Bomienne", buon frequentatore delle osterie dei vecchio centro storico, amante della buona cucina e più ancora del buon bere. Ha sempre disdegnato di partecipare a mostre collettive o personali e tanto meno apparire, a pagamento, in cataloghi o riviste varie che altro non sono, sosteneva, che una effimera vetrina della vanità.  
Si ricorda, negli anni settanta una mostra, organizzata da amici, in una galleria di Salsomaggiore che riscontrò un eccellente successo, e da diversi anni si vedono spesso delle sue opere esposte in mostre collettive nelle varie gallerie della città e della provincia presentate da privati o dai galleristi stessi. Testimonianza questa della raggiunta affermazione artistica dell'autore consacrato con pieno merito nella storia della pittura.  
A. G. Zanolli
Giorgio Zanolli Giornalista e critico d’arte Editore Dizionario pittori bresciani

MARTINO DA GAVARDO

 Secolo XVI.

Di questo pittore, il cui «interesse non supera il valore artigianale» è nota, perché firmata e datata 153 1, un'opera milanese in cui si alternano reminiscenze foppesche e ferramoliane.  Attribuibili a Martino sono altre decorazioni quali il polittico in S. Lorenzo di Promo; due tavole con le Sante Agata e Lucia nel nostro Vescovado e, ancora, Madonna con bambino e i SS.  Bartolomeo e Girolamo in Cemmo. Maggiore rilevanza acquisterebbe l'attribuzione certa «dell'unitaria decorazione in S.Rocco di Limone» (1 539).
 
BIBLIOGRAFIA
G.ROSA, «Relazione della Commissione prov. ecc.», Brescia, 1875.
P. DA PONTE, Catalogo della Esposizione bresciana, 1904.
«Storia di Brescia», Vol. 11.
«Giomale di Brescia», 7 marzo 1972, La riscoperta di un pittore gavardese.

 

  1. MARTINO DA VERONA
  2. MASPERI FRANCESCO
  3. MASSERDOTTI FRANCO
  4. MASTELLINI GALILEO

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