Castenedolo, 15 maggio 1891 - Brescia, 16 settembre 1977
Brescia, 18 aprile 1935
Brescia, 26 gennaio 1924 - 23 dicembre 2001.
Appartenente a famiglia di appassionati d’arte o d’artisti (il nonno tenne cattedra di pittura, il padre fu musicista), Enzo Filippini precocemente manifesta attitudine al disegno, tanto che in concorso scolastico, nelle medie, riceve menzione.
Diplomato ragioniere, persegue la pittura come autodidatta, silenziosamente; e solo sul fare degli anni Settanta intraprende la partecipazione a mostre collettive.
Nel 1972 s’afferma in concorso ENAL; partecipa quindi, riscuotendo premi e segnalazioni a vari concorsi in: Roma (1974, 5, 6, 7, 8,); Mantova (1977) e, inoltre, a Milano, Reggio, Rimini, Ferrara, Salsomaggiore, Firenze, ecc. e fuori d’Italia.
Esordisce in personale, alla A.A.B., nel 1972, dando avvio a nutrita serie di presenze singole in Gallerie di Londra, Brescia, Lignano Riviera, Milano, Torino, Gorizia, Cortina d’Ampezzo, Rovereto, New York, Treviso, Biella, Bergamo, ecc. Un suo ritratto di Papa Giovanni XXIII è presso la Pinacoteca Giovannea di Baccanello, a Calusco d’Adda presso Bergamo.
Suo è l’”emblema” o l’arma della Pattuglia acrobatica tricolore.
Disegnatore preciso, nel dipinti offre molteplici frutti di una accesa fantasia, riflettenti a volte la realtà, a volte l’astrazione ed è facile riandare con la memoria ad opere di Utrillo e Mirò, sfiorando maestri d’oltre Alpe, non escluso Rouault.
Molteplici pertanto anche i motivi ispiratori: sognati paesi dagli emergenti e affusolati campanili, nudi di donna, un raccolto angolo di lago, scarpe e racchette da tennis…
La materia pittorica si fa preziosa, gli accostamenti d’un ritmo acceso, scandito e pur armonioso.
Ed anche il supporto al colore è variamente scelto: dalla tela alla carta, alla stagnola, nella ricerca anche di vari risultati formali.
Ed è forse questa esigenza che induce Filippini a produrre opere in cui la lastra policroma lascia sulla carta argentata “incisioni” o prodotti calcografici di estrema levità e armonia cromatica, tanto da apparire lastre originali, anziché frutto del torchio.
Ad un anno dalla sua scomparsa, nel marzo-aprile 2002, Città Antiquaria lo ha ricordato con una vasta rassegna confermante la poliedricità della sua produzione e testimoniante la tensione lirica e insieme l’umanità grande.
Rilevante il ruolo affidato da Filippini ai suoi lavori, elevato a icona di un mondo fatto d’amore per la natura e per l’esercizio sportivo (suo prediletto il tennis, ma anche il calcio al quale ha dedicato uno dei suoi esiti più noti in occasione dei Mondiali del 1982).
Evocazioni di una proiezione onirica in cui alla resa naturalistica dei paesaggi, delle figure e degli animali si coniugano visioni sfioranti la informalità
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BIBLIOGRAFIA
“Giornale di Brescia”, s.d. (ottobre 1972), Conclusa con successo la mostra Arte nel tempo libero.
“L’Ora serena”, 10 ottobre 1972, I primi classificati (alla XV Ed. Enal).
“Brescia arte”, n. 5, ottobre 1972, E. Filippini.
F. GARIONI - D. BOLOGNA, “Galleria A.A.B.”, Brescia, 28 ottobre - 9 novembre 1972.
R. VERGANI, “Cremona proposte”, Cremona, 1 novembre 1973.
“Art Gallery”, Londra, 1 - 31 dicembre 1973.
M. SCALVINELLI, “Galleria Bistro”, Brescia, 26 gennaio - 8 febbraio 1974.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
D. VILLANI, F. Filippini, “Le Arti”, n. 7, 8, 9, luglio-settembre 1974, p. 278.
“Messaggero Veneto”, 15 gennaio 1975, S. Vito al Tagliamento, Galleria Griglia d’oro.
“Circolo artistico Cortina d’Ampezzo”, Cortina, 8 - 20 febbraio 1975.
“Galleria Terme”, Lignano R. 15 - 30 agosto 1975.
“Galleria Levi”, Milano, 15 - 25 gennaio 1976.
“Annuario Arte - base”, n. 1, Torino, 1976.
“Galleria S. Michele”, Brescia, novembre 1977.
“L’Arte italiana del XX secolo”, Ed. Due Torri, Bologna, 1977.
“Galleria La Bottega”, Gorizia, 15-30 gennaio 1978. (Cfr.) “Il Gazzettino” periodo mostra.
“Prince George Gallery”, New York, 20 - 30 aprile 1978.
“Galleria Lo Scrigno”, Treviso, 10 - 25 novembre 1979.
“Galleria Luppi”, Biella, 12 - 25 maggio 1980.
M. MAZZOLENI CONTINI, Arte, Foglio non identif., Biella, 22 maggio 1980.
L. LAZZARI, E. Filippini al Capricorno, “L’Eco di Bergamo”, s.d., (1980).
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
“STILE Arte” n. 56, maggio 2002, Enzo Filippini, i racconti del colore.
Galleria A. Manzoni Boario Terme giugno dicembre 2011 opere esposte in permanenza
Castenedolo, 27 novembre 1953.
Fin dalla giovane età si è cimentato con l’attività creativa attratto dalle “atmosfere particolari” del piccolo mondo locale, ritratto posando il cavalletto nel cuore dei luoghi che lo ispiravano. Ha frequentato poi la Scuola dell’Associazione Artisti Bresciani, affrontando nel 1976 il pubblico con una mostra personale ordinata presso la ormai scomparsa da tempo Galleria “Angelo Inganni” affacciata su corso Zanardelli.
È seguita una nutrita serie di partecipazioni a mostre collettive e personali che hanno proposto suoi dipinti in località provinciali e regionali. Fra le prime rassegne si trascelgono quelle del “Premio A. Bezzi” (1977), di Calvisano (1979), Boniprati, Iseo, Milano (1984), Rezzato (1987), Brescia ancora (2001, 02, 05), prescelto per partecipare alla antologia “Ricognizione” indetta dall’AAB, Montichiari (2001, 02, 05), Forte dei Marmi (2003), San Pellegrino Terme, Sondrio, Breno (2004, 05), Forlì, Rezzato, Viterbo (2003), Sarezzo, Salsomaggiore, Reggio Emilia (2005).
Ricorrenti pure le mostre personali prodotte nella già citata Galleria “Angelo Inganni” (1978), nella Galleria “La Pallata” (1980, 81), nella Piccola galleria UCAI (1986, 88, 2003), quindi a Manerba (2004, 05), Collebeato e Vallio Terme (2005).
A questo nutrito percorso espositivo hanno corrisposto vari premi e riconoscimenti, i più ambiti dei quali sono l’iscrizione all’Albo dei pittori di Roma e l’elezione a socio d’onore dell’Accademia del Fiorino di Prato.
Allontanatosi da tempo dalle suggestioni del paesaggio rurale con gli impulsi sentimentali derivanti dal contatto con la natura vissuta in gioventù, Filippini si è inoltrato nell’ambiente urbano, ricreato con una “stesura lenticolare”, il colore fatto poggiare su una base fortemente contrassegnata dalle linee di un disegno sovrano che non si estingue con anomalie luminose e che rifiuta la suggestione momentanea. Ecco allora il freddo lucore di ferrigne rotaie proiettate al lontano desolato complesso edificato, sovrastato da greve cielo; ecco il silenzio immoto di una pensilina ferroviaria o l’anonimo atrio d’ingresso d’una stazione con le rade figure volte all’inquieto, incerto futuro. A breve tratto di periferia, traversato da un sovrappasso, incuneato fra le superstiti chiome di alberature sofferenti, si alterna quella arida, percorsa da veicoli fra ineleganti edifici prodotti da un progresso opinabile… Una realtà che Filippini testimonia con una pittura estremamente dettagliata, contrassegnata da un puntiglioso equilibrio formale e lacerazioni visive provocate dalla civiltà industriale: aspetti tutti esplorati sfiorando il realismo esistenziale e non solo.
BIBLIOGRAFIA
M.B.C., Claudio Filippini e la frontiera del paesaggio, “STILE Arte” n. 72, ottobre 2003.
M.B.C., Claudio Filippini, vedute con aura metafisica, “STILE Arte” n. 82, giugno 2005.
Gavardo, 28 dicembre 1909 - 26 aprile 1945.
Solo recentemente è stato riproposto al pubblico questo pittore valente quanto sfortunato, morto giovanissimo ma giunto a livelli artistici di primo piano.
Nativo di Gavardo, diplomato a Brera nel 1936 sotto la guida di Aldo Carpi che lo ritenne “il migliore fra gli allievi”, ha viaggiato a lungo l’Europa fra il 1936 e il 1938, prima di essere nominato assistente nell’Accademia milanese dov’era stato discepolo. Pochi anni di tranquillità; nel 1942, sia pure per breve periodo, è chiamato alle armi. Il rientro a casa, il matrimonio possono essere motivi di serenità, pur nel clima tragico del conflitto, e il male inesorabile che lo stronca.
Pur nella esiguità del tempo concessogli, F.A. Filippini ebbe modo di farsi apprezzare, sia pure da una cerchia ristretta, dagli appassionati d’arte tanto che la “Galleria del Milione” di Milano lo aveva legato a sé e più volte ospitato in mostre.
Gavardo, per ricordare il proprio degno figlio, gli ha dedicato succinta mostra nel 1951, devono tuttavia trascorrere decenni, fino al 1978, perché sia riunito un congruo numero di suoi dipinti, illustrati da adeguata pubblicazione che ne sparga la conoscenza.
La “Galleria Bistro”, in Brescia, espone infatti due gruppi di opere, degli anni Trenta e i più vicini alla morte del pittore; sufficienti tuttavia a evidenziare i sostanziali valori. Opere ove si “mescolano venature diverse, da Morandi a Marussig, a Tomea in particolare, a Carrà, a Tosi e dietro di loro si profila l’ombra dei maggiori francesi.
Ciò nulla toglie alla personalità del nostro, perché tutto viene riassorbito in un peculiare accento, riassuntivo delle migliori qualità del Novecento italiano, quello anti accademico e aperto alle esperienze europee”.
Filippini, nelle sue tele, ha affrontato con uguali esiti sia la natura morta che la figura e il paesaggio resi con plastica evidenza colore aristocratico, risultato di una civiltà non solo sua ma derivato dagli altri: Francesi, ad esempio, Matisse, “ma tali sentimenti li superò tutti”, com’ebbe ad affermare il suo maestro Aldo Carpi.
BIBLIOGRAFIA
“F.A. Filippini”, Ed. “Galleria Bistro”, Brescia, gennaio 1978. Con testo critico di L. Spiazzi.
L. SPIAZZI, Arte in città, “Bresciaoggi”, 28 gennaio 1978.
E. C. S.(alvi), La scoperta di un pittore Bresciano degli anni Trenta “Giornale di Brescia”, 2 febbraio 1978.
R. LONATI, “Mezzo secolo di testimonianze sulla pittura bresciana del Novecento, 1920 1970”, Tip. S. Eustacchio, Brescia, 1979.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.