Secolo XVII.
La "Enciclopedia bresciana" di Antonio Fappani riferisce comunicazione orale di Carlo Sabatti secondo la quale Domenico Fiorini fu intagliatore.
II 14 dicembre 1680 è incaricato dal comune di Magno d'Inzino (oggi Magno di Gardone V. T.) di eseguire un bancone per la sacrestia della chiesa di S. Martino nella Guale "dovrà essere posto in opera per la Pasqua del 1681".
Di bella fattura e con eleganti intagli, il bancone è sobriamente decorato e tuttora conservato, sia pure in precarie condizioni, nella sacrestia della parrocchiale di Magno. Il contratto stipulato dal Console del comune é rogato dal notaio Simone Marchi.
Secolo XX.
Secondo Antonio Fappani ("Enciclopedia bresciana") Giovanni Fiorini ha dato vita e nome alla "Bottega" artigiana aperta nel 1965 in via C. Cattaneo. Vi si operano scultura, intaglio, doratura del legno e restauro.
Fra i recenti lavori possono citarsi un paliotto d'altare per l'abbazia di Albino Bergamasco, una statura di S. Martino per la parrocchiale di Leffe, in provincia di Bergamo, un altare per la parrocchiale di Lavenone, un Cristo morto per quella di Castegnato, una Madonna con Bambino per la chiesa di Esenta (Lonato). Fra i vari restauri affrontati, notevole quello per l'altare dell'Addolorata nella parrochiale di Casatta, provincia di Trento.
Brescia, 20 settembre 1894 - 12 marzo 1975.
Mossi i primi passi artistici in seno alla Scuola Moretto, iscrittosi successivamente ai corsi di Brera, Arturo Firmo nell’ambito milanese ebbe modo di avvicinare Valori e il dimenticato Biasi, epigoni di Tallone.
Ma il pittore nostro si formerà guardando gli Impressionisti, Sisley in particolare, e Arturo Tosi che lo stimò. Giunse così a personale elaborazione e coerente visione pittorica.
Alla natura bresciana, dai Ronchi alle Valli Trompia e Camonica, ai nostri laghi dedica i suoi colori, cogliendo via via tenui toni di primo sole, teneri o intensi verdi di prati e di colli ubertosi e i rustici fiori di quei piani, raccolti in policromi vasi dinnanzi a finestre aperte su consueti tetti; angoli di paesi montani in cui un lavatoio o una fontana offrono il destro di animare la scena.
Un mondo rustico e pulito che gli consente di fare squillare una tavolozza brillante e delicata, di muovere il pennello nella solidità di muri antichi, di secolari tronchi d’alberi dalla immensa chioma coronata dal sinuoso profilo di colli o vette innevate. E durante periodi estivi l’occhio pronto a rin-correre ampi orizzonti veneziani, vicoli di Salemo, Vietri, Jesolo, paesucoli d’Abruzzo; notazioni viva-ci a ricomporre il brulicar di cromie dei pescherecci e rimorchiatori a riposo in porticcioli.
La partecipazione a mostre, per Arturo Firmo, è cominciata al compiersi del primo conflitto mon-diale, in occasione di collettive allestite nel Ridotto del teatro Grande, accanto ai “veterani” Castelli, Bertolotti, Ronchi, Cresseri, e le “promesse” Vimercati, Pini, i Mozzoni, Bosio.Altre apparizioni se-guono, in seno alla società dell’Arte in famiglia e le numerose personali in Brescia, a Milano, Geno-va, Bergamo, Knokke (Belgio), dove ha potuto far conoscere e apprezzare visioni della nostra terra.
I verdi, soprattutto i verdi assumono significato nei dipinti di Firmo che, nell’ultimo scorcio di vita, divenuto pressoché cieco, sopportò con grande fermezza d’animo la impossibilità di proseguire a dipingere quanto aveva amato e interpretato infinite volte con il pennello rapido, ricreante atmo-sfere e panorami densi di umori schietti, come schietto è stato l’artista.
Ad attestare la popolarità e il prestigio della sua opera stanno le già numerose mostre allestite dopo la sua scomparsa e la ricerca di suoi dipinti da parte degli appassionati.
Fra i primi soci della A.A.B., Firmo espose numerose volte in quella sede e con gli Indipendenti fa-centi capo alla Galleria della Loggetta, presso la quale per numerosi anni fu consulente artistico, raccogliendo attorno a sé giovani.
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R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
S. Zeno Naviglio.
Non ci risulta che questa pittrice abbia mai esposto in Brescia.
Dopo aver perfezionato gli studi accademici in Roma, per qualche tempo ha diretto il Museo civico di Busseto. Presente a vari concorsi a carattere nazionale, ha altresì ordinato personali in città ita-liane.
Quanto di lei si conosce, è tratto da “Panorama d’arte ‘77”, in cui è riproposto un cenno critico di D. Buzzati. Da lui, l’opera di Pupa Florio riceve autorevole riconoscimento e illuminazione. Lo scrittore e pittore notissimo ravvisa nell’animo della pittrice “la eco di una tempesta che riesce ad esprimere in modo chiaro, quasi volesse chiedere a chi osserva il quadro una conferma di quanto ella sente e che non è soltanto in lei, ma in tutti coloro che hanno sofferto e vanno cercando, con ansia, un at-timo di conforto, un balenare d’amore, un soffio di pace”.
Esito di una bontà tradotto sia nel paesaggi che nelle figure condotti nella eco, sia pure attenuata, della Scuola romana ben nota.
BIBLIOGRAFIA
“Panorama d’arte ‘77”, Magalini Ed., Brescia, 1977.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
(Pier Focardi). Settignano, 21 maggio 1889 - Cannes, 1945.
Figlio di Ruggero, solo si accenna a Pier Focardi per doveroso ricordo: trasferitosi infatti sulla spon-da bresciana del Garda fin dal primo decennio del nostro secolo, per circa trent’anni al lago ha de-dicato la sua opera, illustrandone le bellezze, cogliendone la “vastità marina” o lo svettare di cam-panili nel suo entroterra.
Suoi numerosi dipinti, oltre che ingentilire case gardesane, ripetutamente illustrarono pagine de “Il Popolo di Brescia”, non poche copertine e interni della rivista “Brescia” e di altri periodici.
L’amore al lago così manifestamente espresso a mezzo dell’inconfondibile tratto divisionista capace di luci solari, gli valse d’esser detto “pittore del Garda”.
Avverso al fascismo, fu esule in Francia e vi morì. Dino Laude, che gentilmente mi ha segnalato luogo e data della morte, mi parla d’un figlio di Pier Focardi, Alberto, pure pittore, trasferitosi a Cannes alla morte del padre ed a Cannes spentosi l’11 ottobre 1962.
BIBLIOGRAFIA
Sta in: M. COMANDUCCI, “Dizionario dei pittori. italiani”, Ed. IV, (1972).
Si veda inoltre: E. B., Note d’arte, La Valtenesi di P. Focardi, “La Sentinella bresciana”, 19 settembre 1913.
“I Esposizione del paesaggio italiano sul Garda”, Gardone R. Inverno 1920 - 1921, catalo-go.
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R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
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R. LONATI, “Toscolano Maderno, le strade raccontano”, Brescia, 2001.
Focardi Piero, “STILE Arte” n. 61, dicembre 2003.
Gussago, 7 settembre 1955.
Autodidatta, pur avendo da tempo affrontato la tecnica a olio, predilige il disegno. Paesaggista, nei suoi dipinti ricompone aspetti delle località a lui care, con le basse colline e i degradanti vigneti, i rustici agglomerati dalle calcinate mura.
Se nella tecnica a olio i migliori esiti sono raggiunti a mezzo di spatolato e macerato colore atte-nuante masse e profili in trapassi di verdi e fondi toni, i nitidi disegni a china raggiungono effetti di elegante tessitura, specie se nel motivo ritratto compaiono cespugli o fitti boschi incisi da antichi, rugosi tronchi.
Dal 1978 presente a collettive e concorsi provinciali, in alcuni Fogazzi si è evidenziato.
Ma poco tempo dopo si attenua l’attività pittorica, e prende sopravvento quella fotografica ancor oggi assiduamente praticata.
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Secoli XV-XVI.
Nativo del Veneto, è operoso sul principio del Cinquecento e gli vengono attribuiti affreschi eseguiti a Ghedi ed ora divisi fra Budapest e Brescia. Tali opere dovrebbero essere state eseguite dopo il 1527.
Altri affreschi fogoliniani sono nel castello di Malpaga, raffigurano banchetti e personaggi con sfar-zosi costumi nonché altri episodi di dubbia attribuzione.
La “Storia di Brescia” enumera varie ipotesi di attribuzione espresse in tempi diversi da autorevoli studiosi.
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Secolo XVI.
Secondo scheda ms. di Luigi Dedè, dalla polizza d'estimo del 1568, alla Biblioteca Queriniana (Faldone 58), risulta creditore della città di Brescia di L. 60, dovutegli per lavoro al palazzo e figure in pietra. Ha 50 anni e abita in contrada del Teraglio.
Secolo XIX.
Antonio Fappani, nella "Enciclopedia bresciana", lo definisce intagliatore. All'inizio del Novecento aveva la direzione tecnica della ditta P. Magalini e C .. Di lui non si conoscono tuttavia opere o altre notizie.
Salò, 1971.
Giovanissimo entra in contatto col Gruppo Amici dell’Arte di Salò in seno al quale assume cariche direttive, affrontando al tempo stesso le prime apparizioni pubbliche.
Risale al 1994 l’attività creativa espressa mediante estrema sintesi formale, con esiti informali posti nella visione di sapore metafisico ispirato a De Pisis e Mario Sironi.
Attraverso varie tecniche materiche, con l’utilizzo di stucchi, creta, oggetti vari e colori ad olio e vernici metalliche, ha dato vita a un percorso di sperimentazione dal carattere informale.
La produzione più vicina consiste invece in opere realizzate su tela con colori acrilici attestanti il de-siderio di dare forma alle emozioni conculcate dalle costrizioni imposte dalla vita contemporanea.
Prevalente allora il tema del viaggio: l’innata curiosità sospinge Mario Fontana a percorrere il mon-do, scoprire terre lontane e conoscere altri popoli e ignorate civiltà. Nei dipinti che interpretano il desiderio del viaggio sono protagonisti vascelli e navi… Ma anche tragici eventi che hanno scosso recentemente il mondo divengono motivo di riflessione e traduzione pittorica, dalle rivolte popolari all’attentato alle Torri gemelle in cui prevalgono aride tonalità terrose.