Dizionario dei Pittori Bresciani
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BOTTA GIANORO

Brescia, 28 luglio 1919. Vive e opera a Brescia.

Anche Giano.

Figlio del noto scultore Claudio (v.) e fratello di Vanna Botta, pittrice, dal padre ha derivato la passione per la scultura.

Di questa disciplina restano frutti sia nelle opere plastiche, sia nella produzione pittorica dal tratto corposo, essenziale.

Come scultore, nel 1939 merita una borsa di studio sul Legato Bettoni Cazzago indetto dall' Ateneo bresciano.

Diplomato all'Istituto d'arte "B.Agelico" di Milano, vi ha pure insegnato, prima di trasferirsi al Liceo artistico di Brescia dove ha proseguito la carriera didattica.

Fin da giovane è presente a mostre d'arte coniugando esiti plastici a quelli pittorici e grafici: sia in Brescia, sia in località varie d'Italia, così come in Sud America, dove espone in Argentina, Uruguai, Brasile.

Mostre personali ha allestito nella . Galleria di D. Bravo nel 1938, allineando opere in bianco e nero; ripetendosi anche il successivo anno.

Nel 1940 si afferma al Premio nazionale indetto dalle Forze armate; lungo il periodo di assenza dalle sale di esposizione, solo nel 1948 partecipa alla Mostra del ritratto, presso la A.A.B., nelle stesse sale, nel 1949, allinea una personale con opere grafiche e scultoree, prima di accingersi al viaggio in Sud America dove soggiorna per un decennio.

Altra personale ricordiamo alla "Galleria Schreiber" (Brescia, 1969) che riuniva prevalenti tavole in bianco e nero; nel 1977 segue la presenza alla "Galleria S. Marco" di Roma, dove coniuga paesaggi e marine di Chioggia.

L'impegno didattico, il carattere schivo e propenso ad operare, più che a farsi conoscere, hanno contribuito a tenere un poco in ombra la sua attività creativa, ma nella produzione v'è possiblità di cogliere valori legati a sentimenti non caduchi. Con O.L. Passarella possiamo ripetere che anche nelle sculture di Gianoro Botta "è facile comprendere che le sue figure o le statue mutili s'immergono con piena aderenza nella atmosfera tenebrosa, popolando la di esseri dolenti che trovano evidente riscontro nelle teste femmnili in visioni ed espressioni veramente sincere ed efficaci", nel solco della tradizione verista resa attuale dal mosso tratto espressionistico, come nel Riposo del pastore.

BOTTA PIERO

Milano, 29 marzo 1927.

Autodidatta, venuto a Brescia nel 1969, Piero Botta è prettamente paesaggista e si impegna a ri-trarre boschi, marine, visioni invernali e autunnali.
Più critici, da L. Lazzari ad A. Morucci, da S. Marcianò a N. Mariani, affermano che il pittore meglio si esprime quando si immerge nel folto dei boschi dei quali sa cogliere luci e ombre e trasparenze. Sorretto da notevole abilità tecnica e dotato di senso del colore riesce a cogliere nelle masse bo-schive “limpide atmosfere intersecate da fasce luminose che si riflettono sugli alberi e sulle foglie e sull’erba con un figurativo realista che ben sa ricomporre la natura”, soprattutto nelle stagioni au-tunnali.
 
BIBLIOGRAFIA
“Galleria A.A.B.”, Brescia, 4 - 16 novembre 1978. (Riporta testi di L. Lazzari, S. Marcianò, N. Mariani e A. Morucci).
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

 

BOTTA VANNA.

Brescia - Milano, sec. XX.

Allieva del padre scultore, Vanna Botta di quell’insegnamento ha tratto il senso della sintesi che via via ha affinato nel desiderio di penetrare i più diversi ambienti: interni, un campo, la riva del mare, un mercatino con le massaie e rustici dalle massicce ma armoniose sembianze. V’è nelle opere, d’un colorismo acceso e di lineare impianto, un impegno umano, più che sociale, che fa maggior-mente apprezzare le nitide composizioni.
Quasi che il messaggio che essa vuol fare intendere sia sommessamente offerto; trasfigurando e liricizzando anche i grevi e gravi temi che affronta, con palese atto d’amore.
 
BIBLIOGRAFIA
E. MARCIANO, “Galleria ltalia”, Milano, 4 - 16 aprile 1976.
“Galleria A.A.B.”, Brescia, 25 marzo - 6 aprile 1978.
L. SPIAZZI, Arte in città, “Bresciaoggi”, 1 aprile 1978.
E. C. S.(alvi), Le mostre, “Giornale di Brescia”, 4 aprile 1978.
AA.VV. “Vanna Botta”, Estratto da “Italia artistica”, Magalini editrice, Brescia, s.d. (1978). Racchiude: E. Marcianò, L. Valcrio, E. Baccin. Con bibliografia e nota delle esposizioni.
L. SPIAZZI, Giro dell’arte, “Bresciaoggi”, 6 ottobre 1979.
E.C.S (alvi), Mostre d’arte, “Giornale di Brescia”, 21 ottobre 1980.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

 

BOTTARELLI STEFANO

Brescia, 8 novembre 1961.

Ancora durante la frequenza del Liceo artistico, ad appena sedici anni ha intrapreso ad esporre: a Desenzano dapprima, quindi a Brescia, presso “Galleria del Carro”. (20 aprile - 3 maggio 1979). Autopresentandosi in catalogo, non solo afferma di essere al terzo contatto con il pubblico, ma si sforza di chiarire le motivazioni dei suoi dipinti, la sua ricerca sia tecnica che espressiva condotta entro la tradizione figurativa.
 
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

BOTTEGA D’ARTE DANTE BRAVO

o di Via Paganora.

È stata una delle prime gallerie d’arte bresciane. Dovuta alla passione di Dante Bravo (1890 - 25 febbraio 1936) che volle accanto a sé il sig. Facchini, nacque alcuni anni dopo la fine del primo conflitto mondiale, ed ebbe lo scopo di far conoscere gli artisti e i movimenti del tempo attraverso mostre e concorsi. Nel 1932 la “Galleria d’arte” fu potenziata e trasferita in via Paganora entro un androne lungo 14 metri nel cortile del Credito Agrario Bresciano.
Fotografo dalla particolare sensibilità e destrezza, Dante Bravo, oltre che a prestare la propria peri-zia di fotografo a numerose riviste e periodici, promosse egli stesso pubblicazioni artistiche intese a illustrare le bellezze della città e della provincia di Brescia, creando così un archivio ricchissimo di immagini, riproduzioni d’arte. Promosse altresì opere edilizie, divenendo consigliere della Soc. An. Biasia.
 
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, “Mezzo secolo di testimonianze sulla pittura bresciana, 1920 - 1970”, Brescia, 1979.
“Enciclopedia bresciane”, Ediz. La Voce del popolo, Vol. I p. 264. (alla voce: Bravo).
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

 

BOTTI GAUDENZIO

Brescia, 22 luglio 1698 - 6 marzo 1775.

Figlio del dott. Orazio e di Paola Casari; di famiglia agiata, dunque, trascorse forse qualche tempo a Manerbio dove nel 1727 il padre acquistava una casa e dove si trovano le opere di Gaudenzio. Laureatosi anche, ma non si sa quando, dove e in quale disciplina, morì di colpo apoplettico mentre stava dipingendo un quadro raffigurante i SS. Faustino e Giovita.
Fu più un dilettante che professionista e per i suoi quadri accettava solo regali e non mercedi. Ave-va studiato prima come autodidatta e poi alla scuola di F. Raineri dal quale imparò a copiare dal vero i paesaggi incontrati in diverse gite nelle valli bresciane e a imitare il Tempesta.
Fu un ammiratore dei fiamminghi e specialmente del Berchem, tanto che a volte si confonde con loro. Seguì tecniche particolari per rendere lucenti perfino gli interni e fu minuzioso nella descrizio-ne, ma non a danno dell’unità compositiva. Il Boselli conferma l’attribuzione delle dodici tele che decorano l’organo e la cantoria della parrocchiale di Manerbio.
Suo un ex voto della Madonna del Patrocinio, sui Ronchi, in cui, per le figure si avvalse di Francesco Savanni. E infatti, come figurista suscita molte riserve negli studiosi. Di lui si conoscono altre opere: Interno di cucina della collezione Brunelli, Brescia; una Lite in locanda della Fondazione da Conio di Lonato; poche altre apparse in esposizioni o citate in collezioni poco note.
 
BIBLIOGRAFIA
G. B. CARBONI, “Notizie storiche dei pittori e scultore”, 1776, Ediz. C. Boselli, 1962.
F. NICOLI CRISTIANI, “Vita e opere di L. Gambara”, 1807.
P. BROGNOLI, “Guida di Brescia”, 1826.
P. DA PONTE, “Esposizione della pittura bresciana”, 1878.
S. FENAROLI, “Dizionario degli artisti bresciani”, 1887.
A. UGOLETTI, “Brescia”, Ist. d’arti graf., Bergamo, 1909.
P. GUERRINI, “Elenco delle opere d’arte della Diocesi di Brescia”, 1920 - 22.
P. GUERRINI, La collezione del patrizio P. Brognoli, “Commentari dell’Ateneo”, Brescia, 1927.
E. CALABI, “Pittura in Brescia nel ‘600 - ‘700, Brescia 1935, con bibliografia.
P. GUERRINI, La chiesa prepositurale di S. Lorenzo, “Memorie storiche della Diocesi di Brescia”, 1940.
C. BOSELLI, Le opere della chiesa del Patrocinio, “Memorie storiche della Diocesi di Bre-scia”, 1961.
C. BOSELLI, Museo bresciano minore, G. Botti, “Biesse”, a. III, n. 28, luglio 1963.
“Storia di Brescia”, Vol. III.
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
 

BOTTI VINCENZO

Brescia, 1909 - 25 novembre 1975.

Giovanissimo frequenta lo studio di Giuseppe Mozzoni, presenze poi all’Accademia di Brera per con-seguire l’abilitazione all’insegnamento, che esercita fino agli ultimi giorni di vita.
La sua attività pittorica si svolge dapprima accanto agli artisti dell’Arte in famiglia; più intensamente con gli amici Degl’Innocenti, Simoni, Pescatori, Guarnieri, Coceva, Bruno Vigasio, Cattaneo e Piane-ti. Con essi espone alcune volte, ma schivo com’è, preferisce operare in silenzio.
La sinteticità che caratterizza le sue opere par riflettere anche la sua natura appartata e concreta. Più che l’influenza di Emilio Rizzi, avvicinato negli anni Cinquanta, nelle tele di Vincenzo Botti è rav-visabile il tono sommesso, stemperato derivante dal suo primo maestro, indi si fanno più evidenti la ricerca plastica e il colore sontuoso; tanto che non pare inesatto indicare nei più vicini lavori deriva-zioni dalla fissità di autori del Novecento veneto, dal mondo metafisico e dalla oggettività.
Del primo periodo indicativi sono Ritratto del figlio, Autoritratto in veste di santo, la figura alta nell’orizzonte inciso appena dal breve colle, l’anatomia del corpo scavata nei particolari. Quei parti-colari inseguiti nei fiori, nelle foglie di nespolo, nelle composizioni dal gusto decorativo ma intrise di senso tattile e di vivido colore.
La segnalazione ottenuta al “Premio Zuccarelli” ha premiato la appassionata ricerca del pittore; ma è tuttavia difficile rintracciare cenni che ne fissino il progredire artistico.
Presente alla mostra allestita nelle sale di Crocera S. Luca nel 1932 con Fiori, Studio di testa, Studio difigura, Ragazzo che prega, Natura morta, è pure presente col Gruppo B nel giugno 1947, e pre-senta tele in bilico fra Rosai e De Chirico. Nel 1949 frequenta il Bruttanome e in corso Magenta espone Frutta, Meloni di inconsueta corposità e ancora Ritratto, Alla colonna, Ecce Homo, Reden-tore e Battesimo.
Con il gruppo guidato da Virgilio Vecchia espone anche nel 1952; fra le altre, da ricordare le pre-senze in Episcopio e a Milano, presso l’Angelicum.
 
BIBLIOGRAFIA
“Commentari dell’Ateneo”, Brescia, a. 1924, p. 173. Brescia”, 8 maggio 1947.
AEQUUS, Nel mezzo i moderati del Gruppo B, “Giornale di Brescia”, 8 maggio 1947
O. Di PRATA, La mostra (colettiva della A.A.B.), “il Popolo”, 11 maggio 1947.
G. VALZELLI, I profeti e la turba ecc. “Bruttanome”, Vol. I, (1962).
R. LONATI, “Gruppo di pittori bresciani”, A.A.B., Brescia, 7 - 20 aprile 1973.
L. SPIAZZI, Mostre in città, “Bresciaoggi”, 13 aprile 1973.
E. C. S.(alvi), Gruppo di pittori bresciani, “Giornale di Brescia”, 17 aprile 1973.
Nelle seguenti pubblicazioni si rileva il nome di Botti Retizo che, da informazioni assunte, dovrebbe coincidere con Botti Vincenzo.
G. BAGNI, La seconda Esposizione degli amici dell’arte, “La Provincia di Brescia”, 17 set-tembre 1921.
B., La seconda mostra degli amatori dell’arte, “La Sentinella bresciana”, 22 sett. 1921.
“Galleria Campana”, Brescia, 18 - 28 marzo 1934.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
 

BOTTICINI ERMETE

Brescia, 19 luglio 1945.

Architetto laureato al Politecnico di Milano, figlio di Vittorio, Ermete Botticini ha seguito intenso stu-dio sull’arte contemporanea giungendo ad esporre in manifestazioni regionali e nazionali ad iniziare dal 1962.
Fatto cenno alle collettive sodali del Gruppo “Esprit de finesse” che hanno proposto suoi dipinti in seno all’Associazione Artisti Bresciani nel 1987, nel 1988 a Gazoldo degli Ippoliti, nel 1989 a Maner-bio e L’Aquila, fra le ulteriori numerose collettive si limita il riferimento alle rassegne “Nuove propo-ste” della bresciana Galleria Il Minotauro e il Premio Treccani degli Alfieri di Montichiari (1967), il Premio Segantini di Arco di Trento (1972), la proposta di “Aspetti del paesaggio contemporaneo” in Quistello di Mantova (1987), “ABC - Arte bresciana contemporanea”, Cellatica (1989), ed ancora la “VII Biennale d’arte sacra” di Teramo (1996)…
Delle rassegne personali si rilevano quelle tenute nel 1968 e 1973 nel Museo civico di Riva del Gar-da, nel 1980 nella Galleria “Il Poliedro” di Cremona, la bresciana nella Galleria Ciferri nel 1982, la monografica proposta col titolo “Ermete Botticini - Stauròs” alla A.A.B. in città dal 28 marzo al 18 aprile 1997, alla quale alcune altre sono state proposte in provincia.
Nel catalogo edito con la mostra dell’A.A.B., Fausto Lorenzi osserva giustamente che “Ermete Botti-cini partecipa di quell’avventura dell’arte del Novecento in cui il colore si fa equivalente della forma, architettura autonoma del quadro e insieme è parte della struttura dell’uomo, della sua vicenda in-teriore… Nasce una narrazione emozionale, visionaria che incarna un conflitto di elementi primari, sovrapponendo il caos del paesaggio con il caos della vita interiore”.
Osservando le opere del recente passato si nota come la struttura “geometrica” dei soggetti dalle tonalità fonde, se non cupe, abbia lasciato spazio a tracciati visivi proponenti una libertà compositi-va rinnovata, anche nei colori limpidi, squillanti che della natura paiono trarre una realtà fatta mag-giormente dinamica e serena.
 
BIBLIOGRAFIA
Sta in: F. LORENZI, AA. VV., “Ermete Botticini - Stauròs”, Brescia, Galleria A.A.B., 28 mar-zo - 18 aprile 1997.
 

 

BOTTICINI VITTORIO

Brescia, 23 febbraio 1909 - 20 febbraio 1978.

Da Giacomo e da Orsola Facchi, nell’immediata periferia, è nato Vittorio Botticini, e nel sobborgo di porta Milano frequenta la scuola elementare. Come compagnia ha numerosi fratelli e il tempo del gioco lo trascorre negli orti, forse già osservando il duro lavoro dei borghigiani. Fatto grandicello e guidato dai consigli appresi dal maestro nella scuola della Pace intraprende il disegno. Il primo con-flitto mondiale già ne incide l’esistenza; il servizio di leva prestato a Verona gli permette di affinare i rudimenti pittorici ricevuti dallo Scaroni e quindi alla Scuola Moretto. Frequenta infatti l’Accademia Cignaroli dove è presente Angelo Dall’Oca Bianca: conosce Manzù e Tomea ed ha vicino un altro bresciano, Pietro Bianchetti, meritevole di più vasta memoria. Al ritorno da militare, il lavoro ano-nimo per aiutare la numerosa famiglia; in fabbrica e, nei momenti liberi, la gioia di poter dipingere.
Negli anni Trenta le prime apparizioni in pubblico e i primi consensi. Fra tutti da ricordare l’elogio di Pietro Feroldi, premessa al riconoscimento del Civico Ateneo che gli assegna il pensionato Brozzoni (1938). Ma di nuovo la guerra recide l’attività pittorica e lunghi sono i mesi trascorsi lontano da ca-sa, tanto che il suo fisico ha il primo cedimento; la fuga che lo riporta fra i suoi. Sono di quei giorni quasi clandestini numerosi disegni in cui la pena, le amarezze del pittore si identificano con le pene dei derelitti e degli umili.
A conflitto concluso, il lento, faticoso rientro nella normalità. L’accettazione di un lavoro sfibrante e ben lontano dalle aspirazioni, ma anche l’accostarsi a diversi anìici: Salodini, Ermete Lancini, i fra-telli Ghelfi, Aride Corbellini, Pierca e Ragni, Lusetti e Achille Cavellini, vale a dire il gruppo dell’avanguardia in città. E poi il dono grande di un piccolo studio in via F. Cavallotti, e altro ancora nei pressi della Pallata (1950). Verrà poi (1957) il trasferimento in Contrada Cavalletto, grazie alla generosità di Oreste Rodini, che gli concede una accogliente soffitta.
Val ricordare anche che Vittorio Botticini è stato attivo socio della A.A.B. e attraverso quella società ha potuto diffondere in città il frutto delle sue esperienze dovute a contatti con Carrà, Santomaso, Vedova, Morlotti, alla assidua lettura di pubblicazioni quali Frontespizio o Valori plastici. E’ fervido il lavoro, non sempre inteso, che Botticini persegue e fa la sua pittura maggiormente avanzata. Gli sono di guida Maestri quali Cezanne, Braque, Manessier, la scuola parigina, l’astrattismo. Autori e scuole rimediati nel bisogno di comunicare, di rendere partecipi gli altri dei moti di un irrequeto cuore.
Nel 1946 aveva frequentato anche Venezia, e di quel periodo restano notevoli dipinti in cui emerge la tragica visione delle alienanti zone industriali. Da allora numerosi i concorsi: al premio Spezia (1950 e anni seguenti), Premio Brescia (1952 - 1953), Valdagno (1953), tanto per ricordare i più significativi. Rare invece le mostre personali: nel 1944, nel 1963, nel 1972 (a Cremona) e nel 1974.
La qualità dei dipinti via via esposti, sia formale che cromatica, si unisce alla tematica esistenziale. Soprattutto nelle ultime due mostre si evidenziano la lunga tormentata ricerca del pittore e la sua amara partecipazione. Nell’ottobre del 1977 la sua retrospettiva, allestita nelle sale della A.A.B. Opere che testimoniano più di trent’anni di attività. L’opera sua in quella occasione è stata ben illu-strata da Elda Fezzi, che fa notare come i “vari cicli di dipinti dicono la disponibilità di Botticini ad apprendere nuovi mezzi materiali e processi, ai fini sempre di ampliare la gamma dei modi di fruire e di partecipare.
Tutta la pittura scrittura dell’operatore testimonia in realtà, come una biografia, il filo rosso di un comportamento che ha avvertito tutte le incertezze, e ne ha fatto pittura tormentosa e pur limpida, una traccia perspicua per intendere i passaggi non indolori della cultura e dell’arte contemporanea nelle sue pause e nei suoi slanci, nelle buone e nelle cattive ragioni del suo svolgersi”.
Se la comprensione della pittura botticiniana è stata per qualche tempo prerogativa di un esiguo gruppo di avveduti notisti d’arte, di qualche amico e appassionato, con il trascorrere degli anni, an-che grazie all’ammirevole cura prestata dal figlio Ermete nel preservarne la memoria postuma, l’artista è alfine apparso nella sua giusta valenza che lo fa primeggiare non solo in ambito locale.
Anche i mercanti d’arte hanno colto le possibilità offerte dalla proposta di dipinti di Botticini, tanto che dopo la sua morte si sono susseguite decine di presenze delle sue opere nelle più diverse sedi espositive.
Contemporaneamente si sono moltiplicate le proposte tese ad approfondire la conoscenza della creatività bresciana della seconda metà del Novecento e Botticini appare protagonista accanto a Lancini, i Ghelfi, G.A. Cavellini e pochi altri, mentre ripetute “mostre personali” postume, al tratto evocativo coniugano severo percorso critico.
In questo processo, avviato verso fine anni Settanta, appaiono valide le iniziative condotte dalla Galleria “La Leonessa” (1979), dalla Galleria “Lo Spazio” (1990), dalla Mostra “Il Garda nella pittura europea tra Ottocento e Novecento” (1994), il ricordo proposto dall’A.A.B. mediante antologia commentata da Mauro Corradini nel 19 - 95 ed ancora la raccolta esposta nella Galleria “Gio. Batt. Batta” diretta da Roberto Ferrani nel 1996 e nel 2000 curatore di ulteriore esposizione in Villa Gli-senti di Villa Carcina… Per finire con l’ampia selezione proponente i “Paesaggi di lago” accolta nelle Sale dell’Arsenale di Iseo nell’aprile - maggio 2004, accompagnata dal catalogo che si avvalora dei saggi di Elena Pontiggia e Mauro Corradini, della più aggiornata nota bibliografica.
Scelta significativa, la riproduzione di un quadro di Botticini, “Sirmione. Le Grotte di Catullo”, illu-strante la copertina del volume “Arte in Camera” edito nel 2004 per catalogare le opere d’arte pit-toriche e plastiche appartenenti alla raccolta della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura della provincia di Brescia.
 
BIBLIOGRAFIA
E. PONTIGGIA, M. CORRADINI, “Vittorio Botticini. Paesaggi di lago”, Iseo, Sale dell’Arsenale, 30 aprile - 30 maggio 2004.

 

BOTTURI ERMANNO

(EL BOT) - Brescia, 1935 - 2012 Vedi El Bott.

El Bot al secolo Ermanno Botturi,  fin da giovane avvicina artisti noti non solo in città, acquisendo le tecniche della scultura e della incisione.
Agli inizi degli anni Sessanta apre studio in via Marsala, affrontando professionalmente l’attività artistica svolta in seguito negli studi di via Milano e di via A. Aleardi, dove opera la Galleria Arte 19.
Membro del direttivo del “Gruppo Moretto”, ha partecipato a mostre collettive a carattere nazionale e internazionale allestendo al tempo stesso personali a Brescia, Portese, S. Felice del Benaco, Palazzolo, negli anni che aprono il settimo decennio. E sue opere sono acquisite da collezioni italiane e straniere (Londra, Parigi, Montecarlo, Monaco).
Di El Bot non si sa dire più di quanto racchiuso nel volume “Arte bresciana oggi” edito da Sardini che, definendolo artista da scoprire, delinea i fermenti della sua pittura sospesa fra primitivismo e fauves, tesa a “raccontare” le cose umili o gli animali (in xilografie e acqueforti) in cui le linee fortemente incise e i colori accesi evidenziano motivazioni d’una attualità ossessiva.
Pittore schietto, severo con se stesso, El Bot è mosso da attenta adesione al quotidiano progredire umano.
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

 

 

  1. BOZZETTI GINO
  2. BOZZI BENVENUTO
  3. BOZZOLI GIULIO
  4. BOZZONI BATTISTA

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