Dizionario dei Pittori Bresciani
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BOZZETTI GINO

Brescia, 15 febbraio 1926.

Architetto, noto in città per l’attività rivolta alla ristrutturazione e al restauro di nobili, antichi edifici, negli ultimi anni si è fatto conoscere anche quale abile disegnatore dal fine, costruttivo segno attra-verso le pagine del “Giornale di Brescia”.
Scorci della Brescia antica e moderna in cui l’eleganza formale tradisce attacamento profondo alle mura, ai tetti, ai marmi quotidianamente sfiorati dallo sguardo. La vena creativa del grafico si esprime tuttavia con maggiore compiutezza in altri fogli, poco conosciuti. Sono fogli in cui Bozzetti procede con assoluta libertà, senza un tema; “puledro che si impenna, variando i suoi pennini rigidi o sensibili, mostruosamente disciolto fino all’infinito” (G. Valzelli). Se il risultato è di estrema chiarità compositiva, l’applicazione per giungervi è lunga e intensa; una fatica perseguita “con gioia, fino alla stanchezza, perché in essa - come bagaglio e amore - sono le premesse del viaggio emozio-nante da compiere nella fantasia”.
Poco nota altresì in città l’attività svolta negli anni prossimi alla laurea. Sul finire degli anni Cin-quanta ha eseguito decorazioni nel Museo di storia naturale di Milano: ottanta metri quadrati circa incisi dal pennello a creare disegni; a olio invece le decorazioni eseguite sulla turbonave Lucania e sull’Andrea Doria.
Notissimi architetti, da Giò Ponti a De Carlo a Pulizzer si sono avvalsi dell’opera pittorica di Gino Bozzetti: dipinti testimoniati in pagine della rivista “Domus”, mentre una sola partecipazione a mo-stra si conosce, in occasione della collettiva “Disegno perchè” ordinata nelle sale della A.A.B. nel 1973.
 
BIBLIOGRAFIA
AA.VV., “Disegno perche’”, A.A.B., Brescia, 28 aprile - 10 marzo 1973, Catalogo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
 

BOZZI BENVENUTO

Secolo XVI.

Secondo scheda ms. di Luigi Dedè, il nome di questo lapicida ricorre in atto notarile del 12 settembre 1597, all' Archivio di Stato (Filza 2720).

BOZZOLI GIULIO

Secolo XVIII.

Lavorò a Dosso di Marmentino nel 1714 in collaborazione con l’iseano Domenico Voltolini (v).
 
BIBLIOGRAFIA
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore 1984.

 

BOZZONI BATTISTA

Ghedi, 19 dicembre 1940. Vive e opera a Ghedi.

Nato da famiglia di muratori, avvicinando a volte il prozio B. Boifava (v.) ha avvertito il desiderio di affrontare la composizione plastica, ed a vent'anni inizia a scolpire; nell'intento di affinare le innate doti. frequenta per qualche tempo i corsi serali della Associazione artisti bresciani, allievo di Oscar Di Prata, avvicinando poi Federico Severino (v.) del quale ancor oggi segue l'amichevole insegnamento.

Nel 1972 ha intrapreso la partecipazione a mostre collettive: nella "Galleria G. C. Abba" (Brescia, 1972); in ripetute occasioni a Ghedi; mentre personali ha ordinato a Lumezzane (1972); nella sala comunale di Ghedi (1981); in Palazzo Pellegrini di Pralboino (1982).

Nel bronzo ha realizzato vari ritratti, fra i quali ci è possibile citare quelli dei conterranei signori Camillo Penocchio e Sergio Marpicati.

AI bronzo e alla terra cotta affida anche gli esiti della fantasia: Maternità soprattutto, figure femminili nei diversi atteggiamenti: riflesso a condizioni esistenziali o a stati d'animo, spesso elevando la madre, con il bimbo in grembo, alla dignità di Madonna. Nella produzione, anche nella più lontana, si alternano vari animali, tori dalla possente vigoria, cani, cavalli colti nella pienezza della libertà. La Crocifissione, tema ricorrente, ci introduce all'opera sacra che Battista Bozzoni ha già affrontato per realizzare l'altare della cappella della Casa di riposo di Ghedi: congiungendo il legno al bronzo, in tre pannelli ha effigiato Gesù con i Santi Pietro e Paolo, i papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II attorniati da vari fedeli; mentre in occasione di recente visita al suo studio. lo abbiamo sorpreso a plasma.re una delle otto formelle ideate per il portale della parrocchiale ghedese: opera che per motivi contingenti dubita di poter portare a compimento ma in grado di testimoniare la lineare, nitida concezione e la apprezzabile cura esecutiva.

Esito di un figurativo ispirato ai grandi del passato, a noti contemporanei, primo fra tutti Giacomo Manzù.

BRACCHI BONIFACIO

 Secolo XVIII.

Stefano Fenaroli lo dice, nato a Bornato, ma le ricerche compiute dal Boselli non hanno confermato tale ipotesi. Incerta anche l’altra notizia, fornita dal Carboni, che sarebbe stato sacerdote. Lo stesso Carboni lo dice operante a Milano nel 1776, con onore e molti allievi; svolse attività esclusivamente paesaggistica pur facendosi apprezzare dai collezionisti contemporanei.
Scolaro del Raineri, ha scritto il Boselli, ma al contario del Botti e del Bertelli, che seguendo l’esempio del maestro si instradarono verso i pittori fiamminghi come il Bercheni o il Tempesta, giungendo a contraffarli, il nostro si rifece allo Zuccarelli, più coerente nel tonale degradare dei va-lori spaziali; avvicinamento facilitato dalla presenza dello Zuccarelli a Brescia (1748) e nella vicina Bergamo (1737, fino al 1751) e documentato, oltre che dal Carboni, dall’unica opera sicuramente a lui attribuibile e conservata nella chiesetta della Beata Vergine del Patrocinio, sui Ronchi. La tela nella quinta rocciosa tradisce le ascendenze zuccarelliane del sesto decennio, mentre nel complesso denota un attento contatto con il modello dell’insegnamento fondamentale del suo maestro Raineri. Il dipinto, che rappresenta un miracolo della Madonna, deve venir datato fra il 1763 e il 1775 e quindi può rappresentare la fase matura, se non quella conclusiva dell’attività del Bracchi. Questa sua opera nota è stata scoperta dal Boselli.
Il Maccarinelli annota anche un paesaggio nello sfondo di un Crocifisso esistente nella sagrestia del Duomo, ma ormai scomparso.
 
BIBLIOGRAFIA
F. MACCARINELLI, “Le glorie di Brescia” 1747, Ed. Boselli, 1959.
G.B. CARBONI, “Notizie storiche di pittori e scultori”, 1776, Ediz. C. Boselli, 1962.
F. NICOLI CRISTIANI, “Vita e opere di L. Gambara”, 1807.
S. FENAROLI, “Dizionario degli artisti bresciani”, 1887.
C. BOSELLI, La Chiesa del patrocinio, “Memorie storiche della diocesi di Brescia”, 1961.
“Storia di Brescia”, Vol. III.
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del Popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore 1984.

BRACCHI LUDOVICO

Secolo XVII.

Pressoché sconosciuto, è dall’Averoldi indicato come autore della decorazione di una sala del Bro-letto, voluta nel 1698 - 1699 dal capitano Pietro Morosini e che viene descritta in termini entusiasti-ci.
Secondo un documento rinvenuto da Camilio Boselli, nello stesso periodo di tempo il Bracchi avreb-be decorato anche un ambiente di palazzo Gambara a Verolanuova.
 
BIBLIOGRAFIA
G.A. AVEROLDI, “Le scelte pitture di Brescia”, 1700.
F. NICOLI CRISTIANI, “Vita e opere di L. Gambara”, 1807.
P. BROGNOLI, “Guida di Brescia”, 1826.
S. FENAROLI, “Dizionario degli arfiisti bresciani”, 1887.
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

BRACCHI VITALE

Secolo XVI.

Scultore, meglio ancora tagliapietre.

Lo si conosce come autore di una delle piramidi che coronano la facciata di palazzo Loggia, in angolo sud-ovest e di un finestrone, come si desume dal contratto nel "Liber IV instrumentorum" presso l'Archivio storico municipale. In esso, certo Battista Bontempi, il3 giugno 1558 in nome ed istanza di Vitale de Bracchis assume tale lavoro.

Secondo Antonio Fappani, lo Zamboni lo indica erroneamente col nome Michele: osservazione che si concilia con quanto asserito da Camillo Boselli in "Brixia Sacra".

BRAGA GIAN LUIGI

 Gussago, 6 dicembre 1931.

Dal 1966, data della sua prima personale in Brescia, segnalata da E. Cassa Salvi (“Giornale di Bre-scia”, 16 dicembre) che ne sottolineava “la serietà di studio onesto nel solco della tradizione natu-ralistica e sorretto da un sincero amore per la terra e le cose umili”, G. L. Braga non soltanto ha intensificato le sue presenze in pubblico, con esposizioni in Italia e all’estero, ma ha maturato le doti di paesaggista già allora evidenti. Retta da sicuro disegno riassuntivo e da senso del colore, la sua energica pennellata insegue visioni ampie di montagne e nascosti angoli di paese, dei quali le campiture or brevi, or ampie colgono luci di lieve malinconia e di lirismo, vale a dire sincerità dell’a-nimo trasposta nella visione racchiusa nel dipinto.
Entrato a far parte della Piccola Galleria UCAI, vi ha ripetutamente esposto in mostre personali, confermando la predilezione agli ambienti collinari e montani ripresi ad ogni cangiar di stagione e di luce, in un susseguirsi di suggestioni apprezzate da quanti ne conoscono le diti creative. Nella Pic-cola Galleria UCAI ha assunto pure funzioni organizzative che lo hanno messo a contatto con molti espositori approdati nella sala di vicolo San Zenone e dove non manca di esporre propri dipinti in occasione di mostre sodali o di manifestazioni divenute ormai tradizione, come la mostra del “Piccolo quadro” caratterizzante il periodo natalizio.
 
BIBLIOGRAFIA
“Galleria G.C. Abba”, Brescia, 10 - 22 dicembre 1966.
“Galleria S. Michele”, Brescia, 27 ottobre - 8 novembre 1979. (Con la nota delle esposizioni collettive e personali).
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.

BRANCHI BARTOLOMEO

Secolo XVIII.

Nativo di Sonico, è intagliatore e scultore di non comune bravura e perizia, come attesta la porta della parrocchiale di Sonico eseguita nel 1724.

In "Sculture lignee di Valle Camonica", autori G. Vezzo li e P. V. Begni Redona, v'è la dettagliata descrizione dell'opera in cui emergono le figure di quattro angeli e quella di Cristo che scaccia i mercanti dal tempio.

È l'unica opera che si conosca di Bartolomeo Branchi.

BRAVI GIUSEPPE

Milano, 6 febbraio 1940.

La critica fa risalire a Paul Klee le radici della pittura di Giuseppe Bravi. E l’accostamento è certa-mente facile. Ma nei dipinti del giovane pittore, bresciano di adozione, v’è l’esperienza maturata negli anni dal dopoguerra ad oggi, col ‘68, l’infrangersi di speranze, l’acuirsi di tensioni. Da qui il desiderio di nuovi e più puri orizzonti, da qui la nitidezza dei colori che fanno da sfondo a… ideo-grammi e simboli; nell’astrazione ricondotta a significati di vita che il pittore, dolente, si sforza di nutrire di rinnovate speranze.
Bravi ha ormai raggiunto un posto inconfondibile nel panorama artistico bresciano, “appartiene a quel genere, a quella zona di poeti che, individuato un angolo fiabesco, una insenatura al riparo d’ogni tempesta, li svolgono il loro racconto, annotano le loro confessioni con coerenza”. Ma quelle notazioni fiabesche col trascorrere del tempo si son fatte più allusive e, oltre il colore così abilmente inventato, un sottofondo intraducibile di tristezza e di tensione, come uno smarrimento che cerca uno sbocco, una ragione di speranza, appunto.
Se fondamentalmente appare ancor oggi corretta la definizione dell’arte di Giuseppe Bravi espressa nella notazione – redatta oltre vent’anni orsono – nel tempo la ricerda del pittore ha prodotto non solo un minore utilizzo della carta in favore del legno e, a volte della ceramica ruku, ma anche l’abbandono dei toni cupi, se non neri, dei fondi entro cui aleggiavano “geroglifici” allusivi, emblemi della civiltà dei segni. Per l’adozione di velature dalla estrema limpidezza e levità accolgienti forme paragonabili a brani o lacerti di remi prodotti da arcaici vogatori, o Totem come quello che nel 2001 è valso a Bravi il Premio di pittura Città di Sarezzo.
Sono composizioni, quelle recenti, dalla critica ricondotte nell’ambito dell’astrattismo lirico, che nelle particolari forme costituenti l’architettura del dipinto portano il pensiero alla primordialità (od anche all’astratteggiante decorazione di tombe egizie, elleniche) traducendo visivamente il travaglio, l’iro-nico accenno a volte, dell’uomo.
Dopo aver aderito negli anni Ottanta al Gruppo “Esprit de finesse” promotore di varie mostre citta-dine e provinciali, Bravi ha proseguito l’attività espositiva a Verona, Mantova, Aigle (CH) nel 1992, solo per citare alcune delle significative rassegne personali.
 
BIBLIOGRAFIA
“Galleria G.C. Abba”, Brescia, 23 dicembre 1966 - 6 gennaio 1967.
L. SPIAZZI, “Galleria U.C.A.I.”, Vicenza, 22 marzo 1969.
E. C. S.(alvi), Mostre d’arte, “Giornale di Brescia”, 24 maggio 1969.
“Giornale di Brescia”, 28 aprile 1970, A Ciferri e Bravi i premi S. Agata.
AA. VV., “Disegno perché”, A.A.B., Brescia, 28 aprile - 10 maggio 1973, Catalogo.
L. SPIAZZI, Giro delle gallerie, “Bresciaoggi”, 29 maggio 1976.
L. SPIAZZI, Arte in città, “Bresciaoggi” 12 maggio 1979.
E. C. S.(alvi), Mostre d’arte, “Giornale di Brescia”, 12 maggio 1979.
AA. VV., “Brescia ‘80”, Brescia, 1 - 11 maggio 1980, Catalogo.
L. SPIAZZI, Arte in città, “Bresciaoggi”, 7 giugno 1980.
“Arte bresciana oggi”, Sardini Ed., Bornato.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
M. CORRADINI, AA. VV., “Esprit de finesse”, Gazoldo degli Ippoliti, Villa comunale, giugno - settembre 1988.
M. CORRADINI, F. SESSI, “Giuseppe Bravi”, Verona, Studio Toni De Rossi, 4 - 23 aprile 1992.
M. CORRADINI, F. SESSI, “Giusepep Bravi”, Mantova, Centro di cultura Einaudi, 16 mag-gio - 6 giugno 1992.
M. CORRADINI, F. SESSI, “Giusepep Bravi”, Aigle (CH), Galerie Fral, 24 ottobre - 21 no-vembre 1992.
T. ZANA, L’animo e il frammento, “STILE Arte” n. 21, settembre 1998.
AA. VV., “Premio di pittura Città di Sarezzo”, Sarezzo, Vitta Usignolo, marzo 2001. (cfr.) “STILE Arte” n. 46, marzo 2001.
“STILE Arte” n. 52, ottobre 2001. Scheda.
M. BERNARDELLI CURUZ, Giuseppe Bravi, le rocce e le praterie degli uomini, “STILE Arte” n. 27, aprile 2002.
G. RANIERI TENTI, Giuseppe Bravi, “STILE Arte” n. 60, luglio 2002.
 
  1. BRENTANA GIO BATTISTA
  2. BRENTANA SIMONE
  3. BRESCIA (DA) GIULIO
  4. BRESCIA (DA) JACOPO FILIPPO

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