Secolo XVII.
Fratelli, non meglio identificati, originari di Bormio.
Definiti intagliatori, sono gli autori della soasa dell'altare del Rosario nella parroc-chiale di Zone eseguita nel 1681 quale completamento di lavori affidati dal parroco Belotti a ben più noti artisti.
L'opera presenta i volti delle varie statue sommariamente eseguiti e "piuttosto grossolani d'espressione e di modellato".
Brescia, 8 gennaio 1959.
Conseguita la maturità si è diplomato Maestro d’arte in decorazione pittorica presso l’Istituto d’Arte di Castelmassa, laureandosi a pieni voti e lode in Estetica (DAMS) presso la Facoltà di Lettere e Fi-losofia dell’Università di Bologna.
All’inizio degli anni Novanta con alcuni amici artisti ha dato vita allo spazio l’AURA arte contemporanea in seno al quale ha partecipato a varie mostre, proponendo al tempo stesso iniziative culturali vivificanti l’ambiente cittadino.
Accanto all’attività di “promotore culturale” ha svolto progettazioni e realizzazioni di copertine di riviste, dischi, manifesti, oltre che scenografie.
Ancora negli anni Novanta ha intrapreso la partecipazione a manifestazioni artistiche che, oltre Brescia, dove ha esposto nel 1990, 94, 97, 99, 2002, 2003, portano suoi lavori a Toscolano Maderno (1990), Montichiari (1991), Iseo (1993), Chieti (1994), Pegognaga, Bologna (1997), Milano, Verolanuova (1999), Ghedi (2001), Ponte San Marco e Revere (2002), Modena, Rezzato (2003)…
Né mancano puntate oltre i confini italiani, in Islanda e Repubblica Ceca.
Inoltre Donati è rappresentante nella Civica raccolta del Diseno in Palazzo Coen di Salò della quale è membro di Commissione; sua l’ideazione figurale di una delle quattordici santelle ispirate alla “Via Lucis”, percorso artistico religioso per il Giubileo del 2000 sviluppantesi lungo i tornanti della Via Panoramica salodiana.
Dopo che negli anni Novanta ha perseguito esperienze linguistiche concettuali, Donati ha operato un sensibile mutamento, pur rimanendo artista mentale.
Dell’attuale modo di esprimersi sembra aver acutamente inteso Mauro Corradini quando scrive: “il corpo di donna che l’artista bresciano realizza da alcuni anni attraverso il segno non si propone a noi lettori attraverso un qualsiasi carico pulsionale erotico; alla fine del viaggio sul corpo (o nel corpo?) compiuto con metodo e misura da alcuni anni la riflessione torna a essere segno; anzi al lettore viene una definizione che è puramente segnica: quel che ci appare è solo un segno”.
Allo stesso modo sembra di poter considerare il viso su cui l’artista ha lavorato tra il 2000 e il 2002: viso giovane, disteso in cui è facile cogliere l’espressione, intenerirsi per la guancia glabra.
Della considerazione goduta dai lavori di Ugo Donati (acrilici su tela ca. cm 100 x 100 e acrilici su carta cm 10 x 20) attesta la elevata valenza delle rassegne che li hanno accolti, ponendoli accanto a quelli dei più noti artisti nostro, Ciferri, Cottini, Gallizioli, Franca Ghitti, Marpicati, Pescatori, Tonelli… solo per fare alcune citazioni. L’accostamento evidenziante la personale, inconfondibile linfa che anima l’immaginazione di Donati.
BIBLIOGRAFIA
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P. LORENZI, “Via Lucis. Un percorso artistico religioso per il Giubileo del 2000”, Salò, 2001.
M. MONETA (a cura di), “Oltre lo sguardo. Otto artisti e il mondo”, Borgosatollo, 2002.
M. CORRADINI, “Ugo Donati. Figure”, Brescia, Sala dei SS. Giacomo e Filippo, dicembre 2002 - gennaio 2003. (cfr.) “STILE Arte” n. 64, dicembre 2002.
M. CORRADINI (a cura di), “Giallo Maigret. Sedici artisti per Simenon”, Brescia, Galleria d’Arte moderna e contemporanea di Stile, 4 - 30 aprile 2003.
- Nome d'arte: Battista
Brescia, 22 febbraio 1892 - Borgosatollo, 1 novembre 1971.
Di Achille e Caterina Benedetti, in gioventù fu organizzatore operaio e delegato al Congresso ope-raio lombardo. Fu tra i Censori del Consolato operaio di Brescia.
Nel 1917, con il capitano Tappi, mentre in aereo tentava di intercettare nemici in volo su Brescia, si salvò miracolosamente mentre il compagno di volo moriva. Ne ebbe medaglia di bronzo e il ricordo, per qualche tempo, inciso in una lapide in Castello, posata nel 1921.
Pittore, collezionista d’arte e di farfalle, gestì l’osteria “A l’aria Valtrumplina” e la “Bottega del vino”. Infine il noto “Cantinone” (v). di via F. Cavallotti.
Rimane come una figura tipica della Brescia negli anni a cavaliere del secondo conflitto mondiale. Suoi quadri adornavano le salette del “Cantinone”, cui avevano dato colori anche Gaetano Cresseri e Giulio Greppi, col noto Cenone dell’artista.
Pittore domenicale, aveva tuttavia raggiunto un livello decoroso, ritraendo cacciagione, angoli di campagna. Particolare ricordo merita il suo ritratto a Rassega, che ebbe una certa diffusione attra-verso pubblicazioni.
Bianca Spataro definì la sua pittura fluida, non immemore di suggestioni simboliste.
Dondelli fu anche ingegnoso industriale e costruì macchine per pastificio in grado di dare alla pasta forme di fiori e frutti. Chiusa la fabbrica, intraprese l’attività che più lo fece conoscere, aprendo dapprima la caratteristica Taverna delle Mille Miglia.
Chiuso il “Cantinone” nel 1963, si ritirò a Borgosatollo. Pur nella pressione degli impegni quotidiani, trovò modo di partecipare anche ad alcune esposizioni d’un certo rilievo.
BIBLIOGRAFIA
“Mostra d’arte - Arte in famiglia”, Brescia, giugno 1919.
“I Esposizione del paesaggio italiano sui Garda”, Villa Alba di Gardone R., Inverno 1920-21, Catalogo.
“La Sentinella bresciana”, 30 gennaio 1921, Tra quadri e artisti.
“Gruppo Amato dell’arte”, Brescia, 6 - 20 maggio 1923.
G. BAGNI, La terza mostra nazionale di pittura e scultura, “La Provincia di Brescia”, 13 maggio 1923.
“IV Mostra nazionale di B.A. promossa dal Gruppo amatori dell’arte”, Teatro Grande, Bre-scia, 4 - 18 maggio 1924.
L. V.(ecchi), Tavolozza triumplina, “Il Popolo di Brescia”, 26 agosto 1938.
E. P., Vernice agli Indipendenti, “Il Popolo”, 2 dicembre 1947.
MARTELONI, Alla A.A.B. di scena i tradizionalisti, “La Tribuna delle Regioni”, 31 dic. 1953.
“Giornale di Brescia”, 23 aprile 1957, I pittori scoprono Borgosatollo.
G. VALZELLI, I Profeti e la turba ecc. “Bruttanome”, Vol. I (1962).
“Storia di Brescia”, Vol. IV.
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
C. GATTA, Dondelli e la locanda dei sogni, “STILE Arte” n. 67, aprile 2003.
A.L. RONCHI, Con mio padre Tita, tra gli artisti eccentrici del Cantinone, “Giornale di Bre-scia”, 7 ottobre 2004.
A. GATTI, “Pennini graffianti. Caricature e satire nel bresciano tra ‘880 e ‘900”, Iseo, Sala dell’Arsenale, 8 dicembre 2005.
Rezzato, 19 dicembre 1930.
Ha frequentato corsi di perfezionamento in associazioni e scuole locali, ma può considerarsi autodidatta. Dalle spiccate doti grafiche, recentemente ha affrontato anche l’incisione.
Nei dipinti a olio si è fatto notare per motivi dedicati ai “tetti di Brescia”, ma è soprattutto ritrattista, sia a sanguigna, sia a olio, dal tratto plastico e in grado di cogliere con facilità la somiglianza del soggetto ripreso, nella scia della tradizione lombarda.
Nel 1969 ha affrontato per la prima volta il pubblico con una mostra personale, ripetuta fuori città, a Padenghe, il successivo anno, per poi riapparire nel 1978 presso la “Galleria S. Michele”. Ha preso parte altresì a concorsi fra i quali si citano: Primavera a S. Agata e Vecchio Borgo, a Finale Ligure.
Sul finire degli anni Sessanta è stato membro del direttivo della Associazione Artisti Bresciani, dove aveva frequentato brevemente corsi di nudo.
Dai molteplici interessi, ha dato contributo attivo anche alla scuola di disegno di Rezzato.
Proseguendo l’attività illustrativa affrontata fin dagli anni giovanili su periodici e bollettini parrocchiali, ha dato vita ad alcune “cartelle”: “Papa Giovanni”, “Il figlio prodigo”, “Vignette umoristiche”, che rivelano l’attenzione di Doneschi per personaggi e problematiche attuali, ponendo il suo operare fra il religioso e la critica, o meglio, l’inchiesta sociale.
Sue opere sono in numerose abitazioni bresciane e di fuori, un suo Ritratto di Papa Giovanni XXIII nella Pinacoteca di Calusco d’Adda, presso Bergamo.
BIBLIOGRAFIA
“Galleria A.A.B.”, Brescia, 13 - 25 dicembre 1969.
“Giornale di Brescia”, 20 marzo 1973. Botticino, la sera a scuola di pittura.
R. L.(onati), Papa Giovanni in X disegni, “Biesse”, a. XIII, n. 142, dicembre 1973.
G. MACCARINELLI, Gli allievi del Vantini, “Giornale di Brescia”, 13 marzo 1974.
“Brescia - arte”, giugno 1974, p. 17, N. Doneschi, l’intuizione di Papa Giovanni.
G.C. MACULOTTI, Pezzo: pittoresco paese, “Bresciaoggi”, 17 settembre 1975.
“Rassegna del corpo diplomatico e consolare”, Ronia, Studio editoriale lombardo, Milano, a. IV, n. 1, gennaio 1977, p. 10.
L. SPIAZZI, Arte in città, “Bresciaoggi”, 17 febbraio 1979.
“La Pieve cristiana” di Lumezzane, Stampa Tipolitografia GM.TI, Ciliverghe, 1980.
Si vedano inoltre: A.M. COMANDUCCI, “Dizionario dei pittori… italiani”, 1974 e le ediz. 1973-74 ecc. del “Bolaffi arte”.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
R. LONATI, La doppia vita di Doneschi, “STILE Arte” n. 87, aprile 2005.
Corticelle Pieve, 10 giugno 1917 - 25 gennaio 2010
Decoratore e restauratore, è stato per diversi anni accanto a Giuseppe e Vittorio Trainini durante l’apprendistato, e con Giuseppe Mozzoni e Agriconi, collaborando a diversi interventi conservativi in chiese della città (S. Agata, S. Lorenzo, S. Alessandro) e della provincia.
Negli anni Trenta ha partecipato ad alcune esposizioni collettive a fianco dei noti pittori: Canevari, Dolci, lo stesso Agriconi, finchè, verso il 1948 si è trasferito in Francia, a Parigi, proseguendo in quella città l’attività di restauro di edifici pubblici e privati. Tornato in Italia nel 1977, si è stabilito a Brescia, riprendendo contatti con i vecchi colleghi.
Pur proseguendo l’attività professionalmente scelta e che lo ha portato a operare nelle chiese dell’Ospedale di Gussago, di Urago d’Oglio, Calcinato, nella Chiesa Parrocchiale di Fiumicello 1987 e Villa Badia Piccola, il cui restauro ha richiesto un impegno di circa 10 anni (dal 1989 al 1999), e in palazzi signorili in città, ha partecipato ad alcune mostre collettive, allestendo anche due personali: a Brescia (1979), a Artogne (1980).
Pittura figurativa, la sua, si rivolge al paesaggio e alla natura morta.
I migliori esiti sono raggiunti quando, tralasciato il particolare, sono proposte masse riassuntive. Ai colori lievi e chiari delle nature morte, in cui si ravvisa il ricordo di Maestri figurativi francesi, studiati durante il soggiorno parigino, si contrappone a volle l’impasto rorido, cromaticamente ricco dei paesaggi resi con tratto mosso e atmosfere di stagioni e ore luminose.
Intensa è proseguita la partecipazione a mostre collettive ospitate da note galleria cittadine (Vittoria, La Pallata, A. Inganni) fino a mezzo degli anni Ottanta. Dopo di allora lo si incontra con una certa assiduità nella Piccola galleria UCAI, ancor più nella sede dell’Associazione Artisti Martino Dolci dove partecipa a rassegne dei soci del sodalizio di via S. Faustino.
BIBLIOGRAFIA
L. SPIAZZI, “Galleria S. Gaspare”, Brescia, 17 - 29 febbraio 1979.
L. SPIAZZI, Arte in città, “Bresciaoggi”, 24 febbraio 1979.
AA. VV., “Galleria Le Pleiadi”, Artogne, 1 - 15 marzo 1980. (Con testi da L. Spiazzi e N. Mariani).
L. SPIAZZI, Giro dell’arte, “Bresciaoggi”, 21 giugno 1980.
“Collettiva”, Brescia, Galleria d’arte A. Inganni, 21 febbraio - 5 marzo 1981.
O. ZAGLIO (a cura di), “Invito al collezionismo”, Brescia, Galleria La Pallata, 14 nov. 1981.
O. ZAGLIO (a cura di), “Arte, sport e mestieri”, Brescia, Galleria d’arte Vittoria, 11 di-cembre1982.
O. ZAGLIO (a cura di), “Invito al collezionismo”, Brescia, Galleria d’arte Vittoria, 8 gennaio 1983.
L. SPIAZZI, “Collettiva”, Brescia, Galleria Busi, 17 dicembre 1983 - 8 gennaio 1984.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
L. SPIAZZI, “Collettiva”, Brescia, Galleria Busi, 19-31 gennaio 1985.
AA. VV., “L’Arte lombarda in Valcamonica alle soglie del terzo millennio”, Pisogne, Galleria La Tavolozza, 2000.
P. PIETAT, Donini, vive la France, “STILE Arte” n. 68, maggio 2003.
Brescia, 18 febbraio 1958.
Studia architettura a Venezia, in pittura è autodidatta ed ha esposto per la prima volta a Brescia nel 1980.
Autopresentandosi afferma che “le sue immagini, nella partenza grottesca della figura umana, scelta quasi sempre come protagonista, vogliono trasportarsi fuori da una logica di rappresentazio-ne, ottenendo così lo scopo di simulare la realtà”.
La sua apparizione sulla scena pittorica cittadina è considerata dalla critica molto favorevolmente: le sue composizioni dominate dalle figure, dagli “eccitati e acuti timbri cromatici, sorretti tuttavia da rara sensibilità, si trasformano in immagini visionario”. Non sembra poter trovare in Italia “una cerchia, una scuola cui possa riferirsi la sua poetica” ma occorre volgere lo sguardo oltre Alpe, in zona danubiana, mitteleuropea. Più che una promessa, dunque, da cui ci si aspetta ulteriore e probante esito.
La prima apparizione di Maurizio Donzelli sul palcoscenico delle mostre, avvenuta nel 1980, quando era poco più che ventenne, è contemporanea alla diffusione del “Dizionario dei pittori bresciani” e già allora è stato possibile rilevare il caloroso consenso critico per composizioni dalle immagini visionarie “non collocabili in cerchie o scuole italiane, bensì aventi componenti danubiante mitteleu-ropee”.
Ancor oggi, raggiunta la maturità, quelle visioni permangono e “al complesso sistema di ideazione, creazione, manipolazione e divulgazione delle immagini si contrappone la erompente vena poetica”.
Per far questo, più che il colore Donzelli sceglie il disegno divenuto essenziale mezzo espressivo.
V’è chi ha osservato quanto l’incontro con le opere di Donzelli determini un impatto fortemente formale, concettuale. Riflesso agli esiti creativi “grafici” sono presenti nelle considerazioni espresse dall’autore sia sull’arte, sia sul modo di percepirla.
Numerosi i notisti d’arte che hanno seguito il percorso ideativo di Donzelli, da Anita Nardon a Paul Caso, Carlo Milic, Antonj Jannacci, Roberto Pinto… con i bresciani Elvira Cassa Salvi, Luciano Spiaz-zi, Mauro Corradini, Fausto Lorenzi…
Procedere ripercorribile pure attraverso le numerose mostre personali, alcune condivise con Almeoni, Cirino, Marossi, ordinate in Brescia (1980, 88, 1992, 94, 95), Liegi (1988), Trieste (1990), Bonn (1992), Cusano Milanino (1994), Orzinuovi (1990), Stoccarda (1991), Arezzo (1993).
Ma la notazione si infittisce ed espande, perché Donzelli dal 1994 oltre che in note Gallerie bresciane approda a spazi espositivi a Bologna (1998), Stoccarda (1999), Firenze e Bologna (2000), Venezia (2001), Torino, Trento (2002), Portland e Roma (2003), Portland e Bolzano e Bergamo (2004)…
È stato rilevato che la sua opera è una riflessione filosofica non astratta, ma attuata nella esecuzione delle composizioni. Una concezione dell’arte che trova ampia riflessione nel volume “Maurizio Donzelli” pubblicato da Mazzotta nel 2003, seguito nel medesimo anno da “Lo sguardo del Disegnatore”, condensante le considerazioni del nostro artista sul disegno.
Opere di Maurizio Donzelli sono in permanenza presso la bresciana Galleria Minini, la Galleria Caterian Toson di Venezia e la Bullseye Connection Gallery di Portland.
Altrettanto copiosa la nota delle partecipazioni a mostre collettive che hanno ripetutamente spaziato da Brescia a Trieste, Krokke (Belgio), Liegi, Stoccarda, Milano…
BIBLIOGRAFIA
L. SPIAZZI, Arte in città, “Bresciaoggi”, 27 dicembre 1980.
E. C. S.(alvi), “Giornale di Brescia”, 31 dicembre 1980.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
R. FERRARIO, “Maurizio Donzelli. Mi son fatto lupo tra i cani”, Brescia, Galleria AAB, 1995.
F. CRISTOFOLINI, Donzelli, lupo tra i corvi, “STILE Arte” n. 6, luglio 1996.
Secolo XVII.
Intagliatore originario di Valle Trompia, o forse di Sarezzo, è autore degli intagli dell'organo e della soasa dell'altare maggiore nella parrocchiale di Sarezzo. Opera giudicata bellissima per le cariatidi, gli uccelli, gli animali in genere e i fiori di cui è impreziosita.
Al Dossena sono attribuiti la soasa della parrocchiale di Lumezzane Pieve, i pulpiti di Magno d'Inzino (c. 1676) e del santuario di Marcheno; così come a lui è stata lungamente attribuita la soasa della parrocchiale lumezzanese di S. Apollonio, distrutta durante l'incendio del 1922.
Secondo alcuni autori del passato, sue sono pure le due statue della soppressa chiesa dei SS. Filippo e Giovanni delle canonichesse agostiniane di Brescia: opere perdute e non citate dalla recente "Storia di Brescia", nonostante la notizia sia deducibile da Stefano Fenaroli.
Secolo XVII.
Anche Docena.
Definito scultore bresciano, secondo un documento di recente proposto da Sandro Guerrini, ricevette pagamento per quattro candelabri in legno inargentati per l'altare del Santo nome di Gesù nella parrocchiale di Gardone Val Trompia.
Chiari, 1953.
Formatosi culturalmente e artisticamente a Milano, dove ha frequentato il Liceo e l’Accademia di Brera, conseguendo il diploma, ha intrapreso a esporre nel 1974, partecipando a notevoli collettive a Milano, Roma, Firenze (1974); Alessandria, Chiari, Napoli, Agrigento (1975); Bari (1976); Verona e Lugano (1977).
Intorno al 1973 intraprende la collaborazione con Domenico Purificato e Giovanni Repossi in occasione della Biennale dell’affresco a Dozza, dove nel successivo 1975 lavora nuovamente in seno al “Gruppo Realtà e Confronto” per un affresco di notevoli dimensioni su pareti del palazzo del Comune. In personale è presente dapprima a Milano, indi a Brescia.
Partito dal figurativo “si forgia sulle avanguardie storiche degli anni Dieci e Venti”, passando poi “per la metafisica di Sutherland, subendo però il fascino delle grandi campiture, la scansione biblica, l’urlo pop dei murales che affronta forsennatamente tra Emilia e Romagna”.
Nella personale bresciana, le opere lo dicono approdato alla visione espressa dalle “esperienze astratte americane ed europee, amanti dei grandi spazi, che s’usava qualificare come Nuova pittu-ra”.
Delle rassegne bresciane alle quali Sergio Dotti ha aderito, si conosce soltanto la collettiva ordinata in Cologne nel 2000. Con lui esponevano Felice Martinelli, Fabio Maria Linari, Giuseppe Rumi e Ma-rio Salina.
BIBLIOGRAFIA
G. VALZELLI, “Galleria A.A.B.”, Brescia, 29 marzo - 11 aprile 1980.
L. SPIAZZI, Arte in città, “Bresciaoggi”, 6 aprile 1980.
E. C. S.(alvi), Mostre d’arte, “Giornale di Brescia”, 6 aprile 1980.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
P. BERGOMI (a cura di), “Start up”, collettiva, Cologne, 22 settembre - 22 ottobre 2000.
Secolo XIX.
Allievo fra i più noti di Pompeo Batoni, acquisì particolare abilità e raffinatezza nel disegno ornamentale al quale si dedicò quasi esclusivamente illeggiadrendo palazzi in città e provincia.
Fra le sue maggiori realizzazioni sono da ricordare quelle in palazzo Valotti, nella sala di palazzo Fenaroli, in due salotti di palazzo Tosio e nelle sale, a chiaroscuro (monocrome) del palazzo vesco-vile.
Recatosi a Roma, vi si trattenne per alcuni anni dedicandosi allo studio dei capolavori dell’antichità e, per incarico di papa Pio IX, vi dipinse l’anticamera dell’appartamento in Vaticano. Sono opere che offrono, come sottolinea Bianca Spataro, un esemplare gusto misurato e garbato, in cui si fondono armonicamente vivacità settecentesca e raffinatezza neoclassica.
Fu anche uno dei disegnatori del “Museo illustrato”, pubblicazione curata dalla Editrice Minerva in-torno al 1838.
Lo si ritiene morto dopo il 1850.
BIBLIOGRAFIA
S. FENAROLI, “Dizionario degli artisti bresciani”, 1887.
L. FE’ D’OSTIANI, “Storia tradizione e arte nelle vie di Brescia”, 1927.
“Storia di Brescia”, Vol. IV.
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
L. ANELLI, “Il paesaggio nella pittura bresciana dell’Ottocento”, Brescia, 1984.