Dizionario dei Pittori Bresciani
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GHIDELLI LUIGI

Rovato, 1910-1977

Formatosi nel cenacolo della «Famiglia artistica cremonese», lo si conosce soltanto per alcune apparizioni in mostre sociali della A.A.B. di via Gramsci e per la antologica ordinata nel 1970 nella sala della «Loggetta»: circa cinquanta opere raccolte lungo l'arco della sua feconda attività. Figurativo nel solco della tradizione, sembra meglio esprimersi nelle nature morte fatte di pochi elementi compostivi di corposa costruzione o nei fiori, dei quali coglie il fulgore vitale e cromatico. Non mancavano, nella mostra antologica, paesaggi realizzati in Valle Camonica, sull'Iseo, in Franciacorta o in alcune lontane località o sulle Dolomiti; opere che raggiungevano, come sottolineava il predatore, «capacità espressiva che commuove, le immagini ci trascinano con la nostalgica suggestività di un mondo perduto».
 
BIBLIOGRAFIA
«Galleria A.A.ß.», Brescia, I- I 4 settembre 1962, Catalogo collettiva. (Erroneamente Ghidinelli). «Galleria A.A.B.», Brescia, 18-30 aprile 1964, Catalogo collettiva.
P.G. ZECCA, «Galleria la Loggetta», Brescia, 10-24 maggio 1970.
 

GHIDINELLI ADRIANA

Ha conseguito il diploma di Maestro d'arte presso l'Istituto «A.  Venturi» di Modena.  Fin dal 1961 partecipa, e si evidenza, a concorsi provinciali: a Palazzolo, Gussag'o,Lumezzane, Gardone Riviera... nonché a Brescia, dove nel 1975 esordisce in personale presso la Piccola galleria U.C.A.I. dove torna nel 1980, dopo una sortita a Bovezzo. La pennellata evidente, i vividi colori aspri, rivolti a ricerca di intensità espressiva attraverso la figurazione di gatti, cesti e fiori e nature morte, lasciano poi spazio a tinte nitide, ordinatamente composte e ricreanti «interni estemi» nell'ansia di riaccostamenti umani. Anche la tecnica, tesa a più vaste scansioni cromatiche, segna maturata sintesi attestante serietà di intenti e di impegno. Della primitiva attività risentono forse ancora le figure «dai forti colori bruciati, piuttosto rigide e impacciate».
 
BIBLIOGRAFIA
L. SPIAZZI, «Piccola galleria U.C.A.I.», Brescia, 17-29 maggio 1975.
L. SPIAZZI, «Studio G.7», Bovezzo, 16-29 aprile 1977.
L. SPIAZZI, «Piccola galleria U.C.A.I.», Brescia, 3-15 gennaio 198 1.
L. SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», I 0 gennaio 1981.
E.C.S.(alvi), Mostre d'arte,«Giornale di Brescia», 14 gennaio 198 1.

GHIDINI GIULIO

Gussago, 19 aprile 1930.

Autodidatta, ha intrapreso la partecipazione a collettive e concorsi soltanto a mezzo degli anni Settanta; fra le più recenti presenze si citano i Premi: Breno (1 979), Gussago (1979, 1980) ,Calvisano (1979), Bovegno (1977,78,79),Villanuova e Brescia (1978), Bagnolo(1979).MostrepersonalihaallestitoaConcesio(1979),S.Vigilio(197,80). Formatori nella cerchia di appassionati gussaghesi, è pittore figurativo, prediligendo il paesaggio che quotidianamente si offre allo sguardo; nascono così dipinti nel quali la campagna, le colline degradanti, i rustici cascinali si animano di colori tepidi o accesi delle stagioni autunnale e primaverile, sotto distesi e azzurri cieli.  Raccontare, sembra il traguardo del pittore, che meglio si esprime quando, tralasciato il tratto insistito e minuto, copre la tela con ampie zone di colore con intento maggiormente riassuntivo. Né mancano, nella produzione di Ghidini, fiori campestri, in mazzo o ordinati in vaso, sfiorati da effusa luce.  Il tutto condotto nella eco della più nota espressione locale.
 

GHIDINI PIER LUIGI

Brescia, 26 giugno 1944.

Pur avendo frequentato per qualche tempo lo studio di Alberto Bizzai, si stacca dai primi sistematici insegnamenti per una ricerca autonoma; in tal senso può considerarsi autodidatta. Intrapresa la via delle mostre nel 1969, espone alla «Tavolozza» di Brescia, a Bergamo poi (1972), a Lecco (1973), a Verona (1974), Bergamo (1977), ancora a Brescia (1977 e 1978): mostre personali alle quali si alternano presenze a collettive in città e provincia, in Bergamo, Venezia, Bari.... Pier Luigi Ghidini sembra prediligere la esposizione per simboli, che traggono tuttavia alimento dalla realtà quotidiana.  L'ambiente greve in cui viviamo, la desolazione che ci circonda, la opaca luce cui è negato ogni riverbero... il volo inerte di rondini e le mute, assenti figure femminili confuse nello sfondo di un anonimo paesaggio urbano.Un compenetrarsi di piani geometrici con i quali il pittore compie la tela, facendo delle cromie, nitide e fredde, quasi schegge di mosaico.  E in quelle schegge vorrebbe si potesse leggere la vera condizione umana, dolente, solitaria, sperduta; condizione «delineata con un linguaggio comunicativo, proprio attraverso la descrittività dell'ambiente, spesso minuziosa e comunque sempre efficace, per l'autonoma inventiva, la indiscutibile personalità, com'ebbe a osservare Alberto Morucci.  Ma da qua]che tempo Ghidini sembra avviato verso altra ricerca che lo ha distolto dall'esporre i frutti del proprio lavoro.
 
BIBLIOGRAFIA
«Galleria La Tavolozza», Brescia, 1969.
«Galleria Simonetta», Bergarno, novembre 1972.
M. PEZZOTTA, «Giornale di Bergamo», 27 novembre 1972.
L. LAZZARI, «L'Eco di Bergamo», I dicembre 1972.
«Galleria Ca Vegia», Lecco, settembre 1973.
U. FERRETTI, «Il Resegone», 7 settembre 1973.
U. FERRETTI, «L'Ordine», 12 settembre 1973. «Galleria S. Luca», Verona, aprile 1974.
C. SEGALA, «Il Gazzettino di Verona», 29 aprile 1974. «Galleria Arteuropa», Bergamo, gennaio 1977.
L. LAZZARI, «L'Eco di Bergamo», 13 gennaio 1977.
A. MORUCCI, «Perrnanente S. Michele», Brescia, 14-31 maggio 1977.
«Galleria S. Michele», Brescia, maggio 1978.
L. SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 27 maggio 1978.
 

 

GHIDONI DOMENICO

Ospitaletto, 13 settembre 1857 - Brescia, 2 settembre 1920.
Nato da umile famiglia di agricoltori, pur costretto a lavorare nei campi fino a diciassette anni, precocemente manifesta inclinazione alla scultura, tanto che si narra di numerosi suoi esiti d'intaglio su posate di legno, pipe e tabaccherie; suppellettili istoriate con motivi sacri e di fantasia, alcune delle quali ancor oggi visibili presso amici e conoscenti della sua famiglia.
Giorgio Nicodemi, autore di ripetuti saggi sul Ghidoni, ha elogiato la gioia squisita di alcuni pezzi lavorati in legno prima che il giovinetto divenisse scultore. Tra gli altri ricorda una tabacchiera in legno di boss o ornata dagli strumenti della passione di Cristo disposti con grazia attenta esapiente.
Poco più che diaciassettenne può trasferirsi a Brescia ed entrare nel laboratorio di PietrO Faitini (v.) del quale sono discepoli Luigi Contratti e Angelo Zanelli (v.). Con l'apprendimento degli elementi necessari a lavorare il marmo, materia prediletta prima di affrontare la creta, grazie alla generosità di alcuni conterranei può conoscere ed introdursi nel mondo artistico bresciano. Ha poco più di vent'anni quando, con il bozzetto Gli emigranti, gruppo privo di finezze ma fortemente espressivo e racchiu-dente i palpiti umanitari e le aspirazioni sue sociali, si aggiudica una borsa di studio sul Legato Brozzoni: una pensione che dal 1880 al 1882 gli consente di mantenersi a Milano e Torino per studiare, lavorando altresì nei laboratori di noti scultori come Odoardo Tabacchi (v.) che fu suo primo maestro.
Partecipa anche a varie esposizioni, per tutto l'ottavo decennio esponendo opere di ridotte dimensioni. Attratto dapprima dall'impressionismo del Grandi, supera ben presto questa visione nella ricerca di forme plastiche maggiormente definite: sono così da ricordare composizioni quali Una bella presa esposta a Milano nel 1883, Donna del popolo, Venditrice di acqua presente a Torino; Ritratto e un busto in gesso presenti a Milano nel 1886.
Il precedente anno aveva ricevuto commissione per realizzare la tomba Garbagnati al cimitero Monumentale; pressoché contemporanea l'affermazione ad un concorso urbinate per il monumento a Raffaello.
Grazie all'interessamento dell'arch. Antonio Tagliaferri, che sempre lo ha benvoluto, nel 1888 realizza il marmoreo monumento bresciano a Tito Speri posto nella omoni-ma piazzetta alle pendici del Castello. L'opera é severamente giudicata da Angelo Canossi e, in vero, nulla offre sul piano dell'arte ghidoniana. Ben più significativa la statua del Piacere inviata nel 1889 a una esposizione del Glaspalast di Monaco di Baviera e che subito venduta procura all'autore l'invito di recarsi a lavorare in Germania. Il suo temperamento non gli consente però di allontanarsi da Milano, dal suo studio ubicato dapprima in via Giuseppe Sirtori, poi in via Vivaio; ed a Milano ha in dono l'elezione a socio onorario dell'Accademia di B. A ..
Una replica di Emigranti, composta però delle sole due figure ben note, lo pone in evidenza al Premio Tantardini. È la medesima opera che nel 1920 sarà tradotta in bronzo per volere della municipalità bresciana: collocata dapprima nei giardini di Rebuffone, trasportata poi nel verde spazio di corso Magenta, a lato della chiesa di S. Barnaba dove ancora si trova.
Ben diversa sorte ha il gruppo de Le nostre schiave proposto alle Esposizioni Riunite nel 1894 ma rifiutato per il soggetto considerato allora audace e contrario alla morale. L'opera invece, nella sua eccezionale asprezza polemica, è una aperta denuncia nei confronti della prostituzione e rappresentativa della visione verista e sociale dell'au-tore. La figura centrale sarà in seguito fusa nel bronzo per l'avv. Fornasini. L'opera di Ghidoni, esposta in vetrina di negozio, suscita tuttavia l'ammirazione di vari artisti e discussioni tutt'altro che sterili; ciò non di meno il nostro scultore amareggiato sembra disertare le successive rassegne artistiche.
Prosegue le opere di commissione: per la chiesa prepositurale di S. Martino in Alzano Maggiore medita due statue degli evangelisti Matteo e Giovanni; del 1898 sono il medaglione commemorativo di Cesare Correnti a dieci anni dalla scomparsa, il monumento bresciano a Moretto, inaugurato solennemente nel quarto centenario del sommo pittore; per il Duomo di Milano compie le statue di Josafat e Joram alle quali seguono quelle per la parrocchiale di Montichiari e una dolcissima figura di Gesù fra i bambini per quella di Ospitaletto.
Con le sculture funerarie compiute per il cimitero Monumentale di Milano (tombe Garbagnati, Monge Griin) citiamo quelle del nostro Vantiniano per le famiglie Da Ponte e Bonoris; quindi i vari ritratti fra i quali i busti di Giuseppe Gallia e Antonio Tagliaferri, oggi all' Ateneo; opere di fantasia quali Verso la luce. Dopo il bagno, Putti festosi. La vergognosa, Ballerina, Attesa, Riposo, Risveglio, Sulla buona via, I primi passi, presentata alla Permanente milanese ne11911; tante altre che la recente mostra commemorativa voluta dalla comunità di Ospitaletto ha consentito di conoscere, da Testa di fanciullo a Venditore ambulante, dall'ovale con la figura d'una Donna che dipinge ai due Leoni destinati ad una porta della città (uno, ormai mal ridotto, è: vicino all'ingresso dello zoo in Castello), al ritratto di Ninì (1895) e poi figure femminili dalla classica compostezza oppure riflettenti la moda del tempo; nudini dal fine e svelto modellato, Maternità recanti un levigato gioco chiaroscurale; ricordiamo ancora le statue dell'altare del Duomo di Montichairi, il busto di Costantino QuarallTa nel pantheon Vantiniano. Membro di commissioni incaricate di aggiudicare i premi sul Legato Brozzoni, ha altresì meritato riconoscimenti in occasione dei concorsi indetti per erigere i monumenti bresciani a Zanardelli (1909) e a Tartaglia (1918) il cui bozzetto è pervenuto in dono all' Ateneo nel 1958. Ben figurato ha pure in occasione del premio Principe Umberto; su segnalazione del ministro Pasquale Villari, re Vittorio Emanuele 111 lo ha insignito della croce mauriziana, il nostro Ateneo lo elesse socio corrispondente nel 1901.
La lunga malattia che lo condusse a morte lo ha riavvicinato a Brescia; Milano, nel 1921, lo ha ricordato con una mostra all'Accademia di Brera.
Da allora il suo no~e compare solo fuggevolmente in pochi, noti repertori: troppo fugacemente per un artista misconosciuto anche in patria, ma meritevole di quella "giusta collocazione nel panorama nazionale che fino ad oggi gli é stata negata". AllA: Pinacoteca restano alcune piccole opere: Acquaiolo arabo, del 1881 e Nudino di fanciulla, in due versioni.

GHIDONI GIOVANNI

Secolo XX.
Non ci è possibile proporre complutamente i dati anagrafici di Giovanni Ghidoni,
anche se ci vien detto sia scomparso da pochi anni. Di lui si conosce soltanto la serie dei disegni illustranti gli articoli che Giannetto Valzelli ha dedicato alla Situazione della cultura nella nostra città apparsi nel «Giornale di Brescia» dal 7 al 19 aprile 1972.Sono visioni d'una Brescia a volte nota, a volte trascurata e che il tratto soffuso e costruttivo di Giovanni Ghidoni ha proposta con fare tradizionale e accuratezza compositiva.Se in alcuni disegni: Corso Zanardelli: la Brescia che chiede, Piazzetta Legnano: la Brescia segreta, Teatro Grande: la Brescia di tutti la spontaneità sembra frenata dalla necessità di una evidenza costruttiva, in altri quali S. Clemente, Via delle Barricate, Piazza Loggia il tratto è più sciolto e riflette quindi il notevole intendimento pittorico, pur senza togliere nulla alla veridicità del documento.Si è voluto qui almeno accennare a Giovanni Ghidoni, con la speranza,che altri possa dirne compiutamente.  Ci sembra che proprio a lui si debba se, dopo lunghi anni, bei disegni sono tornati ad illustrare pagine di quotidiani nostri, in alternativa a quanto dovuto allo scatto del fotografo.
 

GHIDOTTI LUIGI

Palazzolo, 3 maggio 1935. Vive e opera a Palazzolo.
Ha compiuto gli studi artistici all' Accademia Carrara di Bergamo sotto la guida dei proff. Achille Funi e Trento Longaretti per la pittura ed Elia Aiolfi per la scultura. Alla fine degli anni Cinquanta risalgono le sue prime apparizioni in manifestazioni artistiche, quando propone gli esiti delle sue prime prove in seno al Gruppo dei pittori e Scultori palazzolesi.
Le significative presenze datano tuttavia alla metà degli anni Sessanta, con le segnala-zioni e le affermazioni conseguite a Perugia (1967); Catania (1968); Brescia (1972); Leno e Corno Giovine (1973); quindi a Caravaggio, La Spezia ...
Alternate, le mostre personali allestite a Iseo (1968); Chiari (1970); Zingonia (1972); Sarezzo (1973); Desenzano (1974 e 1982); Bergamo (1974); Coccaglio (1974, 76, 79); Travagliato e Sarnico (1975); Palazzolo (1978 e 1982); Brescia (1972, 74, 75 e 1983). Il contatto di Luigi Ghidotti con la dura pietra risale agli anni della prima giovinezza, e la passione affinata attraverso gli studi lo ha portato ad affrontare, oltre alle opere su commissione, libere composizioni. Una creatività divisa dapprima fra piani aguzzi, scheggiati, stacciati e poi fra blocchi di materia nella quale è possible evidenziare linea più dolce e forme la cui levigatezza dona vibratili luci, levità d'un volo.
Su questa forma plastica ha proseguito anche per la realizzazione di opere in bronzo dove il movimento delle masse e dei volumi é sobriamente calcolato, sia attraverso l'accurata resa delle superfici, sia attraverso la loro definizione per soli accenni. Esemplari dell'uno e dell'altro fare appaiono Maternità e Padri conciliari proposti a Palazzolo nel 1982.
Elvira Cassa Salvi ha ben illustrato i più vicini esiti dell'arte di Luigi Ghidotti: gruppi espressionistici, figure accalcate in situazioni drammatiche come gli Esuli o i Prigionieri, caratteristici sassi di fiume che egli sa trasfigurare in idealizzate testi ne femmini-li, bronzetti, quelli più scattanti e stilizzati secondo una linea asciutta e snella, elegantemente ritmata.
italiano e il Direttore dell'Istituto italiano di cultura in Gran Bretagna: venti opere in bronzo di impronta figurativa.
Val altresì ricordare la composizione posta a ingentilire l'ingresso della sala di esposizione della ditta Luigi Faustini, in via D. Ondei; il trofeo realizzato in occasione del torneo calcistico organizzato nel 1985 a ricordo del presidente dell'A. C. Brescia, Carlino Beretta.
 

GHILARDI ITALO

 Palazzolo, 21 maggio 1946.

Ha frequentato l'Accademia Carrara di Bergamo negli anni 1960-1966; nella stessa accademia è assistente di Trento Longaretti, che ne è direttore. Moderno nella impostazione, sa far risaltare il suo senso ironico quando affronta la figura, ma nel suo esprimersi rivela simpatia nei confronti dei modelli.  Non a caso fra le prime opere esposte negli anni Settanta Ghilardi aveva proposto la serie dei Detenuti, ritratti che assurgono a simbolo di ogni derelitto in cerca di affetto e di pietà. Ricca di fermenti culturali, la sua pittura offre simboli, in analogia con Maestri francesi dai quali ha tratto vaste possibilità di indagine e di espressione. Poco si può dire di questo giovane pittore che vive ormai fuori dall'ambiente artistico bresciano, e del quale in città si ricordano solo due apparizioni.
 
BIBLIOGRAFIA (bresciana).
M. LORANDI, «Piccola galleria U.C.A.I.», Brescia, 28 gennaio-10 febbraio 1972
L. SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 6 febbraio 1972.
E.C.S.(alvi), Mostre d'arte, «Giomale di Brescia», I I febbraio 1972.
T. LONGARETTI, «Galleria Labus», Brescia, ottobre 1978.
L. SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 7 ottobre 1978.
 

GHIONI GINO

«Barbarossa», è nato a Treviso il 7 Maggio 1934, ma risiede e lavora a Brescia. Studi fatti all'A.A.B. (Ass. Artisti Bresciani), Brescia - Gruppo Artisti  Via Margutta, Roma. Ha partecipato attivamente alla vita artistica nazionale ed internazionale.

Pittore - scultore - maestro del surrealismo formale - promotore e fondatore dell'A.I.D.A. (Ass. Int. Degli Artisti), associazione per uno scambio Internazionale e Culturale per il quale si è prodigato per ben quattro anni nei vari centri artistici dell'Africa, Asia, India, Europa per ben 22 Nazioni. Riconosciuto «Membro onorario» in tutti i centri culturali, dalle autorità artistiche e culturali delle stesse Nazioni da lui visitate. É un'artista poliedrico che si occupa principalmente di scultura e pittura, ma che non ha tralasciato la scrittura e il mondo dello spettacolo in senso lato. Da sempre in contatto con l'Associazione Artisti Bresciani e con il Gruppo Artisti di Roma ha partecipato attivamente alla vita artistica Nazionale ed Internazionale nelle più importanti città italiane ed estere. Gino è un maestro del surrealismo formale e si è sempre prodigato per la diffusione dell'arte e degli scambi culturali tra autori di paesi diversi. Gino è un grande personaggio dal carattere estremamente positivo e gioviale, dotato di un carisma eccezionale e di uno spirito umoristico non indifferente. Forse anche per questo le sue potenzialità travalicano la sfera dell'ordinarietà e si spingono ad esplorare ogni settore dell'umano percepire, riuscendo a cogliere gli aspetti più reconditi della nostra realtà. Uomo dal fisico possente e da una verve ineguagliabile, Gino riesce con la forza del suo linguaggio e delle sue provocazioni ad ammagliare chiunque e a diresempre quello che pensa con schiettezza e brutalità, senza per questo dimostrarsi antipatico o privo di savoir-faire. Gino ha girato buona parte del mondo ed ha contribuito con il suo lavora alla diffusione dello spirito artistico ma, poichè desidera diventare polvere al più tardi possibile, siamo convinti che potrà dare ancora molto alla nostra sete di spiritualità e generosità. Ghioni Barbarossa è poi un autore che non divide mai la sua esperienza artistica dalla solidarietà umana e dall'impegno umanitario, per questi motivi mette a disposizione la sua arte e le sue opere nelle varie mostre di beneficenza.

É indubbio che Gino Ghioni "Barbarossa" sia un personaggio! A Nave (BS) molti lo ricordano come quel pittore eccentrico che in Prada per più di un mese, nel lontano 1974, stette su un albero a dipingere; ben 107 furono le sue opere eseguite in quel periodo. Articoli di giornale, curiosi, critici d'arte, molti furono in quel periodo che vennero a Muratello di Nave, pochi sanno che quel gesto fu dettato dal dolore e dallo sconforto per la perdita di un caro grande amico, il navense Roberto Morandi. Da allora, saltuariamente và a Nave, anche se ha mantenuto forti legami e diverse preziose sue opere sono in molte case del territorio. Pittore, scultore, dalla critica è considerato un valente e poliedrico artista; una sua opera importante "FEDE LA FORZA CHE SALVA IL MONDO" fu donata a Paolo VI nel Dicembre 1972 (la portò a Roma con il "mitico" Gerosa 48).

Attività artistica svolta nei seguenti paesi: Africa, Asia, Medio Oriente, Europa, Senegal, Zambia, Camerun, Costa d'Avorio, Sud Africa, Angola, Rodesia, Mozambico, Kenia, Pakistan, Afghanistan, Iran, Iraq, Giordania, Libano, Turchia, Grecia, Jugoslavia, Svezia, Danimarca, Portogallo, Canada e nelle seguenti città Italiane: Brescia, Milano, Busto Arsizio, Genova, Treviso V., Vicenza, Cremona, Mantova, Roma (Città del Vaticano, Anno santo IX-1975).

Ha eseguito: numerosi affreschi in cattedrali all'estero, fra le quali: «Cattedrale di religione metodista» a Freetown (Sierra Leone), commisionatogli dalla maggiore Autorità ecclesiastica.

Ha illustrato: su commissione, in Sud Africa, varie epoche della «Storia dei Boeri». Ha donato un bozzetto a Beppe Frau, per la «Casa Albergo» di Nikolajewka, Mompiano. Un quadro è stato acquistato dal prof.Cristian Barnard a Città del Capo.

Ha eseguito: numerosi ritratti, di cui ricordiamo: il Giudice Samuel Foster (Freetown); il Re dell'Afghanistan Zaheir Shah; il Gen. Ali Nasseir a Kabul.

Ha eseguito monumenti per mutilati e invalidi del lavoro e per l'Associazione Nazionale Bersaglieri d'Italia a: Lonato, Artogne, Bagnolo Mella, Calcinato, Nuvolera ed al Minatore a Courcelles in Belgio (1982) ed un monumento all'Aeroporto di Ghedi, dedicato al VI Stormo ai Diavoli Rossi (1987); altre sculture si trovano ai giardini di Milano, Villa Fabbri, Mantova, Cremona, Brescia ed in Abruzzo - Monumento ai Bersaglieri, Bedizzole 1999, Pralboino 2002. Monumento al Fante, Mazzano - 2003. Monumento al Bersagliere, Ghedi - 2003. Monumento al Carabiniere, Travagliato - 2005.

Di lui hanno scritto: lo scrittore C. Celidono (Console e critico d'Arte a Dakar, Senegal); il M. Scultore Prof. Ferruccio Quaia (Belle Arti di Padova); il Prof. Migliarina (Critico d'Arte int., Dir. Giornale «La Prealpina»); E. Armiraglio (Critico d'Arte milanese); Co. G. Panciera di Zoppola (BS); A. Morucci (Critico d'Arte bresciano); Elio Barucco «La Notte»; Dr. G.F. Majorana, Dir. gall. S.Michele, Brescia; Nerina Valeri, Brescia; Prof. Luciano Spiazzi, Brescia; Elio Domeniconi «Guerrin Sportivo», Milano; Etta Palmieri (Critico d'Arte), Modena Flex.

Referenze: Galleria S.Michele, Brescia, Dr. G.F. Majorana - Saletta d'Arte «La Torre», Canneto S/Oglio (MN), Dir. D. Vescovi.

Riconoscimenti:  1° Premio  Casina  Greco,  Roma 1965 - Mario d'Amico,  Min. Spettacolo e Turismo;     1° Premio Moretto, Brescia 1974 - Trofeo Beni Culturali On. M. Pedini, Mondo 3, Desenzano del Garda 1976 - Settimana Morettiano, Piazza Duomo, Brescia 1979.

Pubblicazioni: Bolaffi, catalogo nazionale della scultura, 1-2-3-4 ediz. (autori) - Inserto Bolaffi Arte Vol. n.65 (intervista a Scultori Lombardi) 

GHISI ISIDORO

 Brescia, 18 settembre 1920.

 Affacciatosi alla ribalta delle mostre nel 1962, da allora ha partecipato a manifestazioni provinciali quali i Premi Orzinuovi, Bovegno, Rovato.  In città ha presenziato a collettive in seno alla A.A.B. e alla Piccola galleria di via Pace, ma altre sue partecipazioni devono ricordarsi, a Pisa, Campobasso, Roma e Mantova. Riservato, «romantico della tavolozza», la sua ricerca pittorica mira a cogliere nella natura gli aspetti congeniali al suo animo: nascono così paesaggi silenti delle nostre valli e di esse i ruscelli cui la folta vegetazione fa corona, e piccoli laghi dove l'acqua immota riflette ampi spazi di cielo filtranti le chiome di maestosi alberi.
 
BIBLIOGRAFIA
«Galleria A.A.B.», Brescia, I- 14 settembre 1962, Catalogo.
«Galleria A.A.B.», Brescia, 18-30 aprile 1964, Catalogo. «Piccola galleria U.C.A.I.»,
Brescia, 24 maggio 1980, Artisti bresciani delpassato prossimo, Catalogo.
L. SPIAZZI, Arte in città, «Bresciaoggi», 31 maggio 1980.
 
  1. GHISLANDI VITTORE
  2. GHITTI FRANCA
  3. GHITTI POMPEO
  4. GIACOBINO

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