Dizionario dei Pittori Bresciani
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GHISLANDI VITTORE

(Frà Galgario).  Bergamo, 1655-1743.

Autore di un ritratto di Vincenzo Cigola e supposto autore
anche di altri quadri esistenti a Brescia.
Trattandosi di artista forestiero ci si limita ad indicare le notizie rintracciabili nella «Storia di Brescia», Vol. 111, pp.  I I 8, 659, 670.
 

 

GHITTI FRANCA

Erbanno, 1932.

Ha conseguito la maturità artistica; ha studiato altresì pittura a Milano; nel 1957 si è recata a Parigi dove ha frequentato l'Academie de la Grande Chaumiere mentre a Salisburgo ha seguito un corso di incisione presso la Intemational Sommer Akademie diretta da Oscar Kokoschka. In seno agli Istituti stranieri frequentati ha avuto modo di partecipare a collettive giovanili dal carattere internazionale.  Intorno al 1960 intraprende fervorosa attività nel suo studio di Boario dove fin dal 1954 si può ricordare una delle sue prime esposizioni.
Con il trascorrere degli anni molteplici si rivelano le tecniche espressive di Franca Ghitti che, se dapprima può dirsi si avvalga soltanto della pittura e dell'incisione, giunge poi all'uso di materiali vari, a forme materiche fino alla scultura in legno e in ferro. Notevole si rivela l'incidenza nel campo operativo e culturale in seno alla valle che le ha dato i natali. Se il curriculum espositivo, sia pure incompleto, è ricomponibile attraverso la successiva documentazione, il cammino creativo si fa complesso: ricondotto, almeno per quel che riguarda la forma, dapprima «nell'alveo di Paul Klee o di esperienze implicate con il surrealismo» ma poi configuratosi con poetica personale che affonda le radici nella essenza propria di una tradizione comunitaria delle valli a lei care.  Ma la penetrazione di una «plaga» popolare conduce ad interpretare mondi assai più vasti in Europa, in Africa.  Non a caso è stata protagonista di esperienza durata mesi, allorché si è recata a Nairobi per dare contributo di opere decorative nella chiesa degli italiani in quella città. Le sue opere decantano così un intatto mondo di cultura e di tradizioni: nascono dal suo pennello e dal suo bulino storie, racconti dal sapore di leggenda.  Personaggi e animali consueti (galli cedroni, uccelli, cavalli) e case contadine dalla rustica e pur nobile struttura ingentilita dalle soffuse cromie di neve. L'iconografia quasi infantile, ma la capacità tecnica preziosa, il sognante impulso evocativo conducono a esiti inconsueti; i colori di squisiti effetti «brillano dei bagliori delle pietre preziose in uno scrigno illuminato dal ricordo, nel buio profondo della memoria». Ancora par doveroso osservare che al di là della qualità pittorica, l'opera di Franca Ghitti è apprezzabilissima per la forza trascinante i concittadini a un recupero di ataviche tradizioni e per l'atto di denunzia, anche se non esplicitamente gridato, nei confronti della civiltà contemporanea che del passato sembra cancellare ogni segno.  Della esortazione a questo «recupero» sono testimonianza anche le recenti opere assimilabili più alla scultura che alla pittura e pertanto dall'aspetto che esula dagli intendimenti di questa nota.
 
BIBLIOGRAFIA
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GHITTI POMPEO

1631-1704.

Nato in una villa a Marone, sulle sponde del lago d'Iseo, fu dapprima allievo di Ottavio Amigoni; per cinque anni poi fu a Milano, allievo di G.B. Discepoli e nella metropoli collaborò con il Luganese che maggiormente ne influenzò la pittura, soprattutto pel tratto leggero della pennellata. Qualche caratteristica grafica nei volti e negli sfondi denunzia invece uno studio del Veronese. I toni madreperlacei, le figure affilate paiono anticipare ricerche avvenute più tardi. Disegnatore abile e fecondo (l'Orlandi parla di casse piene di lavori a penna e acquarello) Pompeo Ghitti apre in Brescia una scuola di disegno assai frequentata e dalla quale usciranno l'Avogadro e il Cappello.Ciò non di meno raramente le sue opere superano forme manieristiche.  Fra le migliori composizioni sono indicate quelle in S. Giorgio: Due storie del Santo, e gli affreschi eseguiti in collaborazione con Sorisene in S. Agata.  Ma altre egli ne portò a compimento in vari edifici sacri e non, in Brescia e provincia, nel Trentino.  Anche se la nota compiuta è nella «Stoiia di Brescia», val accennare almeno le chiese della città che lo videro operoso: S. Cristo, Duomo nuovo, S. Eufemia, S. Maria Calchera, S. Pietro in Oliveto, S. Giovanni, il chiostro di S. Maria del Carmine, dove firmò e datò (1 704) l'ultimo suo lavoro.V'è poi da ricordare l'attività incisoria, documentata in «Giardino della pittura», di Francesco Paglia.  Uno sconosciuto ciclo di olii è stato pubblicato negli atti della Accademia degli Agiati di Rovereto (1962).
 
BIBLIOGRAFIA
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«Stoiia di Brescia», Voll.  Il e 111 (e.fr.) «Atti dell'Accademia degli Agiati», Rovereto.
 

 

GIACOBINO

Secolo XV.

Dal Fenaroli («Dizionario», p. 309) è indicato Giacobino... pittore, registrato nell'Estimo del 1438 della quadra quarta di S. Giovanni, morto di peste il 27 luglio 1439.  Di lui non si conoscono opere.

GIACOMAZZO

Secolo XVI.

È definito pittore di quadratura ed operoso nel 1571, ma di lui non si conoscono opere.
 
BIBLIOGRAFIA
P. ZANI, «Enciclopedia metodica critico ragionata di B.A.», 1819-1824.
S. FENAROLI, «Dizionario degli artisti bresciani», 1887.

GIACOMINO

Secolo XV.

Nella «Storia di Brescia» (Vol. 11, p. 96 1, n. 2) si legge che il nome Giacomino compare nelle Provvisioni del 29 maggio 1464, del 14 novembre 1466. Nel 1473 dipinse per il banco del giudice delle ragioni. (Provv. 26 marzo).  Morto prima del 6 aprile 1490, di lui non restano opere.

GIACOMO

Secolo XV.

Questo nome è segnato nelle schede di G. Lonati e R. Vantini custodite dall'Ateneo civico bresciano.  E il solo nome è riproposto dalla «Storia di Brescia», (Vol. 11, p. 963, n.), che chiarisce come compaia accanto ad altri nominativi di pittori.

GIACOMO DA MILANO

Secolo XV.
È della cerchia di pittori operosi al servizio di Pandolfo Malatesta e del Comune nei primi decenni del Quattrocento e forse autore di insegne o addirittura di affreschi in palazzo Broletto o in Castello: la sua arte dovrebbe risentire della presenza a Brescia di Gentile da Fabriano.  Di lui tuttavia non si hanno opere certe.
 
BIBLIOGRAFIA
Sta in: «Storia di Brescia», Vol).  I e 11.
 
 

GIACOMO DA PONTEVICO

Secolo XV.

La data a lui riferita risale al 149 1. In quell'anno è presente alla confraternita della Addolorata in S. Alessandro. «Storia di Brescia», (Vol. 11, p. 963, n.).

GIARRATANA UGO

Brescia, 20 aprile 1895.

Ha frequentato i corsi dell'Accademia di Brera a Milano; vissuto per qualche tempo a Firenze, come maestri ha avuto Palanti e Plinio Nomellini. Combattente durante la prima guerra mondiale, è rimasto ferito meritando medaglia al valor militare. Trasferitosi a Milano, ivi ha vissuto il resto della vita. Nell'ambito bresciano è ricordato in alcune mostre sociali di Gruppi artistici e nella Mostra del paesaggio italiano sul Garda (Inverno 1920-192 1). In altra mostra a Napoli si è affermato acquisendo medaglia. Sue opere sono nella Galleria d'arte moderna a Siena e a Lucca.
 
BIBLIOGRAFIA
Sta in: A.M. COMANDUCCI, «Dizionario dei pittori... italiani», Ed.  IV (1972).
 
  1. GIBELLI VITTORIO
  2. GIGOLA GIOVANNI BATTISTA
  3. GILBERTI MARIO
  4. GIO. GIACOMO DA PALAZZOLO

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