Dizionario dei Pittori Bresciani
  • INIZIO
  • ELENCO PITTORI
  • VERSIONE ESTESA
  • Inserimento o modifica

CATTANEO UGO

Brescia, 10 luglio 1907 - ?

Negli anni giovanili pugile affermato ben oltre i confini locali, insegnante nella disciplina in cui è stato campione, Ugo Cattaneo è pittore e uomo da meglio conoscere.
Autodidatta, ha intrapreso a dipingere nel 1957 realizzando forse sogni che l’avevano condotto a farsi amico di noti artefici: da Martino Dolci a Vittorio Botticini, da Antonio Stagnoli a Cavellini, Rodini e a “rivestire le pareti” di casa di tele di pittori, fra i maggiori bresciani.
E numerosissimi anche i dipinti realizzati da Ugo Cattaneo, attestanti una applicazione puntiglioso, appassionata.
Rare sono le sue apparizioni in mostre, ma sue opere sono ormai numerose in abitazioni, nelle sedi di Associazioni, anche di località lontane; vale ricordare che accanto a Martino Dolci ha realizzato una Madonna custodita dai frati del convento in Castello.
Prevalentemente paesaggista, le sue opere sono rivolte ad aspetti della vecchia Brescia, volte dominata dal Castello; alle stagioni tepide e ricche di accostamenti delle vicine valli ricomposte con delicati colori, ai fiori e alle frutta del “ronco”, ove spesso soggiorna e dominante vasta parte della città. Nella cospicua produzione, oli, chine, guazzi è possibile ravvisare eco da alcuni amici pittori, sia per la stesura, a volte tenuamente condotta, a volte corposa e accesa, sia per l’impianto.
Partita da stilizzazione non priva di rigidità, s’è via via sciolta, nel disegno, nella chiarità del colore. Negli esiti migliori la campitura riassuntiva, spesso monocrome, riesce a dare efficace racconto: come in alcuni vicoli dei dintorni di S. Agata, in alcuni prati alberati in cui occhieggiano candide pareti di case; funghi dalla notevole plasticità e gioiosità, e vasi di fiori in cui il ritmo del chiaro-scuro di estrema eleganza formale è pari alla convincente resa compositiva.
Pittore da meglio conoscere, dunque, Ugo Cattaneo, la cui modestia, il cui riserbo hanno fino ad oggi velato il frutto di vent’anni e più di amorevole lavoro.
 
BIBLIOGRAFIA
B. MARINI, U. Cattaneo, “Biesse”, a. 11, n. 21, dicembre 1962.
“Giornale di Brescia”, 16 agosto 1962, Madonna, III.
“Giornale di Brescia”, 7 settembre 1962, Mostre d’arte.
“Giornale di Brescia”, 23 aprile 1965, Mostre d’arte.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
 

CAVAGNINI GIULIA

Brescia

Attratta dapprima da varie espressioni: disegno, ceramica, ha frequentato lo studio di noti pittori locali e la “Bottega” di Franco Bertulli affrontando alfine la pittura a olio sul finire degli anni Sessanta.
Al 1971 risalgono le prime apparizioni in pubblico, che la vedono evidenziarsi in concorsi ed esposizioni in varie località fra le quali si citano: Gardone R. (1971, 1977), Bergamo (1971), Bagnolo (1973), Santhià (1971), Roma (1974, 1975), Genova (1976, 1977), Firenze (1978, 1980), Milano (1979), Genova, ancora (1980). Ben presto si presenta anche in mostre personali in varie gallerie cittadine ricordate nella bibliografia.
Figurativa, è soprattutto paesaggista, ma non mancano nella sua produzione figure, nature morte prevalentemente dedicate ai fiori. Se in alcune opere i verdi, gli azzurri squillanti e l’impasto rorido steso a larghe campiture possono ricordare i primi insegnamenti, Giulia Cavagnini meglio si esprime là dove il colore si effonde, e nei fiori armoniosamente e minuta-mente ricomposti.
Da qualche tempo la pittrice ha affrontato la litografia ispirandosi al mare e ai suoi vasti orizzonti ritratti con ampie e pacate cromie.
 
BIBLIOGRAFIA
“Giornale di Brescia”, 11 luglio e 4 settembre 1975, La mostra di Gardone R.
L. LAZZARI, La pittrice G. Cavagnini, “L’Eco di Bergamo”, ottobre 1971.
AA. VV., “Galleria A.A.B.”, Brescia, 4 - 16 marzo 1972.
JO COLLARCHO, “Galleria La Disciplina”, Bedizzole, 3-30 ottobre 1972. (Per collettiva).
AA.VV., “Piccolo S. Michele”, Lumezzane, 29 marzo - 10 aprile 1972.
E. MOTTA, G. Cavagnini, “La Valle”, aprile 1972.
“Galleria S. Gaspare”, Brescia, 31 marzo - 12 aprile 1973.
“Giornale di Brescia”, 15 aprile 1973, Pieno successo della VII rassegna di pittura Simonetta.
“Giornale di Brescia”, 15 luglio 1973, A Cavagnini, Olini, Tabarelli il Premio Bagnolo.
“Galleria Expocenter”, Gardone R., 2-15 luglio 1975.
“Galleria il Carreggiu”, Alassio, Estate 1975.
A. MORUCCI, G. Cavagnini, “Biesse”, a. XV, n. 163, novembre 1975.
A. MORUCCI, “Galleria l’Araldo”, Brescia, 6-18 dicembre 1975.
C. BERETTA, G. Cavagnini, “Brescia club”, dicembre 1975.
“Galleria Il salotto”, Gardone R., 24 giugno - 7 luglio 1976.
“Galleria la Pallata”, Brescia, 19 novembre - 2 dicembre 1977.
“Premio Leon d’oro”, Firenze, 1978, Catalogo.
“Galleria la Pallata”, Brescia, 18 novembre - 1 dicembre 1978.
A. MORUCCI, G. Cavagnini, “Corriere bresciano”, dicembre 1978.
“Giornale di Brescia”, s.d. (gennaio 1979), Oscar d’Italia 1978.
“La Notte”, 16 gennaio 1979, Oscar d’Italia 1978.
“I Gran Premio internazionale d’arte città di Venezia - Star 1979”, Palazzo Grassi, Venezia, 31 marzo - 15 aprile 1979, Catalogo. (cfr.) “Giornale di Brescia”, 28 giugno 1979.
C. VILLANOVA, “Galleria del Carro”, Brescia, 15-27 settembre 1979.
“I Gran Premio internazionale d’arte Ponte Vecchio - Star 1980”, Firenze, 10-26 aprile 1980, Catalogo. (cfr.)
“La Nazione”, 7 maggio 1980.
AA. VV., “Brescia ‘80”, Brescia, 1-11 maggio, 1980.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
 

 

CAVAGNINI ROSA

Brescia.

Fin dalla giovinezza ha manifestato attitudine alla pittura, sempre esplicata con intento dilettantistico. Educata dalla guida di Antonio Di Prata (v.) fin sul finire degli anni Cinquanta, da quell’insegna-mento ha derivato la predilezione per la materia lieve, rarefatta; della campitura distesa e riassuntiva.
Ha partecipato a mostre collettive locali presentando composizioni di fiori (tema assai caro) e paesaggi dalla pacata ed effusa luce.
 
BIBLIOGRAFIA
AA.VV., “Brescia ‘80”, Brescia, 1-11 maggio 1980, Catalogo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
 

CAVALLARI ADRIANO

Sec. XVI.

Nativo di Salò, più che per la sua attività pittorica, della quale nessuna testimonianza rimane, Adriano Cavallari è ricordato per essere stato bandito nel 1578 dalla Repubblica Veneta per aver tentato di uccidere il vicecancelliere del Provveditore della Riviera. Nel 1580 venne graziato per aver portato alle autorità la testa di un bandito, da lui ucciso nei pressi di Riva.
 
BIBLIOGRAFIA
A. FAPPANI, “Enciclopedia Bresciana”, Vol. II, p. 155.

CAVALLERI CLAUDIA.

Diplomata presso il Liceo Artistico Sperimentale “Vincenzo Foppa” in città, ha proseguito gli studi frequentando l’Accademia di B. A. di Brescia (LABA).
Fin dal tempo della frequentazione accademica ha preso parte a varie manifestazioni artistiche locali e regionali, a volte conseguendo premi o riconoscimenti.
La padronanza delle varie tecniche pittoriche le consente l’utilizzo di quella a olio che meglio corrisponde al sentimento ispiratore. Che può estrinsecarsi attraverso le visioni di brani paesaggistici, come prova “Venezia” in cui la tipica, affascinante atmosfera lagunare avvolge e intride ogni cosa nei suoi colori nebbiosi e ovattati… Oppure l’avvicinare un anziano il cui sguardo pacato e profondo lascia trasparire lo spirito e la forza di chi dopo un’esistenza provata ha maturato l’esperienza necessaria per vedere con rassicurante serenità i momenti insignificanti della contingenza.
Ma non mancano ulteriori interpretazioni attestanti la palpitante partecipazione di Claudia Cavalleri a eventi che turbano l’umanità. Ne è testimonianza “L’altra parte del mondo”, una tavola in cui una dolente madre sorregge il piccolo in una espressività invocante aiuto che consenta loro di sperare d’aver un futuro. Visione tragica, che nella compiuta sintesi assume plastica monumentalità denunziante le ingiustizie che ancor oggi patiscono gli esseri umani.
 
BIBLIOGRAFIA
AA. VV., “L’Arte lombarda in Valcamonica alle soglie del terzo millennio”, Pisogne, Galleria La Tavolozza, 2000.
 

CAVALLERI DARIO

 Paitone, 10 maggio 1957.

Si conosce la personalità di Dario Cavalleri per quanto di lui ha detto Natale Doneschi, anni or sono, da lui affascinato per le eccezionali doti morali. Impegnato nella cura dei sofferenti, con lo stesso ardore nei momenti liberi si dedica alla pittura. E l’entusiasmo che pone nell’operare si traduce nella gradevolezza della sua tavolozza, mediante la quale compone paesaggi, ritratti, nature morte, non tralasciando la grafica per tracciare anatomie.
L’impostazione dei suoi dipinti può essere inserita nella tradizione figurativa locale, orientata coloristicamente al post-impressionismo dalle luci filtranti che permeano agglomerati di edifici, il trasparente alitare di chiome alberate.
Esemplare, in questo senso, appare “Messa cantata” con quella chiesa “scorciata” dall’architettura movimentata e fatta risaltare dall’algido candore del sottile strato di neve appena caduta e che non trattiene lo svelto andare di figurette che si apprestano a seguire la funzione.
Il tratto paesaggistico immerso in una luce calma, silente d’un cielo grigio percorso da mutabili nubi…
L’esperienza pittorica di Dario Cavalleri è maturata attraverso la frequentazione della Scuola serale “Rodolfo Vantini” di Rezzato, e la vicinanza in essa di Tregambe e Squassina. Non meno determinante l’adesione alla Associazione Artisti Bresciani e all’Associazione Artisti Valsabbini con la quale ha partecipato ad alcune mostre collettive ordinate in diverse località valligiane, per poi proporsi in Brescia e in località provinciali e regionali.
BIBLIOGRAFIA
AA. VV., “Sinestesie. Artisti in Valle Sabbia”, Salò, S. e B. Trade Production, 1992.

CAVELLINI ACHILLE

Brescia, 1914 - 8 settembre 1990.

“Fenomeno unico nella storia dell’arte” è stato polemicamente scritto di Guglielmo Achille Cavellini.
Senza l’apporto finanziario di cui dispone sarebbe diventato il personaggio tanto noto il collezionista che va considerato oppure l’operatore artistico, com’egli ritiene? Già questi interrogativi formulati in varie occasioni lasciano intendere come appare, non solo in città, la figura di Achille Cavellini, che pur tanto ha fatto discutere. Ma v’è da domandarsi se mai sia stata tentata fra noi una serena analisi della sua personalità. Nato da famiglia conduttrice di florida azienda commerciale, a sedici anni interrompe gli studi per aiutare il padre; durante il servizio militare si scopre abile disegnatore ritraendo vari commilitoni.
“L’arte lo attrae e lo distrae da qualsiasi altro interesse.”
Avvicina la raccolta Feroldi e intraprende la via del collezionismo; conosce così pittori ormai affermati, mentre in città opera con il gruppo che ha rappresentato la locale avanguardia: Vittorio Botticini, i fratelli Ghelfi, Ragni e Pierca, Aride Corbellini, Lancini, Oscar Di Prata.
Nel 1945 partecipa alla prima vasta rassegna bresciana del dopoguerra e con altri amici bresciani aderisce a esposizioni fuori città. In quegli anni la sua pittura è condotta entro i canoni tradizionali, con accenti espressionistici, pur lo sguardo volto ai fermenti dell’arte non soltanto europea. Quei fermenti determinano in lui una crisi e lo fanno decisamente collezionista: può così possedere opere che avrebbe desiderato comporre. Intraprende altresì collaborazione con riviste varie e nel 1958, per le Edizioni della Conchiglia, dà alle stampe “Arte astratta”.
Riaccostatosi alla pittura, nel 1965 la “Galleria Apollinaire” accoglie il frutto di un lavoro durato tre anni. Inventa gli omaggi, le strutture in legno “opere per metà scultura e per l’altra metà pittura”. Le distrugge alfine, le ricompone entro cassette, fino a bruciarle; e così combuste le propone negli anni 1970-1971.
Gualtiero Schonenberger, presentandolo alla “Galleria Toninelli” di Milano, puntualizza questa fase operativa in cui, con l’evolversi del traguardo espressivo, si alternano i mezzi tecnici adoperati, non ultima la fotografia integrata con applicazioni cromatiche.
L’autostoricizzazione copre l’arco tutto degli anni Settanta. I Manifesti, i francobolli considerati esempi spregiudicati della visual-action-painting, lasciano via via spazio a “25 libri per Cavellini”, “Lettere a Cavellini” (1974), “Diario” e “Cimeli” (1975), “25 quadri della collezione Cavellini” (1976), “Nemo propheta in patria” (1978), fino a “Cavellini in California e a Budapest”, che esaurisce le mostre a domicilio del 1980 e secondo l’autore in grado di determinare la definitiva scomparsa del “mondo delle immagini e avviare quello delle idee.”
Se il collezionista d’arte moderna, con il tangibile apprezzamento di Palma Bucarelli, ha riscosso l’approvazione di critici quali Giuseppe Marchiori, Guido Ballo, Lionello Venturi e Valsecchi e ampi spazi di stampa (A. Albini, M.L. Serini, F. Dentice, tanto per citare quanti suggeriti dalla memoria) nonché di Elvira Cassa Salvi, critico del “Giornale di Brescia”, le testimonianze della popolarità del pittore vanno rintracciate in pagine edite in lontane terre: pagine spesso elogiative, riflettenti inusitate manifestazioni, tanto che Tommaso Trini “L’altro panorama” 13-4-81) riferendosi al festival Interdada ‘80 di Ukiah, definisce Cavellini “con il tedesco Beuys, l’artista più noto fra la generazione neo dada nel West Coast” soggiungendo che per lui “gli americani hanno perso la testa”.
Indubbiamente Cavellini ha saputo divulgare una certa immagine di sé. Nascono in varie località straniere “musei cavelliniani”; ciò non di meno il noto scrittore non può non soggiungere che per “Guglielmo Cavellini, detto Gac, la fama non è ancora sicura.”
L’autostoricizzazione, attuale suo approdo, volutamente sembra rifiutare ogni giudizio critico dichiarandosi in un limbo al di là di ogni contemporanea comprensione: gli evidenti suoi aspetti sono tuttavia intinti di propositi denigratori, irriverenti fino a sfiorare in alcuni casi l’autolesionismo, se non la profanazione di valori dai più considerati distintivi della natura umana.
Ma a queste ostentazioni… provocatorie, non immemori dei noti atteggiamenti di un Dalì, non ci sembra corrisponda il rigore che in arte (come in ogni altra disciplina) nobilita, sublima, sovverte. A nostro sommesso avviso, all’origine di tutto ciò v’è un inappagato desiderio, una intima solitudine irritata (Cavellini è un anziano fra le avanguardie) derivante forse dal dubbio o dalla consapevolezza dell’effimera vita che avrà il trascinante “gioco” intrapreso, con un “comportamentismo” proclamante pretesa alternativa al millenario mondo del colore.
Se l’intellighenzia bresciana poco apprezzò l’operazione di Cavellini, dopo la sua morte è avvenuta la rivalutazione, anche per merito del figlio Piero creatore dell’Archivio Cavellini e del Museo Ken Damy che periodicamente ne rievocano la personalità e propongono sue opere in mostra.
Tra le numerose manifestazioni valga ricordare almeno le due rassegne allestite nel Museo Ken Damy e nella Scuola di Calcinatello a dieci anni dalla morte del “dissacratore”; oppure l’incontro avvenuto alla Fondazione Civiltà Bresciana nel settembre 2004 per il ciclo “I bresciani doc visti dai figli”, ed ancora, l’iniziativa congiunta Museo Ken Damy e Archivio Cavellini che nel settembre 2005 ha proposto i collages “Transformen” risalenti ai primi anni Settanta, in concomitanza con i primi saggi di autostoricizzazio-ne.
 
BIBLIOGRAFIA
Nota: Si tralasciano gli scritti dedicati a Cavellini collezionista. Per l’attività pittorica si è in grado di riunire soltanto le pubblicazioni in nostro posses-so.
AEQUUS, Duecento opere di artisti bresciani, “Giornale di Brescia”, 24 ottobre 1945.
PAGAJA, La mostra degli undici, “L’Italia”, 21 maggio 1946.
L. F.(avero), La mostra degli undici, “Il Popolo”, 23 maggio 1946.
“Il Giornale dell’arte”, 1 luglio 1946, Legato Zuccarelli.
AEQUUS, Pittori e scultori a convegno in via Gramsci, “Giornale di Brescia”, 24 ottobre 1946.
E. SALVOTTI, Artisti bresciani alla mostra di Modena, “Brescia-Lunedì”, 22 maggio 1947.
“Giornale di Brescia”, 24 novembre 1951, Notturna asta alla A.A.B.
“Giornale di Brescia”, 19 settembre 1953, A cinque concittadini e a due forestieri il merito di dividere il Premio Brescia.
“Giornale di Brescia”, 23 aprile 1957, I pittori scoprono Borgosatollo. “Bru(lanome”, Vol. I (1962), Cinque domande per un dibattito.
G. VALZELLI, I Profeti e la turba… “Bruttanome”, Vol. 1, (1962).
“Arte bresciana oggi”, Sardini Ed., Bornato.
E. C. S.(alvi), Mostre d’arte, “Giornale di Brescia”, 19 giugno 1968.
G. V., L’altra faccia del Collezionista, “Giornale di Brescia”, 16 maggio 1970. “Giornale di Brescia”, 3 febbraio 1971, Cronache d’arte.
M. MININI, Cavellini, “Bresciaoggi”, 2 febbraio 1975.
“Corriere poeti e pittori”, n. 18, ottobre 1975, p. 9.
L. SPIAZZI, Arte in città, “Bresciaoggi”, 22 maggio 1976,
R. ROTOLO, Lettera a Cavellini, “Bresciaoggi”, 19 giugno 1976.
L. SPIAZZI, I carboni di Cavellini, “Bresciaoggi”, 29 gennaio 1977.
E. C. S.(alvi), Mostre d’arte, “Giornale di Brescia”, 15 febbraio 1977.
L. SPIAZZI, Arte in città, “Bresciaoggi”, 16 giugno 1979.
E. C. S.(alvi), Mostre d’arte, “Giornale di Brescia”, 26 settembre 1979.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Si veda inoltre:
“Cavellini. Manifesti centenario”, Milano, Galleria Cenobio-Visualità, 1972.
“7 autoritratti di Cavellini” (foto D. Allegri), Milano, Galleria Pesaro, 28 ottobre - 16 novembre 1972.
“G.A. Cavellini”, Ferrara, Palazzo dei Diamanti, 30 giugno - 9 settembre 1973.
“25 libri per Cavellini”, Milano, Galleria Cenobio-Visualità, 28 marzo 1973.
“Cimeli GAC”, Brescia, Nuovi Strumenti, Ed. Magalini, 1974.
“25 lettere Cavellini”, Brescia, Galleria Nuovi Strumenti, Ed. Magalini, 1974.
“Continuo la serie delle mie mostre a domicilio”, Brescia, Galleria Nuovi Strumenti, 1975.
“Diario di GAC”, Brescia, Maghina, 1975.
“GAC”, Brescia, Galleria Nuovi Strumenti, 1975.
“Arte ambiente”, Mostra collettiva, Brescia, Q.re di Porta Venezia, 20-26 settembre 1976.
“25 quadri della collezione Cavellini”, Brescia, Galleria Nuovi Strumenti, 1976.
“GAC”, Brescia, La Nuova città, Galleria d’arte contemporanea, 18 gennaio - 16 febrbaio 1977.
“1946-1976. Incontri scontri nella giungla dell’arte”, Brescia, 1977.
“Nemo propheta in patria”, Brescia, Galleria Nuovi Strumenti, 1978.
“Cavellini in California e a Budapest”, Mostra a domicilio, 1980.
“Autoritratti”, Mostra a domicilio, 1981.
“GAC. Ritratti impertinenti”, Milano, Galleria Piero Cavellini, 1985.
“Il sistema mi ha messo in croce”, Mostra a domicilio, Torino, Galleria Novara Arte, 13 marzo 1986.
“Cavellini in Giappone”, Brescia, Maghina, 1987.
“GAC: serie di artisti anomali”, Mostra a domicilio, Brescia, 1987.
“GAC”, Brescia, Museo Ken Damy, 1988.
“Vita di un genio”, Brescia, Centro studi cavelliniani, 1989.
“GAC”, Catalogo a cura dell’Archivio GAC, Brescia, Nuovi Strumenti, 1993. Milano, Fondazione Mudima, 12 maggio - 12 giugno 1993.
“Cavellini e la Mail art”, Museo cavelliniano, GC, 1998.
“Buon compleanno GAC”, Concesio, Di là dal fiume e tra gli alberi, 1999, con testo di M. Corgnati.
“G.A. Cavellini 1965-1990”, Brescia, Galleria Nuovi Strumenti, 2000. Catalogo mostra nelle Scuole di Calcinatello.
F. LORENZI, “GAC” Cavellini dieci anni dopo, “Giornale di Brescia”, 21 settembre 2000.
A. OTTAVIANO, Mio padre “GAC” provocatore incompreso, “Giornale di Brescia”, 30 settembre 2004.
F. LORENZI, Paradossi, sberleffi e angosce di un corsaro del sistema dell’arte, “Giornale di Brescia”, 8 settembre 2005.

CAZZOLETTI CESARE.

La precoce passione manifesta fin da fanciullo, ha portato Cazzoletti ad affinarsi frequentando Scuole d’Arte, tra le quali l’AFTA di Milano. Ha approfondito particolarmente il disegno, alla base di una ricerca espressiva mediante la quale produrre tavole lignee dalla tecnica mista.
La natura, ripresa in brani raccolti, il paesaggio rappresentano la fondamentale fonte di ispirazione, l’interpretazione orientata verso l’astrazione espressionista.
I suoi quadri rappresentano chiaramente la composta espressione di chi, attraverso una sintetica ricerca di forme e contenuti, ha raggiunto singolare espressività, originalità di sintesi compositiva che lo addita quale fautore di una proposta ecologica e di una azione che contrasti il degrado ambientale.
Le tavole prodotte da Cazzoletti fondono i toni caldi del verde, del marrone, a volte i più vistosi gialli, blu, rosso dando vita a un prezioso composto cromatico immerso in una trasudante atmosfera. Giustamente è stato osservato che “armoniche intuizioni aiutano l’artista a riproposizioni di una innata istintività, in un’esplosione di colori e di forme squisitamente calibrate. Di sicuro impatto emotivo, i suoi quadri intensi spiccano per l’audace riassunto figurativo e il messaggio di contenuto allegorico”.

CELESTI ANDREA

1637 - 1716.

Avventurosa la vita di questo pittore di origine veneziana. E da Venezia lo si è detto fuggiasco per avere, intorno al 1666, ritratto il doge Nicolò Segredo il quale, insoddisfatto del dipinto, lo vide modificato con l’aggiunta di due orecchie asinine e quindi esposto al giudizio del popolo. La burla costò all’autore il bando dalla città lagunare.
Sta di fatto che, a poco più di trent’anni, egli è nel Bresciano per aprire, unicamente al Tortelli, la via alla pittura nostra del Settecento. Brescia, Lonato, Salò, Desenzano, Toscolano, Verolanuova sono le tappe salienti di una operosità che tocca si può dire ogni località della provincia, con punte fino alle trentine Creto, Pieve di Bono e Riva.
E sono vasti dipinti ad adornare intere pareti di chiese, ove “il brulichio delle immagini dipinte”, illustrate dall’Averoldi con “circonlocuzioni concettose e brillanti d’una prosa ancor seicentesca”, sono oggi non meno ammirati.
Se nelle pur numerose opere il Celesti “giunge ad un liquefarsi della forma” e si fa apprezzare per la piacevolezza della composizione, non mancano atmosfere tumultuose, figure rese con drammatica evidenza. La vastità delle superfici coperte e la mole dei lavori compiuti lo indussero anche a soluzioni condotte sommariamente, ove il colore dell’incarnato rimane freddo ma, nei chiaroscuri, le vesti, i drappeggi sanno sempre di luce.
Tuttavia per definire il valore dell’opera del Nostro, v’è chi ci conduce a Verolanuova dove Tiepolo e Celesti “coprirono con cinque sole tele ben centotrenta metri quadrati, con la freschezza inesauribile che ancora fa stupire.”
V’è poi da ricordare che accanto al pittore di grandi tele (il cui elenco sta nella “Storia di Brescia”) v’è l’ignorato autore di quadri da cavalletto. Questi “ignoti dipinti” hanno mosso fugace attenzione del solo Ivanoff; nessun altro studioso, per una più diffusa illustrazione.
Rinnovato interesse all’opera di Andrea Celesti si è manifestato in occasione dell’acquisizione da parte del Credito Agrario Bresciano del complesso ornativo appartenuto all’antico Palazzo Delai al porto di Toscolano, passato poi ai Maffizzoli e agli Oldi. Ma più ancora per l’impegnativo restauro affrontato negli anni Novanta del secolo appena trascorso, che ha restituito l’originaria freschezza alle numerose grandi tele ornanti presbiterio e navata della parrocchiale dei SS. Pietro e Paolo di Toscolano del Garda.
Molteplici i temi affrontati dal “pittor fuggiasco”, dalla sfida di Simon mago di fronte all’imperatore alle “storie” dei SS. Pietro e Paolo, ancora di S. Giovanni e S. Marco, di altri Santi, la consegna delle chiavi, la pesca miracolosa… Un complesso stupefacente ammirato in parte, non solo dai bresciani, nel 1994, perché esposto nella sala dei SS. Giacomo e Filippo in città, al termine dei restauri operati da Gianmaria Casella, il cui impegno è ulteriormente protratto su ulteriori teleri, disvelando l’autoritratto dell’autore.
 
BIBLIOGRAFIA
E. PAGLIA, “Il giardino della pittura”, Ed. C. Boselli, 1958 e 1967.
G.A. AVEROLDI, “Le scelte pitture di Brescia”, 1700.
M. ORETTI, “Pitture della città di Brescia e del suo territorio”, 1775. Ed. C. Boselli, 1957.
P. PERANCINI, “Breve illustrazione dei più rimarchevoli oggetti d’arte esistenti in Salò”, Salò, 1871.
G.B. SIMEONI, “Guida generale. Verona”, 1878.
L. CONFORTI, “La parrocchiale di Gargnano”, Salò, 1898.
E. MICHELETTI, “Al Garda!”, Brescia, 1903.
O. PLITZ, “Arco, Der Gardasee”, Brescia, 1909.
P. GUERRINI, Elenco delle opere d’arte…. “Brixia sacra”, 1922.
A. LANDI, Il Duomo di Salò, “Giornale del Garda”, 17 gennaio 1925.
G. LONATI, A. Celesti, “Giornale del Garda” 7 febbraio 1925.
G. BUSTICO, “Guida turistica del lago di Garda”, Gardone R. 1926.
G. SOLITRO, “Il lago di Garda”, Bergamo, 1927.
E. FACCHINI, “Lonato ecc.”, Lonato, 1928.
A.M. MUCCHI, “Il Duomo di Salò”, Bologna, 1932.
A.M. MUCCHI, “Funzioni centenarie del miracoloso Crocifisso che si venera nella parrocchiale di Agrino”, Bogliaco, 1934.
D. FOSSATI, Benacum, “Memorie dell’Ateneo di Salò”, 1938 - 1940.
D. FOSSATI, “Distinte famiglie di Riviera”, Salò, 1941.
N. IVANOFF, A. Celesti e gli albori del Settecento, “Vernice”, gennaio 1948.
N. IVANOFF, Gli affreschi del Liberi e del Celesti nella villa Rinaldi Barbini di Asola, “Arte veneta”, 1949. (Dello stesso si veda: “Ignote pitture da cavalletto di A. C.”, (cfr.) A.M. Mucchi, C. Della Croce).
R. PALLUCCHINI, Alonso Caro od Andrea Celesti?, “Arte Veneta”, 1951.
A.M. MUCCHI, C. DELLA CROCE, “Il pittore A. Celesti”, Milano, 1954.
C. BOSELLI, Appunti bresciani ad un libro su A. Celesti, “Arte veneta”, 1955.
P. GUERRINI, Recensione a A.M. Mucchi e C. Della Croce, “Andrea Celesti”, in “Memorie storiche della Diocesi di Brescia”, 1956.
T. PIGNATTI, Recensione al libro di A.M. Mucchi e C. Della Croce, in “The Burlington Magazine”, ottobre 1956.
L. IMBRIANI, Asino il Doge per A. Celesti, “Giornale di Brescia”, 27 giugno 1957.
M. MARZOTTO, Toscolano, Villa Delay: Strani strumenti musicali nella pittura di A. Celesti, “Giornale di Brescia”, 30 luglio 1957.
E. MURACHELLI, I supplemento alla pittura del ‘600 - ‘700, “Commentari dell’Ateneo”, Brescia, 1959.
C. BOSELLI, Asterischi bresciani. Due Celesti inediti, “Arte veneta”, 1963.
E. MAZZINI, Un Celesti e un Pittoni inediti, “Arte veneta”, 1963.
“Storia di Brescia”, Vol. III.
E. ZAVA BOCCAZZI, Villa Barbina… d’Asola, “Arte venera”, 1965.
G. PANAZZA, “La Pinacoteca e i Musei di Brescia”, Ist. it. d’arti grafiche, Bergamo, 1968.
G. PANAZZA, Le manifestazioni artistiche della sponda bresciana…, “Il lago di Garda”, Ateneo di Salò. 1969, p. 250, con bibliografia relativa alle opere gardesane. (Si veda A. Morassi, Vol. II. pp. 183, 190).
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
G. SILVESTRI, L’attività bresciana di A. Celesti, “Giornale di Brescia”, 7 febbraio 1971.
“Giornale di Brescia”, 30 marzo 1974, I Celesti di Toscolano custoditi a Brescia.
G. GARIONI BERTOLOTTI, M. Valenti personaggio del Seicento, “Giornale di Brescia”,11 agosto 1976.
L. ANELLI, Andrea Celesti, in “Brescia pittorica. L’immagine del sacro. 1700-1760”, Brescia, 1981.
R. PALLUCCHINI, “La pittura veneziana nel Seicento”, Milano, 1981.
R. PALLUCCHINI, un appunto al luminismo di Andrea Celesti, in “Arte Veneta”, XXXVI (1982).
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
M. TREBESCHI, Note d’archivio sul pittore Andrea Celesti e Abramo e Nicola Grisiani, “Brixia Sacra”, XXXIII (1988).
A. SPALENZA, Nuovi documenti su Andrea Celesti a Toscolano (1991), in G. AGOSTI, E. LUCCHESI RAGNI (a cura di), “Andrea Celesti nel Bresciano. Per il restauro del ciclo di Toscolano”, Brescia, Sala dei SS. Giacomo e Filippo, 14 novembre 1993.
B. PASSAMANI (a cura di), “Brescia pittorica 1700-1760: l’immagine del sacro”, Brescia, 1981.
R. LONATI, “Toscolano Maderno. Le strade raccontano”, Brescia, 2002.
E. GALLOTTA, I colori del lago rivivono nei teleri di Andrea Celesti, “Giornale di Brescia”, 8 marzo 2005.
 

CEMMO (DA) GIOVANNI PIETRO

v. Giovanni Pietro da Cemmo.

  1. CEMMO (DA) PAROTO
  2. CEMMO (DA) PIETRO
  3. CEMMO (DA) TONINO
  4. CENEDELLA PIETRO

Pagina 55 di 190

  • 50
  • 51
  • 52
  • 53
  • 54
  • 55
  • 56
  • 57
  • 58
  • 59

Copyright © 2023 Associazione Giorgio Zanolli Editore. Tutti i diritti riservati.

Aiuta il dizionario dei pittori Bresciani