Ha frequentato i corsi dell’Accademia di Brera conseguendo l’abilitazione all’insegnamento.
Prevalentemente ritrattista con spiccata capacità di introspezione, pur nel tratto di evidente immediatezza. Tratta a ridurre all’essenziale il suo discorso pittorico, in alcuni immagini la bava del colore “tocca e punge; penetra nel corpo con forza e lo fruga dentro le vene e fin dentro il respiro”; con la stessa ansia di approfondimento affronta il paesaggio costruito “con tocchi sicuri e dilatati: sventagliate calde, quasi informi che si aggrumano in fulgori a tradurre una suggestione intensa”.
V’è da ricordare anche la produzione grafica in cui poche linee riescono a riflettere movimento di figure, la pregnanza di un fiore, l’accenno di borgate solatie. Sono i motivi che fin dalla prima apparizione in pubblico del 1967 la pittrice ha dimostrato di voler “trattare”.
Nelle successive personali a Brescia (1968, 1977 e 1980), Grenoble (1977), a Creta (1978), a Milano e Verona (1979) e in altre località s’è evidenziato via via un affinamento della tecnica, con la spiritualizzazione d’un discorso pittorico fatto essenziale.
Nel procedere creativo Rosanna Cima manifesta l’inclinazione a dare alla sua pittura chiave interpretativa di tematiche diverse, ma sempre avendo presenti l’essere umano e i luoghi cari, elevati a “paesaggio dell’anima”.
In questo contesto si inserisce la “Antologia di ritratti” che è stata oggetto della mostra tenuta dall’AAB nel 1982. Un fare che ha mosso l’interesse di noti critici che han seguito la nostra pittrice in occasione di mostre ordi-nate fuori Brescia.
Franco Solmi ha così interpretato “Sequenze di un itinerario creativo” in occasione di mostra bolognese del 1987; Franco Passoni quella mantovana del 1988, seguito da Riccardo Barletta, interprete di “Tra i misteri tellurici di una terra gravida” tema proposto in Milano nel 1989.
Nel 1995 si coniugano due significativi episodi: l’invito a partecipare alla Expo di arte contemporanea di New York e l’edizione della monografia “Rosanna Cima” stampata da Lumini in Travagliato. La pubblicazione è stata presentata nel luglio a Pontremoli, unitamente alla mostra ordinata nel cinquecentesco Palazzo civico, presenti Benelli e l’on. Ferri.
E’ di quel tempo anche la riproposta dell’autrice grafica, illustratrice della copertina e dell’interno della rivista trimestrale “Progetto donna”.
Alfine, Palazzo Todeschini di Desenzano, dal 24 giugno al 14 luglio 2002 ha ospitato la personale “Sentire un volto” alla quale ha dato contributo critico Vera Manzunno, che in Rosanna Cima ha ravvisato acuta sensibilità avvalorata dalla maturità.
BIBLIOGRAFIA
G. STELLA, “Galleria la cornice”, Desenzano, 20 maggio - 1 giugno 1978.
“Piccola Galleria U.C.A.I.”, Brescia, 19-31 gennaio 1980. (Con testi tratti da L. Meneghelli, A. Mozzambani),
L. SPIAZZI, Arte in città, “Bresciaoggi”, 26 gennaio 1980.
AA. VV., “ Brescia ‘80”, Brescia, 1-11 maggio 1980, Catalogo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli editore 1984.
F. SOLMI, “Rosanna Cima”, Bologna, Galleria d’arte Sant’Isaia, 21 febbraio - 12 marzo 1987.
F. PASSONI, “Rosanna Cima 1979-1987”, Mantova Casa di Rigolet-to, 11-27 marzo 1988.
R. BARLETTA, “Rosanna Cima”, Milano, Nuovo Spazio Guicciardini, 25 settembre - 13 ottobre 1989.
Secolo XVIII.
Nativo di Salò, agli inizi del 1700, fu in Brescia allievo di Antonio Aureggio e Antonio Calza, paesaggisti dai quali derivò la predilezione per le vedute.
Trasferitosi a Venezia dipinse molto anche per committenti stranieri, specie inglesi. Suoi quadri possedette l’ab. Cacciamatta di Iseo nella sua villeggiatura di Vanzago, opere forse passate in proprietà dei Fatebenefratelli, suoi eredi.
BIBLIOGRAFIA
G. BRUNATI, “Dizionarietto degli uomini illustri della Riviera di Salò”, Milano, 1837.
S. FENAROLI, “Dizionario degli artisti bresciani”, 1887.
F. MICHELETTI, “Al Garda!”, Brescia, 1903.
THIEME-BECKER, Vol. VI, (1912).
E. ARSLAN, Alcuni dipinti per il Mc Swiny, “Rivista d’arte”, gennaio - giugno 1932.
F.J.B., WATSON, G.B. Cimaroli with Canaletto, “The Burlington Magazine”, 1953.
F.J.B., WATSON, An allegorical Painting by Canaletto, Piazzetta and Cimaroli, “The Burlington Magazine”, 1953
E. ARSLAN, Altri due dipinti per il Mc Swiny “Commentari dell’Ateneo”, Brescia, 1955.
G. PANAZZA, Le manifestazioni artistiche della sponda bresciana… “Il lago di Garda”, Ateneo di Salò, 1969, p. 250.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli editore 1984.
Brescia, 20 ottobre 1828 - 1 dicembre 1911.
Nato da Francesco e Caterina Cagiada, ebbe tre fratelli e professionalmente fu “agente agli studi”: per questa sua attività dovette sovente portarsi in provincia e fuori.
Del suo rigore professionale risentono anche le note appuntate su taccuini nei quali è nutrita serie di panorami delle città e località minori visitate: da Brescia a Costalunga, a Maddalena, Fiumicello, Sarezzo, Pontevico, Bovegno, Ghedi, Breno, Capodiponte, Botticino e il Garda, Palazzolo, Pejo, Male’, Como, Cremona…
Disegni tutti eseguiti negli anni che vanno dal 1849 al 1899. Aspetti dimessi, caratteristici o salienti tanto che ad oltre un secolo acquistano valore documentario. Non raramente è pur dato udire alito di poesia: nelle mosse fronde di maestosi alberi, nelle conchiuse sponde di ruscelli a fondo valle, nella distesa di lago, nei profili di piaci di animali entro la stalla. V’è l’animo dell’autore teso a sentimenti d’amore soffusi di malinconia.
L’attenta ricerca di voci della natura lo inserisce non immeritatamente in quel filone locale che nello Joli ebbe uno dei maggiori esponenti.
La stessa cura, la stessa evidente partecipazione si riscontra in alcuni piccoli olii fra i quali si distingue una veduta della Chiesa di S. Fiorano, sui nostri Ronchi.
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, “Galleria S. Gaspare”, Brescia, 25 ottobre - 13 novembre 1980.
L. SPIAZZI, Arte in città, “Bresciaoggi”, 29 ottobre 1980.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli editore 1984.
Orzinuovi, 1450 circa - Vicenza, 11 ottobre 1523.
Detto Bartolomeo Montagna.
Figlio di Antonio, originario di Orzinuovi, pur considerato orceano, Bartolomeo Cincani, detto Montagna, sembra sia nato a Biron, dove il padre si era trasferito.
A diciannove anni è a Venezia dove compie la sua educazione artistica presso famosi artisti quali Giovanni Bellini.
A Vicenza prende definitiva dimora e restano atti di commesse per un polittico della Cattedrale, ma nulla si sa dell’opera eseguita, alla quale altre seguono negli anni 1478 e 1481. Il lavoro, seriamente condotto, gli rende soddisfacentemente e gli consente di acquistare varie proprietà.
Nel 1482 è a Venezia per operare nella scuola Grande di S. Marco, ma i dipinti sono andati distrutti a causa di un incendio del 1485, così come disperse sono le opere eseguite nel 1484 per il Santuario di Monte Berico, nel palazzo del comune di Bassano e successiva in convento di Padova.
Opere criticamente certe restano invece alla National Gallery di Londra (originariamente a Magrè, presso Schio) e un pala nella chiesa del Castello di S. Giovanni Ilarione, nel Veronese; altra è nella Certosa di Pavia.
Nella maturità, a datare dai primi anni del Cinquecento, lascia un maggior numero di opere certe quali S. Sigismondo di chiesa vicentina, ma ora a Brera, tavole e pale d’altare nonché affreschi, come quelli in SS. Nazaro e Celso di Verona; a Padova, dove operò accanto a Tiziano, nella Scuola del Santo.
Nel declino sereno, gli fu di conforto anche la vicinanza affettuosa del figlio Benedetto.
Alle località indicate per possedere opere dell’artista orceano, va congiunta Parigi. Infatti, al Louvre, nella galleria della pittura italiana figura una piccola tavola (cm 55x43) con “Ecce Homo” firmata Bartolomeus Montagna Fecit, 1500-1507. Appartenuta al marchese Giampietro Campana, arrestato per bancarotta fraudolenta, la sua collezione venne acquisita al Monte dei Pegni di Roma e successivamente acquistata in parte da Napoleone III, trasferita a Parigi entrando a far parte del celebre Museo.
Lo ha evocato recentemente Alessandro Prada con ampio articolo in “STILE Arte” n. 94 del dicembre 2005.
BIBLIOGRAFIA
P.A. ORLANDI, “Abecedario pittorico”, 1704. (Cita il Ridolfi).
P. BROGNOLI, “Commentari dell’Ateneo”, Brescia, 1815.
L. LANZI, “Storia pittorica dell’ Italia”, Bassano, 1795, 1808, Ediz. 1823.
S. FENAROLI, “Dizionario degli artisti bresciani”, 1887.
C. RIDOLFI, “Le meraviglie dell’arte”, Ed. 1914, Berlin.
P. GUERRINI, La Galleria del patrizio P. Brognoli, “Commentari dell’Ateneo”, Brescia, 1927.
SUAREZ (DE) ROBERT, “B. Montagna”, 1921.
T. BORENIUS, “I Pittori di Vicenza”, 1929.
“Terra nostra”, luglio - agosto 1953, ill.
L. PUPPI, “B. Montagna”, Venezia, 1962.
“Storia di Brescia”, Vol. II.
L. PUPPI, “B. Montagna”, Serie: I Maestri del colore, Fabbri Ed., 1964.
“Giornale di Brescia”, 6 settembre 1970, Alla Pinacoteca incisioni italiane in mostra.
C.G. PIOVANELLI, Da Orzinuovi a Verona per S. Biagio, “Giornale di Brescia” 3 feb. 1980.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli editore 1984.
Si veda inoltre:
A. MAGRINI, Elogio di B. Montagna.
Secolo XVII.
Secondo schecLa ms. di Luigi Dedè, il nome di questo lapicida, figlio di Paolo, ricorre in atti notarili del 26 novembre 1603 e 19 dicembre 1607, dell' Archivio di Stato (Filza 3721).
Sutri (VT), 28 agosto 1930.
Giunto giovanissimo a Brescia, dopo aver affinato le naturali doti creative con la guida del prof. C.F. Torri. La sua presenza nell’ambito artistico locale si manifesta allo spegnersi degli ani Sessanta mediante la partecipazione a mostre collettive ordinate nella Galleria “San Gaspare”, nella Galleria “La Loggetta” nella Associazione Artisti Bresciani (1972 e nella Permanente San Michele (1974).
Oltre che in realtà provinciali (Desenzano, Bormio, Lumezzane, Saiano…) le proposte di suoi dipinti raggiungono numerose città, da Mantova a Salsomaggiore, da Bergamo a Modena, Verona, Montecatini, con una puntata in Lussemburgo.
Intensa pure la proposta di rassegne personali tenute in città, in località regionali, alle quali corrispondono cenni di alcuni critici tra i quali Achille Rizzi e Riccardo Lonati.
Socio dell’Accademia di B. A. “Leonardo Da Vinci” di Roma, di altre Istituzioni, Vincenzo Cippitelli per realizzare i suoi quadri guarda “ai prati distesi fino all’orizzonte, rustici antichi, cime innevate… Quasi un ascendere di visioni sempre più silenti e pure”.
Un figurativo spontaneo quello di Cippitelli, dall’evidente immediatezza. Così che il tocco costruttivo di traduce in gradita descrizione, retta da una vena sottile come un motivo melodico. Un sentire nato dal bisogno di una divertente evasione sul filo di un sentimento che ha le sue esclamazioni in un colore effuso. La realtà, sia essa solenne quanto le alte cime, sia raccolta come rustiche viuzze e solitari cascinali, è interpretata dal pittore con vigore cromatico, nei bruni, nei rossi, nei cobalti, con rorido impasto, tocco nitido ricreante chiarità di silente quotidianità on ancora provata dall’incom-bente anonimato inquinante ogni sentimento.
Desenzano, 4 febbraio 1952.
Operoso accanto a pittori locali (Muchetti, Dan Monic) è paesaggista dal tocco impressionista; pur ispirandosi a visioni consuete, del Garda in particolare, le ricrea con la fantasia.
Nelle composizioni manca per lo più la presenza umana ed i cieli dalle mobili nubi, gli alberi spogli, le luci tenebrose, danno evidente la sensazione di solitudine. Cipriani ha allestito alcune personali ed ha partecipato a concorsi provinciali, in alcuni dei quali affermandosi, a Desenzano, Terranegra, Trento…
BIBLIOGRAFIA
“Panorama d’arte 1977”, Magalini Ed., Brescia, 1977.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli editore 1984.
Brescia, 21 novembre 1920 - 19 gennaio 1991.
Costretto lungamente fra le mura di una fabbrica, la passione pittorica lo ha indotto dapprima a farsi allievo di Giuseppe Trainini e poi di Arturo Verni; a licenziarsi poi dal lavoro per dedicarsi interamente ai colori.
Paesaggista, predilige le luci chiare di campagne sotto limpidi cieli e solcate da broli riflettenti filari di alberi solidamente ricomposti; rustici montani, nella scia di tradizionale vedutismo.
Ha partecipato a esposizioni aziendali, a concorsi provinciali, allestendo altresì ripetute personali a Brescia, a Verona e Montichiari (1970).
BIBLIOGRAFIA
“La Valle”, Brescia, febbraio 1969.
C. SEGALA, Rubrica d’arte, “Il Gazzettino”, Verona, 3 e 6 febbraio 1970.
A.M. COMANDUCCI, “Dizionario dei pittori… italiani”, IV Ed. (1971).
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli editore 1984.
Aosta, 9 dicembre 1927 - 8 maggio 2005.
“Un angolo di case rustiche, prati, le montagne di fondo, il filare di viti, cespugli, il rossiccio d’autunno, il cristallo che è inverno; meno aperto forse alla primavera e all’estate… il paesaggio di sempre, ma con il coraggio di andarlo a cercare oggi, quando un nuovo tipo di educazione visiva ce ne allontana irrimediabilmente”. Nelle parole di Luciano Spiazzi è tutta la pittura di Augusto Cis, paesaggista tradizionale, che ancora percorre le strade della natura per trarne ispirazione. Presente in pubblico fin dagli inizi degli anni Settanta con personali a Mantova, Cremona, ha esposto altresì a Brescia e in località della Provincia muovendo l’attenzione di A. Morucci, E. Fezzi, G. Valzelli, A. Rizzi e R. Montanari.
BIBLIOGRAFIA
“Giornale di Brescia”, 20 agosto 1977, Il paesaggio di Bovegno alla quinta estemporanea.
L. S.(piazzi), Bovegno, “Bresciaoggi”, s.d. (agosto 1977).
AA.VV., “Brescia ‘80”, Brescia, 1-11 maggio 1980, Catalogo.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli editore 1984.
XVIII-XIX.
Scultore comasco, non meglio identificato e autore di alcune statue in città. Per il Duomo nuovo realizzò le figure di S. Giacomo, di S. Giovanni; per la chiesa di S. Nazaro un Cristo risorto, posto al centro dei quattro Evangelisti e dei SS. Nazaro e Celso. Recenti giudizi rilevano lo scarso valore delle opere "frutto deteriore del barocco" .