Secolo XVII.
Stando allo Zani e al Fenaroli, più che scultore fu stuccatore operoso nella chiesa di S. Maria delle Grazie nel 1605.
Di lui non si conoscono opere o ulteriori notizie.
Secolo XVII.
La “Storia di Brescia” li dice fratelli, decoratori e stuccatori in S. Maria delle Grazie, attingendo dal Murachelli. (“Brevi note storiche intorno all’insigne Santuario della B.V. delle Grazie in Brescia”, Genova, 1957).
BIBLIOGRAFIA
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Palazzolo, verso il 1784 - Roma, 19 febbraio 1853.
Sembra abbia studiato dapprima a Vienna e poi a Roma, dividendo fra le due città vita e opere.
Il Fenaroli lo dice coautore, per conto di Antonio Canova, di alcune lunette del Museo Chiaramonti raffiguranti fatti e gesta di Papa Pio VII. Opere di poco conto, “come di merito mediocre sono le ricordanze che egli lasciò nel suo paese nativo di Palazzolo”.
Al nome di Giacomo, A. Fappani dice Colombo pessimo restauratore e ne elenca alcune opere.
BIBLIOGRAFIA
S. FENAROLI, “Dizionario degli artisti bresciani”, 1887.
THIEME BECKER, Vol. Vll (1913).
A. M. COMANDUCCI, “Dizionario dei pittori italiani… “, IV Ediz. (1971).
“Enciclopedia bresciana”, Ed. La Voce del popolo (Alla voce: Colombo Giacomo).
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Cornate d’Adda, 27 giugno 1932.
Di famiglia bresciana, Mino Raul Colombo è nato a Cornate d’Adda ma, di pochi anni, è stato portato a Brescia dove ha sempre vissuto. Appassionato al disegno sin dalla fanciullezza, ne ha sempre più affinato l’impiego, fino a che, nel 1990, ha affrontato la pittura che lo impegna ancor oggi con esclusiva applicazione. Che ha prodotto una copiosa serie di dipinti “caratterizzata da un ampio ventaglio di scelte tematiche e stilistiche testimonianti la vivace espressività del pittore, in grado di affrontare con identico entusiasmo la riproduzione di soggetti molto di-versi, vedute e figure in particolare”.
Ma l’uomo non appare mai di fronte, bensì di spalle quasi sia incamminato verso il fondo della tela, l’accurata descrizione degli indumenti condotta con fare sfiorante l’espressionismo.
L’abilità di esporre si palesa ancor più nelle vedute di numerose città americane colte a volo d’uccello.
Venezia, Beirut, Genova, Milano, New York, oltre che Brescia, sono ritratte nella loro immersione dei canali, percorsi da vaporetti, non il brulicare di figure che animano le strade, ricomposte invece nella loro planimetrica descrizione urbana quasi fossero ritratte da rilievi aerei.
Presente in varie mostre collettive di Milano, Raul Colombo è stato protagonista di due rassegne personali susseguitesi in San Felice del Benaco, mentre in Brescia è stato accolto da Città Antiquaria e dalla Piccola Galleria UCAI.
BIBLIOGRAFIA
R.M. COLOMBO, Brescia, Piccola Galleria UCAI, 15-27 ottobre 2005.
G. GALLI, L’occhio sul mondo, “STILE Arte” n. 89, ottobre 2005.
Brescia, 19 giugno 1863 - 27 febbraio 1940.
Figlio di Giovanni e di Maria Bassi, alla Esposizione bresciana del 1904 presentò fontane, fregi, portalini. Nel 1958 la vedova, Lucia Raffaelli, ha donato al municipio bresciano l'ultima opera, un portale in marmo di Botticino in stile floreale.
Di bassorilievi Angelo Colosio ha adornato case patrizie ed alcune chiese della erovincia nostra.
E considerato allievo di Angelo Barbieri (v.). V'è chi lo dice nato a Rezzato, e ivi allievo nel laboratorio dei Faitini (v.). Aveva anche una scuola, dapprima a S. Faustino, poi nei pressi delle Grazie.
Ospitaletto, 1943.
Sacerdote, è giunto alla sua prima mostra personale nel 1971, allestita nel paese natale. Nel 1975 e nel 1976 ha esposto alla “Galleria Inganni”, di Brescia, e nel 1979 presso la Piccola dell’U.C.A.I., con un tema unitario su Itinerari biblici: Giobbe. Diverse anche le sue partecipazioni a collettive.
Da una figurazione sintetica e cubisteggiante, resa con piani estesi e vivaci colori, la sua pittura è passata via via a figurazione tradizionalmente intesa, anche se caratterizzata dalla ricerca di simboli, allusioni che maggiormente si evidenziano nel tema biblico ultimamente affrontato.
La tecnica adeguata all’assunto, per rendere visivamente scene d’affresco, dal tratto corposo e che aggiunge efficacia alla rappresentazione, non priva di intenti didascalici.
BIBLIOGRAFIA
L. SPIAZZI, Arte in città, “Bresciaoggi”, 21 aprile 1979.
G. STELLA, Arte, “La Voce del popolo”, 20 luglio 1979.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Borgosatollo, 17 marzo 1942.
Autodidatta, già segnalatosi in premi e concorsi provinciali, nel 1972 ha esposto in personale a Montichiari, ripetendosi negli anni 1974 e 1975 in gallerie di Brescia.
La sua pittura è tradizionalmente condotta, con colori tenui, sfumati quasi che la visione compaia attraverso un velo di nebbia avvolgente alberi, campagne, ruscelli, case… “l’indistinto diventa allora la sigla che tutto unifica, anche se le cose si muovono in questo baluginare ciascuna con un suo guizzo leggero che le è proprio”.
Secolo XV.
Ingegnere e architetto, oltre che pittore, il suo nome risulta in polizze del 1486.
Nel 1491 venne incaricato con Apollonio Bona di porre rimedio ai danni provocati dagli straripamenti del Mella (Provvisioni del 17 ottobre 1491); nel 1493 gli fu commissionato il restauro della “mirabile” torre presso S. Pietro in Castello, da poco crollata e chiamata poi Coltrina. Torre che il Peroni identifica con la ben nota “Torre dei Francesi”. Ebbe inoltre l’incarico di restaurare il forte di S. Nazaro.
Nel 1492 aveva lavorato a Rovereto per costruire una torre del Castello che ancor oggi esiste. Il Governo veneto gli affidò inoltre la soprintendenza al regolamento delle acque del Brenta.
Secondo il Nicoli Cristiani, avrebbe dipinto la chiesa sotterranea dei SS. Faustino e Giovita, ma di questi lavori non resta traccia.
Come architetto fu anche a Corfu’ e nel novembre 1492 meritò ampie lodi dalla Repubblica veneta per la solerzia dedicata alle fortificazioni ordinarie.
Il Caprioli afferma che costruì alcune fortezze anche in Grecia, ricevendo “buonissimo salario”.
BIBLIOGRAFIA
M. SAVONAROLA, “Libellus de magnificis ornamentis R. civitatis Paduae”, (Muratori, R.I.S. XXIV, coll. 1175, a cura di Pagarizzi).
E. CAPRIOLO, “Chronica de rebus Brixianorurn”, 1505.
L. ALBERTI, “Descrizione d’Italia”, Ediz. 1557, 1588.
O. ROSSI, “Fatti illustri e pompe eroiche della città di Brescia”, Codice queriniano, C. 1, 18, fo. 29.
M. BOSCHINI, “Delle origini e delle vicende della pittura in Padova”.
L. COZZANDO, “Vago curioso ristretto”, 1694.
P. A. ORLANDI, “Abecedario pittorico”, 1704.
L. LANZI, “Storia pittorica dell’Italia”, Bassano, 1795 - 1796, Ed. 1823.
F. NICOLI CRISTIANI, “Vita e opere di L. Gambara”, 1807.
P. BROGNOLI, “Guida di Brescia”, 1826.
C. COCCHETTI, Brescia e la sua Provincia, “Illustrazione del Lombardo Veneto”, Milano, 1857.
M. A. MICHIEL, “Notizie d’opere di disegno ecc.”, Bassano, 1880. Ed. Frizzoni.
S. FENAROLI, “Dizionario degli artisti bresciani”, 1887.
FFOULKES - MAIOCCHI, “V. Foppa”, Londra, 1909.
B. BRUNELLI, Una sala dimenticata, “Le vie d’Italia”, 1925.
L. COLETTI, Studi sulla pittura del Trecento a Padova, Altichiero e Avanzo, “Rivista d’arte”, 1931.
G. LONATI, Cremonesi a Brescia, “Bollettino storico cremonese”, Cremona, 1935.
THIEME BECKER, Vol. XXXII (1938).
S. BETTINI, “Giusto dè Menabuoi e l’arte del Trecento”, Padova 1944.
“Storia di Brescia”, Vol. I e II.
“Enciclopedia bresciana”, Ediz. La Voce del popolo.
NOTA: La nota bibliografica comprende voci non strettamente riferite al Coltrino: ciò per facilitare eventuale approfondimento di una personalità ancora nebulosa.
R. LONATI, “Dizionario dei pittori bresciani”, Giorgio Zanolli Editore, 1984.
Secoli XV - XVI.
A motivo del luogo di loro provenienza, detti maestri Comacini furono costruttori e intagliatori di grande valore che, uniti in una corporazione, operarono alla costru-zione del santuario di S. Maria dei Miracoli dal 1488 e fin ai primi anni del Cinquecen-to.
Nonostante i ripetuti tentativi di studiosi di individuare qualche nome di tali artefici, l'opera rimane esempio notevolissimo di lavoro collettivo.
Sabbio Chiese, 6 maggio 1937.
Ha manifestato attitudine al disegno e alla pittura fin dalla prima giovinezza, ma le vicende della vita gli hanno consentito di dedicarsi all’attività prediletta solo dopo aver raggiunto la maturità. Autodidatta, per sua stessa ammissione ha derivato suggestioni dalle opere di noti cantori della Valle Sabbia, da Garosio a Togni, ma nel frutto della sua intensa applicazione pittorica pur esprimendo particolare interesse per la natura, vi infonde moti e sensazioni personali.
I molteplici aspetti del paesaggio sono portati sulla tela con una ricca gamma di colori, in particolare i diversi scorci della valle si ravvivano mediante i toni caldi deposti con pennellate sottili e insistite ricreanti un tessuto prezioso di bruni, di algidi candori, rosati proiettati al chiarore dell’alto orizzonte.
Anche i verdi dalle tante sfumature di prati ancora stillanti rugiada armonizzano con le sagome delle piante tradotte in serene sentinelle d’una scena scevra da lacerazioni, ricca di umanità.
Martino Comincioli, presente con due mostre personali in Brescia, ha limitato la partecipazione ad alcune collettive prodotte in Sabbio Chiese e vicine località di valle.